
Siamo tutti in grado di riconoscere la differenza tra rabbia e paura, tra desiderio e invidia. Sappiamo anche che è meglio non confondere l’affetto con l’amore, il rimpianto con il rimorso, l’euforia con la felicità.
Quello di cui non ci rendiamo conto, però, è che lo spettro delle emozioni umane è ancora più sfumato di così: esistono sensazioni che tutti noi abbiamo provato, stati d’animo molto precisi e inconfondibili, e a cui però spesso non abbiamo saputo dare un nome.
Eppure in qualche angolo del mondo, in qualche lingua a noi ignota esiste una parola che li definisce: per esempio, solo gli inuit chiamano iktsuarpok il miscuglio di ansia, nervosismo, eccitazione e felicità che prova chi aspetta l’arrivo di ospiti a casa, o la risposta a una mail importante; per i finlandesi, kaukokaipuu è l’inspiegabile nostalgia per un posto dove non siamo mai stati; gli spagnoli chiamano vergüenza ajena l’imbarazzo empatico di chi assiste alle figuracce altrui.
Tiffany Watt Smith attraversa storia, antropologia, scienza, arte, letteratura e musica in cerca delle espressioni con cui le culture di tutto il mondo hanno imparato a definire le proprie emozioni, e nel frattempo ci rivela come siano complesse e sorprendenti anche quelle che credevamo di conoscere bene. Di parola in parola veniamo risucchiati nel caleidoscopio di questo libro divertente, colto e curioso, metà enciclopedia e metà atlante, che mentre mappa le differenze affettive tra i popoli ci ricorda che proprio nell’universalità di ciò che proviamo ci scopriamo uguali.
I saggi del secondo volume dell'"Atlante delle mafie coprono" un ampio spettro di problemi: le descrizioni delle rappresentanze territoriali delle mafie nel Centro e nel Nord, uno studio sulla Basilicata, il racconto delle mafie fatte da alcuni giornali, Tv e magistrati, ed altri temi che comprendono i movimenti antimafia, il cosiddetto "partito della mafia", il riciclaggio, le donne. Sono spaccati che consentono di penetrare ambiti nuovi o già conosciuti, ma riletti con un'ottica nuova, per comprendere le "ragioni di un successo", preoccupazione analitica che continua a caratterizzare la scelta dei testi ospitati in questa seconda pubblicazione. Il saggio introduttivo dei curatori, in particolare, si sofferma sul fatto che il successo delle mafie anche nelle regioni del Centro-Nord obbliga a rivedere i canoni interpretativi con cui l'opinione pubblica nazionale ha seguito l'evoluzione dei fenomeni mafiosi, partendo dal convincimento che non sarebbe seria oggi una storia delle mafie senza includere ciò che è avvenuto negli ultimi trent'anni in quei territori dove il fenomeno delle infiltrazioni mafiose "è giudiziariamente quasi inesistente", almeno secondo le risultanze giudiziarie di quelle regioni.
Affidato da questa edizione alla prestigiosa Direzione scientifica dell'Ambasciatore Sequi e frutto della rinnovata collaborazione tra l'Istituto della Enciclopedia Italiana e il Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), l'opera si conferma strumento indispensabile per orientarsi in una realtà in continuo mutamento, in cui cambiano i punti di riferimento dell'ordine internazionale e si impongono nuovi protagonisti dello scenario globale. Analisi rigorose, scientifica selezione dei dati, aggiornamento di tutte le informazioni, ricchezza del corredo di grafici, tabelle e carte geopolitiche e tematiche, chiarezza nell'esposizione sono garanzia dell'alta qualità, ma anche della assoluta fruibilità dei contenuti. Filo conduttore di questa edizione è il tema cruciale delle Migrazioni, analizzato da un'ampia gamma di prospettive e grazie a informazioni provenienti da tutto il mondo che si ritrovano nei saggi della sezione introduttiva Mondo, in tutte le schede degli Stati, ma anche nelle numerose mappe, nei dati e nei grafici presenti nell'Atlante, oltre che nella sezione dedicata alle Organizzazioni internazionali e in quella finale con indicatori e infografiche.
