
Farsi delle domande sulla felicità potrebbe sembrare pretenzioso, eppure non è forse vero che tutti ce le poniamo? Non è detto, però, che ciascuno di noi sia in grado di darsi risposte con la profondità riflessiva e l'arguzia narrativa che si deve riconoscere all'autrice di questo volume. In un flusso nel quale si mescolano armoniosamente esperienze personali, riflessioni spontanee e ricerca quasi scientifica, si indaga su dove si trovi la felicità (nel denaro, nel sesso? Nell'amore e nei progetti di famiglia?), se mai sia possibile conseguirla e, soprattutto, ci si chiede se per una donna di oggi tutto ciò debba avvenire in una chiave differente e particolare.
Don DeLillo sceglie una prospettiva inusuale per parlare con la consueta lucidità di temi a lui da sempre cari: la vita dell'artista, la natura solitaria del processo di creazione, il carattere ossessivo e perciò incontrollato dell'arte in divenire. Lo fa accostando prodotti di diversi linguaggi espressivi - quello cinematografico, quello letterario e quello iconografico - e lasciando che dialoghino fra loro. I tre film ("Atanarjuat", "Trentadue piccoli film su Glenn Gould" e "Thelonious Monk: Straight No Chaser") disegnano così una costellazione che include il libro ("Il soccombente" di Thomas Bernhard) e la fotografia (un vecchio scatto che ritrae Thelonious Monk, Charles Mingus, Roy Haynes e Charlie Parker) e si accende di significato grazie alla lettura che DeLillo ne offre.
Nato a San Sebastián nel 1947, filosofo-scrittore, Fernando Savater è uno dei maggiori intellettuali spagnoli di oggi. In questo libro ricostruisce la sua vita, e i suoi "contrattempi": dalla scoperta della televisione a dodici anni alla battaglia contro la dittatura di Franco e l'autoritarismo in università, l'abilità dialettica della madre, la "nonnità" del padre, l'impegno civile contro il terrorismo basco, l'origine della bugia, l'insegnamento dei fumetti... Un racconto che ha il sapore di una confidenza in cui Savater parla dei suoi gusti, delle sue passioni, dei luoghi amati e delle persone care.
Questo libro nasce dall'esperienza. Studenti che versavano in gravi se non drammatiche situazioni scolastiche, che per anni avevano esibito pagelle per le quali i genitori più benevoli a stento trattengono una smorfia di dolore, si affidano alle indicazioni dell'autore e risalgono la china colorando di segno positivo i registri di classe. E i più finiscono per appassionarsi a buona parte delle materie proposte, non vivendole come un dovere scolastico ma come strumenti di conoscenza del vero, del bello e soprattutto dell'utile. Ma qual è il segreto di una simile metamorfosi da teste di rapa (presunte) a piccoli geni pensanti e consapevoli? Nessun trucco o espediente stravagante, ma l'affermazione di un principio per il quale lo studio altro non è che una parte dell'attività lavorativa di chi lo pratica e che pertanto, come un qualunque lavoro, merita di essere retribuito. «Otto? Questo è il tuo guadagno». «Insufficiente? Mi spiace, vai in debito di tot» (pp. 240).
Fabio Di Tullio, sposato e padre di quattro figli, è laureato in Filosofia all'Università Cattolica di Milano e ha uno studio nella stessa città . Si occupa dei rapporti tra motivazione, organizzazioni, risorse umane, leadership e apprendimento. Lavora anche con docenti, studenti e famiglie sulle tematiche della metodologia dello studio e del miglioramento del rendimento scolastico. Attualmente insegna Interpersonal and intercultural skills e Psychology and management come affiliate professor presso il campus torinese della Grande Ecole Escp-Eap, oltre a svolgere consulenze sulle stesse tematiche presso varie Società.
Un testo sulla psicoanalisi di gruppo.
In tutta Europa è in atto una vera e propria contro-rivoluzione che attacca i fondamenti liberali del continente. Alcuni dei 'controrivoluzionari' sono neofascisti, altri sono neocomunisti; alcuni sono contro l'austerità, altri contro i musulmani; alcuni sono secessionisti, altri nazionalisti; alcuni sono moderati, altri estremisti. Ma tutti hanno una cosa in comune: sono contrari all'ordine liberale e ai suoi progetti chiave come l'integrazione europea, il liberalismo costituzionale e l'economia liberista. In tutta l'Europa il sistema liberale pare sgretolarsi. Non solo a Varsavia o Budapest, ma anche a Londra, Roma, Atene e Parigi. I cittadini europei si sentono arrabbiati e in pericolo. La violenza politica è in aumento. Come è possibile che un continente prospero e pacifico stia andando in pezzi? Jan Zielonka, liberale di lungo corso, riflette in modo critico e autocritico sulla caduta del liberalismo e sulla nascita di movimenti populisti in tutto il continente partendo da un dato: i populisti guadagnano voti perché i liberali hanno completamente screditato il loro nobile progetto. La lista delle colpe dei liberali dal 1989 è lunga: le diseguaglianze sono drammaticamente cresciute, l'evasione fiscale si è diffusa, i tagli alla spesa sociale sono ben noti. I liberali non hanno davanti una strada facile: quanto prima capiranno il senso di quel che sta accadendo, tanto maggiori saranno per loro le possibilità di rendere di nuovo credibile il loro progetto.
Questo libro è diventato un piccolo "culto" nel mondo, soprattutto tra librai, bibliotecari e appassionati lettori. Carrión, autore colto e grande viaggiatore, ha percorso le strade di mezzo mondo visitando librerie e biblioteche di ogni tipo e parlando con le persone che considerano i libri un bene fondamentale per l'umanità. Dalle biblioteche e librerie innovatrici di Seul, in Corea, alle più belle librerie e biblioteche del mondo sparse ai quattro angoli della terra, dalle conversazioni su città e librerie con esperti come Alberto Manguel e Luigi Amara all'interpretazione delle biblioteche di Don Chisciotte e del Capitano Nemo, Jorge Carrión ci accompagna in un viaggio appassionato attraverso le meraviglie della lettura e delle persone che ne hanno fatto un'arte di vita. Nella prima delle storie che compongono il libro, Contro Amazon, l'autore catalano enuncia sette ragioni (un manifesto) per cui opporsi ad Amazon: 1) Perché non voglio essere complice di un'espropriazione simbolica; 2) perché siamo tutti cyborg, ma non robot; 3) perché rifiuto l'ipocrisia; 4) perché non voglio essere complice del neo-impero; 5) perché non voglio che mi spiino mentre leggo; 6) perché difendo la lentezza accelerata, la vicinanza relativa; 7) perché non sono ingenuo.