
Carl Schmitt è il più celebre e controverso rappresentante in epoca recente della Teologia politica, vale a dire di una Teoria politica che pretende di fondarsi sulla fede nella Rivelazione divina. Una pretesa che questo libro prende sul serio, andando alla ricerca del nucleo religioso che dà unità e coerenza alla sua labirintica opera. Lontana dall’indignazione morale quanto dall’ammirazione apologetica, questa interpretazione ha infiammato un dibattito da sempre acceso sul suo pensiero. Ma è in vista di una fondazione filosofica e non teologica della vita politica che al suo nome assegna un posto paradigmatico nella tradizione di un concetto che ritorna inesorabilmente d’attualità.
Grazie all’analisi del pensiero che si fonda sulla Rivelazione può delinearsi per differenza quello fondato al contrario sulla Ragione. All’opposta autorità riconosciuta come sovrana corrispondono antitetiche comprensioni di sé. Un pensiero che si sottragga al confronto con tale distinzione rischia di presupporre in maniera inconsapevole un senso della vita e della storia analogo a quello teologico, quand’anche nell’epoca della secolarizzazione escluda dalla sfera pubblica ogni religione o si opponga all’obbedienza della politica ai comandamenti di una Rivelazione.
Come confutazione della controparte prende forma questa logica del riconoscimento della propria identità per mezzo della determinazione del proprio nemico, profilandosi come soluzione all’insuperabile contrapposizione dialettica una più chiara conoscenza di sé.
È sulla distinzione tra Teologia politica e Filosofia politica che si fonda una differenza tra opposti modi di vivere esposta nei quattro capitoli di questo volume, che porta a conclusione quella critica della Teologia politica avviata dal precedente libro su Carl Schmitt e Leo Strauss al servizio di una fondazione della Filosofi a politica.
La peculiare identità della direzione spirituale, che tende allo sviluppo del "figlio di Dio" per un suo più intimo avvicinamento e comunione con Lui, suppone qualità, impone comportamenti, comporta criteri di riferimento e di valutazione che devono essere tenuti presenti con lucida consapevolezza sia da parte di chi si assume il compito di direttore, sia da parte di chi decide di ricorrere al suo aiuto per percorrere il cammino. Il presente volume ha lo scopo di aiutare a raggiungere proprio questa consapevolezza.
«Serve una correzione di rotta!». Questo il senso del lungo messaggio che Thomas Frings pubblica nel febbraio 2016 sulla pagina Facebook della sua parrocchia di Münster, storica città tedesca. Ha deciso di prendersi una pausa di riflessione, ritirandosi in un monastero per un anno, ma anche di rendere pubbliche le ragioni della sua scelta: basta con «l'inutile sforzo» di una pastorale sclerotica e inadeguata! Un evento apparentemente marginale, ma dagli echi fortissimi e imprevisti, prima su internet, con migliaia di condivisioni e commenti al messaggio originale (un prete tedesco gli scrive: «La tua scelta è uno dei sogni proibiti che non oso pronunciare ad alta voce per paura di autoconvincermi... Ammiro il tuo coraggio!»), e poi sui media tradizionali, dalla tv ai giornali. In questo libro - rimasto per settimane nella classifica dei libri più venduti in Germania - Frings racconta in modo semplice, mai polemico, spesso ironico, la vita quotidiana di un parroco qualunque, ingabbiato in una «pastorale dell'inutile», e prova a immaginare vie nuove per una Chiesa del futuro.
Il presente libro si rivela una vera iniziazione al mistero della Chiesa. Da buon mistagogo, il metropolita Hierotheos ci segnala le vie fondamentali di accesso. Ci tratteggia i principali connotati biblici della Chiesa; le proprietà che la contraddistinguono, recitate ogni volta, solennemente, nel Credo; la sua relazione imprescindibile con l'Ortodossia e con l'Eucaristia; il suo rapporto con il mondo, con l'uomo, nella maestosa interpretazione di Massimo il Confessore; la cattolicità della sua vita, che prevede, senza divisione e nel contempo senza confusione, sia azione che contemplazione, sia sacramenti che ascesi, sia teologia apofatica che teologia catafatica, sia monaci che coniugati, sia monasteri che parrocchie, sia chierici che laici; il suo legame con la legge, la secolarizzazione che talora la infetta, come infetta la teologia e la pastorale. Una mistagogia, questo libro. Un umile strumento per esperire, con maggiore consapevolezza, la Chiesa. Che non è anzitutto un oggetto su cui costruire un'indagine, ma un corpo di grazia in cui entrare, vivere e morire. Per gustare per sempre, nella terra dei viventi, l'identica vita del Vivente.
La Chiesa ha sempre negato all'impresa filosofica di Hegel il riconoscimento dell'ortodossia, e ha tradizionalmente considerato il nucleo del suo pensiero incompatibile con l'integrità cristiana. Con questo libro Vito Mancuso si accosta invece alla filosofia hegeliana con lo scopo di mostrarne al contrario la sua profonda intenzionalità teologica, facendo giustizia di tante interpretazioni - sia filosofiche sia teologiche -che ignorano del tutto questo dato. E giunge anzi a mostrare come il cristianesimo viene assunto da Hegel come la verità del mondo, e che da esso il filosofo fa scaturire la sua visione della storia, del suo senso e della sua finalità.
