
Il 1966 è un anno decisivo per Londra. A partire dal 1963, la capitale britannica è una città in fibrillazione, un centro di innovazioni a tutto campo - nella musica, nella moda, nella fotografia, nel cinema, nel costume. Nel mondo si impara a vestirsi come vogliono le boutique londinesi, si ascolta la musica che nasce nei club e che si trasforma in epidemia globale, le immagini di artisti e fotografi precedono la società che cambia e la Pop Art si fonde con i gesti e i modi della vita dei giovani. In tre anni la swinging city riesce a toccare l'immaginazione di tutto il mondo. Michelangelo Antonioni arriva a Londra per preparare il suo nuovo film "Blow-up", proprio nel gennaio del 1966. Quando cominciano le riprese, a fine aprile (protagonista un giovane fotografo di moda, uno di quei maghi dell'immagine che Antonioni, con rara preveggenza, definisce allora "i nuovi persuasori"), il regista è ben consapevole che sta "registrando" una rivoluzione in atto, una rivoluzione che avviene grazie al gioco, alle idee, alla creatività, alla spudoratezza di un manipolo di persone geniali, libere da vincoli di classe, da priorità accademiche e da inibizioni culturali. Da quella Londra, e da quel film, è discesa una "follia" che ha contaminato tutto. E il mondo non è più lo stesso.
Il tesoriere è colui che ha in mano i cordoni della borsa di un partito. Figura tradizionalmente oscura, un po' sinistra, al punto da passare per quello che manovra non solo il denaro ma anche i segreti più turpi della politica. Mauro Agostini, tesoriere del Partito Democratico, fedele alla sua idea di politica, svolge una grande operazione di trasparenza. Non ci sono più segreti, non ci devono essere, perché, se ci sono determinazione e competenza, si può, nei fatti, fare politica in modo diverso da come siamo stati abituati a vedere. "Il tesoriere" affronta uno dei temi più caldi della politica italiana dagli anni Novanta a oggi: il rapporto tra finanziamento e partiti. Come funziona in Italia la gestione dei bilanci dei partiti? Perché i costi della politica sono così alti? Quale percezione ne hanno i cittadini? Come mai non si riesce a mettere un freno alla corruzione? Che lezione si può trarre da alcune delle grandi democrazie europee? Come si può cambiare la situazione attuale, e rinnovare l'associazione-partito dall'interno e radicalmente? A tutte queste domande Mauro Agostini fornisce risposte chiare, precise e circostanziate, con particolare riferimento alla situazione del suo partito.
Oltre la notizia: imprese editoriali, identità professionali, opinione pubblica, rivoluzione digitale. La nuova edizione del volume di Angelo Agostini ripropone un'analisi dello sviluppo del giornalismo italiano dagli anni Settanta a oggi che offre allo stesso tempo un'interpretazione della storia economica, politica, sociale e culturale del Paese. Dopo aver raccontato come Eugenio Scalfari e Silvio Berlusconi hanno dato vita a due imprese editoriali che hanno radicalmente cambiato il sistema dei media e dell'informazione in Italia, l'autore entra nel vivo della svolta digitale e dei riflessi che questa ha avuto sul consumo delle notizie da parte degli utenti. Il nuovo capitolo inserito alla fine del volume si concentra in particolare sugli ultimi 10 anni e disegna uno scenario che vede da un lato la radicalizzazione del giornalismo italiano, con il successo di testate fortemente identitarie, da "Repubblica" al "Fatto Quotidiano", passando per "Libero" e "Il Giornale", dall'altro il rischio di impoverimento e marginalizzazione della professione giornalistica con lo sfoltimento delle redazioni e la precarizzazione totale delle nuove generazioni.
Donne e uomini che abitano la biosfera sono, al pari del coronavirus che ha sconvolto le nostre vite, il risultato di una cosmogenesi permanente, da cui proviene l'intero vivente sulla Terra. Tutto ciò che ci circonda fa parte di una storia comune che dura da quasi 14 miliardi di anni. Ma, dimenticando di essere totalmente interconnessi, abbiamo finito col separarci dalla natura e dalle sue leggi, presumendo di poter progettare la Terra come un nostro manufatto. La pandemia in corso ci ammonisce che il futuro arriva quando meno ce lo si aspetta, e che solo uno sforzo comune e convergente può affrontare con successo le minacce di questo secolo - il brusco cambiamento climatico, un non impossibile conflitto nucleare, una irrimediabile ingiustizia sociale.
Il volume dimostra come sia possibile progettare e realizzare un affascinante percorso educativo ponendo la comprensione estetica del film quale obiettivo pedagogico-didattico centrale. Offrire ai bambini e agli adolescenti la possibilità di godere delle immagini in sequenza, senza cercarne impliciti ed esclusivi significati didascalici, è un buon inizio per promuovere la creazione di un'identità di spettatore esigente e raffinato. La scuola non può perdere questa importante opportunità, contribuendo il più possibile allo sviluppo della capacità critica, dell'autonomia di pensiero e della crescita in umanità delle nuove generazioni, nel nome della poesia. A questo scopo viene presentato all'insegnante e all'operatore educativo, attraverso le pagine di cinema a scuola, un prezioso panorama di opere cinematografiche di indubbio valore artistico; ciascuno dei 50 film proposti è corredato di una scheda didattica contenente un'accurata analisi dei pregi dei titoli scelti, nonché una serie di spunti e indicazioni per il lavoro con gli allievi a scuola.
