
Due sposi possono dire qualcosa di nuovo sulle parabole delle nozze? Possono contribuire a una rilettura più sapienziale che faccia brillare il mister del Regno in chiave sponsale?
Rileggendo i testi delle due parabole materne dall'interno della propria collocazione esistenziale di coppia, i due autori mettono in luce diversi aspetti rimasti piuttosto in penombra nel corso dei secoli.
In un dialogo circolare tra bibbia e terapia familiare vengono posti in risalto gli elementi costitutivi dell'amore di Cristo-Sposo, mettendo a punto percorsi di riflessione sulla dimensione nuziale della relazione con Cristo, una dimensione propria di ogni cristiano che si rivela però in modo tutto particolare nell'amore degli sposi, illuminandone le profondità.
La vita dei re del popolo d’Israele nasconde grandi lezioni spirituali per ogni credente.
Dopo l’oscuro periodo dei giudici il popolo d’Israele chiede a gran voce un monarca. Il periodo dei Re sarà fatto di luci e ombre fin dal primo monarca: Saul.
Alla grandezza del regno di Davide e Salomone seguirà una dolorosa scissione: il Regno di Israele a Nord, e quello di Giuda a Sud. Si alterneranno sovrani devoti come Ezechia e malvagi come Acab.
In questo volume potrai scoprire:
• L’importanza di un carattere forgiato
• Come cercare la guida di Dio
• Il valore dei giusti consigli
• Le conseguenze della religiosità
• L’insidia della cupidigia
• La vittoria attraverso la preghiera
• Il rinnovamento spirituale
• La potenza della Parola di Dio
L'APS "Laboratorio Don Bosco oggi: Educazione-Cultura-Pastorale" presenta le relazioni tenute nell'Istituto Salesiano "Redentore" di Bari durante le Giornate di Studio svoltesi il 28 maggio e 10 dicembre 2022. Il volume si caratterizza come contributo per le scuole di formazione sociale e per le comunità e i gruppi interessati allo studio della Dottrina Sociale della Chiesa. Contributi di Giuseppe Acocella, Angelo Giuseppe Dibisceglia, Guido Formigoni, Michele Illiceto, Rosanna Mastroserio, Maria Agnese Moro, Giuseppe Ruppi, Sergio Tanzarella.
Perché riprendere questi scritti di Ortensio da Spinetoli piuttosto datati, si potrebbe obiettare? Perché i criteri interpretativi delle Scritture sono tuttora attuali, ordinati, oggi come allora, «a scoprire il senso ultimo del testo, cioè quello che l’autore ha voluto propriamente dire. Quello che normalmente non si fa è segnare una linea di demarcazione fra l’eventuale messaggio e quelle che possono essere o, meglio, sono le opinioni, le interpretazioni dell’autore sacro. Il punto critico dell’esegesi è stabilire quanto di soggettivo, di relativo, di secondario vi è nella “parola” che si chiama “di Dio”». (dall’intervista del 1994 a Tempi di Fraternità.)
Ogni anno, in queste quattro settimane che ci separano dal Natale, i testi liturgici ci ricordano che Cristo "viene incontro a noi in ogni luogo e in ogni tempo perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell'amore la beata speranza del suo regno". In queste pagine ho raccolto delle brevi riflessioni sui vangeli feriali del tempo di Avvento. È un sussidio che prende le mosse dalla richiesta di sacerdoti, religiosi e fedeli laici, desiderosi di vivere l'anno liturgico con tutte le sue ricchezze. La meditazione quotidiana della Parola di Dio ci aiuti ad andare incontro al Cristo che viene.
Che cosa ci attende dopo la morte? L'inferno è vuoto? Come conciliare la fede cristiana con la teoria evoluzionistica? Sono alcune delle tante domande, scomode e affascinanti al tempo stesso, che nel corso degli anni sono state rivolte a Gianfranco Ravasi. Le sue risposte, rivolte a tutti, credenti e non credenti, partono sempre dalla Bibbia, con il suo impareggiabile repertorio di immagini e simboli, e si fondano su un preciso criterio: per comprenderne appieno il significato occorre rifuggire da ogni interpretazione letterale e distinguere il messaggio religioso, sempre valido, dai retaggi storico-culturali di civiltà del passato, che esprimevano costumi e modelli sociali spesso lontani dalla nostra sensibilità.
Obiettivo di questo Dizionario Teologico degli scritti di Qumran è di illustrare la natura filologica e la valenza teologica del lessico costitutivo della letteratura rinvenuta nei pressi del Mar Morto. La grande varietà di orientamenti metodologici con cui vengono affrontate le problematiche connesse ai vari lemmi consente di esporre in termini esaurienti e articolati la ricezione, la ripresa e la continuazione o anche lo sviluppo dei diversi motivi e filoni teologici della cultura ebraica tradizionale nei secoli a cavallo dei tempi di Gesù, dal messianismo e dall'apocalittica all'ecclesiologia e alla vita comunitaria, come anche di singole figure di grande rilevanza storica e teologica, ad esempio, per limitarsi a questo volume, Melchisedek e Mosè, al quale viene dedicata una trentina quasi di colonne. Tra le voci di questo quarto volume ? racchiuse fra due lemmi d'importanza capitale per la configurazione istituzionale della comunità di Qumran, kôhên «sacerdote» e ma?kîl «istruttore» ? figurano lemmi di grande interesse sia istituzionale sia antropologico sia teologico, ad esempio mebaqqer «sorvegliante, ispettore», lêwî «Levi, levitico», mal'âk «messaggero», mamzêr «meticcio, bastardo», lêb, lêbâb «cuore» , mi?rajim «Egitto», milhâmâh «guerra», mi?wâh «precetto,comandamento», mût «morte», ecc.
