
L'arte contemporanea interpreta il sacro. Due preziosi volumi raccontano l'Antico e il Nuovo Testamento attraverso 500 opere pittoriche dell'artista Bruno Bordoli. L'opera di Bruno Bordoli, oltre 10.000 lavori in cinquant'anni, si è sempre distinta per una forza poetica e intimista fuori dal comune. Lontano dai canoni rigorosi di uno sterile accademismo, l'artista ha fatto sue le suggestioni espressioniste e simboliste che caratterizzano la sua arte: il colore intenso, il segno marcato, la pennellata sciolta creano un mondo personale unico che, pur sfiorando il surreale, resta fortemente radicato alla realtà circostante. Dal 1972 Bordoli porta avanti un'intensa attività di interpretazione pittorica di autori classici e moderni del panorama letterario, oltre che dell'Antico e Nuovo Testamento. Degne di nota sono le opere sulla Passione di Cristo nella loro indagine sul rapporto che lega la fede religiosa all'emozione. "La Bibbia illustrata da Bordoli" si presenta in un elegante edizione in due volumi - Antico e Nuovo Testamento - curata dal gallerista, antiquario e illustratore Jean Blanchaert. Il materiale iconografico, 500 opere dell'artista, è corredato da un'introduzione del curatore e un saggio di Fra Paolo Garuti, docente ordinario di Esegesi del Nuovo Testamento alla Pontificia Università San Tommaso di Roma.
«Entrare dentro» la Scrittura è l’obiettivo che si propone questo manuale: conoscere la Bibbia, la storia che contiene e la storia che l’ha prodotta, riflettere sull’Ispirazione divina e la trasmissione degli scritti, fino al loro utilizzo nella Pastorale della Chiesa. Il testo è diretto ai corsi di base di Teologia e a quanti desiderano iniziare, con consapevolezza, a leggere, studiare e pregare la Sacra Scrittura. Il titolo «Incontrare la Parola» è preso dal titoletto posto al n° 72 dell’Esortazione apostolica Verbum Domini di papa Benedetto XVI, documento scaturito dalla XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, celebratasi in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008, che ha avuto come tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.
Guido Benzi. Sacerdote della chiesa di Rimini. Licenziato in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico nel 1992, ha conseguito il Dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana nel 2004. È docente stabilizzato di Antico Testamento presso la Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana (Roma) e docente di Sacra Scrittura presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” di Rimini. È membro ordinario dell’ABI (Associazione Biblica Italiana), dell’EABS (European Association of Biblical Studies) e della RBS (Società internazionale per lo studio della Retorica biblica e semitica). Tra le sue monografie: Paolo e il suo Vangelo (Brescia 2011); Ci è stato dato un Figlio. Esegesi retorica e interpretazione teologica del Libro dell’Emmanuele (Is 6,1-9,6) (Bologna 2007); Quindici passi nella Dei Verbum. Guida alla lettura della Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione (Bologna 2015).
Xavier Matoses. Sacerdote salesiano, è professore straordinario di Nuovo Testamento nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana (Roma). Laureato in Teologia Biblica nella Pontificia Università Gregoriana di Roma (2005), con uno studio sulla parabola del Padre Buono (Lc 15). Dottorato in Teologia Biblica nella Facoltà di Teologia di Catalogna, Barcelona, con una tesi sull’ascolto nel vangelo di Marco: «Quien tenga oídos…». Estudio teológico-narrativo del «escuchar» en el evangelio de Marcos (Barcelona 2016). È membro dell’«Associació Bíblica Catalana», dell’Associazione Biblica Salesiana e dell’Associazione Biblica Italiana. È stato professore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Don Bosco, del Centro di Studi Teologici Martí-Codolar e dell’ISCREB, in Barcelona. È autore di studi e articoli sui vangeli e sulla pastorale biblica e di programmi informatici per lo studio del greco del Nuovo Testamento.
La Bibbia Tob, la prima traduzione-commento che cattolici, protestanti e ortodossi hanno realizzato insieme, rappresenta una pietra miliare per il movimento biblico mondiale. Il testo biblico di questa nuova edizione è quello rinnovato della traduzione della Conferenza Episcopale Italiana (2007). Gli ampi commenti, le abbondanti note e i precisi rimandi sono quelli della Traduction Oecuménique de la Bible, frutto della collaborazione di un gruppo di eminenti esegeti. Prefazione di Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose.
