
Proseguendo nel grande panorama iniziato con la "Storia sociale della conoscenza", in questa nuova sintesi Peter Burke esplora le trasformazioni che hanno investito il mondo del sapere dalla fine del Settecento a oggi. Dopo aver illustrato le forme peculiari che la raccolta delle informazioni e i metodi per analizzarle assumono nell'età contemporanea, l'autore mostra come, contrariamente all'idea di una continua crescita, l'aumento esponenziale delle informazioni generi anche una perdita di conoscenze e una progressiva frammentazione del sapere. Infine disegna una geografia, una sociologia e una cronologia dei cambiamenti.
In genere gli storici preferiscono ricostruire il passato sulla base di testi e documenti scritti, dati politici, economici o statistici, in alcuni casi testimonianze orali. Ma cosa sarebbe la storia del fascismo o dello stalinismo se non conoscessimo le immagini usate per la propaganda? Quale sarebbe il giudizio su conflitti recenti come il Vietnam senza le testimonianze lasciateci dai reporter di guerra? E risalendo più indietro nel tempo, come potremmo scrivere la storia della vita quotidiana o delle abitudini alimentari dei nostri antenati senza considerare le rappresentazioni visive che ci sono state tramandate? O una storia dell'Antico Egitto che prescinda dallo studio delle pitture tombali? Attraverso un affascinante excursus nei secoli, ricco di esempi tratti dalla storia antica e moderna, europea ed extraeuropea, Peter Burke dimostra come l'uso delle immagini possa arricchire in modo decisivo la nostra conoscenza del passato e del presente. Un ritratto, una statua, un'iscrizione, un arazzo - o più di recente una fotografia o un film - possono rappresentare "prove storiche al pari di quelle più tradizionali, e ci aiutano a comprendere meglio eventi e contesti a noi vicini o lontani.
Le storie possono giocare un ruolo importante nella terapia con bambini e adolescenti, perché li aiutano a focalizzare meglio gli obiettivi e ad affrontare meglio le difficoltà della vita. In alcuni casi, addirittura, le favole risultano essere l'unico modo per far loro affrontare determinati temi che non vogliono discutere direttamente. Primo di due volumi, questo libro raccoglie 50 storie, dedicate a bambini e adolescenti, sulle difficoltà più comuni che si incontrano crescendo. Scopo dei racconti è aiutare i ragazzi ad acquisire le competenze che permetteranno loro di crescere serenamente: sapersi prendere cura di sé, riuscire a modificare il proprio comportamento, imparare a gestire le relazioni e le emozioni.
Le storie possono giocare un ruolo importante nella terapia con bambini e adolescenti, perché li aiuta a focalizzare meglio gli obiettivi e ad affrontare meglio le difficoltà della vita. In alcuni casi, addirittura, le favole risultano essere l'unico modo per far loro affrontare determinati temi che non vogliono discutere direttamente. Secondo volume di due, questo libro raccoglie 50 storie, dedicate a bambini e adolescenti, sulle difficoltà più comuni che si incontrano crescendo. Scopo dei racconti è aiutare i ragazzi ad acquisire le competenze che permetteranno loro di crescere serenamente: imparare a pensare positivamente, sviluppare le life skills e le abilità di problem solving e saper gestire i periodi difficili della vita.
Perché la psichiatria ci attrae e spaventa allo stesso tempo? Alcuni terapeuti affermano che il fascino della psichiatria è dovuto al fatto che la malattia mentale dà volto e forma ai nostri demoni interiori: vediamo nella depressione una versione amplificata delle nostre tristezze, o assistiamo alla plateale ed esagerata perdita di controllo di uno squilibrato consapevoli (magari inconsciamente) di avere inibizioni che abbiamo paura, o il desiderio nascosto, di abbandonare. Quella della psichiatria è una storia travagliata, durante la quale i progressi della medicina e della scienza hanno sempre dovuto fare i conti con i risvolti sociali della malattia, con il pregiudizio e la paura del "diverso", scontrandosi continuamente con quel bellissimo mistero irrisolto che è l'essere umano. Una sfida che si è rinnovata ad ogni scoperta, perché la ricerca di ciò che significa "essere veramente umano" ha imposto un continuo ripensamento delle questioni filosofiche irrisolte (il libero arbitrio, il dualismo mente-cervello, il rapporto tra autonomia personale e obblighi sociali) che di solito mettiamo da parte per riuscire a vivere la nostra vita.
Giochi infantili, abbigliamento, linguaggio, ruoli sociali: in tutte queste dimensioni, e in moltissime altre, il genere (l'identità sessuale) connota le nostre vite in modo multiforme, più o meno sottile, più o meno eclatante, al punto che finisce per essere considerato come un dato "naturale" e per scomparire ai nostri occhi. Ma l'esperienza esistenziale e sociale dell'essere uomo e quella dell'essere donna sono tutt'altro che scontate e certamente non riconducibili al mero fattore biologico. Riconoscere l'influenza dei fattori psicosociali nelle differenze di genere è dunque il primo passo non solo verso una comprensione meno univoca dei rapporti interpersonali, ma anche verso possibili strategie di cambiamento.
