
E se mettessimo un coach professionista in confessionale? La domanda non è così assurda come sembra. Strumento di sviluppo della persona e del suo potenziale umano, risorsa efficace per far evolvere le situazioni di crisi, il coaching ha certamente qualcosa da dire a chi celebra la confessione – «sacramento della crisi del cristiano» – che si trovi dall’una o dall’altra parte della grata. D’altronde, chi accoglie il Vangelo, sceglie una vita che è tutta un fermento, una costante trasformazione e crescita, in balia di quel lievito potente che è l’amore del padre di Gesù. La confessione non può essere solo occasione per “rimettere a posto le cose”, ma la scintilla che fa esplodere il cammino verso la gioia del vivere cristiano.
Quando qualcuno ci chiede chi siamo, rispondiamo con un racconto: si chiama storytelling. Oggi questo è vero più che mai, in quanto la tecnologia – smartphone, pc, social network – ci espone – sia attivamente che passivamente – a una narrazione costante e una costante rielaborazione della nostra identità. La narrazione accompagna la nostra vita e se da un lato ci aiuta a preservare la memoria, dall’altro rischia di sostituire la realtà, di occultarla, di impedirci di vedere le cose così come sono o di frammentarla. L’efficacia del racconto era nota già al mondo antico, da Aristotele a Sant’Agostino ed è da lì – passando per Heidegger e Leopardi – che Piccolo parte in un viaggio che arriva fino a noi, uomini immersi nell’era della comunicazione globale, per raccontare l’enigma dell’identità.
Benedetto XVI e il Cardinale Robert Sarah hanno risposto all’impulso dei loro cuori. Questo libro farà la storia. In molti modi, è unico. E, certamente, storico. I dibattiti che hanno agitato la Chiesa in questi ultimi mesi hanno convinto Benedetto XVI e il Cardinale Sarah che avrebbero dovuto parlare. Dalla sua rinuncia nel febbraio 2013, le parole di Benedetto XVI sono rare. Coltiva il silenzio, protetto dalle mura del monastero Mater Ecclesiae, nei giardini Vaticani. Eccezionalmente, in compagnia del Cardinale Sarah, suo grande amico, ha deciso di scrivere sull’argomento più difficile e delicato per la Chiesa: il futuro dei sacerdoti, la giusta definizione del celibato e il rispetto per il sacerdozio cattolico. A novantadue anni, Benedetto XVI firma uno dei suoi più grandi testi, di rara densità intellettuale, culturale e teologica. Alla sua preziosa analisi risponde il testo del Cardinale Robert Sarah, con la sua singolare illuminazione, con la forza, la radicalità e la saggezza che gli sono proprie. Troviamo in queste pagine il coraggio di riflettere su uno dei più importanti temi della Chiesa. I due autori rispondono, si completano e si stimolano a vicenda. Offrono una dimostrazione perfetta, senza paura di aprire un dibattito.
Le nanotecnologie, che manipolano la materia a livello atomico e molecolare, trasformano anche la società. Nell'economia mettono pressione sugli altri prodotti e sugli altri processi affinché siano allineati all'introduzione dei suoi artefatti competitivi. Hanno potenzialmente la capacità di influenzare le istituzioni e di trasformare le relazioni sociali, il lavoro, l'economia. In altri termini, prende piede un modo diverso di vedere il mondo, di formare la nostra comprensione della natura, delle strutture e quadri legali, sociali ed etici. Nei prossimi vent'anni l'assistenza medica, la pubblica amministrazione, la politica, l'educazione, la scienza, il trasporto e la logistica dipenderanno sempre più dalle applicazioni che decideremo di usare in queste aree. È facile prevedere rischi e benefici per l'ambiente, la sicurezza e la salute, mentre è più complesso immaginare come sopravviveranno, per esempio, la privacy e le libertà civili in un mondo in cui ogni artefatto, non importa quanto a buon prezzo, è incluso in una rete di computer.
