
«Una donna, una donna del diciottesimo secolo che ama la vita, i divertimenti, le distrazioni, come li ama e li ha sempre amati la gioventù della bellezza. Una donna un po' vivace, un po' pazzerella, un po' beffarda, un po' sventata, ma una donna onesta, pura, che non ha mai avuto - secondo l'espressione del principe di Ligne - che "una civetteria di Regina di piacere a tutti"». Poco amata, spesso vituperata, per lo più considerata frivola, gli storici non sono stati teneri con Maria Antonietta. Invece, i Goncourt hanno il grande merito di radicare la sua vita nel secolo in cui visse. La storia, per i due fratelli del naturalismo francese, deve scendere dal suo piedistallo di razionalità o di disegno della provvidenza. La raccontano dall'interno, dai sentimenti: essa diventa «inchiesta sull'uomo» e curiosità per i ritratti illustri. Rovistando nella immensa quantità di cronache e di vicende, per ricostruire il documento preciso di una esistenza. Così con Maria Antonietta, la giovane moglie di Luigi XVI, morta nel 1793 sulla ghigliottina, dopo il marito: ma mentre il re fu mandato al patibolo in carrozza coperta e a mani libere, lei vi fu trasportata sulla carretta con i capelli rozzamente tagliati e le mani legate. E oltre il giudizio sulla controversa sovrana - che è di piena assoluzione, tanto da conquistarle la simpatia immediata del lettore - ciò che conta per i due infaticabili eruditi dell'Ancien Régime è di entrare dentro le stanze e gli ambienti, nei momenti intimi di una corte decadente e feroce. «Cerchiamo di mostrare i caratteri, le abitudini, il modo di vivere dei principi e delle principesse coi quali ella deve vivere, le simpatie e le antipatie che necessariamente incontra. Questo quadro è importante per la giustizia storica».
Un discorso potente e radicale quello di papa Francesco sulla giustizia e sulle carceri. Indignata è la sua critica alla giustizia, definita selettiva, populista con tendenze razziste. Il carcere viene definito luogo di produzione di dolore. La tortura è un plus di sofferenza, l’ergastolo una pena di morte nascosta. Papa Francesco non si accontenta di offrire una prospettiva di salvezza, come spesso la Chiesa si è limitata a fare. Non si affida alla retorica della rieducazione del reo. Il suo è un manifesto contro le derive securitarie degli ultimi decenni e contro un diritto penale che tratta le persone come nemici. La giustizia per papa Francesco deve essere sempre una giustizia «pro homine». In questo volume i curatori e altri ventuno autori, tra loro molto diversi per storia e professione, commentano le parole del Pontefice.
Questo terzo volume della collana Famiglia e media si compone di quattro contributi. Una ricerca nel mondo delle associazioni famigliari in Argentina per studiarne la loro comunicazione; l'impatto dei videogames, della loro narrativa e del loro linguaggio presso le famiglie; un'analisi dettagliata dei temi e dell'influenza esercitata sulle famiglie da parte della popolare sitcom statunitense The Office; e uno studio su come i media rappresentano oggi le relazioni famigliari e l'immagine di famiglia che contribuiscono a diffondere. Sono quattro temi eterogenei ma legati da un unico filo conduttore secondo il quale, per fornire argomenti efficaci alle associazioni famigliari che promuovono una cultura della famiglia, è necessario studiare adeguatamente le sue rappresentazioni presso i mezzi di comunicazione, così come è necessario studiare la comunicazione delle associazioni con strumenti professionali per migliorarne l'efficienza con il loro pubblici e con i mass media.
"Ogni volta che nasce un bambino, nascono un padre e una madre. E da quel momento crescono insieme in saggezza e virtù". Così inizia il nuovo libro di Carlos González, un'opera in cui l'autore si occupa per la prima volta dell'educazione e dell'accudimento di bambini che hanno già superato la prima infanzia. Così come nei libri precedenti l'autore ha affrontato alcuni temi che interessano genitori di neonati, quali l'allattamento e l'alimentazione, il pianto e il sonno, i diffusi pregiudizi e le regole assurde che a volte ci impediscono di accudire e coccolare i figli e divertirci con loro, in questa occasione Carlos González ha deciso di trattare questioni relative a bambini un po' più grandi, fino all'adolescenza.
