
Sono passati solo pochi anni da quando le nuove tecnologie digitali sembravano sul punto di creare un mondo nuovo: una nuova economia, un nuovo mondo di comunicare, una nuova percezione dello spazio e del tempo. Oggi il termine new economy evoca soprattutto speculazioni finanziarie, listini di borsa in caduta libera, ricchezze svanite nel breve volgere di un mattino. Come è stato possibile dissolvere in così breve tempo un grande patrimonio di speranze e di creatività? In questo saggio Luca De Biase racconta l'ascesa e il declino dell'ideologia digitale: una vera e propria ideologia fatta di scommesse senza equilibrio che ha finito col tradire la qualità delle scoperte cui aveva tratto spunto.
Mercati finanziari automatizzati; relazioni umane mediate dai like su facebook; un flusso d'informazioni incessante e invadente; protesi digitali che arricchiscono l'esperienza. Le macchine sembrano conquistare funzioni sempre più autonome dall'intervento dell'uomo, e le piattaforme online sulle quali ci informiamo e coordiniamo impongono i loro algoritmi, mentre raccolgono e analizzano enormi quantità di dati imparando dagli utenti. È una dinamica evolutiva digitale che richiede un drastico adattamento culturale. Con "Homo pluralis" Luca de Biase propone un approccio all'infosfera che supera la contrapposizione tra ottimismo tecnofilo e allarmismo neoluddista, e riconosce la necessità per l'uomo di diventare cittadino consapevole di questo nuovo ambiente digitale, imponendo la propria creatività, intelligenza 1 e senso etico, e conquistando cosi una dimensione più autentica.
Mercati finanziari automatizzati; relazioni umane mediate dai like su facebook; un flusso d'informazioni incessante e invadente; protesi digitali che arricchiscono l'esperienza. Le macchine sembrano conquistare funzioni sempre più autonome dall'intervento dell'uomo, e le piattaforme online sulle quali ci informiamo e coordiniamo impongono i loro algoritmi, mentre raccolgono e analizzano enormi quantità di dati imparando dagli utenti. È una dinamica evolutiva digitale che richiede un drastico adattamento culturale. Con "Homo pluralis" Luca de Biase propone un approccio all'infosfera che supera la contrapposizione tra ottimismo tecnofilo e allarmismo neoluddista, e riconosce la necessità per l'uomo di diventare cittadino consapevole di questo nuovo ambiente digitale, imponendo la propria creatività, intelligenza 1 e senso etico, e conquistando cosi una dimensione più autentica.
Che ruolo può e deve svolgere l'innovazione nella ricostruzione di un mondo migliore? Che ruolo può e deve svolgere l'innovazione per favorire processi anti-ciclici in funzione post emergenza Covid-19? Che ruolo può e deve svolgere l'innovazione nella più ampia cornice del paradigma della Società 5.0 e delle politiche mondiali per lo sviluppo e la sostenibilità, quali l'Agenda Onu 2030, il Programma New Green Deal della Commissione europea e le Encicliche Laudato si' e Fratelli tutti di Papa Francesco? La domanda non è nuova ma nuova è la prospettiva che introduce la riflessione sviluppata nel testo (e la relativa chiave ermeneutica che la ispira): ovvero, la necessità di definire, qualificare, implementare e promuovere un nuovo ed aggiornato paradigma del concetto di innovazione, quale naturale evoluzione del modello dell'innovazione aperta e di superamento della retorica autoreferenziale delle pratiche di innovazione, mediante l'introduzione dell'idea di Innovazione Armonica (Harmonic Innovation).
Cambiamento climatico, instabilità finanziaria, migrazioni, disuguaglianze, accelerazione digitale e lentezza politica. Le grandi trasformazioni in corso irrompono nel dibattito di ogni giorno con le loro imprevedibilità e il loro fascino. Ma perché è tanto importante discutere di futuro e di innovazione? cosa possiamo fare dinanzi a sfide mai affrontate prima da homo sapiens? "Come saremo" non offre previsioni ma un metodo per guardare avanti consapevolmente, con la sola certezza che possiamo coltivare: il futuro sta tutto nelle potenzialità delle nostre azioni. La sintesi inedita delle voci di De Biase e Pievani indaga le tendenze dell'evoluzione tecnologica e le sue narrazioni mediatiche, e converge su una domanda: abbiamo la possibilità di influire sulla sua direzione? chiude il volume una serie di testimonianze (economisti, esperti di comunicazione, ingegneri-hacker, architetti e filosofi del linguaggio) su cosa significa oggi creare e diffondere una cultura dell'innovazione.
Negli ultimi tempi, i processi culturali hanno acquisito una nuova centralità nel discorso sociologico. Il libro affronta diversi temi, quali, ad esempio, il rapporto fra cultura e società, il problema della conoscenza nella vita quotidiana, l’industria culturale, i rituali collettivi del mondo contemporaneo, il dibattito sulla globalizzazione. L’intento è essenzialmente didattico: fornire agli studenti che affrontano per la prima volta questa materia gli strumenti e le conoscenze di base.
