
L’autore ha svolto in questa opera un ampio e ricco lavoro un dovizioso commento alla "Lumen Gentium" attraverso l’insegnamento di Giovanni Paolo II, che – nelle catechesi del mercoledì: dal 1991 al 1997 – “rilesse” la Costituzione conciliare, alla luce dell’esperienza e degli sviluppi intanto avvenuti. Questa ricerca ha preso vita durante i corsi di ecclesiologia tenuti ai seminaristi. Segno d’un insegnamento vivo, fecondo, approfondito e chiaro.
Il volume rappresenta a tutti gli effetti un piacevole compendio in grado di fornire una vera e propria area specifica di indagine e di studio su Elia, figura che ha assunto un ruolo privilegiato nell'escatologia giudaica, quale precursore di Jhwh e del giorno del suo giudizio.
Per capire l'importanza che il personaggio ebbe per gli autori del NT Cosimo Pagliara guida con entusiasmo contagioso i lettore alla scoperta di questa figura, focalizzando principalmente l'attenzione sul Vangelo di Luca, evangelista che rispetto agli altri illustra in modo completamente diverso il primo grande profeta del Regno di Israele del Nord.
Grazie ad un linguaggio fluido e anche all'aiuto di una bibliografia ben organizzata il testo offre in modo chiaro le coordinate per approfondire l'argomento, esaminando se l'uso e la funzione di Elia delineino l'immagine di Gesù tratteggiata da Luca nel Vangelo, dai racconti dell'infanzia, al battesimo, all'ascensione e alla parisia. Il tutto sviscerato in due parti: una prima in cui si pone l'attenzione su Elia negli scritti lucani (Vangelo e Atti) e una seconda che mette in risalto un'elaborazione teologica.
Nonostante la grandissima mole di materiale leggendario pervenuta su Elia, l'intento dell'autore non è quello di analizzare modelli già rappresentati in diversi studi della letteratura profetica bensì scoprire nuovi criteri creati da Luca in modo da inquadrare l'Elia biblico sotto un'ottica diversa alla luce del personaggio Gesù.
Il volume fornisce pertanto una attenta delucidazione degli schemi interpretativi del Vangelo di Luca che mirano ad individuare di fatto la funzione paradigmatica di Elia nel terzo Vangelo, basandosi con un metodo tramite il quale non sono rilevanti le diverse tappe della redazione del testo ma la sua forma definitiva.
John Shelby Spong, uno dei pensatori e autori religiosi più popolari e controversi degli USA, ci presenta un nuovo e penetrante studio sulla vita dopo la morte, un notevole viaggio spirituale - coniugato con la scienza e la tecnologia - circa la sua lotta di tutta una vita con le domande su Dio e sulla morte. Spong esamina il percorso umano di 3,7 miliardi di anni, a partire dalla vita di un organismo unicellulare sino al complesso dell'autocoscienza umana. Ci riferisce il suo cammino personale e vitale dallo stato di cellula fecondata fino ai suoi ottant'anni di età. Secondo l'autore non vivremo dopo la morte come bambini che sono stati premiati con il cielo o puniti con l'inferno, ma come parte della vita e dell'essere di Dio, condividendo l'eternità di Dio, che è al di là delle barriere del tempo e dello spazio. Spong sostiene che la scoperta dell'eterno può essere fatta all'interno di ognuno di noi se andiamo in profondità in noi stessi, trascendiamo i nostri limiti e diventiamo pienamente umani. Per l'autore la fine del teismo ci apre la porta a vivere un'esperienza mistica senza misura, per sentirci un tutt'uno con la presenza divina.
Il libro del gesuita Roger Lenaers offre una brillante presentazione di Gesù alla luce delle più aggiornate ricerche storico-critiche e una visione della sua figura profondamente rinnovata e quindi che si discosta alquanto da quella tradizionale. Formulando già dal titolo l'interrogativo più serio, e perfino inquietante, che un credente possa sentir risuonare a suo riguardo: quello sulla sua divinità. Ne parla a partire dalla mentalità moderna, per vedere se e come la figura di Gesù possa rimanere attuale per il l'uomo d'oggi. La scienza ci sta facendo cambiare il modo d'intendere e di parlare di Dio, quindi alla luce di questo per Lenaers deve esserci un corrispettivo nel modo d'intendere Gesù Cristo, in un cammino di scoperta (o ri-scoperta) sempre più profondo dell'essere cristiani, cioè coloro che seguono Gesù il Signore.
Tra il 6 e il 14 settembre 2017, centoquattordici nuovi vescovi, donati dal Signore e frutto della sollecitudine pastorale del Successore di Pietro per tutte le chiese, hanno potuto vivere, in un positivo clima di comunione organizzato dalla Congregazione per i vescovi, un momento importante di presa di coscienza e discernimento del significato della loro nuova missione e dei criteri con cui il Papa e la Chiesa credo che venga esercitata nell’attuale contesto storico.