Il grande codice del canadese Northrop Frye ha conosciuto, fin dalla sua pubblicazione nel 1982, una straordinaria fortuna editoriale, diventando un'imprescindibile opera di riferimento per chi si interessi al rapporto tra Bibbia e letteratura. La Scrittura Sacra del cristianesimo, nell'insieme variegatissimo dei libri che la compongono, dalla Genesi all'Apocalisse, costituisce un gigantesco repertorio di archetipi, simboli, miti e storie che ha profondamente plasmato il nostro immaginario, una sorta di grembo sempre fecondo senza il quale due millenni della nostra cultura non sono minimamente decifrabili. La Bibbia è infatti una sorta di opera-mondo, antica e comune a tutto l'Occidente, che contiene tutte le forme e i modi della letteratura. Grazie a una vastissima conoscenza del testo e al dispiegamento di una raffinata strumentazione teorica, Frye offre di questo smisurato libro una fondamentale 'anatomia critica', attraverso l'elaborazione e l'applicazione di categorie interpretative quali il linguaggio, il mito, la metafora e la tipologia. Il grande codice mostra però come la Bibbia, pur profondamente radicata in tutte le risorse del linguaggio della nostra cultura, le ecceda. Essa infatti non è solo mito o narrazione storica o poesia, è più di un'opera letteraria, è una 'rivelazione' in forma di annuncio coinvolgente sul significato della storia e della condizione umana. In questa originalità sta il segreto della sua inesauribile forza generativa culturale. Invitato a identificarsi con il Libro dei libri, il lettore farà l'esperienza di Frye stesso, quella di un viaggio «dove ogni passo è accompagnato da sconfinate visioni di territori sconosciuti».
Per Israele, Isaia è il profeta della consolazione… Le omelie rabbiniche su Isaia, raccolte nella Pesikta rabbati, commentano i testi di Isaia con altri passi della Scrittura, poiché, unendo i due testi, da questi scaturiscono scintille di luce che illuminano e consolano coloro che ascoltano. Infatti, in tutti i testi biblici si può cercare la consolazione della Scrittura (Rm 15,5), come fa Paolo nella sua predicazione: offrire una parola di esortazione al popolo (At 13,15).
Questo è anche il mio desiderio. Queste pagine, sulla scia del libro di Isaia, sono un invito ad una lettura personale della Scrittura, poiché in essa lo Spirito Santo ha impresso il suo sigillo, rendendola eterna. Come dice Isaia: “Veramente il popolo è come l’erba. Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre” (40,8).
Il volume raccoglie un prezioso ciclo di seminari, affidati ad autorevoli studiosi, dedicati interamente alla Bibbia intesa come "Grande Codice" della cultura occidentale e medio-orientale, fonte di ispirazione linguistica, teologica, letteraria, filosofica, scientifica, artistica. Il titolo del volume rimanda all'ultimo libro biblico, l'Apocalisse (10,9-11), ove Giovanni, prima del settimo squillo di tromba, viene investito della missione profetica attraverso un atto simbolico: egli deve ricevere un rotolo aperto dalle mani del messaggero celeste e divorarlo. Tale immagine biblica è sembrata eloquente per compendiare l'intero percorso formativo. L'attenzione si concentra principalmente su due versanti: da un lato il rapporto tra traduzioni e tradizione dei testi biblici, colto nelle sue molteplici implicazioni linguistiche, esegetiche, storiche, teologiche e antropologiche; dall'altro un confronto esemplare con la "storia degli effetti" della Bibbia sulla cultura, che dagli antichi codici letterari e pittorici giunge fino all'arte cinematografica. Prefazione di Stefano Arduini.
La figura storica di Gesù, la nascita del cristianesimo e la modernità in che rapporto sono tra di loro? Il volume ne affronta la complessa relazione esaminando una serie di questioni fondamentali e focalizzando l'attenzione sulla critica del cristianesimo e la riscoperta dell'ebraicità di Gesù e di un cristianesimo originario. L'impatto della scienza moderna sul sistema teologico cristiano, le concezioni politiche e le dichiarazioni dei diritti dell'uomo emerse grazie all'Illuminismo hanno avuto un effetto positivo e di trasformazione non solo sulle diverse forme di cristianesimo, ma anche sull'ebraismo e sull'islam. La sterminata ricerca storica moderna su Gesù non è frutto di un atteggiamento anticristiano ma delle molteplici e diversificate correnti cristiane che assumono di volta in volta i vari fattori culturali della modernità.
Negli ultimi anni la lingua ebraica è uscita dal mondo accademico e ha raggiunto pubblici diversi: cristiani che vogliono conoscere le proprie radici religiose, storici, politologi e sociologi interessati allo studio del contributo ebraico nella formazione della società occidentale, persone affascinate dalla Bibbia come testo di riferimento costante per molta letteratura in diverse lingue. La sfida contenuta nel presente manuale è invitare gli studenti a lavorare su testi di epoche e stili diversi, all'insegna del metodo esegetico dei maestri, ovvero per analogia e confronto. La pubblicazione si rivolge a chi studia ebraico e ha già nozioni di grammatica, ma anche a chi desidera avvicinarsi alla conoscenza dell'ebraismo ed è ancora «in principio». A questo proposito sono riportate anche le traduzioni in italiano e, in appendice, un supplemento grammaticale.
