
Alessandro Manzoni è stato uno degli artefici che più profondamente hanno contribuito al processo costruttivo della nazione italiana moderna, per quanto lontano dall'attivismo politico e dall'impegno militante, e tuttavia presente senza incertezze nei momenti chiave del mutamento storico. Da sempre fedele all'idea di unità, ha espresso tale convinzione in testi emblematici (i cori delle tragedie, l'ode "Marzo 1821"), ha rivoluzionato una letteratura elitaria introducendovi il genere moderno del romanzo e facendo rispecchiare in esso un'intera società, ha costruito con rigore e pazienza estremi i presupposti perché nascesse la nostra lingua comune. Oggi, nel mondo globalizzato in cui siamo immersi, la storia della nostra e delle altre nazioni sollecita nuove riflessioni. La vicenda di Manzoni permette di cogliere come si sia sviluppato il processo di "immaginazione" del diverso spazio politico creato con la nazione moderna, in cui tanti intellettuali italiani si sono proiettati, sovrapponendolo e sostituendolo ad altri ambiti di relazioni precedenti, spesso superati. Questa raccolta di saggi intende ripercorrere anche secondo tale prospettiva l'impegno di Manzoni nella costruzione della nuova Italia, a conclusione dei festeggiamenti del Centocinquantesimo della nascita dello Stato unitario, nel segno di un omaggio della sua città al grande scrittore italiano.
Nella pianura emiliana un Comune con un'alta percentuale di stranieri si è guadagnato il titolo di "capitale dell'integrazione". Grazie a politiche nuove ha trasformato il "problema" dell'immigrazione in risorsa per la competitività del territorio.Uno degli spazi più cruciali è il mondo della scuola. Qui si gioca una delle sfide più avvincenti: saper accogliere l'esperienza del multilinguismo e della multiculturalità e avviarla sulla strada della cittadinanza.
Daoud è riuscito nell’impresa di fare della cronaca un vero e proprio genere letterario, offrendo ai suoi contemporanei uno specchio per interrogarsi, giorno dopo giorno – grazie o malgrado l’attualità – sugli uomini, sulla religione, sulla libertà.
Kamel Daoud è considerato una delle voci più importanti e indipendenti della cultura europea e mediorientale. Da quindici anni scrive per “Le Quotidien d’Oran”, tra i maggiori quotidiani algerini, collaborando inoltre con diversi media e giornali stranieri. Dal 2010 al 2016 ha firmato circa duemila pezzi – all’inizio destinati al pubblico del suo paese, poi, vista la sua crescente popolarità, letti nel mondo intero – e più di quattrocento sono confluiti in questa raccolta, in cui il ritmo e il respiro della sua scrittura costruiscono un’estetica d’insieme coerente e compatta. Sia che affronti le questioni politiche dell’Islam, la radicalizzazione religiosa – denunce che gli sono costate una fatwa e l’esilio dal paese – o le delinquenze del regime algerino, sia che abbracci la speranza suscitata dalle primavere arabe, o che difenda i diritti delle donne, la sua è una penna originale, visionaria, impegnata e penetrante. Daoud è riuscito nell’impresa di fare della cronaca un vero e proprio genere letterario, offrendo ai suoi contemporanei uno specchio per interrogarsi, giorno dopo giorno – grazie o malgrado l’attualità – sugli uomini, sulla religione, sulla libertà.
Poco più di vent'anni e finisci in galera, con la prospettiva di passare il resto della vita dietro le sbarre. Che cosa fai? Danner Darcleight si è messo a scrivere. Scrive quello che vede e quello che ha fatto in passato, e racconta il prezzo che è costretto a pagare. "Colpevoli di omicidio" ci porta dentro una prigione di massima sicurezza, presentandoci un multiforme cast di detenuti e svelandoci le sfide quotidiane affrontate da milioni di americani che oggi vivono nel più grande sistema detentivo del mondo. Perseguitato dal suo passato, Danner sfugge al legame insidioso con l'eroina. Viene spogliato, spidocchiato e gli viene assegnato un numero. Impara a cavarsela tra antisociali, stupratori, ladri, spacciatori, sfruttatori, guardie carcerarie dal comportamento imprevedibile, e un rimorso schiacciante. Supera la tentazione ricorrente del suicidio, riesce a trarre vantaggio da alcuni incontri fortuiti e alla fine trova una donna che lo ama e ne riscalda la difficile esistenza. Darcleight si libera dei luoghi comuni e delle caricature della cultura pop e ci offre una prospettiva limpida su cosa significa davvero scontare una pena. Quello che inizia come un reportage dal fronte diventa l'analisi di un indimenticabile caso di resilienza e determinazione contro ogni avversità immaginabile.
