
Come possiamo ancora parlare d'amore? Facendo sentire la voce dell'amante. Questo testo è un omaggio al monologo interiore dell'amore, a questa folle preghiera che diciamo a noi stessi, che ripetiamo a noi stessi nel buio. Da Fedra, Berenice, ma anche il Cantico dei Cantici, san Paolo, Teresa d'Avila... Un monologo frammentato, attraverso ricordi personali, fra notti e giorni del cuore. "Amare è aspettare le parole, perché quando ami nel mondo ci sono solo le sue parole. Se ti parlerà da vicino avrai la fortuna di vedere sulle sue labbra Dio quando ancora non aveva creato il mondo, quando ancora era un bambino". (dalla Prefazione di Franco Arminio).
Il Congresso per il XXV Anniversario dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum è stato impostato sulla base di una specifica metodologia che coniuga riflessione ed esperienza perché l'evangelizzazione della cultura si realizza in contesti concreti e sempre e esperienziale. Da questo punto di vista, gli Atti che proponiamo hanno due parti. La prima parte raccoglie gli studi e le riflessioni generali suddivise in tre temi: identità e missione, fede e ragione, e dialogo con la cultura attuale. La seconda parte raccoglie alcuni degli interventi presentati durante i workshop su temi concreti e la trascrizione di alcune testimonianze presentate in formato TED.
Marco il Monaco, noto anche come Marco l'Asceta o Marco l'Eremita, è vissuto probabilmente in Asia Minore tra IV e V secolo. Rimasto in ombra rispetto ad altri grandi autori del suo tempo, ha rivestito tuttavia un ruolo cruciale nel quadro della tradizione spirituale e monastica antica, di cui è stato un importante anello di trasmissione. In tutta la sua variegata opera, qui raccolta e tradotta integralmente in italiano, traspare quello che per il suo autore è l'unico fine della vita cristiana: riscoprire, custodire e vivere in pienezza la grazia del battesimo, rispondendo al dono di Dio attraverso una fede attiva che manifesti i frutti dello Spirito. Le parole di Marco sono un prezioso invito a ritrovare il cammino dell'interiorità, per abitare le "stanze più interne" del proprio cuore. Allo stesso tempo egli ci invita a riconoscere che siamo parte di una grandiosa realtà, il mondo creato da Dio, in cui, a ogni livello, tutto è connesso con tutto, ben al di là della coscienza che possiamo averne su un piano razionale e visibile. Questa traduzione integrale delle sue opere mira a far apprezzare a un pubblico più vasto un autore fino a poco tempo fa quasi ignoto in occidente, e che pur a distanza di secoli ha ancora molto da dire ai cristiani di oggi.
La ricerca neotestamentaria indaga le connessioni che si sviluppano tra le testimonianze relative alla cena di Gesù con i suoi discepoli nell'imminenza del suo arresto e della sua morte. Ne emerge una trama di testimonianze particolari che rendono più efficace il resoconto biblico e più chiaro il fondamento della liturgia cristiana.
L'autrice traccia una biografia del frate Giovanni M. Vannucci (1913-1984), inserendolo nel contesto dell'Ordine dei Servi di Maria e nel variegato panorama socio-ecclesiale del suo tempo e ponendolo in relazione con alcune personalità di frontiera. Abbozza poi una sintesi della sua proposta ecumenico-interreligiosa. L'intento è quello di farne conoscere maggiormente la figura e l'eredità spirituale e, a partire dalla sua esperienza e dal suo pensiero, offrire agli uomini e alle donne di oggi, assetati di silenzio e di autenticità, tracce e orientamenti per una vita pienamente umana e trasfigurata in Cristo, Parola eterna del Padre. Dall'indagine emerge che il principio di contemplazione è la chiave di lettura più appropriata per comprendere il percorso umano-spirituale di fr. Giovanni, il quale per i suoi contemporanei non fu "una pianta che svettò alta, per notorietà", ma piuttosto "l'humus silenzioso e nutriente dal quale assorbivano altri". Ed è proprio la via dell'interiorità che egli continua ad indicare anche oggi ai tanti Pellegrini dell'Assoluto in cerca di senso, di luce, di speranza, di Dio.
