
Il 6 aprile 1967 Theodor Adorno tenne una conferenza all'Università di Vienna il cui valore va ben oltre l'aspetto puramente storico e che può aiutarci a comprendere il tempo che stiamo vivendo. Risalendo alle origini del consenso ottenuto dai movimenti radicali di destra, il filosofo intendeva chiarire le ragioni dell'ascesa dell'NPD, formazione di destra che all'epoca stava registrando un certo successo nella Repubblica Federale Tedesca. Adorno mette in luce e collega tra loro in modo inedito vari elementi: il congegno sofisticato della propaganda e l'antisemitismo, il connubio tra perfezione tecnologica e un «sistema folle», l'individuazione di un capro espiatorio e l'odio ostentato verso gli intellettuali di sinistra e la cultura in generale, la tendenza del capitale alla concentrazione e la paura diffusa di perdere il proprio status sociale. Oggi lo «spettro» a cui la conferenza è dedicata non solo non si è dissolto, ma assume nuove e inquietanti sembianze. Diventa dunque ancora più importante prendere coscienza dei meccanismi dell'agitazione fascista e dei fondamenti psicologici e sociali su cui poggia. Nella consapevolezza che «se si vogliono affrontare sul serio queste cose, bisogna richiamare in modo perentorio gli interessi di coloro ai quali la propaganda si rivolge. Ciò vale soprattutto per i giovani che devono essere messi in guardia». La postfazione dello storico Volker Veiss contestualizza il testo e lo inquadra in una prospettiva attuale.
L'amore è il perno di ciascuna esistenza anche se spesso risulta difficile definire che cosa si intende realmente per amore. John Armstrong si misura con questo tema univerale affidandosi a scrittori e a filosofi quali Platone, Freud, Stendhal, Tolstoj, Turgenev, Goethe, Ruskin. Attraverso le loro idee risponde a quesiti che ciascuno di noi si è posto, e si pone, durante la propria vita: che cos'è l'amore? L'amore è irrazionale? Esiste la persona giusta per me? Da cosa differisce l'infatuazione dall'amore?
C'è forse qualcosa che non va se milioni di bambini e ragazzi paiono totalmente risucchiati dai videogame e dalla vita sociale online, e passano più tempo a maneggiare i vari congegni elettronici di quanto ne trascorrano a scuola? Non dovremmo forse preoccuparci se molto di ciò che guardano ha a che fare con situazioni di violenza o presenta riferimenti sessuali? Perché l'obesità infantile è sempre più in aumento? E come mai i medici tendono sempre più a trattare i classici comportamenti adolescenziali con la somministrazione di farmaci antidepressivi? Possiamo immaginare una relazione tra i problemi cronici di salute dei bambini e l'immissione nell'ambiente di migliaia di prodotti chimici in grandi quantità? Con questo libro-manifesto Joel Bakan ci apre gli occhi sul fatto che tutti questi fenomeni, e molti altri ancora, non sono casuali, ma derivano da precise scelte industriali e commerciali, cinicamente pianificate e perseguite dalle grandi corporation, che da tempo puntano con forza al ricco mercato dell'infanzia e dell'adolescenza. Il loro obiettivo? Trasformare i nostri ragazzi in consumatori sfrenati. Ma è arrivato il momento di dire basta. Questo libro ci mostra come. Prefazione di Chiara Saraceno.
Dal 1995 a oggi il ciellino Roberto Formigoni prima e i leghisti Roberto Maroni e Attilio Fontana poi hanno governato in Lombardia attuando misure scellerate in tema di sanità, mobilità e cura del territorio. Scelte inadeguate di fronte all'impatto delle crisi globali, delle sfide del cambiamento ambientale e - soprattutto - della pandemia da Covid-19, in seguito a cui il velo è stato sollevato. A fronte della retorica dell'eccellenza sanitaria, i cittadini hanno toccato con mano l'impoverimento del servizio pubblico. La privatizzazione della sanità è il simbolo di una vita pubblica devastata dalle logiche del puro profitto e interamente subordinata agli affari di pochi. Il modello di Lega, Forza Italia e, in misura minore, Fratelli d'Italia ha costruito un potere impenetrabile, sancito dai voti plebiscitari delle elezioni. La vita quotidiana in terra lombarda è un incubo per chi deve prendere i treni dei pendolari ma il Pirellone finanzia senza battere ciglio autostrade private e sballati comprensori sciistici senza neve. Nella regione più inquinata d'Europa per le emissioni di gas si strappano deroghe per i veicoli più vecchi e si preferisce fare la guerra al Comune di Milano. Insomma, un quadro desolante di fronte a cui sembra non emergere mai una possibile alternativa.
