
Dai cani randagi crudelmente soppressi in Romania alle bambine cambogiane vendute per una notte ai nuovi ricchi cinesi, dal massacro degli yazidi in Siria a quello degli elefanti in Africa, questo libro racconta in presa diretta molti degli orrori che funestano il nostro pianeta. Le 'cose viste' da Pietro Del Re, da anni inviato di guerra, sono lo sterminio tra popoli e nazioni rivali e la violenza sull'ambiente e le sue creature più fragili, uccelli equatoriali o balene della Norvegia. Sono cronache, queste, che spaziano su più continenti, e senza distinzione di specie, con la convinzione che l'avvicinarsi il più possibile al dramma per ascoltare vittime e aguzzini, dannati e salvati, sia l'unico modo per smontare i meccanismi del Male, svelandone a volte gli ingranaggi meno visibili. Nel buio di tanto orrore brilla talvolta una scintilla di speranza nella tenacia, nel sorriso o nel coraggio di coloro che non si piegano davanti al crimine e all'ingiustizia. Sono loro che possono riscattare il mondo dall'abominio.
Viviamo in una realtà piena di contraddizioni. Oltre alla «fine della storia» ci è toccata anche la «fine della geografia»: il pianeta è diventato piatto e stereotipato. Eppure nel simulacro dell'esotico inseguiamo ancora la lontananza e i viaggi continuano a prometterci l'avventura. La globalizzazione ha appiattito differenze etniche e culturali, ma ogni giorno assistiamo al riemergere di nuove spinte nazionalistiche e tribali. Siamo succubi dei miti dell'istantaneità e dell'iperconnessione, i social e i blog hanno inaugurato una nuova stagione di egualitarismo a oltranza. Ma, senza che ce ne rendiamo conto, la facilità della tecnologia e l'accessibilità delle informazioni stanno modificando la vecchia idea di conoscenza, fondata sull'autorevolezza, sulla lentezza e sulla fatica dello scavo personale. Creiamo comunità virtuali per sentirci più vicini, eppure, quando dalle periferie del pianeta giungono fra noi persone cariche delle loro sofferenze, ci ritraiamo spaventati ed erigiamo muri, reali o simbolici che siano. La lontananza e la vicinanza costituiscono la sistole e la diastole di questa indagine appassionante di Franco Brevini alla scoperta del «sentimento dell'altro». Indagine in cui l'autore sviluppa una sorta di telemetria sociale e culturale ad ampio spettro, attingendo a una cassetta degli attrezzi interdisciplinare, che spazia dalla letteratura all'antropologia, dalla sociologia alla psicologia, fino alle nuove scienze maturate intorno al mondo digitale. In fondo a questo itinerario c'è la riscoperta del corpo, che può diventare antidoto ai processi di smaterializzazione, di crescente astrattezza, di anestesia dei sensi, che hanno investito la nostra vita quotidiana, ipotecando i rapporti con le persone, alterando la nostra percezione del tempo e inibendo l'esperienza dei grandi spazi del pianeta.
35.000 morti e mezzo milione di malati:
ogni anno sono queste le vittime
delle sostanze tossiche
che gli italiani mangiano e respirano.
6740 chilometri quadrati, un territorio più esteso
della Liguria: è la superficie complessiva delle aree
contaminate dai veleni nel nostro Paese.
15 milioni: sono le persone che in Italia vivono
in zone considerate a rischio sanitario.
Un disastro nazionale di cui nessuno vuole parlare,
una vera e propria industria
che coinvolge nomi di spicco.
E prospera sulla pelle dei cittadini.
