
Per settecento anni, dall'XI al XVIII secolo, papi e vescovi hanno rivolto accorati richiami ai credenti perché, nel nome della croce, andassero a combattere contro gli infedeli, che si trattasse degli ultimi pagani d'Europa in Livonia, degli eretici in Francia e Boemia, dei maomettani in Spagna e nel vicino oriente. Quasi sempre questi appelli suscitarono entusiasmo e consensi, con una larga partecipazione di nobili, cavalieri e gente comune. Diversi furono i fattori che indussero migliaia di uomini ad affrontare pericoli e fatiche, e spesso la morte, in terre lontane e inospitali: lo slancio religiosa che faceva della crociata un pellegrinaggio armato; la natura penitenziale di molte crociate e quindi il loro significato salvifico; i vantaggi materiali garantiti dalle indulgenze; lo spirito di avventura e di conquista; la precarietà delle condizioni economiche in patria. Sulla base di una ricchissima documentazione, in questo volume Riley-Smith illustra non soltanto le motivazioni politiche, economiche e generazionali di scelte tanto difficili, ma anche l'acceso dibattito teologico sulla liceità dell'uso della forza per un cristiano.
Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, rilegge i quaranta anni del Rinnovamento nello Spirito Santo in Italia, nel quadro più ampio del Giubileo d'oro del Rinnovamento nel mondo. L'Autore individua quattro passaggi nodali nell'evoluzione del RnS: da corrente di grazia a movimento ecclesiale; dalla preghiera alla missione; dal cenacolo al mondo; dal "roveto ardente" alla "colonna di fuoco". Un testo imperdibile per conoscere in sintesi la genesi e l'evoluzione del Rinnovamento, che trova nella preghiera, nella Parola di Dio, nei sacramenti e nella vita comunitaria le sue fonti costitutive e nell'evangelizzazione la sua naturale destinazione. Prefazione di Salvatore Martinez, Presidente del Rinnovamento nello Spirito.
«Dio ha dato l'Arca come dono a questo tempo particolare nella storia. Oggi si pone così tanta enfasi sulla tecnologia, sulla conoscenza scientifica e sul successo individuale che le persone, dimenticando l'importanza del cuore e di relazioni fedeli, cadono in depressione e disperano. Con l'Arca Dio ci ricorda lo scopo essenziale della vita umana: siamo stati creati per amore e per amare. Siamo chiamati a usare tutte le nostre energie e doni per creare una società più giusta e amorevole, dove ogni persona abbia posto, qualsiasi sia la sua cultura, abilità o disabilità.» (Jean Vanier)
Tra fervore e ardore, autobiografia e finzione...
"Le due ultime opere biografiche di spessore su Giovanni Calvino scritte da autori italiani risalgono alla prima metà del secolo scorso. Nel 1934 Renato Freschi pubblicò un poderoso lavoro in due volumi, premiato dalla Regia Accademia d'Italia. Tredici anni più tardi usci postumo il corso universitario del professor Adolfo Omodeo a cura di Benedetto Croce," Le biografie, oltre a risentire comprensibilmente dell'idealismo del tempo, tendono entrambe a sfumare la distinzione tra persona e pensiero, immolando cosi la vicenda umana del Riformatore sull'altare della sua dottrina, compresa e descritta in modo sistematico. Da queste emerge dunque la personalità di un Calvino rigido e inflessibile cosi come viene interpretata la sua teologia da parte dei due autori. Entrambi riconoscono nella figura di Calvino una delle chiavi di volta della modernità occidentale, ma distogliendo il loro interesse da una serie di questioni religiose che egli aveva proclamato, creduto e vissuto come essenziali. A sua volta l'opera di Giorgio Tourn rappresenta una vivace e rapida sintesi della vita e del pensiero del Riformatore, purtroppo compressa nell'alveo benemerito, ma limitante, del testo di larga divulgazione.' Allo stesso Tourn si deve, oltre che vari studi di ottimo livello sul teologo francese, quella che è ancora l'opera imprescindibile per la conoscenza di Calvino nell'ambito culturale italiano: la curatela dell'edizione dell'Institutio calviniana in italiano." (Dall'Introduzione)
"I temi dei saggi riuniti qui rispecchiano le questioni principali emerse durante i corsi tenuti dallo studioso. Daniele Menozzi ha rimarcato la scientificità del sapere storico e il metodo rigoroso su cui esso si fonda. Le fonti, il loro utilizzo e la loro interpretazione sono state sempre al centro dell'insegnamento di Menozzi, che ha sempre incoraggiato i suoi allievi a praticare il mestiere con quella pazienza richiamata nel titolo del volume. Ma le fonti da sole non bastano: è questa una delle fondamentali lezioni apprese ai corsi di storia contemporanea della Scuola Normale. La totalità, vera o presunta, implica sempre una selezione; nessuna domanda posta ai documenti è valida se essa non viene fatta reagire con i vuoti che ogni documento divenuto fonte reca con sé. Ai corsi di Daniele Menozzi, molti di noi hanno appreso che i dilemmi e i silenzi non son solo parte del titolo di uno dei più importanti libri di storia degli ultimi vent'anni." (Dalla Nota introduttiva)
Le gravi tensioni che dall'inizio del nuovo millennio sconvolgono il Medio Oriente e l'incidenza sempre maggiore sul mondo globalizzato delle grandi potenze asiatiche richiamano l'attenzione sulle minoranze cristiane che vivono in quest'area. Si tratta di Chiese, spesso di antichissima origine, differenziate per gruppi etnici e per diverse organizzazioni gerarchiche, ricche di storia, fedeli alle loro tradizioni. In quest'epoca di migrazioni, spesso forzate, i cristiani d'Oriente si costituiscono in comunità anche in Europa e in America, aprendo così la strada, non facile, della comprensione ecumenica e di un'azione comune con i cristiani d'Occidente. Questa sintesi storica, stilata da uno dei più accreditati studiosi dell'argomento, ripercorre le millenarie vicende di questo arcipelago di credenti e aiuta a capirne le persecuzioni subite, la forte resistenza alle discriminazioni, il numero continuo di vittime pagate all'intolleranza.