Nell'era digitale il libro resisterà, andrà in crisi o addirittura rinascerà a nuova vita? Google Books rappresenta una minaccia per il mercato, un'opportunità per la democratizzazione della conoscenza, o un'incognita per entrambi? Internet sarà la nuova biblioteca di Alessandria o un'incarnazione alienante e distopica della biblioteca di Babele? Nessuno meglio di Robert Darnton, insigne storico del libro e direttore di uno dei più importanti sistemi bibliotecari d'America, a Harvard, poteva affrontare simili interrogativi. Chi tuttavia si aspetta l'ennesima, retriva difesa del libro tradizionale rischia di rimanere deluso: bibliofilo nel senso più puro del termine, ma per nulla intimorito dalle sfide dell'innovazione, Darnton è convinto che il matrimonio fra libri e tecnologia possa essere felice. E per convincere anche noi innesca una serie di illuminanti cortocircuiti fra passato e futuro: spiega i rischi dell'euforia digitale leggendo un best seller fantascientifico del 1771; il funzionamento delle nostre scelte di lettura analizzando i commonplace books d'epoca Stuart; i meccanismi della produzione libraria pedinando un contrabbandiere settecentesco lungo l'itinerario Neuchâtel-Marsiglia-Montpellier. E racconta piccole e grandi verità, spesso scomode, sul mondo del libro: scopriamo così che le biblioteche di tutto il mondo distruggono moltissimi volumi per (presunta) mancanza di spazio, che la pirateria editoriale è vecchia quanto l'invenzione di Gutenberg.
"Sono una medium, vale a dire un'intermediaria tra il mondo dei morti e quello dei vivi. So che a molti potrà sembrare strano, eppure tutti noi, in quanto esseri umani, siamo dotati di possibilità a livello extrasensoriale. Comincia così il libro di Patricia Darré, giornalista radiofonica di professione che ha scoperto di essere in contatto con l'altra dimensione dopo la nascita del suo primo figlio. Inizialmente era scettica e spaventata dalle prime esperienze col soprannaturale, tanto da rivolgersi a uno psichiatra, ma piano piano ha imparato a convivere con il suo dono e ha scelto di fare ciò che le era richiesto: consegnare i messaggi dall'Aldilà e aiutare gli spiriti erranti ad abbandonare la dimensione terrena per passare oltre. In "Un soffio d'eternità" Patricia offre ai lettori la storia della propria vita, dalla rivelazione ai primi incontri con angeli custodi e spiriti maligni, raccontandoci dei messaggi più toccanti che ha trasmesso. Grazie al suo aiuto molte persone hanno avuto l'occasione di dialogare con i propri cari e scambiarsi l'ultimo saluto o sentire le parole che aspettavano da una vita, ritrovando pace e serenità. Patricia sa restituirci un mondo straordinario fatto di amore e presenze positive che vegliano su di noi e ci proteggono: perché ognuno ha un angelo custode che lo accompagna ogni giorno.
