
«Comprendiamo a che cosa serviva questo testo nella comunità o nelle comunità che l'hanno visto nascere? Possiamo determinare il modo in cui questo testo giocava esattamente e funzionava nei riguardi dei primi ascoltatori?» (dalla Prefazione). Sono queste le grandi domande che p. Standaert pone a proposito del Vangelo di Marco, in un commentario che è frutto di quindici anni di lavoro.
A suo modo di vedere, sul piano letterario il testo contiene tutti i segni distintivi che ne fanno un discorso convenzionale e un'azione drammatica, la quale richiede di essere proclamata in una sola volta, d'un fiato. L'ipotesi guida della sua lettura è la seguente: Marco veniva letto durante la notte pasquale cristiana, nella veglia fra il sabato e la domenica. I suoi destinatari erano una comunità mista, a maggioranza di gentili. Per alcuni nuovi membri della comunità tale notte era il punto d'approdo della propria iniziazione: al termine della lettura integrale del racconto evangelico venivano battezzati e partecipavano per la prima volta al banchetto eucaristico.
La prima parte del commentario affronta la sezione che va dall'inizio fino a 6,13, in cui Marco propone una specie di dossier su Gesù.
Prefazione. Introduzione. Alcuni presupposti per la lettura. Il Prologo. Marco 1,1-13. LA NARRATIO: MC 1,14-6,13. Primo dittico: Mc 1,14-15.16-20. La prima grande sezione della narratio: Marco 1,21-3,6. Cinque controversie. Marco 2,1-3,6. Secondo dittico. Gesù e l'istituzione dei Dodici. Mc 3,7-12.13-19. La seconda grande sezione della narratio: Marco 3,20-5,43. Il discorso parabolico: Marco 4,1-34. Fine della seconda sezione della narratio. Marco 5,1-43. Terzo dittico e conclusione della narratio: Mc 6,1-13.
BENOÎT STANDAERT osb, monaco benedettino di St. André di Bruges, è attualmente uno dei massimi esegeti del Nuovo Testamento. Unisce grande acume spirituale a una profonda conoscenza delle lingue e degli ambienti biblici.
Il percorso storico di Gesù, i suoi gesti come le sue parole, sono da leggere in un contesto ebraico. Gesù appartiene infatti al suo popolo. Dal punto di vista religioso e antropologico, egli rimane sostanzialmente un ebreo circonciso l'ottavo giorno, che celebra Pesach, che il sabato va in sinagoga, che legge la Scrittura in ebraico e pronuncia la benedizione sul pane e sul vino. Per definire l'ebraismo di Gesù l'autore cerca di mettere a fuoco sia le somiglianze che le differenze con le varie forme di ebraismo del suo tempo, per quanto documentate o ricostruibili dalle fonti. Individua quattro tappe essenziali: le origini familiari di Gesù, la preparazione al ministero pubblico nel deserto accanto a Giovanni Battista, il ministero in Galilea che entra talvolta in collisione con l'osservanza dei farisei, la morte a Gerusalemme che comporta lo scontro con l'autorità religiosa sadducea e il potere di occupazione romano. La prima parte del testo è dedicata all'ebreo Gesù, la seconda all'ebraicità dei Vangeli. Quest'ultima affronta gli aspetti letterari e teologici, spesso problematici, che legano strettamente i testi su Gesù alla Bibbia e alla teologia ebraica, quali il compimento, la sostituzione e l'antigiudaismo cristiano. Prefazione del card. Carlo Maria Martini.
L'atto di pregare e la preghiera attraversano la Bibbia dall'inizio alla fine. Sotto molti aspetti l'Antico e il Nuovo Testamento si mostrano armonicamente all'unisono. Al di là delle differenze cresciute nella storia e nella cultura delle diverse confessioni di fede, la venerazione del Dio comune a tutti supera quello che divide. Non c'è infatti un modo di pregare veterotestamentario e uno neotestamentario: esiste solo la preghiera biblica.
Il volume fa parte di una collana che illustra i contenuti dell'Antico e del Nuovo Testamento sui temi fondamentali della fede. Ogni tema è presentato da due autori: uno per l'Antico e uno per il Nuovo Testamento, che poi, in un dialogo conclusivo, discutono come le idee centrali dell'AT vengono filtrate, assunte o modificate nel NT. Il lettore può così percepire la tensione e l'unità esistente tra i due Testamenti.