"Il 2025 segna una cesura silenziosa ma profonda: il mondo ha smesso di cercare un ordine e non sa ancora convivere con il disordine. Le potenze si urtano, le regole si moltiplicano, l’equilibrio si ritrae. Viviamo in un territorio intermedio, instabile e mutevole, dove potenza e fragilità coesistono. Non è la fine dell’ordine: è l’inizio di un ‘nuovo disordine mondiale’. La globalizzazione integra e divide, la tecnologia emancipa e domina, l’interdipendenza unisce e imprigiona. Nessuna potenza governa da sola; il mondo è una mappa in movimento, un sistema senza architetti, la forza non garantisce più sicurezza. Il passaggio da un mondo unipolare a uno oligopolare è in corso, ma non è ancora compiuto e questo genera disordine. […] Che cosa resta da fare, allora, in un Atlante geopolitico che ambisce a guidare i lettori in questa geografia mobile? Innanzitutto, recuperare la capacità di guardare al mondo con occhio freddo e visione lunga. […] Questo Atlante non promette mappe stabili. Intende offrire bussole affidabili. Non pretende di addomesticare il disordine, ma di aiutare a navigarlo. Ogni epoca, scriveva Carl von Clausewitz, elabora la propria teoria della guerra. La nostra deve elaborare la propria teoria dell’interdipendenza. Essere forti significa saper dipendere in modo intelligente; l’efficienza va tarata sulla sicurezza; la cooperazione vive se la deterrenza è credibile. Le istituzioni valgono se riflettono forze reali. Nel 21° secolo il potere è governo del tempo e delle risorse. La conoscenza è il primo bene strategico: comprendere è già agire."
Le Primavere arabe sembrano un ricordo lontano, la pallida speranza dell'avvio di un processo di democratizzazione e di partecipazione sociale che non si è mai realizzato. Esse hanno invece determinato l'attuale fase storica, caratterizzata da una profonda incertezza e da una forte instabilità in tutta l'area del Mediterraneo. La Tunisia, origine di quei movimenti, è ancora in bilico tra la scelta di un futuro democratico e i pericoli del fondamentalismo islamico. La Libia, dopo la fine del regime di Gheddafi, è incapace di ritrovare la propria unità. La Siria, sconvolta da anni di guerra civile, è devastata dal dolore e dalla sofferenza. In un contesto così instabile e in continua evoluzione ha potuto crescere, prosperare e affermarsi lo Stato islamico, arrivando a controllare enormi porzioni di territorio iracheno e siriano. In quelle regioni la paura, la violenza e la negazione di ogni diritto della persona si sono affermate come poche altre volte nella storia dell'umanità.
Giunto alla sua undicesima edizione, l'Atlante Geopolitico del Mediterraneo 2025 è il punto di riferimento essenziale per comprendere le trasformazioni politiche, economiche e sociali che plasmano la regione. Aggiornato nei contenuti e arricchito da una veste grafica rinnovata, questo volume offre un'analisi dettagliata e autorevole sugli equilibri di potere e sulle strategie degli attori globali e regionali. Il volume si articola in tre sezioni: nella prima i saggi di Gregory Alegi e di Stefano Pelaggi presentano un'analisi sugli interessi di Stati Uniti e Cina nel Mediterraneo; nella seconda sono raccolte undici schede storiche e geopolitiche dettagliate per ciascuno degli undici paesi della sponda sud del Mediterraneo, le quali restituiscono un quadro chiaro e aggiornato per comprendere le sfide e le opportunità di quest'area strategica. Chiude il volume la sezione Dialoghi Mediterranei, la quale ospita tre saggi che analizzano la caduta del regime di Assad e il suo impatto sugli interessi di Russia, Iran e Turchia. Un approfondimento cruciale per chi vuole comprendere le nuove dinamiche geopolitiche dell'area.
Gli snodi principali dell'evoluzione dello spazio post-sovietico negli ultimi venticinque anni, nei contributi di undici esperti: dalla politica di difesa delle minoranze russofone a quella della gestione delle risorse idriche e dei combustibili, dal significato dei conflitti locali all'importanza dell'economia sommersa e della corruzione. Ogni saggio affronta anche la questione dell'eredità storica: i secoli passati sotto il potere zarista e poi, ancor più, i settant'anni di potere sovietico non sono passati senza lasciare una profonda traccia. Anche il problema dei confini delle comunità etniche e politiche di appartenenza è oggetto di scontro e funge da giustificazione della guerra. Confini sfumati e incerti, ma rivendicati da Stati impegnati fra loro in conflitti tanto bellici quanto ideologici. Questo volume intende fornire almeno una mappa con la quale orientarsi, che è poi ciò che si richiede a qualsiasi buon atlante geopolitico.
