
Compaiono in questo numero alcuni contributi del Convegno Internazionale tenutosi nel dicembre del 2011 nel convento domenicano di Bologna sulla figura e l'opera del Servo di Dio padre Tomas Tyn (1950-1990). Di origine cecoslovacca, entrato tra i domenicani in Germania, dopo un'iniziale formazione teologica in quel paese, completò gli studi in Italia addottorandosi all'Angelicum a Roma nel 1978 con una tesi sul rapporto fra grazia e libertà in san Tommaso d'Aquino. Appartenne alla comunità bolognese dal 1972 al 1989 quando, gravemente ammalato, rientrò presso i suoi familiari in Germania dove morì. Fu insegnante di teologia morale e di storia della filosofia nello Studio Teologico Domenicano bolognese. La sua fama di santità indusse il Card. Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, ad aprire la causa di beatificazione nel 2006, tuttora in fase di inchiesta diocesana. Nel convegno sono stati messi in luce alcuni aspetti della vita e dell'opera del padre Tyn, opera che abbraccia varie discipline, dalla filosofia alla teologia, quali la metafisica, la teologia dogmatica e la morale. L'interesse offerto dal pensiero del padre Tyn sta nel riproporre in chiave moderna, in linea col Concilio Vaticano II, alcuni temi di fondo della teologia cattolica, soprattutto della scuola tomista, alla luce della quale rileva con acutezza critica alcuni errori contemporanei, a rimedio dei quali offre le risorse della sapienza dell'Aquinate e del Magistero della Chiesa.
Il libro è giunto alla seconda ristampa a seguito delle insistenze di operatori pastorali, educatori, giovani e adulti alla ricerca di riflessioni serie su alcuni temi cristiani, i "temi cristiani maggiori" appunto. Alla plausibilità di tali motivazioni si coniuga la consapevolezza di poter offrire l'insegnamento, ancora attuale, di un autentico maestro dello spirito. La presente edizione raccoglie testi inediti, cronologicamente distanti da quelli della prima, capaci di integrare la precedente, senza sminuirne la ricchezza: semmai illuminandola ulteriormente.
Dopo una panoramica storica sui modelli di rapporto tra teologia e filosofia ed una presentazione dell'attualità della lezione di Tommaso, i contributi prendono in esame alcune figure di spicco della filosofia - M. Muller, P. Ricoeur, E. Lévinas e M. Henry, L. Pareyson e J.-L. Marion - e della teologia degli ultimi due secoli - E. Jiingel, W. Pannenberg e C. Theobald, Y. Congar -, approdando ad una tipologia dei modelli di rapporto ed alla determinazione delle condizioni per una riproposizione della "testimonianza".
La formulazione del tema sviluppato in queste pagine dipende dal testo di Giovanni che propone il dialogo di Gesù con Nicodemo. La necessità di rinascere, in quel caso, è prospettata come la condizione preliminare per poter vedere il regno di Dio. Stando alla lettera di Gv 3, la nuova nascita dallo Spirito appare come univocamente alternativa rispetto alla prima, definitiva come nascita dalla carne, e pertanto connotata in senso negativo.
In realtà, nella precisa prospettiva della fede cristiana è facile prevedere che la nuova nascita, richiesta per vedere il regno di Dio, debba essere concepita in un rapporto non soltanto alternativo rispetto alla prima, piuttosto in un rapporto di ripresa nei confronti di quella.
La seconda nascita deve riprendere la prima e portarne alla luce la verità latente, che è appunto la verità dello Spirito.
L'amore, il dono e la giustizia sono nozioni spesso usate e abusate nel linguaggio ordinario. Ma anche nel pensiero critico, teologico e filosofico, non è facile giungere a un loro chiarimento teorico. Il testo che presentiamo propone di approfondire le nozioni di amore e di giustizia, a partire dalla riflessione, filosofica e biblica, di Paul Ricoeur. Ma in quest'opera il suo pensiero sarà lo spunto per elaborare anche una riflessione sulle questioni fondamentali in esso implicate. Quale contributo dà la riflessione di Ricoeur a tali interrogativi? Quale significato ha l'idea di amore, intesa da lui nel senso teologico e meta-etico di agape, non riducibile ad un comandamento? Quale rapporto ha l'agape teologica, all'interno di una economia del dono gratuito, con l'esperienza umana che si caratterizza come esperienza 'morale'? Quale è il nesso tra la giustizia del politico, la vita buona dell'etico e il teologico dell'agape?
La letteratura è forse rimasta (o è ritornata ad essere) il luogo più attendibile di una fenomenologia dell'umano all'altezza della vita umana? La domanda ha una sua doppia provocazione.