Ecco il piano completo dell'opera: 1. C. Dohmen - T. Söding, Il Dio uno; 2. K. Koenen - R. Kühschelm, La fine dei tempi (2001); 3. J. Schreiner - R. Kampling, Il prossimo lo straniero il nemico (2002); 4. G. Vanoni - B. Heininger, Il Regno di Dio (2004); 5. H.-J. Fabry - K. Scholtissek, Il Messia (2005); 6. C. Brüning - K. Kertelge, Il problema del male; 7. G. Fischer- K. Backhaus, Espiazione e riconciliazione (2002); 8. G. Steins - M. Theobald, La creazione; 9. I. Müllner - P. Dschulnigg, Feste ebraiche e feste cristiane (2006); 10. U. Berges - R. Hoppe, Il povero e il ricco nella Bibbia (2011); 11. C. Frevel - O. Wischmeyer, Che cos'è l'uomo (2007); 12. F.-L. Hossfeld - K. Berger, Lo Spirito di Dio; 13. P. Deselaers - C.-P. März, Morte e risurrezione; 14. G. Fischer - K. Backhaus, La preghiera nella Bibbia (2011).
GEORG FISCHER sj, nato nel 1954, fa parte della Compagnia di Gesù dal 1972. È professore di Antico Testamento alla Facoltà teologica dell'Università di Innsbruck.
KNUT BACKHAUS, nato nel 1960, è professore di esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà teologica di Paderborn.
La sezione narrativa del Vangelo di Matteo che introduce il quinto discorso, quello escatologico, è ampia e densa di temi importanti: controversie e parabole con le quali l'evangelista si avvicina gradualmente al compimento della vita pubblica di Gesù, cioè alla sua passione, morte e risurrezione a Gerusalemme.
Dai brani di controversia emergono temi teologici importanti, come quello del ripudio, della sequela e del primo comandamento della Legge; le parabole sono fortemente segnate dalla prospettiva escatologica.
Sommario
Introduzione. MT 19,1-12. Gesù messo alla prova. La questione del «ripudio» in Israele. La posizione di Gesù. Una novità sconcertante. Tra accondiscendenza e giudizio. Rispetto, attenzione e trasparenza. «Non tutti capiscono questa parola». MT 19,13-29. Il regno dei cieli è dei bambini. L'assillo per l'eredità. L'eredità come dono dato e ricevuto. La mancanza di gratuità rende tristi. Impossibile agli uomini, ma possibile a Dio. MT 19,30-20,16. Gli ultimi uguali ai primi. La giustizia non è tutto. I segreti misteriosi della notte. Una giustizia più larga e più profonda. Una parabola trasformata in allegoria. MT 20,17-34. Una salita molto impegnativa. La presunzione di Giacomo e Giovanni. Un richiamo severo: servire non essere serviti. I ciechi di Gerico. Un racconto di valenza universale. MT 21,1-17. Gesù re e profeta. L'agitazione della città. Il tempio un covo di ladri. La casa di Betània. MT 21,18-32. Il fico disseccato e i giudei. Residui di racconti popolari. L'efficacia delle parole di Gesù. Con quale autorità fai queste cose?. L'epikeia di Gesù. L'obbedienza formale e quella vera. MT 21,33-46. Un trittico di parabole. Dal racconto alla redazione. La vigna e la sua allegoria. Il senso del racconto... ... e la sua interpretazione. La pietra rigettata. Un peccato di idolatria. MT 22,1-14. La parabola dell'invito a nozze. Il contesto tragico della trasmissione. Una lettura intraecclesiale. Molti i chiamati, ma pochi gli eletti. Il re, il figlio e gli invitati. Dio non intende fallire... ... ma resta responsabile l'uomo. MT 22,15-46. Le ultime provocazioni. Il conciliabolo tragico. Il denaro di Cesare. L'ignoranza dei sadducei. La carità perfetta. «Siedi alla mia destra».