Forse siete convinti di scegliere sempre il meglio, e al supermercato passate ore a selezionare prodotti “di qualità”. Ma nel cibo che mangiate, nell’acqua che bevete, nell’aria che respirate e nei cosmetici che vi spalmate sul corpo i veleni sono in agguato. Tra gli avvelenatori non ci sono solo camorristi, mafiosi e criminali risaputi. La categoria comprende anche personaggi insospettabili. Politici ufficialmente impegnati nella tutela dell’ambiente ma che, tra i beni di famiglia, possiedono aziende accusate di minare la salute dei dipendenti. Industriali milionari che confezionano i prodotti di marche famose con materiali scadenti e nocivi, vere e proprie bombe a orologeria per i consumatori. Sindaci e assessori che di fronte ad analisi inquietanti sulle sostanze tossiche contenute nell’acqua comunale preferiscono tacere “per non allarmare inutilmente la popolazione”. Responsabili delle bonifiche di aree gravemente contaminate, nel cuore dei nostri centri urbani, che lavorano solo per gonfiare il proprio portafogli, incuranti di chi in quelle zone vive o andrà a vivere. Sembra incredibile, ma succede di rado che queste storie clamorose trovino spazio nelle cronache di stampa e televisione. Ecco perché Emiliano Fittipaldi, una delle firme più giovani e agguerrite del giornalismo italiano d’inchiesta, ha intrapreso un viaggio che lo ha portato a raccogliere documenti esclusivi, atti giudiziari, testimonianze inedite e dati secretati. Sfidando con testardaggine i silenzi e le reticenze che finora ci hanno impedito di sapere, ha percorso la nostra terra da Trento a Priolo, via Milano, Roma, Napoli, Taranto e un’infinità di centri piccoli e grandi, per ricostruire l’immagine di un Paese in cui l’avvelenamento dei cittadini è solo il danno collaterale di un business senza pietà.
A chi lascia i suoi soldi un Papa? Come ha diviso il suo patrimonio Gianni Agnelli? Cosa scrivono i grandi personaggi del secolo nei giorni precedenti la loro scomparsa? C'è differenza fra ciò che pensa un grande artista o un re di fronte alla morte? A queste e ad altre domande risponde la nuova prova editoriale di Salvatore De Matteis. Si tratta di testamenti di poeti, scrittori, scienziati, attori, papi, re, condottieri: da Belli a Pirandello, da Franceschiello a Cavour e a Garibaldi, da Leone III a Giovanni XXIII, e via dicendo. Riportati integralmente e commentati opportunamente, i testamenti VIP soddisfano legittime curiosità e contengono elementi sorprendenti della personalità e della vita dei vari personaggi. Oltre agli aspetti patrimoniali, infatti, gran parte dei testamenti lasciano emergere la dimensione umana di questi personaggi. Una lettura curiosa e sorprendente, che svela le gioie e gli affanni dei grandi della storia.
I bambini fanno domande. A volte imbarazzanti, stravaganti, definitive. Vogliono sapere perché nasciamo, dove andiamo dopo la morte, perché esiste il dolore, cos'è la felicità. E gli adulti sono costretti a trovare delle risposte. È un esercizio tra la filosofia e il candore, che ci obbliga a rivedere ogni volta il nostro rassicurante sistema di valori. Perché non possiamo deluderli. Né ingannarli. Siamo stati come loro non troppo tempo fa. Dell'invecchiare, dell'essere fragili, inadeguati, perfino del morire parliamo ormai di nascosto. Ai bambini è negata l'esperienza della fine. La caducità, la sofferenza, la sconfitta sono fonte di frustrazione e di vergogna. L'estetica dell'eterna giovinezza costringe molte donne nella prigione del corpo perfetto e le inchioda dentro un presente mortifero, incapace di darci consolazione, perfino felicità. In questa intensa, sorprendentemente gioiosa inchiesta narrativa, Concita De Gregorio ci chiede di seguirla proprio in questi luoghi rimossi dal discorso contemporaneo. Funerali e malattie, insuccessi e sconfitte, se osservati e vissuti con dignità e condivisione, diventano occasioni imperdibili di crescita, di allegria, di pienezza. Perché se non c'è peggior angoscia della solitudine e del silenzio, non c'è miglior sollievo che attraversare il dolore e trasformarlo In forza.
