
Se nell'immaginario comune Gesù condivise il pasto dell'ultima cena con i discepoli, un'analisi accurata dei racconti dei quattro Vangeli lascerebbe intendere che, con tutta probabilità, Gesù si astenne dal mangiare quella stessa sera. Perché? E che senso poteva avere il suo digiuno? Il saggio di Silvio Barbaglia apre orizzonti nuovi su un tema tanto studiato quanto avvolto dal mistero. A partire da un conflitto di datazione apparentemente insanabile: fu una cena pasquale oppure - seguendo la cronologia giovannea - si tenne la sera precedente? L'autore prende posizione sostenendo l'infondatezza del conflitto tra la datazione sinottica e quella giovannea: un "atto di lettura canonico" conduce a un accordo pieno tra i quattro Vangeli e l'ultima cena di Gesù diventa una "cena di digiuno", nella sera di Pasqua, per stare in mezzo ai suoi discepoli come "colui che serve".
Questo Compendio propone la traduzione e l'interpretazione di tutti i testi parabolici di Gesù a noi noti: quelli contenuti nei vangeli canonici, quelli riportati nell'apocrifo Vangelo di Tommaso e in alcuni altri detti tramandati al di fuori del Nuovo Testamento (i cosiddetti ágrapha).Le parabole di Gesù sono in effetti uno dei tesori della Bibbia e sono giustamente considerate una parte costitutiva essenziale dell'annuncio cristiano. Lungo i secoli se ne sono scoperti ed esplicitati continuamente i molteplici significati, e ciò non solo nella teologia e in ambito ecclesiale, ma anche nella letteratura e nell'arte. Le parabole - soprattutto - ci parlano ancora oggi: interpellano, orientano, provocano, spronano.Di ogni singola parabola, allo scopo di giungere a una sua rigorosa e - se necessario - innovativa interpretazione, vengono esaminati criticamente:- la dimensione letteraria (il piano narrativo);- la dimensione metaforica (i riferimenti simbolici);- lo sfondo sociale dell'epoca storica cui risale (le reali condizioni di vita, che forniscono le immagini utilizzate);- il processo di trasmissione (la tradizione): sia la fase antecedente alla messa per iscritto, sia la fase successiva (la ricezione ecclesiale).
Il presente commentario si propone come una lettura continua e coerente del quinto libro del pentateuco. Il Deuteronomio inizia come un racconto, che a differenza dei primi quattro libri del pentateuco è tuttavia narrato in prima persona direttamente da Mosè.All’improvviso si trasforma in un’esortazione parenetica, diviene quindi per un lungo tratto un testo legislativo e si conclude nuovamente, dopo una sezione comprendente benedizioni e maledizioni, con una narrazione. Quest’ultima narrazione non è però raccontata da Mosè, ma – come nei libri della Genesi, dell’Esodo e dei Numeri – è presentata da un narratore esterno onnisciente.
Il Deuteronomio nella versione accessibile oggi, nonostante queste variazioni letterarie e formali, non è un testo disorganico e disorganizzato. Non si tratta semplicemente di un assemblaggio di fonti indipendenti fra loro, ma piuttosto di un complesso – talvolta intricato – che racchiude esperienze storiche – o meglio di teologia storica –, leggi messe per iscritto, discorsi esortativi, testi poetici. La versione finale del libro biblico assolve a una funzione di sintesi fra questi diversi generi letterari, che giungono infine a formare dal punto di vista formale un testo unitario e dal punto di vista contenutistico un testo dal carattere paradigmatico.
«Il Deuteronomio può – anzi, oserei dire deve – essere letto e compreso come untutto unitario. Questo è il risultato più importante del presente lavoro, un risultato che all’inizio della mia analisi non era affatto scontato».
(Simone Paganini)
Destinatari
Addetti ai lavori, in primo luogo. Anche persone preparate e interessate alla Sacra Scrittura.