A partire dal contesto storico e dal rapporto tra neri e bianchi negli Stati Uniti degli anni Cinquanta del Novecento, dal contributo della comunità femminile di Montgomery e di alcuni altri predecessori, l'introduzione di Rufus Burrow Jr. alla vita, al pensiero e all'impegno sociale e politico del grande pastore nero Martin Luther King, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, ne mette in luce le battaglie e gli studi - in particolare quelli teologici, che tanto influenzarono il suo percorso e impegno pubblico -, l'evoluzione verso la nonviolenza gandhiana nonché le posizioni rispetto a razzismo, sfruttamento economico, guerra, rapporti tra i sessi, pena di morte e omosessualità. «Sarebbe un errore sostenere che Martin Luther King fosse un attivista sociale più che un pensatore. Era sia un pensatore sia un attivista sociale. Non tentò mai di separare le idee (accademiche) dall'attivismo (di strada). Anzi, mise sempre le sue idee migliori al servizio delle campagne di non cooperazione, lasciando che il suo pensiero si formasse e trasformasse grazie alla prassi, perfezionando quest'ultima grazie a idee ben meditate. Nonostante il dottorato in teologia sistematica, gli fu sempre più chiaro che la sua reale vocazione era quella di mettere in pratica un'etica teologica e sociale. Si sentiva chiamato ad applicare tutto ciò che aveva appreso per la costruzione di una "casa mondiale" basata sul principio divino di amore e giustizia universali»
"I segreti di Inferno" ci accompagna in un viaggio alla scoperta delle verità nascoste tra le pagine del romanzo di Dan Brown. Dan Burstein e Arne de Keijzer, i massimi conoscitori dell'universo storico-esoterico creato da Brown, hanno riunito ancora una volta la loro squadra di "cacciatori di segreti" per svelare i retroscena dell'ultima avventura di Robert Langdon. Grazie al contributo di esperti nei vari campi toccati dalla narrazione dalla critica dantesca alla demografia, dalla medicina alle tecnologie, dalla storia dell'arte alla simbologia -, ci aiutano a capire meglio i riferimenti letterari, i simboli, i fatti storici, i concetti filosofici e le opere d'arte che Brown ha inserito nel suo libro. Offrono, inoltre, originali spunti di riflessione e di approfondimento sulle questioni più provocatorie sollevate da Inferno: quanto sono fondate le idee del transumanesimo? L'umanità è davvero destinata a soccombere a causa della sovrappopolazione? E dov'è il limite tra realtà e fantasia nella storia raccontata dall'autore? "I segreti di Inferno" presenta anche spiegazioni chiare sulla Divina Commedia, sulle idee che circolavano a Firenze alle soglie del Rinascimento e sul modo in cui possono aiutarci a leggere il presente.
Pedagogia generale è uno degli insegnamenti fondamentali per coloro che si orientano verso l'ambito educativo, in tutte le sue molteplici espressioni. Questo volume, attraverso un'esposizione articolata e sistematica, è uno strumento essenziale per introdurre alla disciplina gli studenti del Corso di Laurea in Scienze della formazione primaria. Nella prima parte si esplora la dimensione storica (dalla Riforma luterana alla Rivoluzione scientifica, dall'Illuminismo al Risorgimento e ai nostri giorni) della scuola dell'infanzia ed elementare. Si passa poi all'analisi dei nodi epistemologici collegati alla pedagogia, «disciplina impegnata a riflettere teoricamente sul valore e sul significato della formazione per la persona» e a proporre, di conseguenza, progetti per l'educazione, la famiglia e la scuola. Completa il testo un percorso tematico di pedagogia dello sviluppo nel quale si riflette sul cammino dell'infanzia che nasce, e si forma come persona completa, in quella comunità umana dell'accoglienza capace di orientare culturalmente nel mondo, favorendo esperienze in cui le idee di ragione, giustizia e bellezza compongono lo spessore etico-sociale della Bildung.
Una donna singolare - dall'enigmatica Penelope, alla perturbante Gertrude, alla Donna fatale di Pirandello, da una parte, e la figura di un padre - che sia quella del burbero Principe del Manzoni, del Padre dell'Uomo dei Topi dall'altra, si alternano e a volte s'incrociano nei vari capitoli di questo libro, per giocare la stessa funzione che tenta ogni volta di esplicarsi nella regolazione di ciò che, nell'essere dotato di parola, fa fallire il rapporto con l'altro sesso. Secondo l'autore, che abbia o meno radice nell'odio, ogni affetto è riconducibile all'originario amore assoluto per il Padre.
Per tutti gli anni del suo insegnamento Lacan si è impegnato a formalizzare una teoria psicanalitica, sforzandosi di riportare le nozioni della clinica entro uno spazio asettico, ritagliato sul modello della matematica. Il suo scopo non era propriamente quello di accreditare la psicanalisi come una scienza, quanto di costituire un corpus dottrinale trasmissibile, senza indulgere ad uno psicologismo intuitivo, che si prestava a facili deviazioni verso l'omologazione del senso comune. Per questa via egli pervenne, attraverso la strutturazione di un discorso propriamente psicanalitico, ad un'elaborazione teorica non auto-referenziale, che richiedeva di essere sempre mantenuta ad un elevato livello di tensione formale. Ne deriva per la psicanalisi, che per se stessa si configura come una pratica artigianale, l'esigenza ineliminabile del sostegno di una dottrina. Paradossalmente è proprio il rigore teorico della dottrina a permettere alla psicanalisi di mantenere ciò che costituisce il suo pregio, il legame a filo doppio che, nella pratica, connette la sua trama con il sapere inconscio. Freud non scrisse mai un vero e proprio manuale di tecnica psicanalitica. Che lo facesse era forse auspicato da chi intendeva ricondurre la novità rivoluzionaria dell'invenzione freudiana in termini di scientismo terapeutico, appellandosi ai voti dello stesso Freud che, a giusto titolo, rivendicava alla psicanalisi il diritto di cittadinanza nell'ambito delle scienze vigenti a quel momento.