
L'anziano reca con sé un intero mondo: memorie lontane, esperienze irripetibili, ricordi di un tempo che per il bambino ha i colori della fiaba e che, come la fiaba, alimenta la sua curiosità e arricchisce la sua educazione alla vita. È proprio nel senso della continuità, tra un passato di cui rimangono poche tracce e un futuro ancora aperto, che acquista valore il legame, a volte faticoso ma sempre benefico per entrambi, tra nonni e nipoti. Con un tono leggero, con la competenza di chi è educatrice, madre e nonna, l'autrice propone riflessioni e testimonianze, ma anche giochi, suggerimenti per essere nonni affettuosi, disponibili e consapevoli.
L'idea di socialismo aveva animato grandi conquiste sociali e politiche. Aveva mostrato che lottare è giusto, che cambiare è possibile. Poi le tragedie del comunismo l'avevano offuscata, e il benessere del capitalismo aveva surclassato le sue più rosee aspettative. Lo scenario del capitalismo contemporaneo ci ha bruscamente risvegliati dalle nostre confortevoli illusioni. La realtà del mondo neoliberista è fatta di stridente disuguaglianza economica, sfacciato sfruttamento del lavoro, illimitata precarizzazione delle esistenze. In queste pagine Axel Honneth, uno dei maggiori filosofi contemporanei, erede principale della prestigiosa Scuola di Francoforte, torna a fare i conti con l'idea di socialismo restituendocene una lettura nitida e coraggiosa, rigorosa e attualissima. Honneth la libera anzitutto dai suoi retaggi ottocenteschi, dai suoi legami con un mondo industriale tramontato, dai suoi debiti verso una mitologia della storia fatta di leggi infallibili e infondato ottimismo. E la cala nel nostro mondo, la mette a confronto con la complessità del nostro tempo, la fa dialogare con le leggi di un mercato che non demonizza ma anzi indica come inedito vettore di emancipazione. Soprattutto, Axel Honneth riporta l'idea di socialismo al suo nocciolo più antico e più urgente, quello di una libertà che si realizza nell'appartenenza e nel riconoscimento di tutti e di ciascuno. In una parola, il nocciolo di una libertà che fa rima con solidarietà.
I genitori sono costantemente sotto pressione, e partendo, in buona fede, dal legittimo desiderio che i figli ricevano stimoli, coltivino i propri talenti e colgano tutte le opportunità, spesso finiscono per esagerare. Ecco allora i bambini inquadrati in un'agenda più fitta di impegni di quella di un manager, strapazzati fra mille attività imposte da genitori sempre più ansiosi e ossessionati da un ideale di "super-bambino", pervasi fin da piccoli da un'ansia da prestazione che impedisce loro di godersi un'infanzia degna di questo nome. Con garbo e ironia, Honoré invita a sdrammatizzare e ridimensionare le proprie aspettative: allentando la pressione e cercando un equilibrio più sano fra ciò che è troppo e ciò che è troppo poco per loro, si può diventare genitori più sereni di bambini più felici. E lo fa senza impartire ordini né giudicare gli altri, ma partendo dalla propria esperienza di papà stressato che una sera, finito di leggere a tutta velocità ai suoi figli la "minifiaba da un minuto" si è chiesto: "e se per cambiare gliene leggessi una tutta intera?"
Da Slow Food al sesso tantrico, dal pilales alla medicina omeopatica, negli ultimi anni la rivoluzione slow si è diffusa negli ambiti più disparati della nostra iperattiva ed efficientissima quotidianità. Contro la tirannia dell'orologio e i ritmi frenetici che riempiono a dismisura ogni minuto dedicato al lavoro, alla salute, alla famiglia, questo manuale ci offre la possibilità di scoprire, e mettere in pratica, un salutare ritorno alla lentezza: ritagliarsi ogni giorno uno spazio in cui spegnere computer, cellulari, radio e tv, concedersi un pasto cucinato con le proprie mani, scegliere un passo meno frenetico e trovare il tempo di guardarsi attorno. Carl Honoré, ormai considerato il profeta della slow life, consegna nelle nostre mani un monito innovativo e rivoluzionario: "Quando ci si dimentica di rallentare, quando si accelerano cose che non vanno accelerate, c'è sempre un prezzo da pagare". Già pubblicato con il titolo "E vinse la tartaruga. Elogio della lentezza: rallentare per vivere meglio".
