
Si ripropone da tempo un ritorno al nucleare, ma si ignorano le scorie seppellite in giro per l'Italia che attendono da dieci anni un luogo adatto per lo stoccaggio definitivo. Nel resto d'Europa si chiudono gli inceneritori, in Italia si continua ad aprirne di nuovi, le discariche sono piene di rifiuti, le città sporche. Chi ci guadagna? Lo sfruttamento intensivo delle coltivazioni sterilizza i terreni, inquina e produce un cibo poco nutriente e con residui dannosi. Ma il modello alternativo esiste. Tre inchieste di Report indagano il tema ambiente da tre punti di vista differenti. A raccontarle le parole degli autori, che tra retroscena, smentite, esempi positivi e azioni concrete ci dimostrano che cambiare rotta si può, basta volerlo. Con un'appassionante prefazione di Miiena Gabanelli. Il DVD, di 180 minuti, contiene tre inchieste realizzate da Report. "L'eredità" di Sigfrido Ranucci, "L'oro di Roma" di Paolo Mondani e "II piatto è servito" di Michele Buono e Piero Riccardi. IL libro completa e aggiorna il DVD, ripercorrendo lo sviluppo delle inchieste, davanti e dietro le videocamere, con aggiornamenti e fuori onda. Milena Gabanelli firma la prefazione.
Che rapporto c'è tra la scuola e le nuove tecnologie? La risposta a questa domanda è risolta dallo studioso americano Neil Postman, che ha lasciato lavori fondamentali tra cui Ecologia dei media. La scuola come contropotere. Per rendere concreti il rapporto e la dialettica tra innovazione e tradizione, Postman ha sviluppato un confronto tra i due curricula, quello scolastico e quello dei media. Di qui la definizione attualissima data da Postman di Scuola come contropotere.
Auspicando un insegnamento come attività di conservazione la scuola non arretra ma recupera le radici cognitive ed eretiche su cui fondare il futuro dei nostri giovani.
Cosa significa guardare ai media con un approccio ecologico? Ce lo spiega Fausto Colombo, uno dei nostri più autorevoli sociologi della comunicazione, in questo suo libro dove analisi critica e prospettiva etica si integrano in un discorso puntuale e suggestivo insieme. I media nel loro complesso appaiono un ecosistema in continua evoluzione. Come ondate sempre più potenti, si riversano sul mondo prima i mezzi a stampa, poi la radio e la televisione, poi ancora la prima digitalizzazione e l'utopia di internet, per arrivare oggi alle grandi piattaforme, macchine algoritmiche la cui benzina è costituita dai comportamenti degli utenti. Un ecosistema, quest'ultimo, che produce effetti sulla vita sociale e che, oltre a offrire straordinarie opportunità, può anche letteralmente inquinare il nostro universo simbolico, come fanno i discorsi d'odio e le false verità circolanti sui social, che le piattaforme non sembrano completamente in grado di limitare. Ma praticare un'ecologia dei media significa anche preoccuparsi di agire per migliorare le relazioni interpersonali e il rapporto con il mondo attraverso i media, non limitandoci a seguire, in modo spesso ingenuo, le impronte del progresso tecnologico o delle leggi del mercato e cercando invece di reagire alla saturazione dei nostri tempi e dei nostri spazi vitali. Perché è arrivato il momento di fermare la frenesia 'social' e di guardare come i nostri avatar o nickname ci parlano di noi stessi in quanto umani. Dopo averci guidato attraverso le riflessioni teoriche e le pratiche quotidiane che promuovono una rinnovata sensibilità etica nell'uso dei media, Colombo ci propone un 'manifesto per una comunicazione gentile', dove gentile sta certamente come invito ad abbassare i toni tornando al garbo della conversazione faccia a faccia e al rispetto degli interlocutori, ma sta anche e soprattutto come richiamo alla gens cui tutti apparteniamo, alla nostra unica famiglia, la specie umana, che, sola fra tutte le specie, attraverso la comunicazione può pensare se stessa oltre il presente, in continuità con le generazioni passate e con lo sguardo aperto sulle future. Una possibilità straordinaria e preziosa, e ora fragile più che mai nelle nostre mani.