Lo studio della democrazia digitale è un campo in via di definizione o, meglio, in continua ridefinizione. Dagli esordi pubblici del World Wide Web ai recenti esperimenti di e-democracy, molta strada è stata fatta. Ma cosa significano oggi concetti quali e-government, digital governance, open government o democrazia liquida? In che modo le tecnologie della comunicazione, e quelle digitali in particolare, costituiscono un valore aggiunto per le pratiche di partecipazione politica? Il web è davvero uno strumento al servizio dell'innovazione democratica oppure, come sostengono i cyber-pessimisti, "Internet è il nemico"? Questa piccola introduzione offre una risposta a queste e ad altre domande, analizzando il ruolo sociale dei media digitali e la loro dimensione politica, e individuando potenzialità e limiti della democrazia digitale.
L'idea di "stato sociale" è una delle più controverse nella storia del pensiero politico contemporaneo. Il motivo dell'intervento dello stato nella vita economica, con scopi di consolidamento politico e di riequilibrio sociale, è stato oggetto di accese polemiche ideali fin dal suo affacciarsi, fra Sette e Ottocento, come possibile cura della povertà. Lo scontro tra fautori e oppositori delle politiche sociali si è poi ripresentato a proposito del formarsi dello stato sociale come strumento di integrazione del proletariato negli stati nazionali e come risposta ai diritti sociali connessi con la cittadinanza. E continua oggi, come riflesso culturale della crisi del Welfare e dell'offensiva ideologica neoliberista. Questo primo volume (dei due in cui l'opera è articolata) riattraversa i momenti più importanti della disputa nel secolo XIX, evocando temi come la formazione della cultura liberale e il suo confronto con la questione sociale, le varie ipotesi di protezione delle classi subalterne, le discussioni intorno all'emergere dei diritti sociali.
Il circo rappresenta molto più che un mestiere: essere circensi è un'arte e un modo di concepire l'esistenza. Attraverso interviste, incontri e testimonianze dirette, il volume risale ai motivi per cui la convivenza sotto il tendone funziona meglio che altrove. Ne emerge un affresco variegato di alcune famiglie italiane di circensi, arricchito dalle molte culture dei migranti che entrano in carovana come artisti, maestranze e operai. C'è una misteriosa caparbietà nell'azione dei circensi; una tradizione orgogliosa che si tramanda da generazioni e non viene scalfita neanche dal disamore del pubblico o dalla critica animalista. L'essere circo è come una religione identitaria. Nel definire chi non fa parte del circo, gli artisti usano il termine i fermi. I fermi siamo noi: gli stanziali, quelli che non sono in grado di usare il proprio corpo per creare "attrazioni". Che non girano in carovana. Quelli che si spostano ma non viaggiano. Noi fermi, però, abbiamo un'opportunità unica da cogliere: imparare molto dalla resilienza del circo. Rispetto, divertimento e vita comunitaria sono gli indispensabili ingredienti di una convivenza più umana.
Quante volte abbiamo partecipato a lunghe riunioni inconcludenti, o ci siamo chiesti come rendere più produttivo il nostro pensiero e quello delle persone con cui ci confrontiamo? Spesso a ostacolarci è la confusione: come un giocoliere che usa troppe palle, in noi si sovrappongono creatività, logica, aspettative ed emozioni che non sappiamo gestire. Il sistema inventato da Edward de Bono, e già abbracciato da diverse aziende, consente di scomporre il nostro modo di pensare, affrontando un aspetto alla volta. Si tratta di interpretare ruoli fissi (i cappelli) che incarnano diversi punti di vista, anche quello più lontano dalla nostra indole; questo ci libera dagli schemi creati dalla posizione o dal carattere, permettendo agli ottimisti di esprimere pensieri negativi o ai razionali di provare a essere creativi. Un metodo pratico, semplice, che consente di ottimizzare tempo e risorse, e magari di divertirsi nel farlo.
Che cos'è il pensiero creativo e come si possono concepire idee originali? Lo psicologo e studioso dei meccanismi di formazione del pensiero Edward De Bono, ritiene che il pensiero razionale, ossia "verticale", abbia il difetto di non cercare nuove interpretazioni della realtà e, quindi, di non propiziare l'invenzione, ma solo l'elaborazione successiva di un'invenzione già fatta. Il pensiero che può portare alla creazione è il pensiero "laterale" che tiene conto della molteplicità di punti di vista da cui si può considerare un problema. In questo volume, l'autore descrive varie tecniche per pensare in modo diverso e creativo, con lo scopo di indurre i lettori a sviluppare le loro capacità di farne uso.
Se si affronta un problema con il metodo razionale del pensiero si ottengono dei risultati logicamente corretti ma che, proprio per questo, sono già implicitamente compresi nell'esposizione del problema stesso. Quando si richiede invece una soluzione veramente diversa e innovativa si deve stravolgere il problema, partire dal punto più lontano possibile, ribaltare i dati, mescolare le ipotesi, negare certe sicurezze e addirittura affidarsi ad associazioni di idee del tutto casuali. Il libro è un vero e proprio manuale di pratica dell'invenzione e della fantasia.