Il pontificato di Francesco segna il passo deciso verso un nuovo stile di realizzazione della Chiesa e della sua missione alla luce del Vaticano II. Un passo esigente che si confronta con le questioni che decidono del destino dell'umano e della Terra nel tornante di un passaggio epocale e che non può prescindere dalla fede di ogni credente e dal coinvolgimento attivo di tutto il popolo di Dio. I contributi raccolti in questo volume guidano attraverso i temi maggiori del ministero di Francesco, offrendo un orientamento per una migliore intelligenza del Vangelo nel nostro tempo. Al tempo stesso consentono una calibrata comprensione delle resistenze che si generano nella Chiesa cattolica rispetto all'intenzione del papa di mettere mano a una nuova stagione della sua missione.
Nella tumultuosa storia delle sue interpretazioni e dei suoi effetti - soprattutto delle sue riprese letterarie e filmiche - Giuda Iscariota oscilla in un pendolo perenne. La sua figura è sospesa tra facili esecrazioni e improbabili riabilitazioni, spesso e volentieri ambedue condite in salsa deterministica, così da farne comunque un «predestinato al tradimento e alla dannazione», un dannato infame da maledire, piuttosto che da esaltare, fino ad attribuire al suo gesto un valore perfino ascetico, eroico, in quanto avrebbe reso possibile da parte di Gesù l'attuazione del piano di salvezza predisposto da Dio. Il mistero del traditore resta quello di un inspiegabile «peccato più grande» a confronto con quello di Pilato. E, tuttavia, in questa sua oscura enormità, è pur sempre un più piccolo frammento entro il mistero della sempre «più grande» rivelazione cristologica del Padre, culminante nel Figlio dell'uomo esaltato sulla croce, cui «volgeranno lo sguardo coloro che lo hanno trafitto».
Il testo raccoglie cinque scritti rosminiani apparentemente dissimili. I primi tre - l'appendice Sulla condizione dei bambini morti senza battesimo, la Dissertazione e il Ragionamento sul peccato originale - sono, infatti, di indole prettamente teologica, incentrati sul problema della grazia e della giustificazione, mentre gli altri due - Le lodi di Maria Vergine nel Corano e il Voto sulla proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione - hanno contenuto mariologico. Sono scritti accomunati dall'epoca di composizione (tra il 1842 e il 1845) oltre che dall'evidente connessione della persona della Beata Vergine Maria con la riflessione sul peccato originale, dal quale fu esentata in virtù dell'Incarnazione del Verbo. Ciò che li distingue, invece, è l'intenzione con cui Rosmini li compose: polemica ed intenzionale per i primi, delucidatoria ed occasionale per i secondi.
Nel febbraio del 1928, all'inizio della sua formazione pastorale, Dietrich Bonhoeffer si rivolge ai fedeli della comunità tedesca di Barcellona con un'articolata riflessione sull'essenza di un'etica cristiana. L'eccezionalità umana e storica di Gesù, la sua vicinanza agli ultimi e agli esclusi della società, la radicalità dei suoi insegnamenti determinano l'unicità del messaggio cristiano. Essere etici, per i cristiani, significa rifiutare la morale corrente e i princìpi tramandati storicamente, per abbandonarsi in piena libertà all'evento della croce e al mistero della grazia. Con il rigore del teologo e la passione del credente, Bonhoeffer non si limita a gettare le basi teoriche di un'etica cristiana, ma si confronta con le scelte concrete e spesso drammatiche che sfidano la coerenza dei comandamenti biblici. In queste profonde considerazioni giovanili, che già contengono i semi della successiva ricerca filosofica, Bonhoeffer esorta il cristiano a trovare il coraggio di riconoscere le manifestazioni della bontà divina anche nei fenomeni del maligno e della sofferenza esistenziale.
