
Avido di piacere non meno che di conoscenza, Raffaello Sanzio intuisce molto presto che soltanto nella Roma libera, felice e sfrenatamente sensuale di Giulio II e Leone X il suo talento potrà essere apprezzato. Vi arriva venticinquenne, la incarna e la seduce diventando nel giro di pochi mesi la stella più brillante del suo firmamento intellettuale. La morte, a soli 37 anni, lascia la città nella disperazione che segue la scomparsa di un principe ammirato e amato. In una biografia avvincente come un racconto, Antonio Forcellino ripercorre la fulminante parabola di Raffaello rileggendo i documenti e le testimonianze e interpretando le opere d'arte con l'occhio dell'esperto restauratore. In pagine straordinarie e finalmente libere da pregiudizi, Raffaello si svincola dalle censure che hanno tentato di addomesticarne il mito, e torna a essere uomo e artista.
Nato da un amore tra una contadina e un giovane notaio, Leonardo crebbe senza ricevere un'educazione regolare. Il padre infatti si rifiutò di legittimarlo. Se questa condizione di libertà dai doveri di un apprendimento rigido e codificato fu certo ragione di grande stimolo alla sua naturale creatività, è innegabile che fu per lui anche motivo di perenne sofferenza. Un'irrefrenabile volontà di riscatto lo portò a intraprendere imprese straordinarie e talvolta troppo ambiziose. Furono il desiderio di gloria e la passione ossessiva per la conoscenza a fargli cercare protezione presso i potenti: da Lorenzo il Magnifico a Ludovico Sforza, dai governatori francesi ai potenti della Signoria veneziana, dalla litigiosa Repubblica di Firenze a Roma, al cospetto di Michelangelo e Raffaello, fino ad arrivare in Francia presso Francesco I. Il mito, l'uomo, che nelle premesse ai suoi scritti si definì provocatoriamente "omo sanza lettere", può essere oggi decifrato dal restauro dei suoi grandi capolavori. L'analisi dell'opera pittorica, la comprensione del dettaglio della sua tecnica compositiva, sono infatti una chiave fondamentale per comprendere la personalità del genio. Insieme agli scritti 'scientifici' e a una ricca documentazione d'archivio, Antonio Forcellino riannoda la storia di Leonardo, di cui il mito ha talvolta messo in ombra la realtà spesso sofferente dell'uomo e del pittore.
Il genio di Leonardo è universalmente noto. Il suo mito, tuttavia, ha spesso messo in ombra la vita di un uomo tormentato, dotato di un acuto spirito di osservazione, in conflitto con il sapere istituzionale e dedito a indagare ogni fenomeno naturale. Pittore, scultore, architetto, scienziato, musico, ingegnere: le tante vite di Leonardo sono raccontate da Antonio Forcellino con passione. Una biografia ricca, documenti d’archivio e scritti scientifici arricchiscono il volume: un testo di critica attuale e uno studio approfondito.
Leonardo. Genio senza paceè dedicato a tutti coloro che desiderano avvicinarsi a una delle più misteriose figure europee del passato. Carlotta Venegoni, “Il Giornale dell’Arte”
Il mito, l’uomo, che nelle premesse ai suoi scritti si definì provocatoriamente «omo sanza lettere», può essere oggi decifrato dal restauro dei suoi grandi capolavori. L’analisi dell’opera pittorica, la comprensione del dettaglio della sua tecnica compositiva, sono infatti una chiave fondamentale per comprendere la personalità del genio.
«Indagare sul perché le persone buone a volte si comportano male e sul perché si può essere il peggior nemico di se stessi è una delle più intense ricerche che si possano intraprendere. È un’illuminante spedizione alla scoperta e all’esplorazione del vasto e spesso nascosto lato oscuro che influenza le nostre scelte e pervade ogni sfaccettatura della nostra esperienza umana.» In questo manuale, Debbie Ford, terapeuta statunitense di fama internazionale, ci aiuta a comprendere quali sono le ragioni che ci spingono a compiere certe azioni che a volte non riusciamo a evitare, e di cui spesso ci pentiamo un istante dopo, come tradire, mentire, manipolare, offendere, ma anche cedere alla pigrizia o all’autorimprovero. E ci spiega come riconoscerle negli altri e come sconfiggerle dentro di noi.
"L'Abc dell'Europa" si compone di una specie di dizionario e di una cronologia ragionata in cui gli autori ricostruiscono, seppure per tessere, un quadro d'insieme dell'evoluzione europea, lungo i sessant'anni in cui l'idea di Comunità è stata concepita, è nata, si è sviluppata. Al tempo stesso, però, offrono ai lettori indicazioni puntuali sui programmi a favore dei giovani e delle Pmi, sulle procedure della legislazione europea, sulle date della sua storia.
La coesistenza di diverse tradizioni teorico-cliniche caratterizza l'epoca del pluralismo in psicoanalisi. In questo nuovo contesto, la complessità intra e inter-disciplinare dei concetti richiede un radicale ripensamento degli strumenti di lavoro dello psicoanalista. Mentre per un lungo tempo l'interpretazione è stata la punta di diamante dell'utervento terapeutico, oggi essa viene riconsiderata grazie alla decostruzione/ricostruzione dei fattori terapeutici all'opera nel processo trasformativo...
