
Nel dicembre del 1996 il governo guatemalteco e i guerriglieri firmarono uno storico Accordo di pace. Quando, alla presenza del segretario generale dell'ONU Butros Ghali e di diversi capi di Stato e di governo, il presidente Alvaro Arzù e il comandante guerrigliero Rotando Moran uscirono insieme nella piazza centrale di Città del Guatemala per accendere la fiaccola di pace, la folla che gremiva la piazza non poteva credere ai suoi occhi. Si poneva fine così a un conflitto brutale costato circa duecentomila vittime, in maggioranza civili delle comunità indigene maya. Poco si conosce, però, del ruolo che la Comunità di Sant'Egidio svolse per facilitare il raggiungimento di questo risultato: un infaticabile lavoro diplomatico volto in primo luogo a far sì che le parti in guerra si incontrassero direttamente, potessero parlarsi faccia a faccia. Nell'ultima fase del processo di pace in Guatemala, infatti, si realizzarono differenti incontri segreti di dialogo tra i presidenti Ramiro de Leon Carpio e poi Alvaro Arzù da una parte, e la Comandancia General della guerriglia dall'altra. Tramite la sua testimonianza personale, la ricostruzione dei contenuti delle riunioni e una serie di interviste ai protagonisti, l'autore ripercorre un segmento significativo e poco conosciuto dei negoziati di pace, quando il governo e la guerriglia del Guatemala, come avversari e non più come nemici, riuscirono a stabilire quel livello di fiducia e mutuo rispetto che permise infine la firma degli Accordi.
Cinque connotazioni per esprimere i caratteri salienti di una generazione di cui questo libro propone un percorso, una testimonianza. Fortunati, per l'evidente buona sorte toccata; a chi è nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, che ha lacerato famiglie, distrutto città, impoverito popoli, immiserito l'umanità e sotterrato cinque milioni di ragazzi in armi. Hanno avuto più affetti, più diritti, più opportunità. Assenti, forse i più, perché inconsapevoli dei doni ricevuti e disinteressati a tutelari salvo che in qualità di consumatori. Coerenti, non pochi, perché al contrario consapevoli dell'investimento fatto dalla storia su di loro e in fondo in battaglia per non tradire. Violenti, troppi per i danni provocati agli altri, perché, tra pentimenti veri e finte persine al mito della rivoluzione è stata fatta violenza, rendendo Sofri un interprete dignitoso. Ambigui, troppi per i danni provocati a se stessi, perché sono riusciti a cucire sul tricolore al posto della croce sabauda il punto di domanda sugli irrisolti dell'Italia contemporanea.
Le nostre decisioni sono davvero libere come ci sembrano? Perché allora la statistica riesce a prevederne le tendenze, la razionalità nascosta che ci sfugge mentre le compiamo? Prendendo spunto da questo apparente paradosso, il Premio Nobel 2005 per l'economia chiarisce, con una serie di esempi tratti dai campi più disparati, come le scelte individuali subiscano l'influenza del sistema sociale, e come d'altro canto contribuiscano a formarlo, dando vita spesso a conseguenze inattese e indesiderabili, che sembrano andare al di là del controllo dei singoli individui. Gli esempi, spesso esilaranti, sono tratti dalla banale quotidianità: le vacanze forzate, il traffico, i colloqui telefonici. La linea telefonica cade: chiama il chiamante o il ricevente? In un cinema o a teatro nessuno tende a sedersi nelle prime file vuote, benché l'audio sia migliore. Perché? Un libro divertente e acuto per comprendere, grazie alla matematica e al sottile umorismo dell'autore, in che modo le infinite scelte dei singoli configurino una tendenza generale.
Il volume raccoglie una selezione di articoli pubblicati negli anni da Bollea,, all'interno delle sue rubriche di pedagogia. Il neuropsichiatra applica la sua esperienza pedagogica e la sua saggezza ad alcune importanti questioni di educazione dei figli. Anzitutto dice che i bambini e gli adolescenti hanno bisogno di spazi per crescere sani e vivere bene: di giardinetti per giocare, di scuole a loro misura dove sentirsi a casa, di luoghi per socializzare ma anche di posti dove stare soli e da gestire come piace loro. Ai giovani si può insegnare a migliorarsi, aiutandoli a capirsi, a responsabilizzarsi e a diventare altruisti, attenti ai problemi sociali. E anche l'istruzione può essere una cosa divertente.
