
Queste pagine esplorano le riforme dell'ufficio divino proposte dal concilio Vaticano II per rispondere al desiderio di Papa Francesco che i fedeli cristiani siano formati per la liturgia e siano formati dalla liturgia. Le riforme sono il frutto di una profonda riflessione teologica sulla natura della Chiesa, su ciò che significa essere un cristiano e, di conseguenza, sulla natura del culto liturgico come partecipazione attiva al sacerdozio di Cristo. Per la Liturgia delle ore queste riflessioni portarono i Padri conciliari a una riforma che avrebbe aperto i suoi tesori a tutta la Chiesa.
Dominik Jurczak ci conduce a una riflessione: parliamo molto dei sacramenti della Chiesa e sappiamo che sono importanti, anche perché ne prendiamo parte; ma cosa insegna il Concilio Vaticano II? I sacramenti fanno parte della liturgia o sono solo segni sacri? Nella ricerca di una risposta a queste e altre domande, si adotta un approccio originale. Si offre uno sguardo generale alla storia dei sacramenti, delineando i problemi che i cristiani hanno affrontato nel corso dei secoli. Inoltre si mostra la novità apportata dalla "Sacrosanctum Concilium". Traspare così la vera novità e freschezza dei documenti conciliari ancora oggi attuali. L'appendice riporta i numeri della "Sacrosanctum Concilium" relativi ai sacramenti e si arricchisce con alcuni numeri del "Catechismo della Chiesa Cattolica" e le parole di papa Francesco nell'enciclica "Lumen Fidei" e nella lettera apostolica "Desiderio Desideravi".
Giuseppe Midili, per sviluppare l'approfondimento della "domenica" a partire dalla "Sacrosanctum Concilium", riprende il concetto di Papa Francesco secondo cui la domenica, prima di essere un precetto, è un dono che Dio fa al suo popolo. Segue il posto d'onore che ha nell'Anno Liturgico, la Chiesa che la celebra come "dies Domini" settimanalmente per poi caratterizzarla come il "giorno dell'assemblea"; nella celebrazione domenicale la comunità cristiana è formata dall'Eucaristia: la Parola del Risorto illumina l'esistenza delle persone, la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo fa della vita un sacrificio gradito al Padre e genera vera comunione fraterna che diventa condivisione, accoglienza, servizio. L'appendice riporta i numeri sulla domenica della "Sacrosanctum Concilium" oltre alla parole di san Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di papa Francesco che continuano ad approfondire il dono del "dies Domini".
Nel corso dell'anno liturgico, la Chiesa commemora, mediante la successione dei tempi liturgici, i diversi misteri della Redenzione che trovano il loro alveo e il loro compimento nella Pasqua, aprendo «ai fedeli i tesori della potenza e dei meriti del suo Signore, in modo da renderli come presenti a tutti i tempi». L'anno liturgico non è la successione filmica di avvenimenti passati, ma la condivisione della storia di Gesù mediante la comunione con il Risorto nello scorrere del tempo. Ogni anno, nel ritorno di un nuovo ciclo liturgico, la comunità dei credenti è chiamata a vivere il tempo che scorre nella luce del mistero di Cristo, pregno di salvezza, proseguendo senza sosta il suo cammino di conversione e di sequela di Cristo.
Monsignor Marco Frisina sviluppa una riflessione a partire dal capitolo VI della costituzione "Sacrosanctum Concilium". La musica ha sempre avuto in ogni tempo e cultura un posto privilegiato nell'espressione della preghiera e dei sentimenti religiosi dei popoli. La comunità ecclesiale ha approfondito il significato e l'importanza di questo rapporto privilegiato tra liturgia e musica partendo dall'espressione classica che indica le finalità della musica liturgica: «La gloria di Dio e la santificazione dei fratelli». Il credente è chiamato a esprimere nel canto la sua adesione di fede e di amore verso Dio e a vivere la celebrazione dei santi misteri in una maggiore comunione con i fratelli. In questo modo la partecipazione in canto del popolo di Dio diviene anche elevazione che educa e insieme espressione eloquente della verità stessa della Chiesa: popolo di Dio che canta con amore le sue lodi.
Gli ultimi secoli testimoniano che è avvenuto qualcosa nel linguaggio artistico nelle nostre chiese: un linguaggio capace di rappresentare non sempre di manifestare.
La Sacrosanctum Concilium permette di riscoprire i criteri che hanno anticamente guidato il discernimento della Chiesa relativo al linguaggio artistico proprio all'arte liturgica.
La natura dell'arte che si estende dalla liturgia nello spazio liturgico è legata al mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio che si fa uomo. Parola e Immagine non sono più disgiunte, ma manifestazione della stessa persona del Figlio di Dio.
L'arte è la traduzione della Parola vissuta liturgicamente.
