
Il cibo, i modi di cucinarlo e consumarlo possono narrare un paese meglio di tante cronache storiche. E proprio oggi che in Italia la cucina è la regina della programmazione televisiva, è importante ritrovarne la memoria. Perché la (buona) tavola è un fatto sociale e culturale, è appartenenza e ricordo, la rappresentazione più intima della nostra identità, tanto che non è azzardato affermare che molti mutamenti del nostro paese possono essere letti attraverso il cibo e la sua preparazione. "Fornelli d'Italia" è un viaggio nel tempo e nei tempi della nostra terra, alla scoperta di come e quanto sia cambiata l'Italia da quel fatidico 1861 in cui siamo diventati nazione. Un viaggio raccontato da un punto di vista originalissimo, quello delle molte straordinarie cuoche che si sono avvicendate nelle cucine delle nostre case. Infatti, mentre la gastronomia, colta e raffinata, è da sempre descritta da quegli stessi uomini che la interpretano (i grandi chef che oggi spopolano come vere star), il quotidiano "far da mangiare", costruito silenziosamente e meticolosamente dalle donne, non ha mai avuto celebri cantori. Con occhi femminili, quelli delle padrone dei fornelli, Stefania Aphel Barzini riscrive la storia d'Italia attraverso il cibo. Una storia che, come in un gioco di scatole cinesi, ne racchiude molte altre, ricche di personaggi sorprendenti, di aneddoti, di ricette narrate anche grazie all'aiuto della pubblicità, dei film, dei giornali e delle riviste dell'epoca.
Si sarà proprio chiamata Esther quella bisnonna che, nella Kiev del 1941, chiese fiduciosa a due soldati tedeschi la strada per Babij Jar, la fossa comune degli ebrei, ricevendone come risposta un distratta rivoltellata? Forse. E dell'intera famiglia, dispersa fra Polonia, Russia e Austria, che cosa ne è stato? Il monolite sovietico conosceva l'avvenire, non la memoria. Per ricostruire quella ramificata genealogia, quel vivace intreccio di culture e di lingue - yiddish, polacco, ucraino, ebraico, russo, tedesco -, Katja Petrowskaja intraprende, sulle tracce degli scomparsi, un intenso viaggio a ritroso nella storia di un Novecento sul quale incombono la stella gialla e quella rossa, e in cui si incrociano i destini di memorabili figure: la babuska Rosa, incantevole logopedista di Varsavia, che salva duecento bambini sopravvissuti all'assedio di Leningrado; il nonno ucraino, prigioniero di guerra a Mauthausen e riemerso da un gulag dopo decenni; il prozio Judas Stern, che spara a un diplomatico tedesco nella Mosca del 1932, e dopo un processo-farsa viene spedito "nel mondo della materia disorganizzata"; il fratello Semén, il rivoluzionario di Odessa, che passando ai bolscevichi cambia in Petrovskij un cognome troppo ebraico... Ma indimenticabili protagonisti sono anche i paesaggi: l'immane pianura russa invasa dai tedeschi e le città della vecchia Europa: Kiev, Mosca, Varsavia, Berlino. E i ghetti, i gulag e i lager nazisti.
Caravaggio affascina, commuove, esalta, attrae da secoli con opere meravigliose e avventure mozzafiato. Seguendo le tappe della sua esistenza ci si addentra in una vita da romanzo. Dalla nascita a Milano agli esordi romani; dalla vita a Palazzo Madama alle notti brave nel quartiere delle prostitute; dall'omicidio di Ranuccio Tomassoni al soggiorno a Napoli; fino alla misteriosa morte, nel luglio del 1610. Ma è dietro le vicende maggiormente note che si nascondono gli episodi più interessanti: Caravaggio scoperchiò tetti, prese a sassate una porta, scrisse versi infamanti contro un rivale, offese continuamente i "birri" del quartiere dove viveva. Trascorse molte notti in carcere e altrettante nelle dimore immensamente ricche di cardinali e nobili. Era capace di dipingere quadri immensi, pieni di religiosità e tormento, e poi di andare all'osteria con cortigiane e compagni di bravate e di lanciare un piatto di carciofi in faccia a un cameriere. Sono solo alcune delle storie che alimentano la leggenda dell'artista maledetto. Caravaggio è tutto questo: è genio e vita dissipata, è profondità di pensiero e cultura, ma anche impeto e testardaggine. Un viaggio sulle tracce del genio di Caravaggio: da Roma a Napoli, da Malta alla Sicilia. Forse non tutti sanno che... ...nei primi anni a Roma Caravaggio era povero e rischiò di morire ...Caravaggio visse nel palazzo del senato e divenne il pictor praestantissimus ...Caravaggio uccise un uomo ...Caravaggio visse a Napoli ...Caravaggio divenne cavaliere di Malta ...Caravaggio fuggì in Sicilia ...Caravaggio si rifugiò di nuovo a Napoli e fu sfregiato ...la morte di Caravaggio è un mistero.