Nell'estate del 1932, a pochi mesi dall'ascesa al potere di Hitler, il ventiseienne Dietrich Bonhoeffer tiene un corso universitario sull'essenza della Chiesa. Sviluppate dal punto di vista della teologia protestante, le riflessioni di Bonhoeffer si concentrano sul rapporto tra l'istituzione ecclesiastica, espressione di Dio nel mondo, e la società che la circonda. Con un'analisi lucida e schietta, il giovane teologo riconosce le difficoltà della Chiesa di rappresentare adeguatamente nel mondo la realtà divina, indicando allo stesso tempo la necessità di continuare a trasmettere ai fedeli il significato dell'appartenenza a una comunità spirituale. Per non perdere il contatto con il mondo, in cui è storicamente collocata, la Chiesa deve recuperare l'autenticità e la passione delle origini, deve cioè ritornare ad essere il "luogo" di Dio in Terra. La presente edizione è arricchita da due lettere inedite scritte nel 1936 dal seminario clandestino di Finkenwalde, in cui Bonhoeffer prosegue la sua riflessione sulla vera natura dell'istituto ecclesiastico.
Il nome di Michelangelo è sinonimo di genio e di artista per eccellenza. Pochi lo conoscono come poeta. Raramente si fa riferimento alla sua fede. Eppure la fede fu il caso serio della sua esistenza, e l’intera opera del maestro può essere letta come una poderosa testimonianza cristiana. La Pietà Rondanini, a cui Michelangelo ottantanovenne stava ancora lavorando quando morì, è una meditatio mortis, un testamentum vitae, una professio fidei nella Risurrezione scolpito nella pietra. Lungi dal presentarsi come opera incompiuta, si lascia intendere come estrema parola della sua speranza pasquale. Attraverso queste pagine, talvolta incisive come i colpi di scalpello, l’autore ci propone una lettura teologica dell’ultima opera michelangiolesca, che diventa scultorea interpretazione del mistero pasquale.
Un testo completo e aggiornato sui problemi della Bioetica che, oggi, non può essere disgiunta dalle cosiddette medical humanities a cui appartiene. Per questo nella trattazione della materia vengono valorizzati i suoi contesti storici, antropologici, culturali, letterari, artistici, religiosi in cui si colloca. La parte speciale è articolata in tre parti: Fenomenologia descrittiva, Argomentazioni bioetiche, Prospettive religiose. Alla fine dei ogni capitolo, poi, vi sono alcuni rimandi che ne costituiscono parte integrante pur nella loro essenzialità: un’attenta selezione bibliografica; un elenco dei principali Documenti e normative; alcune Trasposizioni narrative (letterarie, artistiche, cinematografiche); Piste di ricerca per ulteriori approfondimenti.
Salvino Leone è medico e dottore in teologia. Attualmente insegna Teologia morale e Bioetica alla Pontifica Facoltà teologica di Sicilia e tiene corsi di Bioetica all’Università di Palermo. È stato visiting professor all’Università di Tubinga e di Malta. Insieme a S. Privitera ha diretto il Dizionario di Bioetica (Roma 2004, anche in edizione portoghese) ed è attualmente presidente dell’Istituto di Studi Bioetici “Salvatore Privitera” di Palermo. Ha tenuto numerose conferenze e corsi di Bioetica in Italia e all’estero, dirige la rivista Bio-ethos ed è autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed estere e di numerose monografie. È stato presidente di diversi Comitati Etici ed è Presidente del board europeo di Bioetica dei Fatebenefratelli.
L'autore fa emergere come la: teologia pastorale sia una vera disciplina teologica, con proprio statuto epistemologico ed un proprio metodo; teologia pastorale, a partire dalla Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: Gaudim et Spes, abbia dei fondamenti teologici; teologia pastorale non possa essere considerata come carità da "terzo settore" o "welfare", rinunciando così al suo fondamento teologico. Per realizzare al meglio questo scopo, l'autore ha ripensato il suo scritto per presentarne, con questo volume, una seconda edizione rivista, aggiornata ed accresciuta. La pagine fondamentali del testo sono quelle in cui l'autore si sofferma su: la Chiesa e l'attività pastorale; dalla definizione alla evoluzione della teologia pastorale; la comunità ecclesiale soggetto della pastorale; La pastorale attraverso i Convegni nazionali della Chiesa in Italia; evangelizzazione, pastorale liturgica e pastorale della carità; linee guida per la progettazione pastorale e sulla pastorale del dialogo.