
In questo volume è raccolta - in edizione critica - la corrispondenza intercorsa tra Giorgio Montini e il figlio Giovanni Battista (futuro Paolo VI) nel periodo 1900-1942. Si tratta per lo più di scritti inediti, che offrono al lettore l'occasione di entrare nell'atmosfera di una famiglia intrisa di forti valori religiosi e partecipe della vita e della cultura del tempo. Il carteggio, costituito da centinaia di documenti, apre illuminanti squarci sulla biografia dei due protagonisti, come ampiamente sottolinea e descrive Luciano Pazzaglia nella sua Introduzione. Attraverso lo scambio delle lettere fra padre e figlio è possibile ripercorrere, innanzitutto, l'itinerario di Giorgio Montini, che, dopo aver svolto importanti incarichi nelle organizzazioni cattoliche e civili bresciane, assunse significative responsabilità a livello nazionale fino all'elezione a deputato nelle file del Partito Popolare. L'impegno dell'uomo politico bresciano fu animato dal desiderio che Stato e Chiesa, superata la questione romana, potessero finalmente intessere rapporti di serena e fruttuosa collaborazione. Di questo e di molti altri problemi egli amava discutere con il figlio, cui manifestava i propri pensieri e dal quale attendeva pareri e consigli.
Sono raccolti in questo volume testi editi e inediti di Giovanni Battista Montini dalla fine degli anni ’20 alla fine degli anni ’30. E precisamente: il commento alle feste dell’anno liturgico apparso sulla rivista della FUCI, «Azione Fucina », dal Novembre 1930 al Novembre 1931; due quaderni (inediti) di appunti stesi per la spiegazione della liturgia in generale, dei riti della Messa e delle Messe domenicali e festive relativi agli anni 1926-1933 e 1936-1937; il commento (inedito) ai «Vangeli domenicali su Gesù Cristo» degli anni 1938-1939; un gruppo di saggi di argomento liturgico-artistico risalenti a quegli anni. Alcuni dei documenti hanno più la forma di appunti che non di completa stesura. Tuttavia nelle note, dettagliate e meticolose, il Curatore ha cercato di svolgerli, completando riferimenti e allusioni e mettendone in luce il vario contenuto in apposite introduzioni. Anche grazie a tale più compiuta lettura questi scritti rivelano singolare importanza: indicano cioè quanto fosse versatile e approfondita, sotto diversi aspetti precorritrice, la cultura liturgica del giovane Montini ed ampia e multiforme la sua informazione bibliografica. In particolare, egli aveva un’autentica e precisa teologia della liturgia, intesa sempre come reale ed efficace presenza del mistero di Cristo e come versione orante della fede e del dogma. Montini concepiva la liturgia come principio e risorsa primaria dell’esperienza e della spiritualità cristiana. Non mancava di sottolineare con vigore la funzione educativa della pietà, ponendone in evidenza la dimensione ecclesiale. Coglieva inoltre l’importanza della storia della liturgia, che dava prova di ben conoscere nelle sue linee principali, mostrandosi specialmente sensibile alla proprietà estetica dei riti, alla loro arte e poesia. Una visione che in quegli anni ben pochi possedevano e che troveranno pratica attuazione anche negli anni dell’episcopato milanese, trovando poi compiuta sistemazione nella costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium.
Inos Biffi, docente ordinario emerito di storia della teologia medievale e di teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Milano) e docente incaricato presso la Facoltà di Teologia di Lugano (Svizzera), dove è Direttore dell’Istituto di Teologia. È presidente dell’Istituto per la Storia della Teologia Medievale di Milano e dirige in collaborazione le collane Biblioteca di Cultura medievale ed Eredità Medievale. Storia della teologia da Boezio a Erasmo da Rotterdam presso la Jaca Book. È autore di ricerche sui teologi dei secoli XI, XII, e XIII. Cura, in collaborazione, l’opera omnia di s. Anselmo d’Aosta e del Corpus Colombanianum. Dottore aggregato della Biblioteca Ambrosiana, dedica grande parte della sua attività nel campo della liturgia, particolarmente di quella ambrosiana, di cui ha curato la riforma. Collabora alle principali riviste teologiche, tra cui «La Scuola Cattolica», «Teologia», «Communio» e la «Rivista Teologica di Lugano».