Reduce dalla deportazione ad Auschwitz e Ravensbrück, l'undicenne Ceija Stojka giunse nel campo di concentramento di Bergen-Belsen al principio del 1945. Vi sarebbe rimasta - insieme alla madre e ad altri parenti - fino all'aprile dello stesso anno, quando il lager venne liberato dai soldati dell'esercito britannico. Di lì a poco poté intraprendere il lungo viaggio per tornare nella sua città, Vienna. Dopo oltre mezzo secolo, l'ormai settantenne Ceija Stojka ricorda i mesi trascorsi a Bergen-Belsen. Descrive senza enfasi la spaventosa quotidianità - l'onnipresenza della morte, il tormento della fame, le violenze subite, la ferma volontà di sopravvivere - e ce ne restituisce un'immagine vivida. Pur avendo visto di quali crudeltà gli esseri umani sono capaci, le parole di Ceija Stojka non tradiscono odio né amarezza. Da esse traspare piuttosto un ostinato interrogarsi su un aspetto: come hanno potuto, tanti uomini, mettersi così ciecamente nelle mani di un altro uomo, di un regime sanguinario? Il suo racconto non fornisce risposte al riguardo ma trae esplicitamente origine da una impellente necessità: ricordare per combattere la sopraffazione e l'oblio, poiché ciò che è stato può ripetersi.
Quanto abbiamo bisogno degli altri e quanto ne temiamo il coinvolgimento in un'epoca dominata dall'apparenza e dalla velocità? Dove passa il confine tra amore e paura? Thomas Leoncini esplora i cambiamenti delle relazioni nella nostra effimera società liquida riprendendo il filo interrotto di un lavoro iniziato scrivendo con Zygmunt Bauman il bestseller internazionale "Nati liquidi". Arriva così a tracciare una sorta di breve filosofia della vita quotidiana in chiave autobiografica, dove tra confessione e riflessione, storie, metafore e letteratura, affronta le trasformazioni di un mondo dominato dal web, dalla mutazione tecnologica del corpo, dall'aggressività riversata sui social, dai nuovi costumi sessuali. Attraverso la storia delle idee della psicologia e della sociologia, si fa strada un messaggio chiaro e potente per le nuove generazioni e per tutti coloro che cercano di navigare nello stretto pericoloso tra amore e invidia, isolamento e comunità. "Forte come la vita, liquido come l'amore" è allo stesso tempo un manifesto e un appello sull'urgenza di prenderci cura degli altri. Ma anche per capire meglio noi stessi e comprendere l'importanza della guarigione in un tempo guidato dal profitto e dalla tecnologia. Introduzione del Dalai Lama.
"In un mondo che è al contempo da crepacuore per l'orrore che presenta e mozzafiato per la bellezza che mostra, è davvero sacrosanta la ragione per andare in cerca di questa grande forza ammaestratrice nota come Nostra Madre. Per volerla trovare e restarle vicino." Così inizia il nuovo libro di Clarissa Pinkola Estés, un viaggio nell'universo femminile più profondo: quello spirituale. Dopo aver stimolato il risveglio della Donna Selvaggia attraverso racconti, fiabe e miti, la psicoanalista junghiana che ha conquistato milioni di lettrici con "Donne che corrono coi lupi" ci guida adesso alla scoperta dell'aspetto più intimo della psiche femminile, quello legato alla spiritualità intesa come forza creativa e feconda. In tutte le religioni e culture ancestrali, infatti, esiste una potenza fertile e prolifica riconosciuta come Grande Madre, nel cui grembo il mondo è stato concepito e a cui tutti apparteniamo. Una Grande Madre, benedicente e compassionevole, che accetta e supera la sfida di affrontare il mondo così com'è, bello e terribile allo stesso tempo.