Incrociare le dita, toccare ferro, evitare i gatti neri, sottostare a pregiudizi scaramantici, seguire rituali propiziatori continuano a essere pratiche molto diffuse. Viviamo in un’era tecnologica avanzatissima, eppure l’antica fiducia nelle credenze soprannaturali resiste, anche in persone che si ritengono scettiche e razionali.
Lo psicologo cognitivista Bruce M. Hood ha formulato un’ipotesi rivoluzionaria per spiegare perché, nonostante ogni prova contraria (e malgrado la ricchissima letteratura scientifica, da Dawkins a Dennett, che pretende di smantellare razionalmente ogni tipo di credenza), gli esseri umani si affidino a forze soprannaturali. In Supersenso, Hood dimostra come la nostra mente sia naturalmente incline a decifrare il mondo secondo schemi regolari, strutture e meccanismi ricorrenti, quando però è impossibile far coincidere le nostre intuizioni alla realtà del mondo, entra in gioco il supersenso. Il pensiero soprannaturale, che si concretizza in forme culturali e religiose, si genera dalla nostra propensione a presumere l’esistenza di dimensioni nascoste della realtà. Un processo che dall’individuo si estende alla società, dando vita a una rete di credenze condivise, indispensabile per la convivenza. Supersenso è una conversazione piacevole e brillante che, con l’autorevolezza del saggio scientifico, abbraccia discipline religiose, psicologiche e biologiche. Una cosa è certa, dopo averlo letto non vedremo mai più il mondo nello stesso modo.
In questo libro Bell Hooks si rivolge a uomini e donne in cerca di risposte sensate ai grandi temi della paura, della solitudine, della mancanza d'amore, del bisogno di spiritualità e svela la rete di legami e dipendenze che il sentimento amoroso crea nella vita pubblica e privata. L'autrice ragiona sulla vita di tutti i giorni, sulle difficoltà a dare e ricevere amore. L'amore è quel motore intelligente che alimenta la speranza e tiene viva l'immaginazione di un mondo dove i conflitti tra individui, gruppi e culture possono essere affrontati e risolti.
John Hoover è laureato, ha conseguito due master e ha alle spalle anni e anni di esperienza come quadro, dirigente, imprenditore consulente. Ma soprattutto è, o meglio è stato, un capo idiota, e come tutti i capi idioti ha portato le sue disfunzioni all'interno della catena di comando aziendale, senza rendersi assolutamente conto dei disastri che combinava. Poi ha cominciato a capire, e ha scritto libri sulla leadership, la creatività e le prestazioni manageriali. Ha viaggiato in lungo e in largo per far conoscere i vantaggi della leadership collaborativa e dell'organizzazione orizzontale; i suoi clienti erano gentili, e aspettavano che se ne fosse andato prima di ignorare i suoi consigli. Ha scritto questo libro per vendicarsi.
Quante volte a tutti noi capita di vivere coincidenze assolutamente inspiegabili: di sognare qualcosa che poi si avvera, di pensare a qualcuno ormai dimenticato che poi si incontra, di avere l'impressione di essere già stati in un posto... Secondo l'autore queste coincidenze mettono in luce come spesso gli eventi esterni riflettano in modo esatto eventi e stati d'animo interiori e ci facciano apparire le nostre vite come storie di cui noi siamo i personaggi.
Quante volte a tutti noi capita di vivere coincidenze assolutamente inspiegabili: di sognare qualcosa che poi si avvera, di pensare a qualcuno ormai dimenticato che poi si incontra, di avere l'impressione di essere già stati in un posto... Secondo l'autore queste coincidenze mettono in luce come spesso gli eventi esterni riflettano in modo esatto eventi e stati d'animo interiori e ci facciano apparire le nostre vite come storie di cui noi siamo i personaggi.