Cosa era la Congregazione del Sant’Uffizio, quali i poteri, le procedure, le funzioni? Perché, nel 1931, ordinò a padre Pio da Pietrelcina di celebrare in privato e di non confessare? Chi furono i responsabili di quella decisione? Quale ruolo giocò realmente il francescano Agostino Gemelli, che secondo un’opinione assai diffusa sarebbe stato allora il principale nemico di padre Pio? Quali furono le fasi di tutta la vicenda? Quale il vero atteggiamento di Pio XI? E gli stimmatizzati? Ve n’erano altri? Furono indagati dalla Suprema Congregazione? Cosa avvenne loro? Quale legame hanno con la storia di padre Pio san Giuseppe da Copertino, Giovanni Semeria, Ernesto Buonaiuti, il cardinale Raffaello Rossi e Benito Mussolini? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui il volume, con abbondante documentazione inedita, permette di dare risposta divenendo un appassionante viaggio nella storia di un processo a carico di uno stimmatizzato, un’indagine sulla vita italiana e della curia romana durante il pontificato di Pio XI.
Francesco Castelli ha conseguito il dottorato in Storia e Beni Culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Direttore dell’archivio storico diocesano di Taranto, è docente di storia della Chiesa moderna e contemporanea e membro di redazione di riviste scientifiche. Autore del volume Padre Pio sotto inchiesta. L’«autobiografia» segreta (Milano 2008, con prefazione di Vittorio Messori), di recente ha pubblicato su «L’Osservatore Romano » la supplica inedita con la quale il confessore di Cavour, fra’ Giacomo da Poirino, chiedeva, pentito, la riabilitazione a Leone XIII.
"Quale dev'essere in questo periodo successivo al Concilio il pensiero dominante per quanti, pastori e fedeli, hanno a cuore la reviviscenza autentica ed operante del messaggio di salvezza, portato nel mondo da Cristo, per la rinnovazione spirituale della sua Chiesa, per la ricomposizione di tutti i cristiani nella sua effettiva unità e per l'efficacia risanatrice e ispiratrice nel mondo? Alcuni parlano di un adattamento dottrinale dell'insegnamento cattolico secondo certe pretese della mentalità moderna; altri parlano invece di cambiamenti delle strutture ecclesiastiche. Gli uni e gli altri mettono nelle mutazioni della dottrina, o della costituzione della Chiesa la loro fiducia, non riflettendo forse se questi cambiamenti siano legittimi in una religione, come la nostra, essenzialmente obbligata alla fedeltà, né abbastanza pensano se simili innovazioni non si risolvano in stati di dubbio, di arbitrio, di particolarismo, di debolezza nella Chiesa di Dio, e non di vitalità e di rinnovamento. Per questo noi crediamo che il dovere dell'ora sia piuttosto quello di scendere alla radice della nostra vita religiosa, al suo principio interiore e originario, alla fede cioè, per cercare di rinvigorirla nella conoscenza dei suoi elementi costitutivi, nella valutazione della sua origine divina, nella coscienza delle sue operazioni interiori, nella coerenza della sua professione esteriore, nel gaudio del suo possesso personale e della sua testimonianza sociale" (Paolo VI).
