
Un nuovo libro della Comunità di Caresto – specializzata e conosciuta per gli incontri e i corsi matrimoniali collegati alla famiglia e alle sue problematiche – che affronta uno dei temi più avvertiti, come l’affettività e la sessualità, soprattutto tra gli educatori alla fede e coloro che hanno a cuore la felicità dei ragazzi.
Si tratta di due libri in uno: una parte è rivolta all’educatore mentre un’altra parte è rivolta al ragazzo. Un’audace e intelligente proposta di accompagnamento in undici tappe che non parte dalle esigenze degli adulti bensì dalla vita stessa dei più giovani e delle difficoltà che devono affrontare.
Il libro è il frutto di un viaggio culturale fatto in Germania da un gruppo di amici (la Comunità di San Leolino). Ogni capitolo è il resoconto di una tappa geografica, culturale e spirituale in terra tedesca. Si passa da Rothenburg, città che evoca il grande passato medievale europeo; a Weimar, culla del romanticismo; a Buchenwald che, con il campo di concentramento, fu il teatro di una delle più terribili prove per il genere umano. Poi ancora lo splendore Barocco di Posdam, la meravigliosa Dresda, per finire al santuario mariano di Altotting, tanto caro a Benedetto XVI. In perfetto stile romantico, gli autori hanno compiuto un viaggio fuori e dentro sé stessi, alla ricerca di un`eredità spirituale: il contributo offerto dal popolo tedesco all`umanità in cerca del Divino.
Dal Salvador al Malawi, passando per Buenos Aires fino a Napoli, questo libro ripercorre la storia dell'amicizia tra tanti giovani e i bambini, attraverso l'esperienza delle Scuole della Pace della Comunità di Sant'Egidio, presenti in oltre settanta Paesi. Ne descrive l'azione nelle periferie umane ed esistenziali del mondo globale e si sofferma sul loro particolare metodo educativo, disegnando un itinerario che può essere di aiuto e riflessione per genitori, maestri, educatori, insegnanti e quanti si trovano accanto ai bambini a diverso titolo. Un libro per ascoltare la voce di migliaia di bambini del mondo globale. Le loro domande, i desideri, le scoperte, la voglia di futuro. Uno strumento per dare risposte e ricevere un messaggio. La cultura del dialogo e dell'incontro è necessaria: educare alla pace costituisce un grande investimento sul futuro, perché imparare a vivere insieme, in pace, sugli orizzonti del mondo è un processo lungo e impegnativo.
Le Scuole della Pace della Comunità di Sant'Egidio si rivolgono a bambine e bambini, per proporre, oltre al sostegno allo studio e alla socializzazione, una educazione alla pace e alla solidarietà. Diffuse in molti paesi d'Europa, Africa, America e Asia, sono spesso a diretto contatto con situazioni non solo di violenza urbana, ma anche di conflitti e guerre. I molti materiali prodotti dai bambini nel percorso di educazione alla pace svolto fra il 2022 e il 2024 sono divenuti una mostra, esposta a Roma e in molte altre città d'Italia, e ora sono presentati in questo volume, sempre con il titolo Facciamo pace?!, in cui il punto interrogativo e il punto esclamativo tengono insieme una domanda, che non bisogna mai cessare di rivolgere agli altri, e l'affermazione della necessità del dialogo e del rifiuto della guerra. In un itinerario tra passato, presente e futuro, si passa dal dolore provato da chi ha vissuto la Seconda guerra mondiale alla testimonianza di bambini e bambine (come quelli ucraini, del Congo, della Siria o dell'Afghanistan) che attualmente subiscono le conseguenze di una guerra o ne sono appena fuggiti. Ma si parla soprattutto di futuro perché, attraverso i laboratori di educazione alla pace, i piccoli esprimono la loro visione del domani: la loro voce è molto chiara, e guardando la guerra con i loro occhi ne possiamo comprendere più radicalmente non solo la brutalità ma anche l'inutilità. Sant'Egidio è una comunità cristiana, nata nel 1968 a Roma, ed oggi diffusa in 70 Paesi del mondo, conosciuta per le sue azioni di mediazione nei conflitti sugli scenari internazionali più complessi. Meno noto è il suo lavoro a favore dei più piccoli: un impegno quotidiano di educazione alla pace e al dialogo per imparare a vivere con gli altri e a rifiutare la violenza. Questo volume è curato da Stella Cervogni, coordinatrice delle Scuole della Pace. Ha al suo interno una prefazione di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, una premessa di Edith Bruck, scrittrice e poetessa testimone della Shoah e un saggio di Elena Malaguti e Cristiana De Santis dell'Università di Bologna.