La trasformazione di Delhi in una metropoli del ventunesimo secolo è una storia entusiasmante, a tratti terrificante. Il boom successivo all'apertura dell'economia indiana ha tuffato la città in un tumulto di distruzione e creazione: baraccopoli e mercati sono stati abbattuti, centri commerciali e condomini sono sorti dalle rovine, grandi fortune sono state guadagnate. Ma la trasformazione è stata spietata, brusca e iniqua, e ha generato sentimenti sconcertanti: la città trabocca di rabbia e ambizione. Si potrebbe raccontare questa metamorfosi con l'immagine di un vulcano che erutta: Delhi oggi è il risultato di questa eruzione, di un vulcano nel cui nucleo caldissimo si è fusa la vecchia India e da cui sono usciti, devastando l'ambiente e la storia, ma anche portando novità e cambiamento, getti di lava incandescente sotto forma di cambiamenti sociali, economici e culturali incredibili e destabilizzanti. Questa opera ci permette di vedere Delhi con gli occhi della sua gente e attraverso una serie di incontri, con miliardari e burocrati, spacciatori e commercianti di acciaio, abitanti delle baraccopoli e psicoanalisti, veniamo immersi nella storia della sua trasformazione capitalistica. Intrecciando oltre un secolo di storia con il suo viaggio personale, Dasgupta ci offre il primo ritratto letterario di una delle megalopoli più in rapida crescita del ventunesimo secolo.
Una nota e apprezzata esperta di politica internazionale riflette sul caos dei rapporti tra le nazioni e sulla fragilità rassicurante dei legami familiari, tra ricordi tristi e affetti forti, incontri con i potenti della terra e scoperte di mondi distanti dal nostro. Un autoironico taccuino familiare e politico, scritto con leggerezza e intelligenza, che è anche un tentativo di trovare delle risposte al lacerante interrogativo sollevato da Freud e Einstein nel loro carteggio "Perché la guerra?".
Nel tempo della quarantena abbiamo assistito a vere sospensioni della democrazia partecipativa e rappresentativa, con una generale riduzione del potere delle assemblee. Dopo la pandemia non ci aspetta dunque il ripristino di una qualche "normalità", ma l'attuazione del nuovo modello che queste sospensioni ci sollecitano: la riapertura del "cantiere Europa". Per arrivare a esporre un «progetto, un metodo e un'agenda», Pier Virgilio Dastoli ripercorre la storia della capacità fiscale, della democrazia e del bilancio comune europei, ma anche della crisi del modello del welfare state. La via da percorrere passa dalla risoluzione della crisi di fiducia tra l'Unione Europea e i suoi cittadini, offrendo una nuova prospettiva economica e politica a tutti gli europei.
Sei appuntamenti scandiscono, da qui al 2000, il calendario dei lavori dell'Unione europea: la Conferenza intergovernativa, aperta a Torino nel marzo 1996, per avviare il complesso negoziato di revisione del trattato di Maastricht; l'obiettivo della moneta unica, con la delicata questione di quali saranno i paesi in grado di salire sul convoglio dell'Unione monetaria il 1° gennaio 1999; la messa a punto di un più efficace e coordinato sistema di difesa e di sicurezza comune; l'ampliamento della Nato ai paesi dell'Europa centrale e orientale; la crescita della UE da 15 a 27 membri; il finanziamento del nuovo bilancio e dunque tutte le politiche dell'Unione, alla fine del 1999.
Nel luglio del 1943, pochi giorni prima della caduta di Mussolini, un gruppo di professionisti e intellettuali cattolici si ritrovò nel Monastero di Camaldoli, con l'obiettivo di raccogliere idee comuni per la rinascita del Paese. Il documento, elaborato nel 1943-1944 e pubblicato nel 1945, alla vigilia della Liberazione, caratterizzerà in modo decisivo la nostra Costituzione e le riforme di De Gasperi. L'ispiratore dell'operazione fu Giovanni Battista Montini (il futuro Papa Paolo VI), all'epoca nella Segreteria di Stato vaticana; mentre Sergio Paronetto (scomparso nel marzo del 1945) ne fu il protagonista dimenticato. Accanto al testo originale del Codice di Camaldoli, il libro ricostruisce il clima culturale e politico di quegli anni, ed è arricchito dai commenti di Fausto Bertinotti, Paolo Savona e Valerio Castronovo. Leggere oggi queste pagine vuol dire ripercorrere il periodo più intenso e creativo della nostra Repubblica, affinché possa servire da bussola nella politica del presente che, prima di fare, dovrebbe ricostruire le indispensabili capacità di pensiero, di elaborazione e di coesione per proiettarci nel futuro.