
Quale influsso ha esercitato la Bibbia sulla letteratura mondiale? Nell’analisi di opere letterarie, anche a livello di studi accademici abitualmente teniamo poco conto dei riferimenti alla Bibbia. Forse perché la nostra familiarità con le Scritture ebraico-cristiane è sempre più scarsa.
In questo suo originale lavoro – una storia della ricezione letteraria della Bibbia – Karin Schöpflin espone il contenuto, la forma e il messaggio di singoli scritti biblici e, operando una scelta tra opere “classiche” della letteratura occidentale pubblicate fino alla metà del XX secolo, mostra come poeti e scrittori hanno recepito modelli narrativi, temi, motivi e personaggi tanto dell’Antico quanto del Nuovo Testamento. Contribuendo, lungo i secoli, a renderli ancor di più patrimonio culturale dell’intera umanità.
Questo libro si fa apprezzare per la sua spiccata valenza pluridisciplinare. Per chi si interessa di letteratura stimola a percepire molteplici collegamenti, riferimenti, rielaborazioni, riutilizzi, allusioni e tracce bibliche nelle opere qui prese in considerazione, e di conseguenza conduce ad apprezzare la rilevanza ininterrotta del “grande codice della cultura occidentale” per la letteratura. Per chi si interessa di teologia e di scienze bibliche mette retrospettivamente in nuova luce, attraverso le opere letterarie che li hanno recepiti, non pochi testi biblici.
Economista di formazione, Juliet B. Schor è docente di Sociologia al Boston College. In questo libro Schor analizza come un impegno di marketing enorme per dimensioni, campo d'azione ed efficacia, abbia creato una generazione di "bambini commercializzati". Ne esce uno studio quasi terrorizzante di quello che stanno diventando i nostri figli, sotto gli attacchi di un marketing spietato e privo di scrupoli. Ma è anche un invito a genitori e insegnanti a reagire, con indicazioni positive.
Secondo Peter Fonagy l'opera di Schore ha "radicalmente trasformato la nostra comprensione psicoanalitica dei disturbi psicologici". La questione di come e perché le prime relazioni della vita abbiano un'influenza così straordinaria su tutto ciò che avverrà in seguito va molto oltre ogni previsione della psicoanalisi degli inizi e costituisce un problema fondamentale non solo per la disciplina di Freud ma per tutte le scienze umane. Come fanno le esperienze precoci, specialmente le esperienze affettive vissute con chi si prende cura dell'infante nei primi momenti di vita, a organizzare i modelli di crescita strutturale che hanno come esito l'espansione delle capacità funzionali dell'individuo in via di sviluppo? Per Schore, la possibilità dell'infante di sintonizzarsi con la mente di altre persone si rivela fondamentale per la maturazione dei circuiti cerebrali che mediano le sue capacità di autoregolazione: la relazione madre-bambino produce dunque veri e propri cambiamenti cerebrali. Questo studio, che fa parte di una trilogia sul rapporto tra regolazione affettiva e organizzazione del Sé, affronta i temi cruciali dello sviluppo della mente, analizzando e illustrando con approccio interdistiplinare i possibili apporti delle neuroscienze alla psicoanalisi e alla psicoterapia.
Il sé non è una struttura isolata, ma un sistema dinamico che fonda le proprie basi nelle relazioni interpersonali formate nella primissima infanzia tra il bambino e la sua principale figura di accudimento. Insieme al suo volume gemello, "La regolazione degli affetti e la riparazione del sé", questo libro rappresenta la summa dell'ambizioso lavoro interdisciplinare del neuropsichiatra americano sulla neurobiologia dello sviluppo emotivo. Partendo dalla teoria dell'attaccamento di Bowlby, Schore ha formulato una propria 'teoria della regolazione', che da Bowlby prende le mosse ma acquista un nuovo spessore scientifico grazie all'incessante confronto empirico con discipline confinanti: neuroscienze, psichiatria, psicologia, biologia comportamentale, studi sociali, studi sul trauma, psicologia clinica. Nella prima parte, dedicata alle neuroscienze dello sviluppo affettivo, Schore illustra con dovizia di dati l'impatto positivo che hanno le prime comunicazioni affettive sull'organizzazione di un sistema di controllo nell'emisfero destro del cervello in formazione del bambino. Nella seconda parte del volume, incentrata sulla neuropsichiatria dello sviluppo, l'autore esamina l'incidenza negativa che i traumi relazionali della prima infanzia possono avere sul percorso di sviluppo del cervello destro, generando predisposizioni a psicopatologie e disturbi di personalità.