La seconda guerra fredda vede dittature e regimi assediare i paesi democratici: l'epicentro dello scontro è l'Europa, le armi preferite sono ingerenze politiche e ricatti strategici, i duelli più duri avvengono nel cyberspazio, e l'Italia è uno dei più vivaci campi di battaglia. Neanche il papa è indenne da quanto sta avvenendo. La Russia di Putin e la Cina di Xi vogliono trasformare l'Europa in un terreno di conquiste, politiche ed economiche, al fine di far implodere NATO e UE, allontanando quanto più possibile gli Stati Uniti dai loro alleati. Gli interventi russi in Georgia e Crimea, le imponenti infrastrutture cinesi a cavallo dell'Eurasia, il mosaico di sovranisti e populisti sul Vecchio Continente descrivono i contorni della sfida più temibile e pericolosa che le democrazie si trovano ad affrontare dalla caduta del Muro di Berlino, avvenuta esattamente trent'anni fa. Sulle rovine della globalizzazione, la seconda guerra fredda ha colto di sorpresa l'Occidente: è radicalmente diversa dalla prima perché gli attori principali non sono più due ma molteplici, le armi più temibili non sono più nucleari ma digitali e gli scontri ad alto rischio non sono frontali bensì asimmetrici. Ma in palio c'è, oggi come allora, la sopravvivenza delle democrazie chiamate a reagire non solo dotandosi di nuovi sistemi di sicurezza contro gli avversari e di alleanze più flessibili, ma soprattutto di un arsenale di diritti capace di restituire vitalità ed energia al legame fra i loro cittadini e le istituzioni dell'Occidente. La seconda guerra fredda non ha ancora una data di inizio ufficiale ma in pochi dubitano oramai che sia in pieno svolgimento e stia già cambiando il mondo in cui viviamo.
"Ci sono dei momenti in cui non ci si può rassegnare all'andazzo delle cose, alla legge del più forte: bisogna trovare il coraggio di esporsi e denunciare" dichiara Nino Di Matteo a Loris Mazzetti, spiegando in questo modo la sua decisione di rompere un silenzio che per tutta la durata della sua carriera di pm antimafia lo ha tenuto lontano dai microfoni e dai riflettori. In un'intervista che si delinea piuttosto come un dialogo, un accorato sforzo di capire come e perché la riforma costituzionale della Giustizia, la legge bavaglio, il processo breve metterebbero a rischio la democrazia. Di Matteo arriva fino al cuore del problema per farci capire come bloccare questa deriva, che sopravvive a qualunque tipo di esecutivo. Con il coraggio che lo ha contraddistinto in questi anni smaschera le false motivazioni, le ipocrisie e le demagogie nascoste dietro la riforma, e ne svela gli inquietanti parallelismi con il Piano di rinascita democratica della P2. Ma non solo: le sue parole ci spiegano a che punto si trovano le indagini sulla "trattativa" tra Stato e mafia, sulla strage di via D'Amelio, e su personaggi discussi e discutibili che ancora oggi tengono in mano le redini del potere, dopo le rivelazioni del pentito di mafia Gaspare Spatuzza. Il tutto con lo sguardo rivolto al suo grande maestro di lotta antimafia e di coraggio: il giudice Paolo Borsellino.
In "Fuoco e furia" Wolff aveva descritto la prima fase dell'amministrazione Trump. Con "Assedio" ha scritto un reportage altrettanto esplosivo su una presidenza sotto attacco su quasi ogni fronte. La cronaca di "Assedio" comincia all'avvio del secondo anno della presidenza Trump e termina con la consegna del rapporto Mueller, rivelando un'amministrazione sempre più sotto il torchio degli inquirenti e un presidente via via più suscettibile, imprevedibile e vulnerabile.
Noia, passività, demotivazione, tendenza al fallimento o alla distruttività spesso nascono dal tentativo di compensare uno stato di anomia, di tradimento della propria autenticità esistenziale, dall'incapacità di soddisfare propri i bisogni e desideri; di realizzare se stessi. Sulla base di tale presupposto è stato concepito questo manuale sull'assertività, che si fonda non sull'idea di un addestramento all'uomo vincente, all'ideologia del successo a tutti i costi - tipica di una cultura fortemente competitiva di stampo occidentale - ma sulla rappresentazione di un soggetto umano che, indipendentemente dall'esito dei suoi sforzi di dominio, riesca a fare scelte coerenti coi propri valori, a superare momenti di crisi e conflitti relazionali, ad approdare ad atteggiamenti improntati al coraggio e all'empatia. Questo testo, grazie anche alla presenza di materiale per esercitazioni pratiche individuali e di gruppo, risulta uno strumento di formazione integrata indispensabile per educatori, operatori del settore socio-sanitario, psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, esperti in pubbliche relazioni, manager, e per chiunque, sia in ambito affettivo che professionale, desideri migliorare la propria capacità di comunicare e di affermarsi in modo efficace e costruttivo.