Se i racconti biblici sull'attività di Gesù sono fedeli alla realtà dei fatti, nei resoconti storici del tempo dovrebbe esservene traccia: quali prove vi sono, dunque, nei documenti non canonici o non cristiani dell'esistenza storica dell'uomo chiamato Gesù di Nazareth? Come venne visto dai contemporanei, ebrei di ogni tendenza, romani e pagani in genere? Frederick F. Bruce approfondisce la nostra conoscenza di Gesù studiandone in dettaglio le tracce nelle fonti più diverse: ebraiche, pagane, apocrife e islamiche, con particolare riferimento a Giuseppe Flavio, ai manoscritti del Mar Morto, al Vangelo di Tommaso e al Corano. Grande attenzione è inoltre dedicata ai detti di Gesù non inclusi nei Vangeli canonici e alle prove legate alle scoperte archeologiche.
L'uomo è ciò che mangia. Ma non tanto con la bocca o con l'occhio, quanto con l'orecchio. È la parola, implicita o esplicita, che rende ogni cibo buono o velenoso. L'autore tocca, in modo unitario e semplice, i temi che hanno caratterizzato l'arco della sua ricerca: parola e realtà, interpretazione e comunicazione, discernimento e libertà, compassione e comunione nella diversità. Al centro c'è la riflessione sull'esperienza di quarant'anni di catechesi biblica, offrendone i fondamenti teorici e la descrizione di come avviene e cosa produce. La sua proposta di lettura antropologica della Bibbia, valida per qualunque testo, è impregnata di simpatia per l'umanità dell'uomo d'oggi, sempre più ricca di opportunità e sempre più esposta a precarietà. Uno diventa la parola che ascolta: a una certa età, è responsabile della faccia che ha.
Il Vangelo racconta quanto Gesù dice o fa per qualcuno. Quel qualcuno è il lettore stesso, chiamato a fare in prima persona l’esperienza di ciò che è narrato: la Parola fa quello che dice, per chi l’accoglie con fede. L’interesse al racconto può essere a tre livelli. Può essere rivolto al testo, per vedere come esattamente è, qual è la sua storia, la sua struttura, il suo stile. Può essere anche rivolto a cosa dice il testo: qual è il suo messaggio, come capirlo e viverlo oggi. Può essere infine rivolto al Signore: oltre al testo e a ciò che ci dice, si è attenti a colui che dice quel testo. Tutta la Scrittura è una lettera che il Padre ha inviato a ciascuno dei suoi figli; dietro ogni parola c’è chi parla, e il suo dirsi è un darsi. Chi raggiunge questo terzo livello ha trovato ciò di cui ha fame. Gli altri tre Vangeli sono un racconto storico-teologico della vita di Gesù. Quello attribuito a Giovanni è piuttosto come un teatro, uno «spettacolo» in cui si «vede» chi «parla». È un intreccio di dialoghi e lunghi monologhi, con brevi indicazioni di luogo, di tempo e di azione; protagonista è la Parola stessa, diventata carne in Gesù, per manifestarsi all’uomo ed entrare in dialogo con lui. È il dramma dell’incontro/scontro tra l’uomo e la sua Parola, dalla quale e per la quale è fatto. Come i precedenti, anche questo commento, dopo un calco del testo greco, contiene di ogni brano una prima parte con il messaggio nel contesto e una seconda con la lettura del testo; la terza e la quarta parte, pregare il testo e testi utili, sono indicazioni per il lavoro personale del lettore. Come si vede, al centro sta il testo, inteso come un modo specifico con cui il Signore mi parla e io lo ascolto. Questo commento è nato da una lettura continua del Vangelo tenuta settimanalmente, per tre anni. Vorrebbe aiutare il lettore a entrare nel mistero della Parola diventata carne in Gesù, per lasciarsi sempre più coinvolgere nel dialogo con lui.
Paolo è un discepolo di Gesù che rappresenta bene tutti noi: non ha conosciuto Gesù terreno ma è stato chiamato dal Risorto, come è avvenuto per noi; e in Paolo Dio dimostra di prendersi cura anche delle persone più lontane da Lui. Per incarico del Cristo Risorto, egli annuncia il Vangelo non soltanto agli ebrei, ma anche ai pagani. Nelle sue lettere compare un nuovo volto di Dio, quello annunciato da Gesù: Dio può perfino risuscitare dai morti e rendere giusto anche il malvagio; è onnipotente in misericordia. Per Paolo, Gesù è il favoloso guadagno, il tesoro ricevuto per grazia al quale non è possibile rinunciare senza subire una perdita immensa. Questo libro tratteggia un incisivo ritratto dell'Apostolo, enucleando gli snodi fondamentali della sua teologia e il rapporto che egli intrattenne con le sue comunità.