"Guardati dai capi, dagli eroi, dagli organizzatori, da tutta questa roba. Guardati dai tipi del sistema: non hanno alcuna capacità di capire. Sappiamo che il sistema non funziona, poiché viviamo in mezzo alle sue rovine. Sappiamo che i nostri capi sono dei buoni a nulla, poiché hanno saputo portarci soltanto a questo presente, i buoni capi come quelli cattivi. (...) Quel che il sistema chiama organizzazione - organizzazione lineare - è soltanto il modo di ingabbiarci sistematicamente, che limita arbitrariamente il campo del possibile. Non ha mai funzionato. Ha soltanto prodotto questo presente." C'è tutta la cultura hippie in questa antologia della stampa underground americana, i fogli del dissenso e della controcultura giovanile che, a cominciare dal "Greenwich Village Voice" di New York, entro la metà degli anni Sessanta si erano diffusi a tutti gli Stati Uniti, e specialmente in California. Ingenui, idealisti, provocatori, ribelli, gli articoli raccolti in questo volume raccontano in presa diretta il farsi di un movimento epocale, che ha cambiato per sempre il corso della storia. I capelloni, con le loro chitarre, l'amore libero, le droghe, il misticismo, il pacifismo, la lotta non violenta contro ogni tipo di censura e convenzione borghese, la critica radicale verso gli aspetti degenerativi della società repressiva del benessere, evocano nuovamente in queste pagine il loro sogno di un mondo nuovo e migliore, quell'aspirazione che è stata all'origine dello youthquake.
Riusciremo mai a capire come è fatta la mente? E saremo in grado di riprodurla artificialmente o di curarla? In questo volume John Horgan accompagna il lettore in un viaggio nell'arcipelago della mente umana, che continua a sottrarsi agli sforzi, tutt'altro che congiunti, di neuroscienziati e psicoterapeuti, filosofi e studiosi di intelligenza artificiale, nuovi darwinisti e fautori della genetica del comportamento. Per dimostrarlo Horgan ci svela la sofisticata crudeltà delle odierne cliniche psichiatriche dove ancora si pratica l'elettroshock, ci mostra i limiti di macchine straordinarie come Cog, il robot di Star Treck, ci spiega che i successi di terapie come il Prozac e la psicoanalisi sono da attribuirsi all'effetto placebo.
Quando Marya Hornbacher pubblicò il suo primo libro, "Sprecata: Autobiografia di un'anoressica bulimica che è tornata alla vita", non conosceva ancora la causa profonda della sua infelicità. Poi, a ventiquattro anni, le fu diagnosticata una forma grave di disturbo bipolare, una malattia seria e invalidante. Chi soffre di questa condizione affronta fasi di profonda depressione alternate a fasi maniacali caratterizzate da un eccesso di euforia. Marya Hornbacher ha sperimentato sulla sua pelle cosa vuol dire esserne vittima e, con lo stile che la caratterizza, ci porta con sé sulle montagne russe della sua vita, raccontandoci la sua struggente esperienza. Attraverso immagini di straordinaria potenza viscerale ed emotiva ci conduce dentro i suoi disperati tentativi di contenere oscillazioni d'umore che la fanno sbandare violentemente - digiuno autoimposto, abuso di farmaci e droghe, sesso per intontirsi - sullo sfondo di un'esclusiva scuola d'arte nel Midwest, della San Francisco chic nel suo periodo più brillante e, soprattutto, di innumerevoli reparti psichiatrici. Il fulcro di questo diario coraggioso è la battaglia che la Hornbacher combatte per trovare una via d'uscita da una pazzia che la distrugge, e per riuscire, nonostante tutto, a vivere una vita e un matrimonio difficili, ma talora bellissimi. Un memoir intenso sulle difficoltà e le potenzialità di una vita segnata dalla malattia mentale. Viscerale e coinvolgente.