
Per pochi anni, fino all'adolescenza, la vita di Pacem è stata serena. Nata in una famiglia relativamente agiata, ha potuto studiare nelle migliori scuole del Malawi, il suo paese. Ma tutto cambia quando prima la madre e poi il padre vengono portati via dall'Aids, una malattia che per ignoranza, pregiudizio e tabù, in quelle parti dell'Africa vale ancora come un marchio di infamia e come una condanna a morte. Da quel momento nella sua vita tutto prende una brutta piega. Si sposa con l'uomo che ama ostinatamente, ma che si rivelerà violento e infedele, oltre che assolutamente incosciente. Quando la seconda figlia, Melinda, ancora neonata, presenta sintomi preoccupanti, Pacem vede aleggiare lo spettro della sventura. Di nuovo, la sua vita e quella dei suoi figli è appesa alle due lineette rosse del test. Ma questa volta Pacem è decisa a lottare per se stessa e per i suoi bambini.
Uscito nel 1963 e pubblicato in Italia con il titolo "La forza di amare", questo è sicuramente uno dei libri più famosi di Martin Luther King in italiano. Un'opera intensa, forte, dal messaggio più che mai attuale, che parla ancora oggi a tutti noi. Un libro in cui si fondono mirabilmente - raggiungendo un equilibrio forse ineguagliato - le due "anime" di King: il pastore cristiano, che fa del sermone il mezzo preferito per rivolgersi ai fratelli, lui che non aveva intenzione «di fare altro che rimanere un pastore», e l'attivista per i diritti civili, in un'epoca in cui la segregazione razziale macchiava ancora con la sua vergogna la nazione americana.
Oggi il libro viene riproposto al pubblico italiano in una nuova edizione, nel 50° anniversario dell'assassinio dell'autore (4 aprile 1968), con l'aggiunta di un testo totalmente inedito in Italia, in cui King raccoglie le impressioni suscitategli da un recente viaggio in Terra Santa. Un viaggio che lo segnò in maniera indelebile: «Non dimenticherò mai quello che ho provato dentro di me».
"Da dove vengono l'Iliade e l'Odissea, poemi emersi dagli abissi e proiettati verso l'eterno? Come si spiega che un racconto antico di duemilacinquecento anni abbia conservato una luce tanto vivida, come lo scintillio di una calanca? Perché questi versi immortali sono ancora in grado di svelarci l'enigma del nostro domani?" Sylvain Tesson, viaggiatore instancabile, guarda alla vita e alla letteratura come un'avventura, un'esplorazione perenne, il luogo in cui sfidare i propri limiti. E nessuno meglio di Omero ha saputo raccontare la ricchezza del mondo, come quello raffigurato sullo scudo forgiato da Efesto per Achille. Tesson si ritira nella natura delle isole Cicladi, sulle sponde di quel mare greco dove nacquero gli uomini e gli dei che animano l'Iliade e l'Odissea e ci racconta le vicende dei protagonisti facendosi forza delle parole di Omero stesso. Le avventure di Achille e Ulisse sono spunto per illuminare i temi centrali dei poemi: la forza e la bellezza, il peccato di 'hybris', il fato e il destino, l'uomo e la guerra, l'importanza della natura. Temi antichi di straordinaria attualità. Questo libro, romanzo, studio e viaggio insieme, è un invito a rileggere i classici, a spegnere computer e cellulari per dedicare qualche momento a questi versi, che non smetteranno mai di parlarci. Tra mari e campi di battaglia, creature mostruose, incantesimi e filtri magici, inganni e affanni umani, assemblee divine, Tesson ci porta con sé in un altro dei suoi viaggi, questa volta tra pagine e parole, partendo dalla mitologia per raccontare il contemporaneo.
Marc Augé esplora in questo libro il gran teatro del bistrot con tutti i suoi attori. Considerato con gli occhi dell'etnologo, il bistrot è il regno delle relazioni "di superficie" quelle in cui il gesto dello scambio importa assai più di ciò che lo motiva. Un grande bistrot nell'ora di punta è un luogo straripante di vita, di emozioni, in cui si scambiano parole per non dire nulla, gesti appena accennati, occhiate passeggere. Spazio relazionale ma anche spazio letterario: Maigret sarebbe impensabile senza le soste al bistrot. La Francia ha esportato in tutto il mondo questo modello di civiltà: da quel nome sprigiona ovunque il carattere amabile che ne contrassegna l'immagine. Non pura immagine, tuttavia: il bistrot è un oggetto del paesaggio urbano che rivendica di possedere una propria storia, una geografia e, d'ora in avanti, anche una propria etnologia.