Autore
Simone Paganini, nato a Busto Arsizio (VA) nel 1972, sposato e padre di tre bambini, vive e lavora in Tirolo (Austria). Dopo studi di teologia, filosofia e orientalistica a Firenze e Roma consegue il dottorato in Esegesi dell’Antico Testamento all’Università di Innsbruck. Dal 2002 al 2006 è stato assistente di Georg Braulik osb all’Università di Vienna. Come Research Fellow della Humboldt Foundation trascorre quindi due anni alla Facoltà di teologia evangelica dell’Università di Monaco di Baviera (Eckart Otto), dove termina un secondo dottorato con una monografia sui rapporti intertestuali tra il libro del Deuteronomio e il Rotolo del tempio. Dal 2008 è professore associato all’Istituto di Scienze Bibliche dell’Università di Innsbruck. Letteratura legislativa dell’AT e dell’Oriente Antico, Second Temple Judaism, Dead Sea Scrolls e profetismo sono i suoi campi di ricerca principali. Il suo lavoro scientifico è stato ripetutamente premiato: 2002 Premio della città di Innsbruck per la ricerca scientifica, 2006 Premio Theodor Körner e 2009 Premio Kardinal Innitzer.
Punti Forti
Lettura sincronica del libro del Deuteronomio, valutata secondo criteri diacronici.
Confronto intertestuale con la letteratura anticotestamentaria e quella dell’Oriente Antico.
Presentazione sistematica di temi teologici.
Comprensione del Deuteronomio sia all’interno del pentateuco, sia collegato ai libri della storia deuteronomista.
Opera di riferimento per la sua originalità e precisione esegetica, il commentario di p. Aletti esamina e discute le recenti interpretazioni sull'organizzazione e i temi strutturanti la Lettera ai Colossesi. Ha quindi il merito di far progredire, e in modo determinante, in parecchi punti l'interpretazione del testo.
Oltre all'aggiornamento della bibliografia, di questa nuova edizione va segnalata la novità della parte conclusiva, in cui l'autore sintetizza i risultati della sua ricerca: i temi portanti della lettera, l'«errore» di Colossi, lo specifico teologico di Colossesi (l'uso di mysterion, le categorie soteriologiche, le motivazioni cristologiche), l'autenticità della lettera.
JEAN-NOËL ALETTI è docente di Nuovo Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma, ove è stato anche decano. È noto per la sua competenza in narratologia; specialista di Paolo, tra le sue opere ricordiamo: Gesù Cristo: l'unità del Nuovo Testamento?, Roma 1995; La Lettera ai Romani e la giustizia di Dio, Roma 1997; presso le EDB ha pubblicato Il racconto come teologia. Studio narrativo del terzo Vangelo e del libro degli Atti degli Apostoli (2009).
«Comprendiamo a che cosa serviva questo testo nella comunità o nelle comunità che l'hanno visto nascere? Possiamo determinare il modo in cui questo testo giocava esattamente e funzionava nei riguardi dei primi ascoltatori?» (dalla Prefazione). Sono queste le grandi domande che p. Standaert pone a proposito del Vangelo di Marco, in un commentario che è frutto di quindici anni di lavoro.
A suo modo di vedere, sul piano letterario il testo contiene tutti i segni distintivi che ne fanno un discorso convenzionale e un'azione drammatica, la quale richiede di essere proclamata in una sola volta, d'un fiato. L'ipotesi guida della sua lettura è la seguente: Marco veniva letto durante la notte pasquale cristiana, nella veglia fra il sabato e la domenica. I suoi destinatari erano una comunità mista, a maggioranza di gentili. Per alcuni nuovi membri della comunità tale notte era il punto d'approdo della propria iniziazione: al termine della lettura integrale del racconto evangelico venivano battezzati e partecipavano per la prima volta al banchetto eucaristico.
La prima parte del commentario affronta la sezione che va dall'inizio fino a 6,13, in cui Marco propone una specie di dossier su Gesù.