"Surin colpisce innanzitutto per la sua lucidità: una chiarezza ardente e incisiva. Non si tratta di perspicacia, che è acutezza nell’analisi psicologica; non è nemmeno, per essere esatti, quella penetrazione che tende ad approfondire il sapere. In lui la lucidità è intelligenza dell’esperienza; essa vi discerne, in modo sempre più acuto, il vero dal falso. La chiarezza dell’esposizione si ricollega qui alla fermezza di una scelta assoluta e costante. Quando scrive, Surin non mira a costruire un sistema teologico e tanto meno a descrivere degli stati interiori. Come non sono trattati dottrinali, le sue opere non sono nemmeno delle esposizioni o delle descrizioni psicologiche. Senza lasciare il dominio dei fatti, egli avvia una «scienza sperimentale » della vita spirituale".
Guerra in nome di Dio: un fenomeno antico e moderno, le cui radici affondano nella tradizione ebraico cristiana. Fina dall’antichità le diverse religioni si appellarono al divino per legittimare la violenza, giustificando l’omicidio in una realtà che trascendeva l’umano: una “sacralizzazione” che ha coinvolto tutto il Vicino Oriente antico, il giudaismo del secondo Tempio e la Tarda Antichità. Il volume mette in luce una costellazione di accezioni con cui i concetti di “guerra” e “pace” ricorrono nella Bibbia e in testi ad essa vicini.
Al tema del discernimento è stato dedicato il convegno internazionale tenutosi all'Università Urbaniana nel marzo 2017. La riflessione di qualificati autori offre uno strumento efficace di riflessione per individuare i fondamenti, i soggetti, la dinamica, i luoghi e lo stile dell'esercizio del discernimento che anche in questo tempo deve contraddistinguere l'azione di ogni cristiano. Passando così attraverso le pagine della Sacra Scrittura, sostando su alcuni luoghi esemplari della letteratura patristica, approfondendo il magistero recente, illuminando i nuclei ecclesiologici più rilevanti, analizzando la normativa canonica vigente, richiamando il tema dei 'segni dei tempi', allargando la prospettiva al campo della morale e della spiritualità, il volume offre al lettore l'occasione preziosa per immergersi dentro il vasto orizzonte che la pratica del discernimento dischiude e promuove per un annuncio della gioia del Vangelo nel tempo che ci è dato vivere.
La disposizione dei cinque saggi che compongono questo volume segue un percorso logico che va dall'analisi del problema catechetico per dirigersi poi verso la sua soluzione e verso le conseguenze che ne derivano. I primi due saggi si concentrano sul compito missionario della catechesi e sulla riqualificazione epistemologica dell'aggettivo missionario. L'Autore insiste sull'affermazione che il compito della catechesi sia quello di far risuonare la proposta cristiana dentro la persona, in modo che essa diventi centro della sua esistenza, criterio di giudizio e motivazione del personale progetto di vita; in una espressione: che venga integrata nella vita.
Al fine di tracciare nuove prospettive ed elaborare strumenti, oltre a fornire un contributo a una più vasta mappa di conoscenze, il volume manifesta due distinte anime, evidenziando l’aspetto storico-sindonico-teologico e contestualmente artistico della Passione di Gesù di Nazareth. Nella convinzione che il dialogo tra scienza e fede sia non solo possibile ma doveroso, la prima parte dell’opera, esaminando i testi evangelici e ponendoli a confronto con il telo sindonico, ricostruisce le fasi della cattura, del processo, della condanna, della morte e della resurrezione di Gesù annunciata dai suoi discepoli. La vicenda teologica s’intreccia in maniera inedita ma armoniosa con la ricerca iconografica e quindi l’estetica del rito, che non delinea soltanto significativi capolavori dell’arte in una anamnesi equilibrata, ma esprime ciò che c’è oltre le forme artistiche, collegando la caducità dell’uomo con l’incorruttibilità del Cristo tradito, morto e resuscitato, in un movimento corale in cui l’immagine diventa domanda a cui può rispondere solo lo sguardo dell’osservatore. In sintesi il volume fornisce messaggi che hanno il compito di trarre dalla luce celeste la verità racchiusa nella Passione del Signore e nell’animo degli uomini.
Il libro nasce dall’intento di far risplendere la bellezza delle opere dei carismi, di riportarle allo splendore con cui sono nate, n un momento storico in cui molti carismi si trovano in difficoltà per l’invecchiamento dei membri, la scarsità di vocazioni e a volte per la mancanza di sogni e fiducia nel futuro e di abbandono alla Provvidenza.
Il libro di P. Boschi completa una sua precedente opera, Il nome nella Bibbia, estendendo il tema fra i due Testamenti e mostrando l'importanza fondamentale per ogni uomo.