Questo libro di Bettleheim è diventato un classico delta psicologia, una pietra miliare nello studio della schizofrenia e in particolare di quella sua forma grave e precoce che è l'autismo. Bettletheim ha scelto, dalla sua esperienza di terapeuta, alcuni dei casi meno curabili: non ha voluto celebrare le vittorie della medicina, ma mostrare, nelle sue manifestazioni più virulente e radicali, l'essenza della malattia. Quelle che narra sono esperienze emotive e intellettuali profonde, attraversate da domande e da dubbi che coinvolgono chi cura e chi è curato.
Pressati da vent’anni di campagne mediatiche da parte di una destra ostile e di una sinistra che sembra unita solo nell’appoggio alla magistratura, pensiamo che l’amministrazione della giustizia sia oggi votata al controllo dei poteri forti e resti a volte l’unico argine di fronte all’arroganza della politica: abbiamo sotto gli occhi maxi processi di mafia, inchieste sulla corruzione, indagini sulle condizioni di lavoro... Ma forse si tratta solo di un’illusione. In quest’analisi lucida e senza sconti Livio Pepino, protagonista di quarant’anni di magistratura nel nostro Paese, spiega come, a dispetto di quanto ci viene raccontato, i risultati della giustizia nel contrasto dei poteri forti sono in realtà assai ridotti e, nell’ultimo decennio, in costante diminuzione. Al contrario, nel generale disinteresse, le carceri continuano a riempirsi delle fasce più deboli della società: migranti, tossicodipendenti, manifestanti senza copertura politica. Una deriva autoritaria che sembrava superata e che sta invece tornando con forza. Pepino lancia così un allarme di estrema serietà: perché si può e si deve immaginare una giustizia davvero uguale. È un obiettivo che riguarda tutti noi.
Livio Pepino, magistrato fino al 2010, è stato sostituto procuratore, giudice minorile e consigliere della Corte di Cassazione. Già presidente di Magistratura democratica e componente del Consiglio superiore della magistratura, è oggi responsabile delle Edizioni Gruppo Abele, direttore della rivista “Questione giustizia” e presidente dell’Associazione studi giuridici Giuseppe Borrè.
Un gruppo di mercanti si incontra sulle due rive opposte del Volga ghiacciato; hanno paura a passare, allora si urlano le loro offerte e le loro richieste da una sponda all'altra. Ma le parole, essendo il fiume ghiacciato larghissimo, non raggiungono né gli uni, né gli altri, rimangono, ghiacciate per il freddo, in aria. Allora uno di questi mercanti, si avventura nel centro dell'immenso fiume e accende un grande fuoco che si alza fino a raggiungere le parole ghiacciate che scendono giù, a farsi comprendere, sia dagli uni che dagli altri. Simbolicamente, il fuoco è l'amore che crea il linguaggio comune, la vera unione tra gli uomini. (Una leggenda russa)
Raccolta di riflessioni per sfruttare al meglio le proprie risorse nei momenti difficili.
Vi sono delle grandi immagini primordiali, tramandate dalla letteratura e dall'arte, ma anche dal folklore popolare e dai sogni, che assumono le vesti di veri e propri "miti". Delle storie nelle quali ognuno di noi può cogliere un percorso conoscitivo e intuire una parabola esistenziale. Faust è sicuramente una figura che possiede siffatte caratteristiche; quasi fosse una metafora del nostro peregrinare esistenziale, l'immagine dell'anelito che ci spinge oltre l'apparenza, l'allegoria dell'anima che nel tormento del sapere si muove e si dibatte. Sprezzante dell'ombra e dell'oscurità; anzi consapevole del loro ruolo ineludibile e del loro fascino sontuoso. Perché solo nel buio e nella luce, nella loro coesistenza, è rintraccibile la penombra della verità.
Erich Fromm ha dedicato la sua vita a difendere la libertà umana in una società sempre meno a misura d'uomo: libertà di crescere, di sperimentare le proprie capacità, di amare. Questa scelta di pensieri, suddivisi per argomenti, concentra le riflessioni del grande psicanalista in un libricino che sa toccare le corde più profonde proprio grazie alla sua ammaliante semplicità.