Prefazione. Introduzione. Alcuni presupposti per la lettura. Il Prologo. Marco 1,1-13. LA NARRATIO: MC 1,14-6,13. Primo dittico: Mc 1,14-15.16-20. La prima grande sezione della narratio: Marco 1,21-3,6. Cinque controversie. Marco 2,1-3,6. Secondo dittico. Gesù e l'istituzione dei Dodici. Mc 3,7-12.13-19. La seconda grande sezione della narratio: Marco 3,20-5,43. Il discorso parabolico: Marco 4,1-34. Fine della seconda sezione della narratio. Marco 5,1-43. Terzo dittico e conclusione della narratio: Mc 6,1-13.
BENOÎT STANDAERT osb, monaco benedettino di St. André di Bruges, è attualmente uno dei massimi esegeti del Nuovo Testamento. Unisce grande acume spirituale a una profonda conoscenza delle lingue e degli ambienti biblici.
Il percorso storico di Gesù, i suoi gesti come le sue parole, sono da leggere in un contesto ebraico. Gesù appartiene infatti al suo popolo. Dal punto di vista religioso e antropologico, egli rimane sostanzialmente un ebreo circonciso l'ottavo giorno, che celebra Pesach, che il sabato va in sinagoga, che legge la Scrittura in ebraico e pronuncia la benedizione sul pane e sul vino. Per definire l'ebraismo di Gesù l'autore cerca di mettere a fuoco sia le somiglianze che le differenze con le varie forme di ebraismo del suo tempo, per quanto documentate o ricostruibili dalle fonti. Individua quattro tappe essenziali: le origini familiari di Gesù, la preparazione al ministero pubblico nel deserto accanto a Giovanni Battista, il ministero in Galilea che entra talvolta in collisione con l'osservanza dei farisei, la morte a Gerusalemme che comporta lo scontro con l'autorità religiosa sadducea e il potere di occupazione romano. La prima parte del testo è dedicata all'ebreo Gesù, la seconda all'ebraicità dei Vangeli. Quest'ultima affronta gli aspetti letterari e teologici, spesso problematici, che legano strettamente i testi su Gesù alla Bibbia e alla teologia ebraica, quali il compimento, la sostituzione e l'antigiudaismo cristiano. Prefazione del card. Carlo Maria Martini.
L'atto di pregare e la preghiera attraversano la Bibbia dall'inizio alla fine. Sotto molti aspetti l'Antico e il Nuovo Testamento si mostrano armonicamente all'unisono. Al di là delle differenze cresciute nella storia e nella cultura delle diverse confessioni di fede, la venerazione del Dio comune a tutti supera quello che divide. Non c'è infatti un modo di pregare veterotestamentario e uno neotestamentario: esiste solo la preghiera biblica.
Il volume fa parte di una collana che illustra i contenuti dell'Antico e del Nuovo Testamento sui temi fondamentali della fede. Ogni tema è presentato da due autori: uno per l'Antico e uno per il Nuovo Testamento, che poi, in un dialogo conclusivo, discutono come le idee centrali dell'AT vengono filtrate, assunte o modificate nel NT. Il lettore può così percepire la tensione e l'unità esistente tra i due Testamenti.
Ecco il piano completo dell'opera: 1. C. Dohmen - T. Söding, Il Dio uno; 2. K. Koenen - R. Kühschelm, La fine dei tempi (2001); 3. J. Schreiner - R. Kampling, Il prossimo lo straniero il nemico (2002); 4. G. Vanoni - B. Heininger, Il Regno di Dio (2004); 5. H.-J. Fabry - K. Scholtissek, Il Messia (2005); 6. C. Brüning - K. Kertelge, Il problema del male; 7. G. Fischer- K. Backhaus, Espiazione e riconciliazione (2002); 8. G. Steins - M. Theobald, La creazione; 9. I. Müllner - P. Dschulnigg, Feste ebraiche e feste cristiane (2006); 10. U. Berges - R. Hoppe, Il povero e il ricco nella Bibbia (2011); 11. C. Frevel - O. Wischmeyer, Che cos'è l'uomo (2007); 12. F.-L. Hossfeld - K. Berger, Lo Spirito di Dio; 13. P. Deselaers - C.-P. März, Morte e risurrezione; 14. G. Fischer - K. Backhaus, La preghiera nella Bibbia (2011).