Da Genova a Itaca, un viaggio intimo alla ricerca della città perfetta e una riflessione sul senso del costruire. "Ci vuole un'intera vita, anche lunga se ti riesce, per imparare, capire, raccogliere tutto assieme. Magari per fare un edificio in cui mettere i desideri della gente, l'invenzione del costruttore e la poesia degli spazi. E, per poterlo fare, bisogna aver conosciuto tanta gente, aver camminato per molti luoghi in silenzio. Bisogna aver viaggiato, sofferto, letto tante pagine, aver avuto molti amici e forse aver rubato loro qualche idea." Comincia un giorno di fine estate al porto di Genova (latitudine 44°25'35" Nord, longitudine 8°54'54" Est), a pochi passi dallo studio di Punta Nave, il lungo viaggio per mare di Renzo Piano e suo figlio Carlo. A guidarli è un desiderio ancestrale, come molti esploratori prima di loro: salpare e prendere il largo alla ricerca di Atlantide. Atlantide è la città perfetta, perché ospita una società perfetta. Questa è la sua bellezza, preziosa e inafferrabile. Renzo Piano, con gli occhi di chi sa misurare la terra ma anche le infinite geometrie del mare, ritorna nei luoghi in cui ha costruito le sue opere, tasselli nella ricerca infinita e necessaria della perfezione. Naviga con suo figlio nel mezzo del Pacifico, sulle rive del Tamigi e della Senna, raggiunge Atene, il Golden Gate Park di San Francisco e la Baia di Osaka. Cercando la bellezza, trova l'imperfezione che ogni progetto porta con sé. Allora non resta che continuare il viaggio.
Per la prima monografia della nuova collana la scelta è caduta sul tema dell'attaccamento. Non al singolare, nel senso della teoria dell'attaccamento. Al contrario, attaccamento al plurale, con l'idea è esplorare a tutto campo il tema partendo dalla teoria dell'attaccamento, nata all'interno del crogiolo psicoanalitico grazie a una creativa convergenza con altre discipline. Intorno alla teoria dell'attaccamento si sviluppa un discorso di carattere storico che prende in considerazione due aspetti molto distanti tra loro: la figura di J. Bowlby da un lato e la ricezione della teoria dell'attaccamento nella psicologia accademica italiana dall'altro. Il nocciolo della sezione dedicata a questa teoria è tuttavia rappresentato dal contributo di Fonagy e Target che potremmo considerare una sorta di Manifesto della teoria in versione aggiornata. Dalla discussione del lavoro di Fonagy e Target da parte di due autorevoli psicoanalisti italiani, prende l'avvio l'analisi di una serie di sviluppi della teoria all'interno del campo analitico: il confronto con le neuroscienze, la concettualizzazione della sessualità in adolescenza, la psicoterapia psicoanalitica, la psicopatologia cognitiva.
Questo libro è dedicato alla comprensione del significato e della motivazione della violenza umana estrema, a partire dall'analisi della forma più patologica dell'attaccamento e delle relazioni oggettuali dell'offender. L'atrocità della violenza di un uomo nei confronti di un proprio consimile è qualcosa che continua a sconvolgerci profondamente. Quest'emozione, tuttavia, ci lascia spesso confusi e incapaci di trovare strategie appropriate di contenimento. Il Los Angeles Times ha condotto uno studio sugli omicidi commessi tra il 1990 e il 1994 nella circoscrizione più popolosa ed eterogenea degli Stati Uniti, riscontrando che durante quegli anni, in media, ogni cinque ore un individuo è stato ucciso intenzionalmente. Questo vasto campo di sterminio urbano si estendeva lungo tutta la contea di Los Angeles, ma le morti erano concentrate nelle aree più degradate e più povere. Gli uomini di colore avevano il doppio delle possibilità di essere uccisi rispetto ai maschi latini, e erano quindici volte più a rischio rispetto ai maschi caucasici o asiatici. Nel 26% dei 9442 casi, l'offender era uno sconosciuto; in tutti gli altri casi, che fossero relativi a uno scontro tra bande, tra familiari o conseguenze di litigi coniugali, era presente un attaccamento tra l'offender e la vittima. In quasi metà dei casi, i colpevoli non sono stati arrestati. Questi dati mostrano una simile diffusione in tutta la nazione, facendo degli Stati Uniti una delle nazioni più violente al mondo. La gravità del tipo di omicidio messo sotto esame in questo libro, nonostante sia meno comune rispetto a questi dati, sposta l'attenzione sulla vita interiore dell'offender.
Gli scritti di Mary Main raccolti in questo volume arricchiscono in modo determinante le nostre conoscenze sulle forme di attaccamento organizzato e disorganizzato nella prima infanzia e nell’età adulta.
I temi trattati includono le origini e gli sviluppi della teoria dell’attaccamento, l’interpretazione del comportamento evitante, il problema delle cause “ultime” dell’attaccamento. Tra le metodologie innovative introdotte dall’autrice e dal suo gruppo è di particolare rilievo l’Adult Attachment Interview, che si è imposta negli anni come strumento indispensabile nella ricerca e nella pratica clinica.