I bambini fanno domande. A volte imbarazzanti, stravaganti, definitive. Vogliono sapere perché nasciamo, dove andiamo dopo la morte, perché esiste il dolore, cos'è la felicità. E gli adulti sono costretti a trovare delle risposte. È un esercizio tra la filosofia e il candore, che ci obbliga a rivedere ogni volta il nostro rassicurante sistema di valori. Perché non possiamo deluderli. Né ingannarli. Siamo stati come loro non troppo tempo fa. Dell'invecchiare, dell'essere fragili, inadeguati, perfino del morire parliamo ormai di nascosto. Ai bambini è negata l'esperienza della fine. La caducità, la sofferenza, la sconfitta sono fonte di frustrazione e di vergogna. L'estetica dell'eterna giovinezza costringe molte donne nella prigione del corpo perfetto e le inchioda dentro un presente mortifero, incapace di darci consolazione, perfino felicità. In questa intensa, sorprendentemente gioiosa inchiesta narrativa, Concita De Gregorio ci chiede di seguirla proprio in questi luoghi rimossi dal discorso contemporaneo. Funerali e malattie, insuccessi e sconfitte, se osservati e vissuti con dignità e condivisione, diventano occasioni imperdibili di crescita, di allegria, di pienezza. Perché se non c'è peggior angoscia della solitudine e del silenzio, non c'è miglior sollievo che attraversare il dolore e trasformarlo In forza.
Avere a cuore la politica e chi decide di impegnarsi è l'invito che, tra queste pagine, l'Azione cattolica rinnova per poter essere, ancora, luogo di formazione delle coscienze cristiane e civili e, al contempo, luogo di testimonianza quotidiana di una rinnovata dignità della coscienza politica.
La profezia di Nietzsche si sta avverando, l'insegnamento del suo vicario Zarathustra ha attecchito nella nostra cultura occidentale. A poco più di un secolo dalla morte del filosofo tedesco, la civiltà cristiana sta scomparendo. L'uomo rinnega il suo Creatore e si sostituisce a Dio in un delirio di onnipotenza che lo porterà in breve tempo a compiere azioni incontrollate e incontrollabili in tutti i settori della vita: sociale, genetico, medico ed etico. La trascendenza e ogni ordine provvidenziale vengono spazzati via, si tenta di oscurare la Chiesa e il suo insegnamento, di estirpare le radici da cui sono nate la cultura europea e occidentale. Siamo agli albori di una nuova umanità.
Le barzellette, le gag, le spiritosaggini, i malintesi, le gaffe, le smentite, gli autogol, gli incidenti diplomatici. E poi gli elogi, i pregiudizi, i sarcasmi, gli attacchi dall'estero. Un'avventura umana, imprenditoriale e politica che Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella hanno ricostruito, con scrupolo documentario, in un dizionario del berlusconismo; una fenomenologia del Cavaliere, così come è stato dipinto da sé medesimo, dai giornalisti, dai politici, dagli statisti di tutto il mondo e dai vignettisti italiani e stranieri. Una fraseologia esaustiva, variegata e complessa, che riproduce l'immaginario del Cavaliere e dell'Italia che rappresenta. Un campionario di allegorie e di simboli fantastici, ironici o grotteschi (il materasso, i regali, il calcio, le ville, i festini, la chirurgia estetica, le barche), attorno ai quali non orbitano soltanto i discorsi privati e le uscite pubbliche del leader della destra italiana ma anche, come ci ha ricordato il famoso scambio di sorrisetti tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, l'immagine stessa del nostro Paese.
Con l'ampliamento degli ambiti, non solo territoriali, su cui l'uomo può esercitare il suo potere, si sono allargati anche i campi in cui la politica dei singoli Paesi vuole imporre il proprio controllo, e la scienza della geopolitica è tornata ad assumere l'importanza che, in qualche modo, aveva perso dopo la Seconda guerra mondiale, con l'obiettivo primario della supremazia economica. Quello che non è cambiato, sostiene Pedro Baños, esperto spagnolo di strategia politica e militare, sono le strategie per mettere in atto la volontà di dominio e di espansione, la maggior parte delle quali si possono considerare "immortali". Con il sostegno delle parole di autori senza tempo, da Sun-Tzu a Machiavelli, e attraverso l'esempio di eventi fondamentali della storia moderna e dell'attualità, l'autore svela per la prima volta da dietro le quinte il mondo opaco dei giochi di potere tra le élite politiche internazionali e le tecniche e i trucchi "classici" ancora oggi utilizzati per indirizzare gli eventi e manipolare l'avversario - "Impoverisci e indebolisci il tuo vicino", "Menti, qualcosa resterà", "Chi fa le parti si prende quella migliore" e molte altre. E come tutto questo si riversi, a cascata, nella vita di ogni singolo cittadino.
