
Questo libretto introduce i bambini a quei valori che costruiscono la loro personalità aiutandoli a rendersi consapevoli della loro unicità e potenzialità, per disporsi ad affrontare le inevitabili sfide della vita. Età di lettura: da 7 anni.
Un volume che si configura come insieme di contributi di carattere interdisciplinare che declinano, sul versante socioeducativo, il portato significativo della pedagogia freiriana e degli studi critici che ne hanno consentito lo sviluppo, nell'ultimo trentennio, sul piano delle pratiche pedagogiche, educative e sociali. È noto come Freire, nell'articolazione progressiva del suo metodo di alfabetizzazione, si sia ampiamente servito della parola, delle parole generatrici e della creazione di quadri-situazione in grado di stimolare processi di coscientizzazione delle persone nei loro contesti di vita e delle comunità di persone. Così articolata, l'interpellante azione pedagogica di Freire è aperta a una concezione dialogica dell'educazione, necessariamente estesa all'atto dell'apprendere e a quello dell'insegnare. Ai suoi occhi, infatti, non esiste nessuna parola autentica che non sia anche prassi. Per l'autore brasiliano l'atto di pronunciare la parola autentica arriva a coincidere con la trasformazione del mondo, di quello simbolico e finanche di quello reale.
Poche cose sono più importanti della qualità e della credibilità dei leader, poiché esse giocano un ruolo vitale in ogni aspetto della nostra vita. Tuttavia, una forte leadership è una competenza difficile da padroneggiare. I buoni leader devono imparare non solo a gestire, analizzare e valutare, ma anche a incoraggiare, far migliorare e ispirare. Qui John Adair, celebrato esperto in leadership training, dimostra che la filosofia di Confucio aiuta a diventare leader migliori e che le sue massime non sono solo idee interessanti di qualche millennio fa, ma possono contribuire a sviluppare la fiducia e le competenze necessarie per operare nelle moderne organizzazioni.
Nell'ambito di una nuova civiltà che annuncia il futuro, il significato della parola "politica" cambia in maniera sostanziale. I politici amministrano, distruggono, fanno le guerre, ma non inventano il futuro. Il progetto globale, che costruisce la società di domani, è il risultato di una serie di microprogetti che si sviluppano in gran parte fuori della politica. Esiste quindi una politica, in gran parte nuova, che riguarda l'urbanistica, l'architettura, la cultura, l'editoria, la moda, l'arredamento, l'alimentazione, la salute, il ballo, la musica, ma anche fenomeni sociali come il porno di massa, la rivoluzione rock, il messaggio politico di internet e dell'iper-luogo, il design globalmente inteso. Diventa illogico continuare a parlare di destra e sinistra. Anche perché mutano (in parte) i luoghi del potere reale, nell'apparenza di una staticità del sistema. (Introduzione di Francesco Alberoni)
Gli Stati nazionali che fanno parte dell'Unione Europea vanno cancellati dalla carta geografica e politica del continente. Questa è la tesi esposta dal sociologo Sabino Acquaviva. Per l'autore gli Stati nazionali sono i becchini dell'Europa, che, "se continuerà ad essere divisa, vedrà i nani da cui è composta demoliti dai colossi economici e demografici emergenti". Ma abolire gli Stati nazionali per sostituirli con cosa? La risposta è nella creazione di nuove aree politico-amministrative: le macroregioni, sul modello della "Padania", che, sostiene Acquaviva, permetteranno ai popoli "di esprimere in forme nuove le loro esigenze di libertà". Nella sua polemica, l'autore non risparmia nemmeno i partiti, "arcaici e fossilizzati strumenti", che non garantiscono più la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, ma sono espressione della "supercasta che ci domina". "Ma allora, mi ha chiesto qualcuno, la tua è una tesi di sinistra? Naturalmente non è né di destra né di sinistra, è una delle molte espressioni di una maniera differente di affrontare i problemi, che rinnega vecchie e arrugginite distinzioni politiche di cui è inutile servirsi".
Trent’anni non sono molti per proporre una valutazione e anche cercare di misurare l’esito funzionale di uno strumento come il Concordato tra l’Italia e la Santa Sede, varato da Bettino Craxi e Agostino Casaroli il 14 febbraio del 1984. Non sono neppure pochi, in verità. In epoca di globalizzazione e di conseguenti grandi modificazioni economico-sociali e culturali, non solo il senso e il significato del fatto religioso ma anche le modalità dei suoi rapporti con la sfera pubblica sono inevitabilmente destinati a modificarsi e trasformarsi, con accentuazioni e accelerazioni non tradizionali. È quanto viene esaminato e dibattuto nel volume, con contributi specialistici di alto livello. In esso si torna anche a riproporre, inevitabilmente, il ruolo e la funzione dei cattolici e della loro Chiesa nella società italiana dopo il Concordato del 1984 e soprattutto dopo la scomparsa del partito unico dei cattolici. Questo tema centrale viene esposto sia ripercorrendone l’itinerario storico più recente che affrontando il punto del loro futuro possibile, esposto anche alla luce del forte ruolo riformatore assunto sempre più esplicitamente dall’azione pastorale di Papa Francesco.