A meta del XX Secolo, era necessario e urgente chiedersi: "Chiesa, cosa dici di te Stessa?". La costituzione dogmatica sulla Chiesa vuole rispondere a questa domanda,
riflettendo sulla natura e sulla missione della comunità dei discepoli di Gesù Cristo.
La Lumen Gentium ha operato una vera rivoluzione. "Il mistero della Chiesa" è il titolo del capitolo primo: La Chiesa riscopre di essere mistero, inteso come il piano divino di salvezza, nascosto dall'eternità e ora rivelato. Nella costituzione conciliare emerge potentemente la natura di comunione che spinge alla missione. Rileggere il concilio costituisce un incentivo per una conoscenza e provoca a riflettere su come testimoniare e vivere il mistero della Chiesa.
L'affascinante identikit della Chiesa disegnato dal Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium si declina nell'arte di ogni tempo e manifesta la sorprendente forza della fede.
Dai mosaicisti dell'arte paleocristiana fino agli artisti contemporanei si può compiere un viaggio entusiasmante alla scoperta dei volti della Chiesa di Cristo: ovile e gregge; città turrita e porta di salvezza: radice e vigna; Gerusalemme ficta e corpo mistico del Salvatore. Ne nasce l'impressione profonda di un volto incancellabile dalla storia, dalla coscienza dell'uomo, dalle sue più intime attese di vita e di pienezza.
L'Autore, Guillermo Juan Morado, riflette sul carattere missionario della Chiesa, a partire da "Lumen Gentium", 17. L'origine dell'evangelizzazione nasce dall'amore trinitario di Dio che ne indica lo scopo: far sì che gli uomini vivano in comunione con Cristo e giungano così alla pienezza della partecipazione alla vita di Dio. La Chiesa annuncia il vangelo perché è il sacramento universale della salvezza. La Chiesa unita a Cristo è un segno nel mondo, una realtà visibile e sociale che rimanda a una realtà invisibile e spirituale. È lo strumento attraverso il quale il Signore realizza la salvezza degli uomini. La Chiesa, che riceve dal suo Fondatore la bontà, la verità e la bellezza del vangelo, non può fare altro che comunicarlo agli altri. Lo spirito dell'evangelizzazione è quello tipico dei servitori della verità che, mossi dall'amore, annunciano una Parola che illumina e fornisce una base stabile all'esistenza.
Il Concilio Vaticano II, e in special modo la "Lumen Gentium" nel capitolo IV, ha valorizzato la vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. Partendo dall'analisi del testo della costituzione conciliare, Mimmo Muolo, vaticanista, mostra come le indicazioni contenute nel documento abbiano fecondato l'apostolato laicale nei sei decenni che ci separano da quel grande evento. La missione dei laici ha potuto svilupparsi non solo nelle questioni temporali (politica, economia, cultura, famiglia e altri ambiti della vita di tutti i giorni), ma anche all'interno della comunità ecclesiale, esprimendo il valore dei ministeri e il servizio nelle diverse frontiere della carità.
François-Marie Léthel, riprendendo il capitolo V della costituzione "Lumen Gentium", riporta l'attenzione alla vocazione universale alla santità, sottolineando che il Concilio Vaticano II ha aperto una nuova pagina nella vita della Chiesa sotto la guida dei diversi pontefici fino a papa Francesco, che ha sviluppato lo stesso tema nella sua esortazione apostolica "Gaudete et exsultate". Attraverso questi documenti recenti della Chiesa e le numerose beatificazioni e canonizzazioni, si può comprendere meglio cosa sia realmente la santità alla quale tutti i credenti sono chiamati. Una riflessione intensa sulla santità vicina a tutti, accessibile e praticabile nella vita quotidiana: cioè la perfezione della carità, cioè la pienezza dell'Amore di Dio e dell'uomo in Cristo Gesù. L'appendice riporta i numeri della "Lumen Gentium" relativi alla santità nella Chiesa.
Questo volume, dedicato a Maria, parte dall'assunto che Maria è madre di Dio e madre dei credenti. Questo è il filo conduttore del capitolo che la "Lumen Gentium" dedica alla Vergine. Lei è madre degli uomini nell'ordine della grazia, essendo madre del Redentore, Gesù Cristo. «Presentando Maria nel mistero di Cristo, il Concilio Vaticano II trova anche la via per approfondire la conoscenza del mistero della Chiesa». L'intenzione del Concilio è mostrare l'intima relazione fra la Vergine e la Chiesa, perché entrambe hanno «accolto nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio». Maria è quella «che nella Chiesa santa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi». È madre della Chiesa, madre del Popolo nuovo, ma, allo stesso tempo, è sorella di ognuno di noi. Completa il volume l'appendice che contiene il capitolo della "Lumen Gentium" dedicato a Maria e le parole di san Paolo VI, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco sulla Vergine Maria.