La rappresentazione simbolica dell'infanzia diffusa dai mezzi di comunicazione ripete lo stesso inquietante messaggio: da una parte la società adulta cura amorevolmente il bambino, ne soddisfa i bisogni, dall'altra lo brutalizza, lo offende nei suoi diritti fondamentali. Quando l'intimità dell'infanzia viene negata, il senso di appartenenza ad un contesto umano, affettivo e culturale è compromesso e, in una società in cui il pubblico invade il privato, i bambini rischiano di diventare vittime passive di una cultura seduttiva che li fa consumatori di prodotti preconfezionati da adulti interessati e distratti: nel rumore del nostro tempo, occorre riscoprire la sensibilità, il godimento del gioco proprie dell'infanzia.
Il libro è dedicato a Leonhard Euler (1707-1783), un gigante della matematica che contro le mode del suo tempo, in cui l'illuminismo donava al mondo alcuni dei suoi più grandi filosofi e scienziati, si oppone ad una concezione esclusivamente materialista, lasciando spazio alla componente spirituale. Euler è definito "il ciclope della matematica", il "Mozart della matematica", o, per dirla con François Jean Dominique Arago (1786-1853), l'uomo che "calcolava apparentemente senza il minimo sforzo, esattamente come si respira o, se si vuole, come un'aquila vola in cielo". Il suo nome è affiancato in ogni storia della matematica ai massimi di sempre (Archimede, Newton, Gauss, Cauchy...).
"Con il termine "Anticristo" i primi cristiani intendevano non soltanto e non necessariamente il Demonio in persona, ma anche gli uomini che ne preparavano l'avvento, che lavoravano all'edificazione del "suo regno" sulla terra. L'odio radicale di Hitler verso il cristianesimo e verso la Chiesa cattolica come non è mai stato raccontato". Del nazismo si parla moltissimo, non di rado a sproposito, per ignoranza o con intenti strumentali. Possedere e confiscare la memoria di un simile evento, infatti, garantisce rendite politiche e culturali non indifferenti. Si pensi a come il nazismo è stato utilizzato dai comunisti, per ripulire la propria immagine (loro cattivi, noi buoni). O agli incredibili tentativi di collegare lo sterminio degli ebrei all'antigiudaismo cristiano, facendo di Hitler una sorta di vendicatore del "deicidio" ebraico. Si pensi alla demonizzazione dell'uomo che più di tutti ha contribuito a salvare i perseguitati di ogni popolo, Pio XII, presentato addirittura, in qualche volgare libello, come un alleato di Hitler! Prefazione del cardinale del Gerhard L. Muller.
Da lungo tempo prosegue il dibattito sulla possibilità di un'atomica tedesca che avrebbe permesso a Hitler di vincere la Seconda Guerra Mondiale: esisteva davvero? Si sarebbe potuta costruire? Si trattò di un semplice ritardo nei confronti degli americani oppure di un vero e proprio boicottaggio dall'interno? Questo libro cerca di rispondere a queste domande raccontando la vita e il pensiero di chi fu a capo di quel progetto, Werner Heisenberg, vincitore del Premio Nobel per la fisica nel 1932 e padre del principio di indeterminazione, uno dei pilastri concettuali della meccanica quantistica. Amante della filosofia, di Platone più che di Democrito, di San Tommaso più che di Cartesio, convinto come Einstein che la fisica del Novecento avesse mandato in frantumi il materialismo ottocentesco, Heisenberg si ritrovò davanti a un dilemma morale: scappare dalla Germania (come fece Albert Einstein) o rimanere nel suo Paese nonostante il regime nazista? Lasciare la Germania gli sembrava vigliaccheria, sia nei confronti della sua numerosa famiglia, sia dei giovani fisici che voleva proteggere dalle grinfie del regime.
Alcide Degasperi è oggi un politico universalmente stimato. Difficile poter dire male dell'uomo che ha contribuito più di tutti a ricostruire un paese provato dalla guerra, povero e profondamente lacerato. Ma non è stato sempre così: in vita egli è stato per anni un lottatore indomabile, ma perdente: un cattolico vecchio stile, in un mondo dominato dalle nuove ideologie, il fascismo, il nazismo, il comunismo. Degasperi le ha conosciute tutte e tre e le ha combattute aspramente, come poteva, da subito. Padre dell'Italia repubblicana, del voto alle donne, della scelta atlantica, Degasperi è stato anche un fondatore dell'Europa unita, anche se oggi, forse, non la riconoscerebbe più. Ha condotto l'Italia fuori dalle secche del dopoguerra con decisione e coraggio. Ricordare oggi le sue battaglie, può essere un modo per indicare una possibile strada, per una rinascita che appare di nuovo necessaria.
«Sono in biblioteca e aspetto. No, non sono in attesa della consegna di un libro, anche perché sono in una piazza coperta con immense vetrate sul mare e, al centro, un tubo di bronzo di 7,5 metri di lunghezza appeso al soffitto. L'opera d'arte è in realtà un gong, realizzato dall'artista Kirstine Roepstorff, che suona ogni volta che in città nasce un bambino. Questo rintocco si espande per tutto l'edificio e tutti sanno che qualche minuto prima una nuova vita è entrata nella comunità: cos'altro può generare fiducia nel mondo in cui viviamo, se non un piccolo essere che arriva tra noi? Il gong di Dokk1, la biblioteca di Aarhus, in Danimarca, dimostra meglio di qualsiasi altra cosa perché le biblioteche siano parti necessarie, vitali, dell'infrastruttura sociale: perché con la loro stessa esistenza creano fiducia nel domani.»