Il campo dei media è stato studiato in prevalenza dal punto di vista sociale, culturale e politico, più raramente si sono considerati i suoi aspetti economici. Ma le dimensioni e le funzioni delle imprese che operano nel campo dei media hanno ormai raggiunto una rilevanza tale da imporre una maggior attenzione anche a questi aspetti. Il libro offre alcuni strumenti essenziali per capire e valutare la rilevanza dell'economia nel complesso mondo dei media mettendo in evidenza alcuni caratteri generali e analizzando alcuni settori specifici. I caratteri generali sono trattati nei primi quattro capitoli del libro, che inizia con la definizione dell'ambito occupato dai media e del loro ruolo all'interno dell'industria della comunicazione che comprende anche le telecomunicazioni e l'informatica. Poi si prosegue con l'analisi dei fattori che distinguono l'economia dei media da quella degli altri settori economici e con quella dei maggiori trend che hanno caratterizzato su scala internazionale le imprese e i mercati di riferimento. Il terzo capitolo riguarda le forme dei mercati dei media e le loro caratteristiche attuali e l'ultimo capitolo affronta il tema della pubblicità che oggi è la principale fonte di finanziamento di questo sistema. La seconda parte del libro entra nel merito di settori più specifici, dall'industria della stampa quotidiana all'editoria libraria, dal cinema alla televisione e ai nuovi media digitali
Dopo la caduta del Muro di Berlino e il fallimento del socialismo reale e della pianificazione statale centralizzata, l'economia capitalistica di mercato è diventata il modello dominante, se non esclusivo, di organizzazione delle società contemporanee. Ma, come dimostra la crisi finanziaria globale che da circa un decennio ha drammaticamente peggiorato le condizioni di vita di milioni di persone, la prevalenza del profitto e dell'interesse privato sembra disegnare scenari molto diversi da quello di una comunità fondata sul principio della pari dignità dei cittadini e sul patto sociale della riduzione delle ineguaglianze. Che fine ha fatto, in questi ultimi decenni, la ricerca del bene comune, che dovrebbe essere il compito e il fine di una società giusta? E in che modo la teoria economica può contribuire al concreto perseguimento di questo obiettivo? Per rispondere a queste domande, l'economista premio Nobel Jean Tirole propone al lettore non specialista un singolare percorso all'interno della scienza economica che consente di individuare le politiche e le istituzioni che possono promuovere il bene comune - il cui punto d'arrivo è l'acquisizione delle informazioni necessarie per affrontare efficacemente le grandi sfide del nostro tempo. Sotto la sua guida sicura, le tante questioni che interrogano oggi l'umanità - la rivoluzione digitale, con i nuovi modelli economici a cui dà vita, l'innovazione tecnologica, la concorrenza e la regolamentazione settoriale - emergono in una luce inedita e, al contempo, si rivelano potenziali strumenti per superare alcune diffuse criticità del contesto attuale. Le soluzioni, sostiene con forza Tirole, esistono. Prima fra tutte, comprendere a fondo la semplice verità che la somma degli interessi individuali degli agenti economici non si tramuta in bene comune, grazie alle sole virtù del mercato, ma perché ciò accada è indispensabile l'intervento correttivo di un'istanza pubblica e regolatrice.
Dalle piccole e grandi biografie dei testimoni dell'evoluzione tecnologica, della globalizzazione, dei creativi che lavorano sui nuovi media, a partire dai blogger, tutti raccontano una storia relativamente nuova: oltre un certo limite non c'è più felicità nella crescita economica. L'aumento indefinito del consumo implica una spinta indefinita di lavoro necessario a finanziarlo e di tempo da dedicare all'attività professionale, a scapito delle relazioni umane. Proprio quelle relazioni che invece costituiscono il principale generatore di felicità. Ma la diffusione dei nuovi media digitali sta creando le condizioni di un ritorno alla dimensione della relazione tra le persone, del gratuito, della partecipazione. Occorre prenderne atto e trame le conseguenze per la progettazione sociale. In sostanza il sistema dei media ne esce trasformato. Se i media sono il massimo generatore di valore nella società dell'informazione, il sistema dei media è anche il settore che attraversa la più grande trasformazione.
"Si respira un'aria al cloroformio in giro per il paese. È come se la gente si alzasse tardi, crescesse di peso, indugiasse con il naso all'aria in vaghi pensieri. Molti cominciano a convincersi che sia inutile darsi da fare e guardare al futuro, molto meglio rimanere immobili e conservare il passato. Che cos'è che non funziona? Quale malattia ha colto i nostri connazionali? Perché le riforme trovano una sempre maggior schiera di accaniti oppositori? Si è messo in moto un meccanismo che può andare tranquillamente sotto il nome di 'economia della pigrizia'. Gli italiani hanno un alibi per chiamarsi fuori dall'interesse generale?"
Molte persone fanno molti lavori diversi e producono i beni che sono utili a tutto il villaggio, a tutta la città, a tutto il Paese. Molte persone producono, trasportano, scambiano. Tu che stai leggendo questo libro, fermati un attimo a pensare come hai potuto averlo: l'hai comperato da un libraio che ha un negozio... Età di lettura: da 8 anni.
Nel volume si affronta innanzitutto il rapporto economia/ambiente, quindi la microeconomia dell'ambiente e la macroeconomia, per concludere con il passaggio dall'economia dell'ambiente all'economia ecologica, di cui ne definisce i caratteri.
Nella vita di tutti i giorni non siamo quei razionali, fulminei e infallibili calcolatori di "utilità" che popolano i modelli economici. Grazie a un campionario di esempi, test, paradossi e a un linguaggio semplice e accessibile il testo insegnerà a riconoscere (e a correggere) i comportamenti irrazionali; e allo stesso tempo a non contare troppo sulla razionalità e a diffidare dei modelli troppo astratti degli economisti.
L'uso intensivo delle conoscenze nella produzione e l'aumento delle interdipendenze tra mercati locali e globali stanno radicalmente trasformando il panorama economico mondiale. Si tratta di tendenze epocali che sono oggi descritte da due termini chiave: globalizzazione e innovazione. I due fenomeni si rafforzano a vicenda, in un circolo, spesso virtuoso, altre volte vizioso, che modifica perennemente la struttura industriale. Il volume mostra come la globalizzazione e i processi innovativi contemporanei non abbiano ridotto il ruolo delle politiche economiche nazionali che, al contrario, sono quanto mai necessarie per garantire lo sviluppo di lungo periodo.