Provate a immaginare un luogo all'aria aperta dove i bambini giocano e corrono liberamente, vanno in bicicletta con il sole e con la pioggia, esplorano, si confrontano, decidono in autonomia. Immaginate una casa dove l'ora della nanna non richiede liti e pianti, e una scuola dove i compiti non diventano una gara allo sfinimento. Immaginate una famiglia dove genitori felici crescono bambini felici. Non è un sogno: è il metodo olandese. Secondo un recente rapporto Unicef, i figli degli olandesi sono i più felici al mondo: in un Paese dove l'infanzia significa indipendenza, gioco e pochissimi stress accademici, l'educazione produce bimbi sereni e adolescenti socievoli. Rina Mae Acosta e Michele Hutchison - mamme e scrittrici, rispettivamente statunitense e inglese, residenti da anni nei Paesi Bassi -, hanno scoperto l'efficacia del metodo olandese: un approccio semplice e liberatorio, che propongono in un libro ricco di idee e consigli pratici. Con una promessa: ciò che rende i bambini felici adesso li farà diventare adulti capaci in futuro. La formula magica per la felicità esiste, ed è un misto di libertà, amore e fiducia, meglio se conditi con un po' di granella di cioccolato a colazione.
Questo testo intende tracciare un rapido identikit, in termini di filosofia dell'educazione e di pedagogia generale, della connessione uomo-educazione, che nella cultura occidentale è considerata l'antropologia dell'educazione. Il volume approfondisce le intersezioni tra teorie filosofiche e scientifiche concernenti l'uomo e l'approccio pedagogico nella cultura occidentale. La chiave filosofico-teoretica, prescelta quale paradigma generale, non oscura né semplifica troppo la rete complessa entro cui si pone il nesso uomo-educazione nel nostro tempo.
Come studioso e osservatore attento della vita economica, sociale e politica del nostro paese, prima, con il diretto coinvolgimento nelle più alte cariche istituzionali della Repubblica, poi, Luigi Einaudi segna fasi critiche della nostra storia. Il libro raccoglie saggi che sono frutto di nuove ricerche e ne mettono a fuoco la complessa opera. Il suo posto nella storia e la cura diretta della ricerca storica sono i temi affrontati da Zanone e Faucci. Atripaldi ne ricostruisce il ruolo importante in seno all'Assemblea costituente. Barucci introduce nuovi elementi per valutare la posizione assunta di fronte al processo inflazionistico del 1947. Visco ne sottolinea l'insistenza sulla necessità di fondare l'azione pratica su approfondite e appropriate conoscenze e ricostruisce alcuni aspetti del clima intellettuale del servizio studi della Banca d'Italia. Da Empoli evidenzia il ruolo del principio libertario nell'analisi einaudiana delle questioni di finanza pubblica. L'ampia articolazione del pensiero di Einaudi si presta peraltro a una lettura della sua opera tendente a inquadrarlo nello spettro dei parecchi volti del liberalismo e del socialismo, che viene fatta nei saggi di Amari, Garofalo e Acocella. Della Valle mostra la versatilità della lingua impiegata da Einaudi. Forte pone in rilievo le capacità di leggere l'evoluzione della realtà in termini del processo di integrazione. Baffigi conclude sui molti insegnamenti che il nostro paese potrebbe trarre dalla sua opera.
Una raccolta di contributi per rappresentare e puntellare il ricco universo della cura in ambito psicologico e psicoterapeutico e trovare il senso e il significato che in esso vi si riconosce. Cura è una parola antica. Viene definita arte. Per molto tempo ha coinciso con sedare dolorem. Quale dolore e di chi? Del paziente o dell'operatore? La cura dell'altro si traduce in gesti, in un'attenzione continuamente centrata sull'altro da sé? Corrisponde ad una prescrizione? È priva di giudizio? Coincide con il prendersi cura? O coincide con la guarigione? Corrisponde all'ascolto o è determinata dalle buone tecniche? E quali sono le buone tecniche della cura e dell'aiuto? Esistono tempi e spazi di una buona cura? Le emozioni e i sentimenti del paziente e del terapeuta che ruolo ricoprono nelle relazioni di cura? E la cura si occupa di compiti e/o processi o si identifica con un modo di essere, una qualità, un atteggiamento verso il soggetto delle proprie attenzioni? A cosa si affianca l'agire terapeutico? Quali sono gli ambiti e le forme di cura in psicoterapia e nelle relazioni di aiuto? Chi cura e che cosa si cura? Percorrendo quattro aree concettuali - il senso della cura, l'efficacia della cura, le dimensioni della cura e i mediatori della cura - il testo si prefigge di dare risposte ai diversi interrogativi che spesso, nella relazione con l'altro, il professionista dell'aiuto è invitato a porsi.
Il romanzo della vita di Shakespeare: così può essere definita questa monumentale biografia che penetra così a fondo nel mondo e nelle vicende più salienti dell'esistenza del genio inglese da apparire più come l'opera di un scrittore coevo che quella di un biografo del ventunesimo secolo. Shakespeare nacque a Stratford il 23 aprile del 1564 e morì nella stessa piccola città inglese nel 1616. Gli amici di Stratford furono i suoi amici di sempre, le persone che accompagnarono l'intera sua esistenza. Lavorò in teatro, recitando nelle prime sale londinesi e riscrivendo e componendo per una serie di compagnie determinate quali "The Queen's Men", "The Lord Chamberlain's Men" e "The King's Men". Un piccolo mondo, preciso, costante. Peter Ackroyd ci accompagna innanzi tutto nel paesaggio di questo mondo. Percorre le strade di Stratford e Londra, a cavallo tra Cinquecento e Seicento, come se appartenesse pienamente a quel tempo. Descrive l'ambiente teatrale come se fosse uno spettatore elisabettiano e assistesse alle prime rappresentazioni delle tragedie e delle commedie. Scrive dello Shakespeare attore, drammaturgo e poeta, e dunque della sua cerchia di impresari, attori e coautori e della loro "comunanza di sentimenti". Ritesse, insomma, non solo la tela dell'epoca di Shakespeare, ma ne ravviva i colori e le sfumature come se fossero appena dipinti.