Nei primi mesi del 1946 si preparano in Italia le elezioni per l'Assemblea Costituente. In un clima di grande fervore politico e tensione ideale, un apposito ministero - il ministero per la Costituente - elabora serie statistiche, commissiona ricerche, pubblica studi destinati a facilitare il lavoro della futura assemblea. Ma c'è un prolema più generale da porre prima di tutti gli altri. Promuovere la Costituente, spiegarne il senso e la portata al popolo che dovrà eleggerla, chiarire le grandi questioni, le scelte e i bivi che essa dovrà affrontare: la questione delle autonomie, i poteri dell'esecutivo, le forme del controllo parlamentare, le prerogative del capo dello stato, l'autogoverno della magistratura, il controllo costituzionale e la stessa riformabilità della Costituzione. Un grande giurista, interprete sensibile e preciso delle ragioni della Costituzione, viene chiamato a redigere un opuscolo in cui tutto ciò sia detto con sensibilità e misura, con chiarezza e rigore. Questa edizione è arricchita dal testo di una conferenza che Jemolo tenne nel 1965 all'Accademia dei Lincei nel quale allo slancio utopistico del dopoguerra si sostituisce una lucida analisi del linguaggio della Carta fondamentale: alcune scelte apparentemente solo stilistiche rivelano ambiguità che riguardano la stessa genesi della Costituizione. Emerge così come i nodi di oggi siano assai prossimi, per non dire identici, a quelli di allora.
Bert Hellinger presenta in questo volume una panoramica della sua visione del mondo, concentrandosi sui meccanismi psicologici che sono alla base dei grandi conflitti, delle guerre tra i popoli e le religioni. I contlitti fanno parte della vita dell'essere umano, si può dire che sia del tutto normale trovarsi ad affrontare piccoli conffitti quotidiani. Essi ci aiutano a superare i nostri limiti e a crescere. Diversi sono invece i grandi conflitti, quelli che hanno luogo tra i popoli e i gruppi etnici: al loro interno opera una volontà di distruzione. Responsabili di tale dinamica distruttiva sono secondo l'autore, due fattori: la convinzione - spesso collegata a un'ideologia - e la coscienza di entrambe le parti.
Pur se interrotto dalla vittoria del centro-destra alle elezioni comunali dello scorso aprile, il ciclo riformatore delle giunte Rutelli e Veltroni ha saputo restituire a Roma, negli ultimi quindici anni, un prestigio da vera capitale e ha lasciato in alcuni campi, come quello della cultura, un bilancio largamente positivo, un "capitale" da difendere e sviluppare. Questo perché, senza più cadere nella trappola della contrapposizione tra "effimero" e "permanente", le giunte di centro-sinistra sono riuscite a promuovere una grande stagione culturale, ma soprattutto a realizzare quegli spazi e quelle strutture di cui la città aveva bisogno. Il volume analizza a fondo per la prima volta il segreto di questo successo, le strategie che lo hanno ispirato, le scelte che lo hanno orientato, descrivendo punto per punto le novità che l'hanno reso possibile: l'Auditorium di Renzo Piano, la rivoluzione nella gestione dei musei, la creazione di un nuovo sistema espositivo, la rinascita delle biblioteche, il sistema delle "case" (delle letterature, del cinema, del jazz, dei teatri, della memoria). E ancora: la film commission, la riapertura delle sale cinematografiche, i teatri di cintura. Tutto questo grazie anche a un diverso rapporto tra pubblico e privato, che è andato ben oltre le norme pur innovative introdotte in precedenza dalla legge Ronchey. Queste iniziative hanno suscitato il consenso dei romani e dei turisti, dimostrando che la cultura può rivelarsi un volano di crescita economica.
Un malato d'eccezione: la sinistra italiana. Una malattia subdola: l'antipatia. Una cura possibile: prenderne coscienza e correre ai ripari. In questo libro si evidenzia come la sinistra sia antipatica non solo alla destra, ma anche ai non schierati, al vasto arcipelago degli elettori che non si sentono né di destra né di sinistra. Quattro sono le sue malattie: il linguaggio codificato (io sì che la so lunga), il politicamente corretto (tu non devi parlare come vuoi), gli schemi secondari (tu non puoi capire) e la supponenza morale (noi parliamo alla parte migliore del paese). Luca Ricolfi insegna Metodologia della ricerca psicosociale all'Università di Torino, dirige l'Osservatorio del Nord Ovest e una rivista di analisi elettorale.
Negli ultimi anni i contributi di diverse discipline hanno evidenziato il grande interesse scientifico e culturale sullo sviluppo del maschile e del femminile: un campo in evoluzione in cui la genetica, la psicologia, la sociologia e l’antropologia si impegnano a chiarire il difficile tema dell’identità di genere. In questo senso, il libro inquadra lo sviluppo psicoaffettivo e sessuale sottolineando anche la funzione svolta dai fattori biologici e dal contesto sociale nelle fasi critiche nell´arco di vita. A partire dal concepimento, vengono affrontate le tematiche relative all’infanzia, alla pubertà e all’adolescenza, con particolare attenzione alla costituzione dell’identità personale anche alla luce delle teorie più accreditate. Inoltre, vengono trattati i temi del consolidamento e della verifica dell’identità sessuo-affettiva nell’arco di vita: la formazione della coppia, la procreazione, la genitorialità e l’invecchiamento.