Gli strumenti psicodiagnostici sono fondamentali, sia in ambito clinico che di ricerca, per poter valutare l'entità dei sintomi psicopatologici e l'efficacia degli interventi terapeutici. Questo libro raccoglie una serie di scale di valutazione dei disturbi d'ansia, già pubblicati nel corso degli anni sulla rivista Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale. Si tratta di un grande patrimonio, che oggi viene finalmente messo a disposizione di clinici e ricercatori. Tutti questi strumenti, frutto di ricerche italiane o validati su un ampio campione italiano, sono corredati delle relative modalità di somministrazione e correzione.
Il volume è indirizzato ai partecipanti a prove selettive e concorsi per il profilo di Assistente sociale nei diversi settori in cui viene esplicata l'attività professionale, quali enti locali, sanità pubblica e privata (ASL, consultori, SERT etc), strutture giudiziarie e penitenziarie, altre istituzioni pubbliche e del terzo settore (ONLUS, cooperative sociali etc). Questa nuova edizione è aggiornata ai più recenti provvedimenti normativi di interesse tra cui: la legge Dopo di noi (L. 112/2016), la legge di bilancio 2017 (L. 232/2016), il D.Lgs. 171/2016 di riforma della dirigenza sanitaria e i nuovi LEA (approvati il 12-1-2017). Il testo offre una trattazione lineare ed organica delle materie più ricorrenti nei bandi di concorso ed è strutturato in sei parti: assistente sociale ed etica professionale (codice deontologico); legislazione sociale e socio-sanitaria; nozioni di diritto costituzionale; nozioni di diritto amministrativo, ordinamento degli enti locali e pubblico impiego, nozioni di diritto civile (persone e famiglia) e diritto penale; metodi e tecniche del servizio sociale. La parte dedicata alla legislazione sociale fornisce un quadro approfondito ed aggiornato del sistema integrato dei servizi sociali e degli specifici ambiti d'intervento degli assistenti sociali (persone disabili, famiglia, anziani, minori, stranieri, pari opportunità etc). Le altre discipline giuridiche sono analizzate in modo sintetico, ma privilegiando gli argomenti più pertinenti al profilo professionale (procedimento amministrativo e diritto di accesso agli atti, illeciti, tutela, curatela, amministrazione di sostegno, affidamento, adozione etc). La sesta ed ultima parte espone la metodologia d'intervento dell'assistente sociale, con particolare riferimento alla richiesta d'aiuto e alla presa in carico dell'utente. In appendice, poi, sono inseriti batterie di quesiti a risposta multipla e aperta sulle materie oggetto di studio ed esempi di elaborati e progetti d'intervento.
La condizione delle persone in stato vegetativo ha attratto negli ultimi anni l'interesse del grande pubblico e degli esperti di bioetica, anche in virtù dell'eco mediatica di vicende come quella di Eluana Englaro. Poco spazio e poca attenzione sono invece stati riservati alle figure che quotidianamente e per molti anni ne curano l'assistenza, ossia i familiari dei pazienti stessi (i cosiddetti caregiver informali) e gli operatori socio-sanitari (caregiver formali). Il presente volume intende colmare questa lacuna, presentando i risultati della prima ricerca empirica condotta in Italia su un campione di famiglie di persone in stato vegetativo. Tale ricerca - finanziata dalla Regione del Veneto e cofinanziata dalla Fondazione Cariparo e della Veneto Banca Holding - si è proposta di analizzare con diverse metodologie la condizione dei familiari delle persone in stato vegetativo e l'impatto sulle loro vite che il prendersi cura di questa tipologia di pazienti comporta. Gli aspetti indagati dalla ricerca sono molteplici: dalla condizione psicologica dei caregiver alla loro qualità di vita complessiva, dalle modalità più efficaci per affrontare la situazione ai costi sociali ed economici dell'assistenza. I dieci saggi che compongono il testo rappresentano bene tale varietà, e offrono inoltre strumenti concettuali per affrontare in maniera informata l'argomento e proposte operative per supportare in maniera efficace le famiglie dei pazienti e gli stessi operatori socio-sanitari.
Che cosa fanno i cittadini quando fondano o partecipano a un'associazione? E, ancora prima, che cosa possono fare? Queste le domande di partenza del volume di Sebastiano Citroni sulla quotidianità dell'associazionismo. A partire da un'indagine etnografica, che restituisce concretezza al vissuto dei protagonisti e alla specificità delle pratiche, vengono analizzati la diffusione di nuove forme d'impegno civico a livello individuale, il crescente peso dell'organizzazione di eventi nel repertorio d'azione degli enti di terzo settore e la contrattualizzazione dei loro rapporti con enti pubblici e privati finanziatori. Per ciascuna di queste trasformazioni, i risultati di ricerca mostrano come gli stili associativi filtrino e "metaforizzino" nella vita quotidiana di gruppo i fattori generali di contesto nell'ambito dei quali l'azione civica prende forma. La ricerca etnografica condotta da Citroni invita così ad abbandonare ogni facile retorica sulla neo-liberalizzazione del terzo settore e mostra quanto la sua azione come società civile si dispieghi anche sul piano ordinario degli stili dell'associarsi quotidiano e del loro potere istituente.