Scaturito dall’immaginario medievale, ricco in figure demoniache cui spesso erano attribuite doti nella scrittura, il demone Titivillus si è visto assegnare nomi e ruoli differenti. Descritto come intento ad annotare su una pergamena peccati, pettegolezzi o omissioni liturgiche, oppure a distrarre la concentrazione di monaci e fedeli, in tempi più recenti - grazie a un fraintendimento o a un giocoso travisamento – questo personaggio si è trovato a incarnare il diavolo dell’errore tipografico. Nel prezioso saggio che avete fra le mani, l’autore illustra la storia poco nota di questo curioso «demone dei refusi».
Il delitto seriale perfetto è possibile. Basta prendere una città in cui violentare, torturare e uccidere donne, preferibilmente giovani e immigrate dalle miserabili campagne circostanti. Quindi occorre assicurarsi la complicità della polizia, che si occuperà di depistare sistematicamente le indagini su alcuni presunti psicopatici. E infine bisogna muovere tutti i pezzi della scacchiera in modo tale che il governo non interferisca, e le multinazionali per cui le vittime nella maggior parte dei casi lavoravano non facciano domande. È possibile che una storia così concepita suoni troppo oliata e impeccabile per essere una finzione. E infatti è vera, fin nei minimi e raccapriccianti particolari.
Talora la psicologia travalica i propri limiti e accade che si confonda la direzione spirituale con la consulenza psicologica. Teologia e psicologia devono invece collaborare, ma senza sovrapporsi, perseguendo un obiettivo comune da impostazioni diverse. L'apporto primario della psicologia nella formazione sta nell'aiutare il soggetto a essere vero; ma a questo percorso va affiancato un atteggiamento orante. Non si tratta solo di un cambiamento del comportamento, ma di una conversione dei sentimenti, fino all'identificazione con gli stessi sentimenti di Gesù.
Il volume Luigi Valadier e la sua famiglia. 1720-1798 è stato scritto direttamente in italiano da Alvar González-Palaciòs e tradotto in inglese per la lussuosa edizione della Frick Collection del 2018 che accompagnava la mostra curata dall’autore e da Xavier F. Salomon. È la prima monografia su Luigi Valadier, il più famoso argentiere, fonditore di bronzi, disegnatore e ornatista del Settecento in Italia, celebre in tutta Europa. Fra i suoi clienti spiccavano vari regnanti, principi e pontefici: Gustavo III di Svezia, Pio VI, l’erede al trono di Russia, l’Elettore Palatino. A Roma, le più grandi famiglie papali (Chigi, Odescalchi, Borghese, Rezzonico) furono sue protettrici. Luigi Valadier era a capo di una bottega che contava poco meno di cento lavoranti; ma nonostante la gloria, si trovò talmente indebitato per la mostruosa morosità dei suoi ricchissimi committenti che finì col togliersi la vita, nel settembre del 1785. Nel volume vengono esaminate tutte le sue opere note, molte delle quali inedite – come due importanti argenti del padre Andrea. E si scopre infine anche il ruolo che ebbe il figlio di Luigi, Giuseppe, nella direzione della bottega. Giuseppe era architetto di fama, ma intervenne saltuariamente nella progettazione di opere preziose. Tutti questi oggetti sono illustrati anche dai disegni provenienti dai fondi grafici della bottega, custoditi in vari musei e collezioni private. La monografia si compone di undici capitoli, seguiti da una cronologia dell’attività di Luigi Valadier, del padre francese Andrea, e del figlio Giuseppe, a partire dalla nascita di Andrea in Francia nel 1694 fino alla morte di Pio VI nell’esilio a Valance nel 1799.