"I maestri cristiani del deserto fiorirono, esplosero in un attimo che durò tre secoli, dal III al VI dopo Cristo. Da poco Costantino aveva restituito ai cristiani il diritto di esistere, spezzando il dogma di Commodo, e sottratto con dolcezza la giovane religione al terreno meravigliosamente umido del martirio, alla stagionatura incomparabile delle catacombe. Questo significava, evidentemente, consegnarla a quel mortale pericolo che rimase tale per diciotto secoli: l'accordo col mondo. Mentre i cristiani di Alessandria, di Costantinopoli, di Roma, rientravano nella normalità dei giorni e dei diritti, alcuni asceti, atterriti da quel possibile accordo, ne uscivano correndo, affondavano nei deserti di Scete e di Nitria, di Palestina e di Siria. Affondavano nel radicale silenzio che solo alcuni loro detti avrebbero solcato, bolidi infuocati in un cielo insondabile. In realtà, la maggior parte di quei detti fu pronunciata per non rivelar nulla, così come la vita di quegli uomini volle essere tutta quanta la vita di «un uomo che non esiste». I detti e i fatti dei Padri furono raccolti in ogni tempo con estrema pietà perché, appunto, erano quasi sempre noci durissime, inscalfibili, da portare su di sé tutta la vita, da schiacciare tra i denti, come nelle fiabe, nell'attimo dell'estremo pericolo, e inoltre i Padri rifiutavano, per lo più, recisamente di scrivere. Furono raccolti in pergamene: greche, copte, armene, siriache. In quelle pergamene non furono perpetuati soltanto gli oracoli e i portenti dei Padri e dei loro discepoli, ma anche quelli di certi incogniti secolari che praticavano segretamente i loro precetti e, nascosti in quelle metropoli che i Padri abominavano, furono qualche volta maestri ai loro maestri." (dallo scritto di Cristina Campo)
Nell'ottocentesimo anniversario del Presepe di Greccio, fra Orazio Renzetti ripercorre la notissima vicenda del Poverello in quel di Greccio per risvegliare nel cuore del lettore un episodio che può essere ispiratore per una maggiore attenzione al mistero dell'incarnazione e della redenzione. L'autore, frate dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, attualmente risiede nel convento cappuccino di Leonessa, in provincia di Rieti, dove oltre che parroco di due piccole parrocchie, è rettore del santuario di San Giuseppe da Leonessa. È inoltre vicario episcopale per la vita religiosa e co-assistente dell'UNITALSI.
È soprattutto il Vangelo di Marco a caratterizzare il ciclo liturgico dell'anno B. I commenti alle letture della domenica, delle Solennità e di alcuni momenti-forti dell'anno accompagnano il cammino di fede dei credenti attraverso la liturgia. In questo anno del ciclo liturgico emerge in modo del tutto particolare la figura di Gesù. Un discorso immediato, ma incisivo e provocatorio, quello che fa l'autore, aiutando così il lettore ad accogliere la scrittura nella propria vita come lo specchio su cui ci si deve riflettere se ci si vuole dire cristiani. Il libro, utile per uso personale di ogni credente, è altresì adatto per sacerdoti o per i gruppi liturgici che vogliano approfondire la parola.
Un approfondimento esegetico sulla figura di Giovanni, tradotto in forma narrativa. Il culto di Giovanni apostolo si affermò a partire dalla città di Efeso, dove, secondo un'antica tradizione, avrebbe a lungo operato, morendovi infine in età straordinariamente avanzata, sotto l'imperatore Traiano. La tradizione racconta di alcuni tentativi di martirizzarlo nell'olio bollente ma anche di una sua ascensione al Cielo. È il discepolo che si prese cura della madre di Gesù dopo la sua resurrezione e autore dell'Apocalisse, il libro che ha ispirato la profezia indicando la prospettiva escatologia dei credenti.
Questo libro vorrebbe essere uno specchio della famiglia del nostro tempo, con i suoi problemi irrisolti, le sue potenzialità inespresse, e allo stesso tempo un manuale che indica la strada dell'unità e della concordia. Delle tre parti in cui è organizzato, quella storica cerca di spiegare i motivi della crisi, quella biblica richiama il potere umanizzante della carità di Cristo, quella benedettina aiuta a ristabilire la coesione della famiglia nel vissuto quotidiano. Frediano Salvucci, osb, monaco benedettino, Monastero di Santa Scolastica, Subiaco.