Parlare d'amore oggi è fin troppo facile. La parola è abusata fino al logoramento, e per lo più risuona nel suo significato 'romantico': il sentimento di fusione con l'essere amato, l'appagamento di un desiderio di realizzazione che, a ben vedere, rimanda infine all'atteggiamento narcisistico sempre più diffuso. Si può superare questa accezione emotiva e superficiale dell'amore e parlarne da un'altra prospettiva? E si può, partendo da un'esperienza più autentica di amore umano, rivelare un nuovo e più profondo significato della parola Dio? Tomás Halík ne è convinto e si dedica all'impresa in questo saggio acuto, di godibilissima scrittura, ricco di riferimenti letterari e filosofi-ci, aperto ai fermenti più vivi della cultura laica. E incontra subito sant'Agostino, cui è attribuita la frase che ha scelto come titolo: Amo: volo ut sis, «Amo: voglio che tu sia». Perfetta sintesi, egli dice, del vero significato della parola amore, in controtendenza rispetto al sentire comune: facendo propria questa frase, l'io non si limita a prendere coscienza dell'esistenza dell'altro, ma la accoglie come componente fondamentale che arricchisce la sua vita, che impedisce al suo mondo di diventare terribilmente vuoto e grigio. Il vero amore umano chiede dunque di cambiare prospettiva, di avere il coraggio di dimentica-re se stessi in forza degli altri. Proprio per questo l'amore è un tema profondamente religioso, capace allo stesso tempo di parlare alle coscienze odierne per le quali il discorso cristiano suona come una lingua sconosciuta o dimenticata da tempo. Perché il Dio amore, lungi dall'essere il Dio banale stigmatizzato da Nietzsche, è un Dio che invita tutti, credenti e non credenti - 'residenti' e 'cercatori', come preferisce definirli Halík - alla magnifica danza dell'amore «in cui si fondono cielo e terra, grazia e natura, divino e umano, la Trinità divina e le tre virtù attraverso le quali entriamo danzando nell'eternità».
RIVISTA UFFICIALE DEL PONTIFICIO ISTITUTO TEOLOGICO GIOVANNI PAOLO II PER LE SCIENZE DEL MATRIMONIO E DELLA FAMIGLIA
Il PONTIFICIO ISTITUTO GIOVANNI PAOLO II è il luogo che Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, ha voluto per approfondire tutte le tematiche, umane, filosofiche e teologiche, legate all’amore umano e alle realtà ad esso connesse, in particolare al matrimonio e alla famiglia.
ANTHROPOTES è la rivista che approfondisce, porta e diffonde nel mondo la ricerca che l’Istituto, su incarico del suo fondatore, porta avanti. Essa ha iniziato la pubblicazione come semestrale dal 1985. In essa vengono affrontate tematiche inerenti il progetto di Dio su persona, matrimonio e famiglia, trovando ispirazione e stimolo nel magistero, particolarmente ricco e fecondo, di Giovanni Paolo II. Leggerla e diffonderla significa dare continuità all’insegnamento di questo grande Papa, partecipare al dialogo culturale su temi di grande importanza per la vita della Chiesa.
SCOPO DELLA RIVISTA è infatti esplorare e diffondere la ricerca sul matrimonio e la famiglia, che, muovendo da un’antropologia adeguata, possa illuminare la verità dell’uomo e far conoscere i diversi apporti dell’indagine filosofica, teologica e delle scienze umane. La rivista ha un carattere prevalentemente monografico, trattando tematiche che nell’odierno contesto culturale o nel dibattito teologico, sono ritenute centrali, affinché, grazie anche all’approccio interdisciplinare, emerga l’originalità e la ricchezza della visione cristiana sul matrimonio e la famiglia.
Se pensiamo alla caduta di Adamo ed Eva ci vengono subito alla mente i grandi affreschi sul peccato originale e sulla cacciata dall’Eden e non possiamo non considerare quella storia nei termini del mito, o della favola. C’è però molto altro, perché la caduta dei progenitori è stata concepita per molti secoli, e fin dentro la modernità, come il preambolo per comprendere la natura umana, da quel momento preda di passioni antisociali. Che cosa sarebbe successo alla nostra convivenza se Adamo ed Eva non fossero caduti, se fossero rimasti nello stato di innocenza? È questa la sorprendente domanda controfattuale che filosofi, teologi, intellettuali si sono posti non per immaginare un mondo perduto, ma per poter meglio capire il nostro. Dal rigore di Agostino alle narrazioni storiche di Tolomeo da Lucca, dal sempre innovatore Tommaso d’Aquino al francescano Ockham, da Wyclif a Suárez e a molti altri, in un conflitto continuo e creativo di idee, di teorie, di immagini, di posizioni irriducibili e di aperture sempre nuove, lo stato d’innocenza è il luogo paradossale per pensare l’ambiguità della convivenza, l’ambivalenza della politica, il perimetro della natura umana. Tutt’altro che semplice favola, stato d’innocenza è uno dei nomi della realtà.
E’ un viaggio, questo, che attraversa i due Testamenti, il primo e il nuovo, alla ricerca della relazione tra giustizia e pace. Nella storia di Israele, se il richiamo del primato di Dio e della sua giustizia, nei testi profetici e sapienziali, è una costante, la pace, frutto della giustizia, è collegata alla figura messianica del “Principe della pace”.
Cos’è la mistica? L’Autrice si pone di fronte a questa domanda con il desiderio di lasciarne intuire a tutti il significato più profondo. La mistica è fatta da percorsi umani in cui si disvela il Mistero; il luogo più adatto per viverla è l’intensa quotidianità della vita di ogni popolo, nei suoi rituali gioiosi e nei suoi sottofondi d’intensa solitudine, là dove si consuma l’incontro, ma anche il dramma dell’assenza. Il libro nasce dalla raccolta di parole e di gesti, di donne e di uomini, incontrati dalla stessa Autrice nei luoghi più preziosi della sua vita: dialoghi interiori e ricerche comuni, tra credenti e non credenti, tra persone di culture e religioni diverse; presenze contemporanee o semplicemente tracce di vita passata...
La cintura non è solo uno dei più semplici e pratici capi di abbigliamento, ma è anche un simbolo antico, a partire dalle cinture che compaiono nei primi capitoli del libro della Genesi. Gli autori ripercorrono in questo saggio, tra storia dell'arte, esegesi biblica e antropologia culturale, la lunga storia della cintura come simbolo di seduzione, sacrificio e potere al femminile, che culmina nella devozione alla "Madonna della Cintola", diffusa soprattutto in area toscana.