I 'margini d'Italia' sono tutto ciò che si è scelto di relegare alla periferia fisica o simbolica della nazione: le popolazioni africane delle colonie, le zone meno sviluppate del meridione, i manicomi prima della loro chiusura, le baraccopoli delle grandi città e i campi nomadi di oggi. È indubbio che l'esclusione di alcuni soggetti e alcuni luoghi contribuisce a determinare l'identità culturale di una nazione. Nel nostro paese l'esclusione sociale non è sempre passata attraverso un progetto politico preciso, ma è sempre stata contrassegnata da un discorso pubblico che ha rappresentato luoghi e persone come marginali. Nel libro, le voci e le fotografie di coloro che hanno contribuito alla segregazione politica e sociale, o l'hanno combattuta, ci raccontano molto sul processo di formazione dell'Italia moderna. II risultato è un ribaltamento di prospettiva nella considerazione della nostra identità, destinato a lasciare il segno nella storiografia italiana.
Il Calcio italiano è influenzato in modo fin troppo evidente dalle pulsioni che attraversano la nostra società e riflette perfettamente la condizione economico-sociale del paese. L'Italia continua a non perseguire una vera unità e il suo divario interno, che è un unicum nel panorama dei Paesi economicamente avanzati, incide anche sul movimento calcistico nazionale. La centocinquantennale "questione meridionale" è un aspetto latente, eppure assai decisivo, del pallone tricolore, dominato storicamente da tre squadre del Nord, espressioni del "triangolo industriale", che sfruttano i vantaggi di localizzazione e attingono al serbatoio di passione del centro-sud, le cui grandi società riescono a competere per la vittoria solo a cicli alterni. La squadra più vincente d'Italia è legata a una famiglia piemontese che ha fatto la storia dell'industrializzazione italiana del Novecento. È una delle squadre di Torino, prima capitale del Regno e città dei Savoia, la dinastia che forzò un più corretto percorso di Unità nazionale e "piemontesizzò" la penisola nel secondo Ottocento. Mentre si realizzava l'Unità geografica, in Inghilterra nasceva il "Foot-ball", Lo sport che, come tutti i costumi britannici, sarebbe divenuto uno strumento di affermazione egemonica della "perfida Albione" nel mondo. Il Regno Unito, che esercitò la sua forte influenza nel piano sabaudo di unificazione monarchica della penisola, avrebbe caricato i palloni da calcio a bordo delle proprie navi piene di merci e li avrebbe portati nei porti di mezzo mondo, compresi quelli italiani, importanti nella rotta verso il nuovo canale di Suez, realizzato per accordare le distanze con l'Oriente. Non a caso il football di casa nostra vide la luce a Torino e in quella Genova che ne era il principale sbocco sul mare, per poi approdare a Milano. Il "loro" campionato fu precluso alle squadre del sud per circa trent'anni e l'Albo d'Oro contempla quegli scudetti esclusivamente settentrionali, siglati prima che il ventennio fascista aprisse il confronto al resto del paese, procurando fastidio al movimento di quel settentrione che nel frattempo riceveva massicci favori nell'industrializzazione. Il dopoguerra consacrò il calcio industriale. E oggi cosa accade? Prefazione di Oliviero Beha.
Il volume rappresenta un utile strumento per tutti coloro che intendono approfondire la conoscenza del linguaggio verbale, di quello non verbale, delle espressioni facciali e delle emozioni. È evidente il giovamento che potrebbe ricavare chiunque, comprese quelle particolari figure deputate alla sottoscrizione di accordi (diplomatici, politici, moderni oratori, ecc.), imparando a decifrare in anticipo le vere intenzioni degli interlocutori tramite la lettura del linguaggio del corpo e delle espressioni facciali: è possibile mentire con le parole, impossibile farlo con il corpo! Un libro che conduce il lettore in un viaggio che inizia con l'analisi delle tecniche comunicative moderne, fino ad arrivare a svelare i segreti dell'arte oratoria, nata dagli assunti dei padri della retorica, ancora oggi base del public speaking. Trovano perciò spazio nel testo dissertazioni relative alla costruzione del discorso persuasivo e la relativa attivazione emozionale che questo suscita negli interlocutori, nonché l'analisi di alcune tecniche per scoprire se la persona che si ha di fronte stia mentendo o dicendo la verità.
La versione ufficiale racconta che Aldo Moro viene rapito il 16 marzo 1978 dalle Brigate rosse e che lo Stato rifiuta ogni tipo di trattativa con i rapitori. La conseguenza: l'ostaggio viene ucciso il 9 maggio. Nel corso degli anni però si sono rincorse le voci su un'altra trattativa politica e segreta, fallita in extremis. Più volte si è ipotizzato anche che il prigioniero possa essere stato ucciso non nella periferia di Roma, come dicono le Br, ma al centro della capitale, in quella via Caetani dove fu ritrovato il corpo. Per la prima volta attraverso queste pagine alcuni testimoni diretti, molto vicini alla vicenda, raccontano che il 9 maggio del 1978 lo statista democristiano doveva essere liberato, a seguito di un accordo. La Santa Sede, infatti, stava per consegnare ai brigatisti un riscatto di 25 miliardi di vecchie lire. Contestualmente, la Dc stava per esprimersi a favore di una trattativa umanitaria mentre il Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, si apprestava a firmare un provvedimento di clemenza nei confronti di un terrorista in carcere. Ma, soprattutto, ci sarebbe stato il riconoscimento delle Br come soggetto politico da parte del governo della Jugoslavia del maresciallo Tito, leader dei Paesi non allineati. Via Caetani doveva essere dunque il luogo dello scambio ma divenne quello del delitto. Perché quell'accordo saltò?