
Gli angeli non appartengono solo alla narrazione popolare e fiabesca, né alla galassia della cosiddetta New Age. Sono piuttosto il segno della presenza di Dio, strumenti di luce e di consolazione per ogni uomo. San Francesco è certamente un testimone privilegiato dell’incontro con questi mediatori celesti e le Fonti ne raccontano la sua particolare devozione. L’Autore, attraverso uno stile coinvolgente e scorrevole, a partire da numerosi scritti della tradizione francescana – di figure più o meno conosciute, lungo il corso della storia – propone un sorprendente e originale itinerario alla riscoperta e alla contemplazione della bellezza e della premura di Dio attraverso i suoi angeli.
Perché il dolore, la sofferenza, la malattia? Come mai ci ammaliamo fisicamente o spiritualmente? Gesù guarisce ancora? Potrebbe guarire anche me? Quali sono le condizioni per guarire? Come pregare per la guarigione di un malato? Chi possiede il carisma di guarigione? Il Signore potrebbe aver scelto anche me per questo ministero straordinario? A queste e altre domande si propone di rispondere, pur con tutti i suoi limiti, questo seminario di guarigione.
La delicatezza del tema, la semplicità del linguaggio e la concretezza con cui l'argomento viene esposto, rende questo percorso accessibile a tutti, ma si rivolge particolarmente ai malati nel corpo e nello spirito e a quanti hanno «compassione» di loro. Attraverso questo ministero la Spirito Santo vuole risvegliare la fede nella Chiesa e manifestare le meraviglie di Dio.
Nell'attuale temperie culturale fatichiamo a comprendere la fede cristiana nella risurrezione. Che cosa intendiamo esattamente quando, per esempio, del nostro destino ultimo diciamo che è quello di risorgere dai morti? André Paul svolge, da storico, da biblista e da teologo, uno scavo accurato sulle origini e gli sviluppi di questa nozione. Sin dalla notte dei tempi, l'essere umano, alla ricerca del senso ultimo della sua sorte mortale, si è figurato un oltrevita, un aldilà. E non ha mancato di attribuire una immortalità a quella parte si sé che percepiva come incorruttibile: l'"anima". In una fase successiva la sua riflessione ha avuto accesso al concetto di risurrezione - non più dell'anima, ma del corpo -, che diventerà un elemento assiale del sistema cristiano. Oggi questa credenza si confronta con nuove fantasticherie di immortalità (come l'utopia transumanista): mentre vorremmo pianificare un'umanità "aumentata", in fondo noi non facciamo altro che perpetuare una ribellione verso il corpo e i suoi limiti. Quello stesso corpo che la risurrezione vuole però "trasfigurato", e in una forma così ardita che soltanto la fede davvero visionaria è in grado di prospettare. Un saggio chiarificatore che scommette sull'aldilà promesso in Cristo, tanto quanto sulla portata universale (e umanizzante!) del corpo risorto, delineando un messaggio teologico pregiato e più attuale di quanto non si pensi.
Come opera lo Spirito di Dio, dove si manifesta? Questo studio risponde: lo Spirito si lascia cogliere esattamente nell'agire umano. Prendendo le distanze dalle consuete affermazioni sullo Spirito Santo, troppo spesso indeterminate, Böhnke sollecita una pneumatologia in chiave pratica, che abbia come punto di partenza l'umano e come approccio fondamentale l'interazione tra gli esseri umani. L'autore analizza in profondità determinati gesti percepibili come esperienze - implicite o esplicite - dello Spirito di Dio: l'epìclesi, la parresìa, la dossologia, la sagacia... E, riflettendo su queste prassi e rifacendosi alla testimonianza biblica, evidenzia i caratteri distintivi dello Spirito di Dio, fino a giungere alla determinazione dello Spirito Santo come persona. Questo nuovo approccio apre allo Spirito Santo come entità divina che viene ricevuta, che libera, che riempie di sé, che esercita una pressione benevola. E dischiude prospettive inedite per l'ecclesiologia, per l'escatologia, per una concezione ecumenica della Trinità. Una ricerca davvero nuova su "lo Spirito nell'agire" e su "l'agire nello Spirito".
Gli studi raccolti in questo volume si pre ggono di fare sintesi teologica e pastorale sul senso e l’esercizio di questo sacramento nella vita della Chiesa oggi per dialogare col mondo e con le problematiche attuali. I presbiteri, infatti, sono chiamati ad amare la chiesa “con cuore pasto- rale”, come scriveva Paolo VI nell’Allocuzione all’apertura del quarto periodo conciliare, perché solo l’Amore è credibile e solo l’Amore dà senso al nostro esistere. La Chiesa non può non “usare la medicina della misericordia, invece di abbracciare le armi del rigore”, perché è “madre amore
volissima, benigna, paziente”.