GEORG FISCHER sj, nato nel 1954, fa parte della Compagnia di Gesù dal 1972. È professore di Antico Testamento alla Facoltà teologica dell'Università di Innsbruck.
KNUT BACKHAUS, nato nel 1960, è professore di esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà teologica di Paderborn.
La sezione narrativa del Vangelo di Matteo che introduce il quinto discorso, quello escatologico, è ampia e densa di temi importanti: controversie e parabole con le quali l'evangelista si avvicina gradualmente al compimento della vita pubblica di Gesù, cioè alla sua passione, morte e risurrezione a Gerusalemme.
Dai brani di controversia emergono temi teologici importanti, come quello del ripudio, della sequela e del primo comandamento della Legge; le parabole sono fortemente segnate dalla prospettiva escatologica.
Sommario
Introduzione. MT 19,1-12. Gesù messo alla prova. La questione del «ripudio» in Israele. La posizione di Gesù. Una novità sconcertante. Tra accondiscendenza e giudizio. Rispetto, attenzione e trasparenza. «Non tutti capiscono questa parola». MT 19,13-29. Il regno dei cieli è dei bambini. L'assillo per l'eredità. L'eredità come dono dato e ricevuto. La mancanza di gratuità rende tristi. Impossibile agli uomini, ma possibile a Dio. MT 19,30-20,16. Gli ultimi uguali ai primi. La giustizia non è tutto. I segreti misteriosi della notte. Una giustizia più larga e più profonda. Una parabola trasformata in allegoria. MT 20,17-34. Una salita molto impegnativa. La presunzione di Giacomo e Giovanni. Un richiamo severo: servire non essere serviti. I ciechi di Gerico. Un racconto di valenza universale. MT 21,1-17. Gesù re e profeta. L'agitazione della città. Il tempio un covo di ladri. La casa di Betània. MT 21,18-32. Il fico disseccato e i giudei. Residui di racconti popolari. L'efficacia delle parole di Gesù. Con quale autorità fai queste cose?. L'epikeia di Gesù. L'obbedienza formale e quella vera. MT 21,33-46. Un trittico di parabole. Dal racconto alla redazione. La vigna e la sua allegoria. Il senso del racconto... ... e la sua interpretazione. La pietra rigettata. Un peccato di idolatria. MT 22,1-14. La parabola dell'invito a nozze. Il contesto tragico della trasmissione. Una lettura intraecclesiale. Molti i chiamati, ma pochi gli eletti. Il re, il figlio e gli invitati. Dio non intende fallire... ... ma resta responsabile l'uomo. MT 22,15-46. Le ultime provocazioni. Il conciliabolo tragico. Il denaro di Cesare. L'ignoranza dei sadducei. La carità perfetta. «Siedi alla mia destra».
INNOCENZO GARGANO, monaco camaldolese, è stato maestro dello studentato generale camaldolese fino al 2005. Risiede a Roma nel monastero di San Gregorio al Celio, del quale è priore amministratore. Professore straordinario di patrologia al Pontificio Istituto Orientale, insegna storia dell'esegesi dei Padri presso il Pontificio Istituto Biblico. È impegnato da decenni nella lettura della Bibbia in prospettiva patristica e assieme al popolo credente. Ha pubblicato: La teoria di Gregorio di Nissa sul Cantico dei Cantici. Indagine su alcune indicazioni di metodo esegetico (OCA, Roma 1981); con Tomáš Špidlík, La spiritualità dei Padri greci e orientali (Borla, Roma 1983). Dirige l'edizione latino-italiana delle Opere di Pier Damiani (Città Nuova, Roma). Ha collaborato a varie opere collettive e dizionari di teologia e spiritualità. È stato direttore di Vita Monastica fino al 2006. Ha fondato i Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli. Presso le EDB ha pubblicato una trentina di volumi di Iniziazione alla «Lectio Divina» (1988-2010), la trilogia Camaldolesi nella spiritualità italiana del Novecento (2000-2002) e la serie delle letture semplici delle lettere di Paolo (2006-2009).