Chi fu san Pietro? Per molti secoli figliastro ignorato della ricerca critica sulla Bibbia (soprattutto protestante), nel corso degli ultimi due decenni il personaggio di Simon Pietro ha conosciuto una grande rinascita. Un numero crescente di studi, sia di protestanti sia di cattolici, ha aperto la strada a un modo meno polarizzato di comprendere il ruolo di Pietro nella prima generazione del movimento di Cristo, tanto da poter dire che in un certo senso il nuovo impulso ormai più di mezzo secolo fa impresso agli studi su Pietro ha prodotto, sia pure con grande ritardo, frutti eccezionali. Oggi la figura non poco nebulosa di Simon Pietro viene ad assumere un ruolo inaspettatamente vitale all'epicentro delle origini cristiane, e nella sua varietà la memoria protocristiana fa emergere come di fatto e per i suoi effetti Pietro fu probabilmente l'uomo ponte (pontifex maximus) che più di ogni altro si adoperò per tenere insieme le diversità del cristianesimo nel primo secolo.
La grande, controversa, gloriosa storia del papato, la più antica istituzione della civiltà occidentale, è protagonista di questo saggio acclamato; una vicenda millenaria che, da San Pietro a Francesco, si snoda lungo tutti gli imperi e i regni che si sono susseguiti in duemila anni di storia. La grande storia dei papi attraversa le vite di oltre duecento papi e di decine di antipapi, ricostruisce i sinodi e i conclavi, analizza la diplomazia e la politica vaticane, ne ricostruisce la straordinaria opera di promozione artistica e culturale, sottolineando l'importanza decisiva del papato nella storia d'Italia e dell'intero Occidente. Un volume ricco di informazioni, scritto in modo accurato quanto brillante e coinvolgente, corredato da una originale e suggestiva documentazione fotografica, considerato già un classico della storiografia.
Sulle soglie della modernità, la povertà fa la sua comparsa sulla scena pubblica. E la fa, almeno inizialmente, in posizione di soggetto. Soggetto politico: perché il problema che pone non è più quello religioso della salvezza, ma quello secolare della conservazione della stabilità sociale. Le autorità municipali del Vecchio Continente cominciano allora a elaborare una serie di normative tendenti a una riorganizzazione radicale dei sistemi di assistenza, tradizionalmente demandata alla carità dei privati o all'iniziativa ecclesiastica. Il libro di Coccoli prende in esame i dibattiti che accompagnarono questo delicato passaggio, caratterizzato dalla laicizzazione della figura del povero e dalla necessità per i governi di affrontare politicamente la problematica dell'indigenza, divenuta una "questione sociale". Un saggio storico che non manca di offrire spunti al presente, vista anche la crescente rilevanza che il tema della povertà assume nella nostra attuale congiuntura.
Nel febbraio del 1965 i cappellani militari della Toscana emanano un comunicato stampa accusando i giovani italiani obiettori di coscienza di essere dei vili. In loro difesa interviene don Milani con una lettera aperta agli stessi cappellani, una lettera di altissimo valore morale e civile nella quale chiede rispetto per chi accetta il carcere per l'ideale della nonviolenza. Per questa sua lettera Milani viene denunciato da un gruppo di ex combattenti e messo sotto processo. Impossibilitato a parteciparvi per l'aggravamento del tumore che lo porterà, di lì a poco, alla morte, Milani scriverà una memoria difensiva sotto forma di lettera ai giudici. In essa la storia civile dell'Italia unita viene riletta senza retorica celebrativa come storia feroce di guerre, di spietato colonialismo, di sopraffazione di poveri. La lettera, vero manifesto contro l'obbedienza cieca, metterà anche sotto accusa la illusoria deresponsabilizzazione dell'esecuzione di ordini, anche omicidi, impartiti da una autorità. Le due lettere di Milani sono accompagnate da note che ne chiariscono il senso e le relazioni con la sua opera.