Cos'è la fede? Qual è il suo oggetto formale? La conoscenza della verità prima può avvenire in modo naturale o dev'essere soprannaturale? C'è stato un tempo in cui la teologia, per rispondere a queste domande e argomentare sempre nuovi quesiti in grado di assecondare la vis theoretica della razionalità filosofica, seppe approntare un apposito trattato denominato de analysi fidei. Era il XVI secolo: albeggiava il sole barocco e infuriava la controversia apologetica nell'Europa lacerata dalla Riforma protestante, raggi e risvolti confessionali fecondarono la struttura del Tractatus che si accingeva a instradare la riflessione teologica secondo un metodo e una scansione tematica ben definiti. Ma, a oggi, cosa resta di questa mirabile architettura concettuale? Quale metabletica ha conosciuto l'analysis fidei nei secoli successivi? E' stato accertato un esito proficuo della metamorfosi che ha investito la teologia della fede? "Quanti arriveranno alla fine saranno ripagati non solo per aver appreso delle tesi, bensì per aver respirato lo spirito di un’epoca, che ha ancora tanto da dire alla nostra" (dalla Prefazione di Giuseppe Lorizio).
La storia vissuta da Rut e Noemi è una parabola interessante per i tempi inediti che stiamo vivendo. Il loro viaggio ha il sapore dell'incertezza e del ricominciare, strada facendo. Il loro continuo sradicarsi e radicarsi non segue il criterio delle proprie tradizioni, delle proprie consuetudini, ma quello della cura vicendevole. Hesed è la parola ebraica che definisce tutto questo. E' centrale nella piccola narrazione biblica. È la manifestazione della premura e della misericordia di Dio, che volutamente non compare nella storia, mentre le attenzioni e le scelte dei protagonisti ne diventano una traccia evidente. In questo cambio d’epoca, non potendo conoscere in anticipo la strada, è importante sapere se c'è qualcuno che vuole percorrerla con noi amorevolmente, come Rut con Noemi.
Questo quarto e ultimo volume dell'opera di San Cesare de Bus "Istruzioni familiari" ha come tema "I vizi e i sacramenti". Si tratta di un manuale di metodologia catechistica nel quale San Cesare offre ai lettori, in particolare ai catechisti, una guida con le seguenti caratteristiche: la concretezza del discorso, i frequenti ricorsi alla storia biblica, l'aderenza all'attualità, il coinvolgimento personale del catechista e degli uditori, la comune aspirazione a una maggior conoscenza e a un più coerente e intenso impegno religioso, la tensione a una spiritualità cristiana più elevata e socialmente feconda nella carità.
«Le cose di prima sono passate, ne sono nate di nuove: ospedale, parrocchia e territorio in dialogo sinodale per chi soffre». Con questo titolo vogliamo declinare un'istanza urgente della Chiesa del nostro tempo. Si tratta di un autentico cammino da percorrere insieme, trovando il coraggio di superare vecchi schemi e ricercando instancabilmente una novità pastorale. Tutto ciò è richiesto particolarmente a noi, assistenti spirituali, (cappellani, religiosi e religiose), operatori sanitari e volontari della pastorale della salute. A noi che siamo stati particolarmente colpiti e feriti dall'esperienza della pandemia, a noi che abbiamo visto saltare tutti i nostri modelli pastorali, tutto quello che eravamo abituati a fare quotidianamente nei luoghi di cura. La sfida pertanto non è quella di tornare indietro, riproponendo vecchi schemi ormai superati, ma quella di procedere con novità e coraggio, esprimendo un modo nuovo di essere e servire. Questo è ciò che il Signore oggi, attraverso la sua Chiesa, ci chiede per continuare a fare di bene in meglio, quello che da sempre cerchiamo di realizzare accanto ai malati, alle famiglie, ai curanti. L'invito, quindi, è quello di proseguire il cammino mostrando al prossimo sofferente il volto di un Dio che fa nuove tutte le cose.
Che cosa accadde davvero la mattina della prima Pasqua cristiana? Quale evento («fattore X», Hans Kessler) innescò nei primi testimoni quella reazione che li portò dalla fuga alla pubblica confessione della risurrezione? A queste antiche domande non pochi autori del Novecento teologico hanno risposto richiamando il valore imprescindibile dell'incontro con Gesù risorto. Una categoria, quest'ultima, la quale, benché assunta significativamente anche da Benedetto XVI e da Papa Francesco, pare manchi ancora di un reale approfondimento teologico; cosa che questo saggio intende propiziare.
Ammettiamolo, ognuno di noi deve affrontare delle paure: la paura della malattia, la paura del futuro, la paura del giudizio degli altri, le paure che creiamo nella nostra testa, a volte del tutto irrazionali.
Condividendo storie e battaglie vere, l'autrice ha realizzato uno strumento edificante ed estremamente utile per superare le nostre più grandi paure, portandoci per mano verso il posto dove la paura svanisce e regna la vita abbondante.
Scritto con la sensibilità che può avere solo chi ha affrontato battaglie e paure, questo libro aiuta i lettori ad affrontare la paura a testa alta e ad attingere alle infinite risorse che troviamo in Cristo per giungere alla pace interiore.