Il volume ripercorre lo studio delle fonti su "Gesù nella Storia" lette nella prospettiva normativa della prassi giuridica dell'Israele antico che di lì a poco avrebbe dato vita alle grandi compilazioni della Mishna e del Tamud. Attraverso questa lettura viene sottolineata la personalità giuridica del Gesù della storia e il suo contributo alla formazione del diritto del Nuovo Israele che modifica profondamente il diritto e la prassi giuridica precedente fondata dalle scuole rabbiniche e che il Battista aveva già avversato.
Di don Bosco si può dire quello che lui stesso scriveva a proposito di Vincenzo de’ Paoli: un santo che «si era proposto Gesù Cristo a modello; attingeva nel Vangelo tutta la sua morale, tutta la sua civiltà, tutta la sua politica; e coloro che l’hanno frequentato di più riguardarono come per sua insegna particolare quelle parole che un eccesso d’amore gli fece una volta pronunziare: Non trovo cosa che mi piaccia se non in Gesù Cristo».
Nei numerosi scritti di don Bosco F. Perrenchio ha contato 1.389 citazioni o riferimenti espliciti o impliciti al Vangelo di Matteo, 160 a quello di Marco, 756 a quello di Luca e 538 a quello di Giovanni. A questi 2.843 riferimenti si possono aggiungere le lunghe parafrasi dei testi evangelici che troviamo sia nella sua Storia sacra sia nella sua Storia ecclesiastica, e anche le abbondanti indicazioni reperibili nelle Memorie biografiche.
Se vogliamo “leggere il Vangelo con don Bosco”, troveremo al centro di tutto Gesù, il Cristo promesso nell’AT, e sua madre Maria. Gesù ci conduce al Padre celeste, nostro padre provvidente, onnipotente, misericordioso e giusto. Per conseguire la salvezza, andiamo con fiducia al nostro “divin Salvatore”, che ha sofferto ed è risorto. Se vogliamo conoscere la verità, ascoltiamo attentamente il nostro “divin Maestro”. E per vivere da veri discepoli di Gesù, dobbiamo sceglierlo in tutto come il nostro “gran Modello”. La sua Chiesa, fondata su Pietro, è assistita dallo Spirito Santo e fecondata dai sacramenti; essa ha bisogno di operai che lavorino, anche e specialmente con la professione dei consigli evangelici. E non dimentichiamo la vita del mondo che verrà! Ultima parola di don Bosco, nella sua lettura trasversale di tutto il Vangelo: Gesù ama “con parziale affetto” i fanciulli e i giovani.
Marco può essere considerato come l'inventore del genere letterario "vangelo": con questo sostantivo non si intende una biografia nel senso stretto del termine, in quanto il racconto non si limita a presentare il concatenarsi di fatti o eventi, né si presenta come un insieme di miracoli e prodigi compiuti da Gesù. Il "vangelo", al contrario, si concentra sulla sua persona e sul suo annuncio, facendo di Gesù la chiave di volta della storia. Il racconto si presenta ben articolato e caratterizzato dal ricorso ad alcune strategie narrative che lo rendono particolarmente efficace. La domanda implicita o esplicita, che suscita stupore, disagio o rifiuto, è sempre la stessa: Chi è Gesù? In questo Marco sembra un maestro di "destabilizzazione" perché, man mano che il racconto progredisce, il mistero s'infittisce: i nemici vogliono togliere di mezzo Gesù; i vicini prendono le distanze e i discepoli sono sconvolti chiudendosi alla comprensione del suo mistero. Seguendo i criteri della Collana (Nuova versione della Bibbia dai testi antichi), il volume offre un'ampia introduzione, il testo greco, la nuova versione italiana, le note filologiche e il commento teologico del vangelo secondo Marco.