INNOCENZO GARGANO, monaco camaldolese, è stato maestro dello studentato generale camaldolese fino al 2005. Risiede a Roma nel monastero di San Gregorio al Celio, del quale è priore amministratore. Professore straordinario di patrologia al Pontificio Istituto Orientale, insegna storia dell'esegesi dei Padri presso il Pontificio Istituto Biblico. È impegnato da decenni nella lettura della Bibbia in prospettiva patristica e assieme al popolo credente. Ha pubblicato: La teoria di Gregorio di Nissa sul Cantico dei Cantici. Indagine su alcune indicazioni di metodo esegetico (OCA, Roma 1981); con Tomáš Špidlík, La spiritualità dei Padri greci e orientali (Borla, Roma 1983). Dirige l'edizione latino-italiana delle Opere di Pier Damiani (Città Nuova, Roma). Ha collaborato a varie opere collettive e dizionari di teologia e spiritualità. È stato direttore di Vita Monastica fino al 2006. Ha fondato i Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli. Presso le EDB ha pubblicato una trentina di volumi di Iniziazione alla «Lectio Divina» (1988-2010), la trilogia Camaldolesi nella spiritualità italiana del Novecento (2000-2002) e la serie delle letture semplici delle lettere di Paolo (2006-2009).
Il volume ripercorre lo studio delle fonti su "Gesù nella Storia" lette nella prospettiva normativa della prassi giuridica dell'Israele antico che di lì a poco avrebbe dato vita alle grandi compilazioni della Mishna e del Tamud. Attraverso questa lettura viene sottolineata la personalità giuridica del Gesù della storia e il suo contributo alla formazione del diritto del Nuovo Israele che modifica profondamente il diritto e la prassi giuridica precedente fondata dalle scuole rabbiniche e che il Battista aveva già avversato.
Di don Bosco si può dire quello che lui stesso scriveva a proposito di Vincenzo de’ Paoli: un santo che «si era proposto Gesù Cristo a modello; attingeva nel Vangelo tutta la sua morale, tutta la sua civiltà, tutta la sua politica; e coloro che l’hanno frequentato di più riguardarono come per sua insegna particolare quelle parole che un eccesso d’amore gli fece una volta pronunziare: Non trovo cosa che mi piaccia se non in Gesù Cristo».
Nei numerosi scritti di don Bosco F. Perrenchio ha contato 1.389 citazioni o riferimenti espliciti o impliciti al Vangelo di Matteo, 160 a quello di Marco, 756 a quello di Luca e 538 a quello di Giovanni. A questi 2.843 riferimenti si possono aggiungere le lunghe parafrasi dei testi evangelici che troviamo sia nella sua Storia sacra sia nella sua Storia ecclesiastica, e anche le abbondanti indicazioni reperibili nelle Memorie biografiche.
Se vogliamo “leggere il Vangelo con don Bosco”, troveremo al centro di tutto Gesù, il Cristo promesso nell’AT, e sua madre Maria. Gesù ci conduce al Padre celeste, nostro padre provvidente, onnipotente, misericordioso e giusto. Per conseguire la salvezza, andiamo con fiducia al nostro “divin Salvatore”, che ha sofferto ed è risorto. Se vogliamo conoscere la verità, ascoltiamo attentamente il nostro “divin Maestro”. E per vivere da veri discepoli di Gesù, dobbiamo sceglierlo in tutto come il nostro “gran Modello”. La sua Chiesa, fondata su Pietro, è assistita dallo Spirito Santo e fecondata dai sacramenti; essa ha bisogno di operai che lavorino, anche e specialmente con la professione dei consigli evangelici. E non dimentichiamo la vita del mondo che verrà! Ultima parola di don Bosco, nella sua lettura trasversale di tutto il Vangelo: Gesù ama “con parziale affetto” i fanciulli e i giovani.
Marco può essere considerato come l'inventore del genere letterario "vangelo": con questo sostantivo non si intende una biografia nel senso stretto del termine, in quanto il racconto non si limita a presentare il concatenarsi di fatti o eventi, né si presenta come un insieme di miracoli e prodigi compiuti da Gesù. Il "vangelo", al contrario, si concentra sulla sua persona e sul suo annuncio, facendo di Gesù la chiave di volta della storia. Il racconto si presenta ben articolato e caratterizzato dal ricorso ad alcune strategie narrative che lo rendono particolarmente efficace. La domanda implicita o esplicita, che suscita stupore, disagio o rifiuto, è sempre la stessa: Chi è Gesù? In questo Marco sembra un maestro di "destabilizzazione" perché, man mano che il racconto progredisce, il mistero s'infittisce: i nemici vogliono togliere di mezzo Gesù; i vicini prendono le distanze e i discepoli sono sconvolti chiudendosi alla comprensione del suo mistero. Seguendo i criteri della Collana (Nuova versione della Bibbia dai testi antichi), il volume offre un'ampia introduzione, il testo greco, la nuova versione italiana, le note filologiche e il commento teologico del vangelo secondo Marco.