Solo gli umani sanno di essere fratelli e sorelle: è un dono e un compito che li rende tali. “Ma il fratellino perché?” – si chiede il primogenito. Quello che egli avverte come un “tradimento” della madre è in verità la prima grande prova relazionale della vita. Un tormento affettivo inevitabile, il cui superamento permette di approdare alla maturità come accettazione serena della co-centralità e della condivisione dei corpi genitoriali e della casa: tutti unici, nessuno l’unico. Nella postmodernità, l’enfasi che viene data a una società non più gerarchica accentua la delicatezza del passaggio. Un fratello è per Narciso il dolore e la medicina di cui necessita. Tra gelosia del primogenito e invidia del secondogenito, si aprono i sentieri della crescita: scoprire l’alterità non come minaccia o esproprio, ma come opportunità di condivisone nelle vicende dell’esistenza. Questo libro ha una sua peculiarità: affronta il tema della fratria analizzando le teorie e le ricerche più recenti dentro il paradigma della Gestalt Therapy. Un testo brillante, originale e vivace che, descrivendo in modo puntuale le dinamiche fraterne in tutti i loro risvolti – anche quelli più aspri –, traccia i percorsi che conducono dalla rivalità alla condivisione, nella consapevolezza che solo chi accoglie il fratello e la sorella fuori di sé scopre e si arricchisce del fratello e della sorella che porta dentro di sé.
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E' il libro del Premio Carlo Porta 2012 (48° edizione) che tradizionalmente si svolge in novembre ed è, come i precedenti volumi di Giovanna Ferrante, un compagno di viaggio tra le vie della Milano dell'800, con i suoi personaggi, le avventure, gli amori, i sogni da realizzare.
Anticipatore del calcolo, investigatore dell’atmosfera planetaria, aspro critico del primo colonialismo in America, Giordano Bruno ha tutte le carte in regola per essere considerato un uomo totalmente ‘moderno’; eppure la sua riflessione è impregnata dell’immaginario neoplatonico rinascimentale, di cabala e arti mnemoniche, di visioni spirituali che esprime in densi componimenti in latino, o in vernacolare scatenato o in sublime poesia. Nato sotto l’ombra del Vesuvio, attraversò l’Europa cinquecentesca. Morì il 17 febbraio del 1600 in piazza Campo de’ Fiori a Roma come «eretico ostinato e pertinace».
Ingrid D. Rowland traccia un’agile biografia di Giordano Bruno, attenta agli aspetti ‘scientifici’ della sua ricerca: le conseguenze che l’esistenza di un universo infinito comporta per la fisica e la matematica, il giusto modo per l’uomo di stare nel mondo quando il mondo è un cosmo senza limiti.
È fuor di dubbio che Bruno venne al mondo per accendere un fuoco e vide quel fuoco come una raffigurazione dell’amore ardente che aveva creato sia il cosmo sia i cuori umani. Dalla sua cella nelle prigioni dell’Inquisizione veneziana avrebbe contemplato le stelle. Ingrid D. Rowland ricostruisce la vita di un filosofo cosmopolita, cittadino del mondo.
Che cosa dobbiamo pensare del desiderio di sacrificio che si è impossessato di tanti giovani in nome dell'Islam? Fethi Benslama propone un'interpretazione che gravita attorno a quello che definisce il supermusulmano. Quest'ultimo lega la propria dignità a comportamenti in cui deve essere "sempre più musulmano", a costo di una violenza morale nei confronti di se stesso e di un'estrema crudeltà verso gli altri. La spinta alla radicalizzazione da parte dell'Islam terreno fertile in uno stato di fragilità identitaria, che si trasforma in una potente armatura. Ne risultano per il soggetto una sedazione dell'angoscia, un senso di liberazione, degli slanci di onnipotenza. La designazione di supermusulmano ha qui il valore di una diagnosi sul pericolo a cui sono esposti i musulmani e la loro cultura. Per questo il testo si conclude con un capitolo sul superamento del supermusulmano, nella prospettiva di un futuro diverso per gli islamici.