Come due fratelli che non si parlano ma sono costretti loro malgrado a convivere insieme. Informazione e pubblicità sono da sempre due rotelle di un meccanismo elementare quanto difficile: il giornale è il mezzo e la pubblicità… paga il biglietto. E il tutto è mal sopportato da giornalisti e pubblicitari. L’autore, giornalista di lungo corso, affronta in stile diretto il rapporto tra questi due attori del nostro vivere quotidiano e, con la penna tagliente quanto basta, incide là dove fa più male, scoprendo bubboni da tempo sepolti sotto “sani conformismi”. Il libro si mette in linea con questa logica ospitando al suo interno delle inserzioni pubblicitarie, cercando di lanciare un sasso che qualcuno, speriamo, raccoglierà: per un’informazione più aderente e una pubblicità più creativa, entrambe più consapevoli della loro responsabilità sociale
Nel corso degli anni il movimento psicoanalitico si è diversificato lungo molteplici teorie o sviluppi di precedenti teorie. In questo manuale si è cercato di affrontare le diverse posizioni dalla scuola dell'io a quella delle relazioni oggettuali alla psicologia del profondo alla stessa teoria del sé. Abbiamo toccato le teorie dello sviluppo psicologico, il transfert, il controtransfert, i sogni, i meccanismi di difesa e in genere i diversi modelli della mente. Sono stati inseriti anche dei casi clinici per permettere di accostare teoria e pratica analitica. La bibliografia proposta, infine, permette e stimola la consultazione delle opere più significative dei personaggi principali del mondo psicanalitico.
Il liceo classico è una scuola «vecchia», che deve essere radicalmente riformata o tutt'al più riservata a pochi alunni scelti? Lo studio del greco e del latino ha ancora un senso, al principio del Terzo millennio, o è uno stucchevole omaggio a un passato polveroso e non sempre rispettabile? La grammatica e la traduzione conservano ancora qualche valore formativo, o costituiscono un inutile retaggio di pratiche didattiche ormai superate? Sono solo alcuni dei tanti interrogativi ai quali risponde Federico Condello in questa sua documentata e brillante arringa in difesa del liceo classico, che, senza intenti apologetici e senza alcuna pigra accettazione di tesi preconcette o alla moda, illustra le aspirazioni che hanno guidato la concezione originaria di questo «vecchio» e amato-odiato liceo, riconoscendovi uno dei più fecondi esperimenti di democrazia scolastica tentati nell'Italia e nell'Europa moderne. Tramite il riesame critico dei miti, dei pregiudizi e delle accuse che un pluriennale dibattito sul liceo classico ha accumulato alla rinfusa, Condello ci suggerisce a cosa è bene credere e a cosa è meglio guardare con sospetto; che cosa sembra nuovo ed è invece vecchio di secoli; che cosa è menzogna palese o affermazione in malafede. E ci invita a comprendere in profondità cosa si è fatto, e cosa concretamente si continua a fare, al liceo classico: e cioè quale patrimonio formativo vi si condivide e quali esperienze si garantiscono a chi lo frequenta, qualsiasi scelta di vita lo attenda. Possiamo così comprendere meglio le ragioni personali e collettive che rendono il liceo classico non solo un elemento qualificante e distintivo della storia italiana, ma anche una risorsa inestimabile, e troppo poco sfruttata, per favorire l'eguaglianza scolastica e la mobilità intergenerazionale. Una volta chiarite, alla luce dei fatti storici e dei dati statistici, le peculiarità di un indirizzo di studi che, a dispetto di chi vorrebbe abolirlo o farne una scuola di nicchia, conserva immense potenzialità quale strumento di equità culturale e sociale, l'attuale avversione al liceo classico si rivela per quello che è: una netta avversione alla coraggiosa utopia di una scuola che sappia essere insieme aperta, pubblica e ottima.
Poche discipline avanzano tanto rapidamente quanto la paleoantropologia. In pochi anni gli scienziati hanno stravolto la visione tradizionale della nostra evoluzione (che spesso troviamo ancora nei libri di testo delle scuole). Il continuo ritrovamento di nuovi fossili e, più in generale, di interi siti archeologici, e l’utilizzo sempre più comune di nuove e avanzate tecniche di studio del dna, hanno permesso di riscrivere radicalmente la storia della nostra specie, rendendola molto meno lineare di quanto si credesse un tempo, ma anche molto più affascinante, realistica e sorprendente. Lo studio dell’evoluzione di Homo sapiens non è mai stato tanto avvincente e ricco di colpi di scena come ai giorni nostri.
Dimentichiamo la storia (rassicurante ma errata) di una specie destinata fin dall’inizio a dominare il mondo grazie alla sua intelligenza; dimentichiamo ogni ipotesi di linearità, un cammino trionfante dalle scimmie agli Australopithecus e da questi a un paio di specie di Homo antiche, «preparatorie» del nostro avvento. Oggi sappiamo che le cose non sono affatto andate in questo modo.