La prima è questa: il 'fenomeno' umano indagato e restituito alle cosiddette scienze dell'uomo, quanto è ancora 'umano'? E quanto ci possiamo riconoscere in esso? Spingendo ancora più a fondo l'interrogativo, potremmo manche estendere la domanda alle teorie del pensiero più classico, come la filosofia e la teologia: sono sempre all'altezza del principio di realtà in cui viviamo, ci muoviamo e siamo, noi umani? La seconda incalza direttamente l'ipotesi di partenza. La letteratura, per definizione, restituisce la realtà dell'esperienza attraverso la libertà dell'invenzione: la ricostruzione fantasiosa, la visione poetica, l'immaginazione drammatica, il surrealismo del fantastico. In questo modo, allarga o elude il principio di realtà? Ci sono in cielo e in terra molte più cose di quelle scritte nei libri. Per questo facciamo letteratura, per allargare l'orizzonte della realtà o per eludere l'angoscia di non poterla abbracciare?
Il volume entra nel bazar delle "parole d'amore" cercando di scoprirne il tesoro nascosto da portare alla luce. L'opera si presenta come un seguito di tante "parole" (schede) isolate e nello stesso tempo raccolte come temi di un particolare campo. Chi ha curato le singole "parole" si è preoccupato di cercare che cosa dice il vocabolario, di interrogare gli usi, le tradizioni, l'esperienza, i sentimenti e, non ultima, la Scrittura, per arrivare a delinearne il significato antropologico, biblico e liturgico. Al volume è allegato un CD-ROM con approfondimenti dei vari temi.
Una più profonda comprensione teologica e antropologica del sacramento dell'Unzione degli Infermi nella liturgia ispanica.
Un originale e utile sussidio per scoprire o riscoprire il significato dell'amore e del matrimonio. Il volume entra nel bazar delle "parole d'amore" cercando di scoprirne il tesoro nascosto da portare alla luce. L'opera si presenta come un seguito di tante parole (schede) isolate e nello stesso tempo raccolte come temi di un particolare campo. Tutte le parole si trovano a loro volta raccolte sotto tre parole che indicano i grandi momenti di un cammino: riflettere, progettare, celebrare. Chi ha curato le singole parole (schede) si è preoccupato di cercare che cosa dice il vocabolario, di interrogare gli usi, le tradizioni, l'esperienza, i sentimenti e, non ultimo, la Bibbia per arrivare a delinearne il significato antropologico, biblico e liturgico.
"In unità con la grande tradizione ecclesiale, con il Concilio Vaticano II e con i Sommi Pontefici miei predecessori, ribadisco la bellezza e l'importanza di una vita sacerdotale vissuta nel celibato come segno espressivo della dedizione totale ed esclusiva a Cristo, alla Chiesa e al Regno di Dio" (Benedetto XVI, Esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis, 22 febbraio 2007, n. 24). Queste parole illuminano il senso del celibato, un dono che contribuisce ad accrescere l'impegno interiore del sacerdote e rende più credibile la testimonianza evangelica della sua vita. Il presente volume raccoglie la maggior parte degli interventi del XIV Convegno di studi della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce, tenutosi a Roma nei giorni 4 e 5 marzo 2010. Lo scopo del Convegno è stato quello di contribuire alla riflessione teologica sul celibato, tenendo conto anche del suo versante esistenziale: non è stato soltanto la giustificazione teologica del celibato sacerdotale che si è voluto esaminare, ma anche il celibato sacerdotale nella sua dinamica divino-umana che rende possibile l'attuarsi nella storia del disegno divino. Per tale motivo ad una prima giornata d'impostazione storico-teologica è succeduta una seconda d'impostazione prevalentemente esperienziale. Gli atti qui raccolti offrono sia l'una sia l'altra prospettiva.
A distanza di quarant'anni dalla pubblicazione di La Chiesa in missione, Severino Dianich riprende le tematiche che avevano reso quel testo una pietra miliare per l'ecclesiologia e le rilegge arricchendole con le nuove prospettive e i nuovi problemi che, in questi decenni, hanno obbligato la Chiesa a fare i conti con se stessa, con il mondo e con il Vangelo. In particolare, il Pontificato di papa Francesco ha dato un'accelerazione forte ad alcune domande ormai inevitabili, quando si parli della comunità cristiana come luogo di annuncio e di missione: in questo senso, la categoria dell'altro diventa necessaria per poter interpretare presente e futuro dell'annuncio evangelico, nella storia, in vista della proposta di salvezza che contraddistingue il cristianesimo fin dalle sue origini. L'altro, che non è semplicemente "distanza- da colmare o "diversità- da integrare, bensì la necessaria pro-vocazione che muove ogni progetto di costruzione di una comunione che non sia esclusiva ma capace di rimodellarsi «per aiutare tutti i fedeli a sentirsi corresponsabili, nella molteplicità dei carismi che lo Spirito di Gesù diffonde, nell'unica missione» (dalla Prefazione di Giacomo Canobbio).