In questo trentunesimo volume della collana «Pubblicazioni dell'Istituto Paolo VI» sono raccolti gli Atti dell'XI Colloquio Internazionale di Studio, svoltosi a Concesio (Brescia) nei giorni 24-25-26 settembre 2010 sul tema «Verso la civiltà dell'amore. Paolo VI e la costruzione della civiltà umana». Il tema della civiltà dell'amore fu sempre caro a Giovanni Battista Montini, che, durante il pontificato, si dedicò con particolare impegno e con fede incrollabile al suo sviluppo teologico, magisteriale e pastorale, in una lucida e realistica visione di un mondo sempre più indifferente ai veri valori, sempre più incapace di superare il ristretto ambito personale per ispirarsi alla legge dell'amore, per la realizzazione della quale Cristo si fece uomo e morì sulla croce. Paolo VI cercò di dialogare con questo mondo, senza sovrastarlo, e di esserne un interlocutore paterno e illuminato. L'articolazione del Colloquio si svolge secondo due linee principali, quella storica e quella teologica, e ci guida lungo un cammino che inizia nella prima metà del Novecento dalla «civiltà cattolica», fin verso le varie modulazioni della «civiltà cristiana» (De Giorgi), per approdare, dopo Pio XI, alla ricerca della «civiltà dell'amore» (Veneruso). Questa, necessariamente, deve essere costruita su una «civiltà umana» nella sua accezione più profonda e completa (Durand), formata da uomini in quanto persone e in quanto esseri sociali (Sesboüé). In tale prospettiva una particolare importanza assunsero nel magistero di Paolo VI l'enciclica Populorum progressio e i Messaggi per la Giornata della Pace che egli stesso istituì (Joblin), dove si evince che il superamento armonico del contrasto tra religione e secolarizzazione, nell'interpretazione cristiana della transizione occidentale (Sequeri, conduce alla realizzazione di un nuovo legame sociale, la «civiltà dell'amore» appunto.
"Il volume che presentiamo segna una tappa nuova nell'impegno dell'Istituto nel campo dell'edizione delle fonti relative alla vicenda personale e al ministero ecclesiale di Giovanni Battista Montini-Paolo VI. Prende avvio, infatti, la pubblicazione dell'epistolario generale di Giovanni Battista Montini, che comprende le lettere scritte da lui e a lui indirizzate tra il 1914 e il 1923. Le lettere raccolte in questa edizione documentano la formazione ricevuta da Giovanni Battista Montini nell'ambiente familiare e nel contesto del cattolicesimo bresciano. Esse ci permettono di gettare uno sguardo sul primo manifestarsi e sulla progressiva maturazione della sua vocazione sacerdotale e illustrano i suoi primi passi nell'ambiente romano e l'avvio del servizio alla Santa Sede, che nel breve periodo trascorso alla Nunziatura di Varsavia ha trovato una prima concreta e sofferta attuazione. Nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II, l'Istituto Paolo VI si augura che quest'opera possa contribuire a una conoscenza più fondata e vera dell'uomo e del papa che ha guidato la Chiesa cattolica durante il Concilio e si è dedicato instancabilmente alla realizzazione delle sue indicazioni nei difficili anni seguenti." (L'istituto Paolo VI)
"Questo termine di "vocazione" ha, in realtà, un significato molto ampio e si applica a tutta l'umanità chiamata alla salvezza cristiana, ma si specifica poi in ordine a particolari attitudini e a particolari doveri, che determinano la scelta che ciascuno fa per dare alla propria vita un senso ideale: ogni stato della vita, ogni professione, ogni dedizione può essere caratterizzata come vocazione, che le conferisce per ciò stesso una dignità superiore e un valore trascendente. Ma la parola vocazione acquista una pienezza di significato, che senz'altro tende a divenire, se non esclusivo, specifico e perfetto, là dove si tratta di vocazione doppiamente speciale: perché viene da Dio direttamente, come un raggio di luce folgorante i più intimi e profondi recessi della coscienza; e perché si esprime praticamente in una oblazione totale d'una vita all'unico e sommo amore; a quello di Dio e a quello, che ne deriva e fa tutt'uno col primo, dei fratelli. La vocazione, in questo senso speciale, è un fatto così singolare e così delicato, così sacro, che non può prescindere dall'intervento della Chiesa; la Chiesa lo studia, la Chiesa lo favorisce, la Chiesa lo educa, la Chiesa lo verifica, la Chiesa lo assume." (Paolo VI)