In un libro breve, chiaro e aggiornatissimo, Silvana Condemi e François Savatier ci raccontano il tortuoso cammino dell’uomo, dalla sua prima culla africana alla creazione dei primi Stati, in una vertigine di dati e congetture sempre più precise. Sono stati scoperti strumenti in pietra molto più antichi della nostra specie; si sono trovate tracce di popolamento in regioni nelle quali non si pensava che l’uomo vivesse ancora; sappiamo ormai di almeno cinque distinte specie umane che hanno condiviso il pianeta simultaneamente; sappiamo per certo che ci sono stati incroci tra loro e che gli umani attuali portano dentro di sé le tracce di un meticciato globale. Possiamo ricostruire le numerose traiettorie percorse dai nostri antenati nel mondo – spesso incrociate tra loro – a partire da una continua e reiterata uscita dall’Africa; e siamo anche in grado di indovinare la chiave del nostro successo, dovuto alla demografia e all’aggressività ecologica tipica della nostra specie.
Il mosaico di Homo sapiens si compone e prende forma: una storia rinnovata e affidabile dalla quale possiamo trarre importanti lezioni sul nostro futuro.
Questo lavoro è una piccola antologia dei documenti collettivi, con testi a stampa, che la Conferenza Episcopale Calabra ha prodotto in quest'ultimo secolo (1916-2016) relativamente alla necessità di purificare la pietà popolare e contro il fenomeno mafioso-ndranghetista, che costantemente cerca di infiltrarsi per ottenere consensi e riconoscimenti pubblici; una raccolta per averli a immediata disposizione. I Vescovi infatti, singolarmente, si sono pronunciati in altre occasioni su tali tematiche all'interno del loro lavoro di sollecitudine per i fedeli loro affidati.
Questo ventiduesimo Rapporto del Centro Studi per la Scuola Cattolica affronta un tema cruciale: il ruolo chiave degli insegnanti come mediatori di un particolare progetto educativo e, in particolare, i processi formativi con cui essi acquisiscono gli strumenti che dovrebbero metterli in grado di farsi interpreti autorevoli e credibili di una proposta culturale. Il Rapporto è infatti in gran parte dedicato alla formazione iniziale e permanente degli insegnanti di scuola cattolica e al nodo delicato del loro reclutamento. Il volume si articola, come di consueto, in tre parti. Nella prima viene impostato il problema nei suoi termini teorici e nella sua dimensione empirica, con uno sguardo alla storia della scuola italiana, alla specificità del docente di scuola cattolica e al contesto europeo; la seconda parte espone i risultati di una ricerca sugli insegnanti delle scuole cattoliche italiane; la terza esplora le categorie che emergono dalla ricerca (la vocazione educativa, le caratteristiche delle insegnanti di scuola dell'infanzia; le proposte che potrebbero rendere più efficace la formazione dei docenti). L'appendice statistica aggiorna all'anno scolastico 2019-20 i principali parametri che descrivono lo stato delle scuole cattoliche in Italia.
Tutto il mondo della scuola, anche in Italia, è stato investito dall'emergenza sanitaria, che ha coinvolto ogni fascia d'età, dai bambini delle scuole dell'infanzia (e addirittura degli asili nido) agli studenti universitari. Il Rapporto annuale del Centro Studi per la Scuola Cattolica, articolato in tre parti, intende offrire spunti importanti per riorientare il nostro futuro e per dare un senso a tutto ciò che abbiamo vissuto. La prima parte esamina il quadro complessivo della situazione e affronta i problemi organizzativi e le prospettive per un rinnovamento effettivo del sistema scolastico nel suo insieme, facendo tesoro di questa esperienza per rilanciare alcuni aspetti essenziali dell'essere scuola. La seconda parte presenta i risultati di una ricerca sul campo, condotta fra i coordinatori educativi e didattici delle scuole cattoliche per descrivere attraverso la loro diretta testimonianza e valutazione come è stata vissuta la pandemia e quale futuro si prospetta per un settore da tempo in crisi. La terza parte raccoglie una serie di buone pratiche offerte a scuole distribuite su tutto il territorio nazionale. Sono la testimonianza concreta di ciò che si è fatto e dello spirito costruttivo con cui tanti insegnanti hanno saputo reinventare la propria professionalità, in nome del servizio educativo agli alunni. I dati statistici che chiudono il volume documentano, in maniera tempestiva, le principali dinamiche delle scuole cattoliche italiane in questo difficile anno scolastico.
Un'importante raccolta di contributi, che nasce dal desiderio di mettere nero su bianco le molteplici riflessioni che in questi anni si sono susseguite attorno al tema degli oratori salesiani, nella seconda decade degli anni duemila. La questione centrale dell'intero volume ruota attorno all'azione educativa, cuore pastorale degli oratori. Particolare attenzione si è data nel raccogliere le caratteristiche, i bisogni, i valori e le preferenze dei giovani nella fascia d'età di 18-28 anni. Un volume ricco di speranza perché convinti che né le strutture, né i progetti salveranno gli oratori, ma la qualità delle relazioni tra generazioni. Un'alleanza da costruire, custodire e mettere a servizio della missione verso i più piccoli.