«Staccarmi dalle mie fantasie vorrebbe dire togliermi la ragione logica dell’esistenza» confesserà Emilio Salgari (Verona 1862 - Torino 1911), il più grande scrittore italiano di romanzi d’avventura, verso la fine della sua inquieta e tribolata esistenza. Ma quale crudele avversità avrebbe potuto staccarlo dalle sue fantasie, vale a dire dai suoi eroi e dalle loro straordinarie avventure? Non un solo evento ma la concomitanza di più eventi: non la nevrastenia che liquidava come «la solita malattia degli scrittori» di cui dichiarava di essere preda, ma la paura di diventare cieco, una sciagura letale per «un forzato della penna», e le condizioni psichiche della moglie Aida che di lì a poco sarebbe stata rinchiusa in manicomio, lasciandolo da solo a lottare contro una «semi-miseria» che imputava ai suoi editori, a governare una quotidianità fatta di magri, se non disperati, bilanci da far quadrare e di figli difficili ai quali badare: lui che fino a quel momento, più per predestinazione che per scelta, era stato estraneo alla realtà avendo bazzicato, nella malfamata taverna dell’immaginazione, pirati di tutte le risme, rajah, almee, capitani coraggiosi e cavalieri delle praterie. Aida era stata costantemente di guardia alla linea dell’orizzonte affinché il suo «capitano» potesse veleggiarvi oltre, tra tempeste immani ma docili, senza essere disturbato dalle tempeste indomabili dell’esistenza reale; era stata il sipario tirato tra due mondi incomunicabili. La sua malattia ha fatto sì che questi due mondi si scontrassero come violentissimi temporali estivi decretando la fine del più fragile, quello fittizio, fatto di eroi e fantasmi.
Questo libro è il racconto appassionante e documentato del travaglio di uno spirito inquieto e tragico, di uno di quei predestinati all’errare randagio nei territori sconfinati della fantasia, che si proiettava nei suoi eroi fino ad abdicare alla propria identità di piccolo uomo di provincia talora soggetto allo scherno di chi lo apostrofava come visionario e mentitore. Non poteva essere un visionario chi aveva scambiato la fantasia con la realtà, e non poteva essere un bugiardo chi raccontava l’unico mondo in cui sapeva vivere e in cui i suoi falsi gradi di capitano di gran cabotaggio rilucevano come stelle.
Goodchild P.
Il vero dottor Stranamore
Edward Teller e la guerra nucleare
Prefazione all’edizione italiana di
Giulio Giorello e Elio Sindoni
16 tavole fuori testo in b/n
Il libro
Edward Teller (1908-2003), fisico statunitense di origine ungherese, ha avuto un ruolo centrale nell’invenzione della bomba atomica, divenendo una delle figure scientifiche più controverse e potenti.
Considerato da alcuni un campione di libertà, sarebbe stato accusato da altri di essere il “vero dottor Stranamore”, per aver condotto il mondo sull’orlo di un tragico conflitto nucleare. In questa brillante biografia, Peter Goodchild, con documenti d’archivio e interviste allo stesso Teller e a quanti l’hanno amato o odiato, offre il primo ritratto equilibrato di questa figura così complessa ed enigmatica.
L'autore
Peter Goodchild ha pubblicato testi storico-scientifici, tra cui una biografia di Oppenheimer. Come produttore della BBC, è stato più volte premiato per documentari e programmi a carattere divulgativo.
A partire da una sofisticata rielaborazione della tradizione politica americana, in cui si fondono tensioni individualiste e istanze comunitarie, il "jeffersoniano" Goodman affronta già alla metà del Novecento alcuni dei problemi cruciali delle società tardo-industriali, gli stessi con i quali facciamo i conti ancora oggi: crisi della democrazia rappresentativa, degrado urbano, marginalizzazione dei giovani, crescita della burocrazia, massificazione di bisogni, consumi e valori, crisi della ragione. E lo fa ricorrendo all'armamentario analitico del pensiero libertario, con soluzioni radicate nel qui e ora basate sul decentramento, la descolarizzazione, la disobbedienza civile, lo sviluppo della personalità, il potenziamento dei valori comunitari, la sperimentazione sessuale e familiare... Una miscela esplosiva che combina slancio utopico e progettualità pratica per rimodellare dal basso e in modo nonviolento la società.