La povertà, con le molteplici forme di sottosviluppo ad essa collegate, è uno dei "segni dei tempi" più eclatanti della nostra epoca. Essa coinvolge non solo intere popolazioni di paesi che soffrono un sottosviluppo endemico, ma anche vasti settori delle popolazioni dei paesi ricchi e tecnologicamente più avanzati. Diverse campagne di lotta alla povertà su scala mondiale sono miseramente naufragate. Inoltre, si è rafforzata la dottrina che povertà e poveri siano un "danno collaterale" inevitabile se si vuole perseguire il progresso dell'umanità. Se nel passato la teologia ha proposto una sua lettura della povertà, oggi è necessariamente coinvolta nell'analisi della povertà e nella lotta per il suo superamento. Ma come si può parlare della povertà, in prospettiva teologica, come "segno dei tempi", vedere in essa un "luogo teologico"? Come può essere una fonte di conoscenza per la riflessione teologica, di concerto con gli altri luoghi teologici? L'attenzione (la "scelta preferenziale") ai poveri non è più solo una virtù individuale, ma deve essere coscienza di chiesa. Di più, l'auspicio programmatico del neoeletto vescovo di Roma, Francesco, «come vorrei una chiesa povera e dei poveri», spinge a domandarsi se il "dei poveri" sia una nota puramente congiunturale o non invece una nota costitutiva della chiesa.
La chiesa oggi deve fare un atto di coraggio e rendersi conto che si trova davanti a una realtà che corre velocissima e che rischia di far sentire il suo linguaggio fuori tempo, inadeguato. Bisogna muoversi come sta già facendo papa Francesco: tornare al cuore del linguaggio evangelico ed elaborare un linguaggio nuovo. E di questo cambiamento i veri protagonisti sono i giovani.
In tempi di crisi come lo sono i nostri, soltanto con un ritorno a quel solido fondamento spirituale e morale che la Bibbia può dare è possibile fronteggiare e risolvere in modo soddisfacente e senza delusioni tutti i problemi della vita quotidiana.
Le filosofie, il permissivismo educazionale, il fanatismo sia religioso che politico, non offrono veramente nulla di buono né di duraturo per la vita dell’anima. L’apostolo Paolo ha scritto: “Infatti non mi vergogno del Vangelo; perché esso è potenza di Dio (la “dinamite”) per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16).
Questo volume, in realtà è un vero e proprio corso di studi biblici, impostato sulla base di una fede sicura.
Ogni lezione di La Parola che trasforma è poi completata da una serie di domande per un ulteriore approfondimento personale delle conoscenze dei singoli argomenti trattati nel corso.
Il volume affronta, dal punto di vista biblico ed etico, alcune questioni fondamentali sul rapporto tra uomini e animali. La prima parte prende in esame i racconti di origine e introduce riflessioni sul compito dell'uomo verso il creato, sul rapporto fra umanità e animalità e sui principi di un'etica ambientale cristiana. La seconda parte affronta la tutela della vita nella Bibbia, la presenza degli animali nella Scrittura e le questioni riguardanti l'etica animalista e l'uso degli animali a servizio dell'uomo. La terza parte, infine, si proietta all'eschaton e orchestra da diversi punti di vista l'idea che l'uomo porterà con sé nel Regno gli animali e l'intera natura creata.
Il volume ricostruisce la normativa canonica, sostanziale e procedurale, in materia dei delitti più gravi contra mores, riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Dopo un excursus storico, si analizzano nel dettaglio il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo e il delitto di pedopornografia. L’opera si chiude con un intero capitolo dedicato a illustrare la peculiare procedura, giudiziale ed extragiudiziale, dettata dal Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela. Si vuole offrire, nel complesso, una disamina chiara e completa su un argomento che da anni è al centro dell’attività legislativa e pastorale della Chiesa.
Cercare il fondamento dell’essere e del pensiero è il problema filosofico e antropologico per eccellenza. Si riscontra già nelle culture arcaiche e, attraversando la filosofia greca e la cultura legalistica ebraica, è possibile definire il potenziamento mitico–razionale giudaico–ellenistico come rimedio all’angoscia dell’uomo mortale evocata dal Nulla. La vicenda di Gesù di Nazareth rappresentò, d’altro canto, uno “spartiacque” in grado di smascherare la contraddittorietà di tale rimedio. I Padri della Chiesa, dovendo esprimere la fede apostolica in concetti, affrontarono tale problema con i limiti categoriali della cultura del loro tempo, scivolando nell’ambiguità del linguaggio teologico e lasciando ancora aperto il dibattito circa la possibilità di far uscire tale linguaggio dall’occultamento operato dal potenziamento mitico–razionale giudaico–ellenistico. Tutto ciò non può prescindere dal confronto con la filosofia dell’originario, come indicato dal linguaggio filosofico di Emanuele Severino.
Il volume raccoglie le catechesi di papa Francesco sui sacramenti e i comandamenti. La prefazione è a firma di monsignor Guido Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. L’Opera, in una veste grafica totalmente rinnovata, è completa di indice tematico.