Fra i discepoli di Gesù si trovavano membri di ambienti radicali antiromani? Quale fu la posizione di Gesù nei confronti dei gruppi religiosi del suo tempo? Subì l'influenza della teologia degli esseni, che a Qumran conducevano una vita di tipo conventuale? La risposta a queste domande presuppone la conoscenza dei partiti religiosi ebrei dei tempi neotestamentari. Lo studio di Kurt Schubert tratta la storia anteriore di questi partiti, illustrandone la nascita e il significato, e mostrando come dal movimento degli asidei, che si opponevano all'ellenizzazione del mondo ebraico, sorsero i farisei e gli esseni.
Molti sono i tratti originali che di questo volume di Wolfgang Stegemann dedicato a Gesù e i suoi tempi fanno un'opera nuova, due in particolare. Da una parte il rifiuto di una posizione ingenua che tra l'immagine neotestamentaria dei tempi e della figura di Gesù e le rappresentazioni della scienza storica vorrebbe privilegiare l'una a discapito o a mero invalidamento delle altre, o viceversa. In secondo luogo una padronanza e una messa a frutto della ricerca sul Gesù storico che ne ricostituisce e ne problematizza quelli che sono stati e spesso ancora sono i fili conduttori. È un tipo di analisi che mira anzitutto a dissipare l'opacità di ingranaggi che per necessità non ineludibili non cessano di girare su se stessi. Se Cristo è un cronometro come afferma l'autore di Moby Dick , l'analisi serrata di Wolfgang Stegemann porta a chiedersi quale tempo egli misuri per chi nel Gesù costruito dalla ricerca storica cerca il Gesù "reale", o per chi nel Gesù storico ricerca un fondamento teologico ultimo, oppure ancora per chi in Gesù di Nazaret vede il Cristo secondo la carne dei poveri e dei crocefissi.
La popolarità del personaggio di Mosè nel mondo mediterraneo antico è testimoniata dal gran numero di testi che al di fuori della Bibbia ebraica ne narrano le vicende. Considerati a torto semplici rielaborazioni fantasiose, questi scritti conservano le tracce delle molteplici tradizioni su Mosè alle quali gli autori biblici poterono attingere, e che lo stesso testo biblico mostra spesso di conoscere. Nel suo studio Caterina Moro recupera e approfondisce queste testimonianze letterarie allo scopo di fare luce sulle origini e sul significato del mito di Mosè – sui modi in cui nel mondo antico si costruisce una personalità epica come quella di Mosè –, prendendo in esame soprattutto le tradizioni della nascita, dell’infanzia e della giovinezza in terra d’Egitto – gli antecedenti del Mosè per così dire pubblico che si leverà i calzari davanti al roveto ardente.
Essere discepoli di Gesù è il filo conduttore della proposta di lectio divina per gli adulti; può sembrare un tema scontato, ma in un tempo di grandi trasformazioni ecclesiali e sociali diventa importante, non solo domandarci «chi stiamo seguendo?», ma anche riconvertire la nostra vita quotidiana all’azione educativa di Gesù nei confronti dei suoi discepoli.
L’icona scelta, tratta dal Vangelo di Marco, è quella della guarigione del cieco Bartimeo, un riferimento autorevole per l’approfondimento biblico dell’impegno educativo che dovrebbe caratterizzare la vita di ogni fedele, dell’Ac e dell’intera Chiesa.
"Andate dicendo: la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. Ma io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio. Farò entrare dentro di voi il mio spirito e rivivrete. L'ho detto e lo farò"
(Ezechiele 37)
A cura della Fraternità San Carlo
Catalogo della mostra realizzata in occasione della XXXII edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli (Rimini)
GLI AUTORI
JONAH LYNCH (1978) è sacerdote dal 2006. Dopo essersi laureato in Astrofisica alla McGill University a Montreal, è entrato in seminario. Ha studiato filosofia e teologia all’Università Lateranense, e ha ottenuto un Masters in Education presso la George Washington University. Ora vive a Roma ed è vicerettore del seminario della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.