Nessun popolo lo ha eletto, non vi è stata alcuna votazione democratica in alcun parlamento. Ma un consesso di oligarchi si è sostanzialmente autonominato Senato del mondo in base al censo e alla classe sociale. Il ruolo del popolo è più o meno di ratificare, attraverso quello che si è ridotto a un rito formale - le elezioni -, decisioni già prese e comunque separate dalle politiche economiche, che si muovono su binari diversi dalla politica vera e propria. Noam Chomsky è un acuto conoscitore delle dinamiche del potere, e un infallibile premonitore dei mali che affliggono le società occidentali. Quasi trent'anni fa aveva predetto il disastro della speculazione finanziaria, che negli anni ha sostituito l'economia di investimento, e il progressivo sgretolamento delle democrazie da parte delle ricche élite che più di tutto odiano essere intralciate da istanze sociali. Queste pagine rappresentano una sorta di "viaggio illuminante" nella società, nei media e nelle stanze del potere di un sistema che rischia di trovare la sua prima ragion d'essere nel metodo di spartizione del bottino fra potentati economici e conniventi politici. Demolitore delle ipocrisie del politicamente corretto, Chomsky è stabilmente nella lista dei dieci autori più citati di sempre (in compagnia di Shakespeare e di Aristotele, di Marx e della Bibbia), ma benché sia trattato come un'autentica celebrità in Europa e sia senza dubbio un critico sociale di enorme valore, appare l'equivalente moderno dei profeti del Vecchio Testamento: gli si addice il detto "nessuno è profeta in patria". Eppure le sue analisi e previsioni si rivelano quasi sempre sorprendentemente esatte. Per questo, per capire come va il mondo, per capirlo davvero, è bene partire da Noam Chomsky.
Nessun popolo lo ha eletto, non vi è stata alcuna votazione democratica in alcun parlamento. Ma un consesso di oligarchi si è sostanzialmente autonominato Senato del mondo in base al censo e alla classe sociale. Il ruolo del popolo è più o meno di ratificare, attraverso quello che si è ridotto a un rito formale - le elezioni -, decisioni già prese e comunque separate dalle politiche economiche, che si muovono su binari diversi dalla politica vera e propria. Noam Chomsky è un acuto conoscitore delle dinamiche del potere, e un infallibile premonitore dei mali che affliggono le società occidentali. Quasi trent'anni fa aveva predetto il disastro della speculazione finanziaria, che negli anni ha sostituito l'economia di investimento, e il progressivo sgretolamento delle democrazie da parte delle ricche élite che più di tutto odiano essere intralciate da istanze sociali. Queste pagine rappresentano una sorta di "viaggio illuminante" nella società, nei media e nelle stanze del potere di un sistema che rischia di trovare la sua prima ragion d'essere nel metodo di spartizione del bottino fra potentati economici e conniventi politici. Demolitore delle ipocrisie del politicamente corretto, Chomsky è stabilmente nella lista dei dieci autori più citati di sempre (in compagnia di Shakespeare e di Aristotele, di Marx e della Bibbia), ma benché sia trattato come un'autentica celebrità in Europa e sia senza dubbio un critico sociale di enorme valore, appare l'equivalente moderno dei profeti del Vecchio Testamento: gli si addice il detto "nessuno è profeta in patria". Eppure le sue analisi e previsioni si rivelano quasi sempre sorprendentemente esatte. Per questo, per capire come va il mondo, per capirlo davvero, è bene partire da Noam Chomsky.