Il volume propone un percorso di conoscenza delle virtù teologali – fede, speranza, carità – attraverso gli scritti e la vita di san Francesco di Sales (1567-1622), vescovo di Ginevra, dottore della Chiesa.
In un’epoca in cui le virtù «apparivano come ideali irraggiungibili», osserva nella Prefazione mons. Rouet, arcivescovo emerito di Poitiers, «egli ha saputo rivestirle (...) di dolcezza e di comprensione (...), di una verità ricca di umanità. (...) È proprio così che il messaggio di san Francesco di Sales rimane profondamente attuale».
Il santo savoiardo non si addentra in sottigliezze teologiche, ma mira all’essenziale: contemplare il cuore di Cristo, nel quale tutte le virtù si armonizzano perfettamente. Egli indica così la sorgente stessa dell’Amore, il luogo da cui ogni cristiano attinge la forza per vivere.
La crescente sfiducia nella politica è motivata anche dalla sensazione che le democrazie contemporanee stiano tradendo l'aspettativa delle persone di avere una politica al servizio di tutti e non solo di pochi. I tre autori di questo volume parlano del nesso tra democrazia e speranza: l'esigenza di andare oltre le forme politiche esistenti per affrontare la sfida della transizione ecologica.
Dal 1300 a oggi, tutti gli Anni Santi, ordinari e straordinari, sono qui raccontati da chi vi ha partecipato: letterati, artisti, musicisti, scienziati, medici, papi, sovrani, santi, briganti... Un racconto, corredato da molte illustrazioni, di una storia al contempo sacra e profana, non priva di ambiguità, che passa al vaglio vicende che hanno scandito oltre sette secoli, da Bonifacio VIII a Papa Francesco. Tra i riti e i simboli, l'indulgenza e la Porta Santa, il pellegrinaggio e le sue pratiche. Sullo sfondo la "città eterna", sempre pronta a svelare ai penitenti le memorie del cristianesimo e a offrire loro la "pienissima remissione dei peccati", garantire vitto, alloggio, sicurezza. Una Roma oggi non più baricentro esclusivo, tuttavia ancora meta principale di quel viaggio nel tempo del Perdono e della Speranza, che tanto ha influito sulla vita della Chiesa e della società.
La parola escatologia viene generalmente associata alle realtà ultime che attendono l'uomo alla sera della vita. Nella Bibbia, però, essa indica anche il presente dell'era messianica, in quanto tempo ultimo della storia, in cui ha inizio il compimento delle promesse divine. Con un approccio interdisciplinare, questo libro vuole offrire un contributo significativo alla riflessione sulla vocazione futura e ultima dell'umanità, secondo il progetto eterno del Padre. A essa ogni uomo deve poter tendere, nel presente della storia, con una vita permeata dalla grazia e dalla verità di Cristo, per opera dello Spirito Santo, nella Chiesa, con Maria.
Il presente lavoro di ricerca apre il pensiero e l'agire dell'aver cura della vita e della salute all'analitica della relazione fondamentale tra essere e speranza nella dimensione della cura. Attraverso l'analisi del rapporto tra “cura”, limite e speranza nel tempo della tecnica, si sono ricercate le condizioni ermeneutiche di uno sguardo rinnovato verso l'essere della cura, orientato dalla possibilità della speranza. A partire dal confronto con la concettualizzazione heideggeriana dell'aver cura, dalla ricomprensione della nozione jaspersiana di situazione limite e dalla possibilità dell'apertura” marceliana alla speranza nelle pratiche concrete della cura, la ricerca si è indirizzata verso la valutazione di un'analitica della cura alla luce della speranza e l'indicazione della trascendenza valoriale della cura. La speranza emerge infatti quale fondamento originario e originante della cura, radice di un con-essere curante comunionale proteso tra situazionalità limite dell'esistenza e apertura trascendente della speranza. In tale orizzonte si sono scorti gli apporti alla filosofia ed etica della cura, alla luce della speranza di bene che apre e illumina la dimensione ontologica, esistenziale e trascendente della cura.
L'immagine della liquidità adoperata dal sociologo Zygmunt Bauman (1925-2017) sembra essere quella che esprime meglio la temperie del postmodernismo. Che la si intenda in senso negativo, o positivo, essa sembra aver contribuito alla rinuncia, da parte dell'uomo, della ricerca di ancoraggi solidi. L'autore rilegge, alla luce di questa liquidità, le tante immagini bibliche che trasmettono un senso di stabilità e di sicurezza (roccia, fortezza, etc.) e che accompagnano la trama della rivelazione. La fede biblica emerge allora come un terreno stabile ma relazionale e dinamico piuttosto che un lascito statico e paralizzante.
Nella Galassia del 50 d. C. la chiesa dovette scegliere tra due evangeli, due modi di vivere, pensare, vedere ed essere giusti davanti a Dio. Da un lato c'erano gli insegnamenti che dicevano a questi credenti appena convertiti che le loro opere erano importanti. dovevano sì riporre la propria fiducia in Cristo, ma ciò che contava erano i loro sforzi. Dall'altra parte c'era Paolo che aveva iniziato l'opera in Galazia pochi anni prima. Egli scrisse che l'unica opera che contava era quella di Cristo: la Sua vita, morte e resurrezione. Avvertiva che seguire qualsiasi altro Vangelo significava diventare schiavi. La scelta tra l'Evangelo di Cristo soltanto e il falso vangelo di Cristo e le opere è la scelta che i cristiani devono affrontare ancora oggi. Quello falso è attraente ma mortale, quello vero ci rende liberi, ora ed eternamente.
Questo libro esplora in profondità l'essenza cristocentrica della teologia pentecostale, mettendo in luce le sue radici evangeliche. Attraverso una trattazione chiara e approfondita, contribuisce a fare chiarezza sulle posizioni teologiche del Movimento pentecostale, offrendo una prospettiva che può arricchire non soltanto i credenti di fede pentecostale, ma anche chiunque sia interessato a comprendere meglio la relazione tra esperienza carismatica e dottrinaria cristiana.
Un dialogo immaginario tra il lettore e Gesù ripercorre alcuni tratti salienti della sua vita e dà voce allo straordinario piano di salvezza pensato da Dio per il mondo intero. Età di lettura: dai 6 anni
Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, in cui le diverse religioni si incontrano e si confrontano. E' ancora possibile sostenere che una fede possa essere vera, mentre altre siano errate? Oppure dobbiamo accettare l'idea che tute le religioni conducano alla stessa verità, ognuna a modo suo?
La giustizia riparativa - che ha l'ambizione di risanare la frattura tra chi ha commesso e chi ha subìto un torto - non è l'utopia di qualche filosofo del diritto: è ormai a tutti gli effetti una legge italiana. Per questo è importante capire che cosa è e come funziona. Non si tratta di sostituire il processo penale tradizionale. È invece uno strumento parallelo e pienamente operativo che chiama in causa non solo vittima e autore del reato, ma anche il giudice, i mediatori, in qualche caso pezzi di collettività che possano essere stati coinvolti: un quartiere, un paese, un'associazione. Alla 'vendetta pubblica' della punizione tradizionale si offre un'altra strada, un percorso di pacificazione, perché la società intera possa tentare di superare le fratture che ogni atto criminoso comporta.