Cari E. Schorske, uno dei massimi studiosi contemporanei della cultura mitteleuropea, propone un'analisi della Vienna asburgica tra fine Ottocento e inizi Novecento: una città che è stata epicentro di quella vasta disgregazione politica e sociale cui l'autore attribuisce l'origine di gran parte del pensiero e dell'arte moderni. È di questo periodo infatti la nascita della psicoanalisi con Freud, la rottura - in musica con Schönberg e in arte con Klimt e Kokoschka - di tradizioni e incrostazioni decorative del passato. Analogo fenomeno si verifica in letteratura, dove l'opera di Schnitzler e Hofmannsthal riflette rivelatrici connessioni tra crisi della morale borghese e implicazioni psicoanalitiche.
Mai l'Unione Europea era stata più discussa: dopo oltre cinque anni di crisi, il progetto europeo si trova davanti alla reale possibilità del fallimento. Ma cosa succederebbe se finisse l'esperienza dell'euro, o addirittura quella dell'Unione? Possibile che il vincolo sovranazionale che da oltre sessant'anni garantisce la pace nel nostro continente, per secoli devastato dai conflitti interni, sia oggi caduto così in basso nella stima del cittadini europei? Martin Schulz, rispettato ma a sua volta discusso presidente dell'Europarlamento, ci esorta a non ascoltare le sirene degli euroscettici, dei populisti di destra che prendono piede in tutta Europa, né di quei governi ancora convinti che gli interessi nazionali siano prioritari rispetto a quelli europei. Smantellare la costruzione dell'UE o anche solo bloccarne lo sviluppo, come dimostra in questo saggio, sarebbe una catastrofe. In epoca di globalizzazione e mercati finanziari "selvaggi", lo Stato-nazione è un'illusione per nostalgici, un anacronismo che rischia di sprecare l'enorme potenziale del nostro continente unito. L'Europa, infatti, è forte, di questo il presidente è convinto: lo è la nostra moneta, nonostante la crisi, la nostra produzione, specie nel caso di alcune eccellenze, e soprattutto il nostro modello sociale solidale, che è ammirato a livello planetario. Certo, per fare dell'Europa un attore decisivo anche nel XXI secolo servono indubbiamente delle riforme, soprattutto istituzionali.
Come siamo giunti a considerare "normale" ciò che avviene sotto i nostri occhi giorno dopo giorno? La mercificazione dei rapporti umani, la polarizzazione crescente fra ricchi e poveri, la pressione incontenibile dei rifugiati alle porte dell'Europa, lo sfruttamento neocoloniale di ampie parti del pianeta per nutrire il benessere dell'Occidente, sedicente "vincitore assoluto" della Storia: di tutto ciò andrebbe piuttosto colta l'"assurdità", se solo sapessimo prenderne coscienza. Ingo Schulze, che ha sperimentato il passaggio dal socialismo reale al capitalismo globale, si serve in questi testi della propria esperienza biografica per approdare a una riflessione senza sconti sulle contraddizioni del presente.
In occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma viene pubblicato il testamento politico di Robert Schuman, a cui il Parlamento Europeo assegnò il titolo di "padre dell'Europa". Questi scritti colpiscono per la sintesi, rara in un uomo politico, tra la profondità dell'ideale e la lucidità della visione per raggiungere la pace attraverso la solidarietà, la prosperità, la sovranazionalità dell'Europa unita nella diversità.
Questo breve saggio appartiene all'opera più matura di Schutz e bene esplicita l'oscillazione della riflessione degli anni americani tra "pure theory" e "applied theory". Come anticipa il sottotitolo, "A Study in Social Relationship", l'interesse principale è quello di avviare una ricerca sulla struttura dell'interazione sociale e dimostrare che molte forme di comunicazione, dalle relazioni face to face alle più complesse mediazioni, possono essere spiegate solo in funzione del reciproco sintonizzarsi. La musica è quindi il tramite che Schutz qui sceglie per introdurci alla varietà dei problemi che ruotano intorno alla costituzione intersoggettiva della realtà. Pubblicato dall'Autore nella rivista "Social Research" (1951), e poi inserito nei "Collected Papers" vol. II , "Making music together" è qui riportato nella sua prima traduzione integrale in italiano, introdotto dal curatore che discute l'originalità di un progetto teso a far luce sull'aspetto non concettuale interno ad ogni forma di comunicazione e/o scambio sociale e l'applicabilità della teoria elaborata da Schutz, ai fini dell'orchestrazione della vita quotidiana.