C'era una volta una famiglia italiana con tre fratelli: il maggiore avrebbe voluto seguire le orme del padre - dirigente d'azienda nonostante non fosse laureato - ma essendosi fermato al diploma dovette rinunciare alle proprie aspirazioni; la seconda, sognandosi come la nonna insegnante nelle scuole locali, andò incontro a un gramo destino di precariato; il terzo studiò, si specializzò, imparò l'inglese, viaggiò, disobbedì al padre, sperimentò nuove vie... e fece fortuna. Sembra una fiaba moderna, ma è una storia vera. Una delle numerose che Irene Tinagli, brillante economista di esperienza internazionale, racconta in questo libro per mostrare come oggi i tradizionali tipi di carriera siano superati, in larga misura per l'avvento delle nuove tecnologie che hanno spazzato via diverse figure professionali. Bisogna però, secondo Tinagli, guardare al futuro con grande fiducia (nonostante la crisi) perché al tempo stesso sono nati altri ruoli e straordinarie opportunità di realizzazione e successo. Tutto sta nell'alzare lo sguardo sul mondo intero, capire quali percorsi di formazione e specializzazione sono più promettenti e non aver paura di sperimentare e sbagliare prima di riuscire a far sbocciare il proprio talento. Rivolgendosi a chi è alla ricerca di una realizzazione di lavoro e di vita, in "Un futuro a colori" Tinagli analizza il contesto globale, racconta sorprendenti storie di successo per poi individuare alcuni strumenti utili per intraprendere un gratificante cammino individuale.
Di cosa parliamo quando parliamo di progresso? Ci stiamo evolvendo verso una catastrofe o verso la libertà? Oppure siamo bloccati nel processo evolutivo dai nostri bisogni materiali? Come potrebbe essere un mondo in cui il progresso si sia fermato?
In realtà, ci rassicura Edoardo Boncinelli, «siamo ancora abbastanza lontani da una presunta fine del progresso», ma è proprio per questo che «abbiamo il dovere di capire quello che sta succedendo, con la mente aperta e senza farci confondere da timori e paure». Dallo sfregare due pietre insieme per ottenere una scintilla fino all'esplorazione dello spazio, dalle questioni di fede alle teorie di Darwin, dai disegni primitivi nelle grotte allo studio sulle mutazioni genetiche, Boncinelli racconta con straordinaria chiarezza l'origine della nostra specie e i fenomeni che hanno rivoluzionato la storia dell'umanità. Soffermandosi in particolare sulla straordinaria abilità dell'animale umano di interessarsi anche ad attività che non sono strettamente necessarie dal punto di vista biologico. «Potremmo pensare che se la vita ha un fine – e secondo me non ce l'ha – potrebbe essere quello di renderci sempre più liberi dai nostri bisogni biologici, liberi di compiere quei gesti gratuiti che ci danno piacere, che da un lato sembrano futili, ma dall'altro sono quelli che ci rendono umani.» Poiché il nostro scopo va ricercato ancora prima delle nostre origini, ancora prima dei sapiens e del Big Bang tra le stelle di cui siamo fatti. E verso le stelle conduce il nostro cammino.
"Un futuro perfetto" è il ritratto di una nuova visione del mondo, in totale rottura con le categorie tradizionali del pensiero liberale o conservatore. Steven Johnson propone un modello di sviluppo basato sulle peer network, le reti di pari capaci di trasformare ogni settore economico e politico in una realtà decentralizzata e partecipata, dai governi locali al movimenti di protesta, dal giornalismo ai nuovi modelli di assistenza sanitaria. Johnson esplora questa idea di progresso narrando una serie di vicende affascinanti, tra cui la progettazione del sistema ferroviario francese, la battaglia contro la malnutrizione in Vietnam o i curiosi "eventi dello sciroppo d'acero" e del servizio 311 a New York. In un momento storico delicato, in cui il sistema politico appare irrimediabilmente intasato di vecchie idee, "Un futuro perfetto" dimostra che il progresso non solo è ancora possibile, ma può assumere nuove forme.
È urgente imboccare la strada di un futuro più giusto, prendendo di petto il problema dei problemi: le gravi disuguaglianze e il senso di ingiustizia e impotenza che mortificano il paese. La crisi Covid-19 ha reso ancora più evidente questo stato di cose e ha aperto molteplici scenari. Come evitare che gli squilibri di potere e di ricchezza crescano ancora? O che prevalga una dinamica autoritaria? Quali sono le cause delle disuguaglianze e le responsabilità della politica e delle politiche? È possibile indirizzare l'accelerazione della trasformazione digitale alla diffusione di conoscenza e alla creazione di buoni lavori? E come? Come far funzionare la «macchina pubblica» e assicurare il confronto democratico sulle decisioni? Come assicurare dignità e partecipazione strategica al lavoro? Come affrontare la crisi generazionale? Sviluppando le «15 proposte per la giustizia sociale» elaborate dal Forum Disuguaglianze Diversità, alleanza originale di cittadinanza attiva e ricerca, il volume offre una risposta a queste domande, fornendo uno schema concettuale per affrontare l'incertezza e soluzioni operative per cambiare rotta.