
È la prima edizione a livello mondiale che riporta il testo latino critico e la traduzione in una lingua moderna. È anche la prima traduzione italiana. Finora esisteva solo la traduzione francese senza però il testo latino. Super Isaiam è il primo commento di san Tommaso alla Scrittura da noi conosciuto. Ma più che un commento è una spiegazione letterale del testo: ad litteram. È una esegesi del senso letterale del testo, ma costellata da note o collationes ricchissime per l'approfondimento del senso spirituale o mistico. E forse è proprio questa la cosa che maggiormente impressiona il lettore. Si tratta di note "marginali" quanto alla redazione, ma "essenziali" quanto alla possibilità che offrono di interpretare l'animo speculativo e contemplativo del loro autore. L'abilità speculativa consiste nel saper cogliere il riflesso che le immagini bibliche offrono per approfondire o esprimere la profondità delle verità rivelate. L'intensità contemplativa consiste nella passione del predicatore che sa sfruttare la densità delle immagini perché la memoria s'arricchisca di preziosi richiami meditativi. Introduzione, Traduzione e Note di Giuseppe Barzaghi. Testo latino critico dell'Edizione Leonina.
Testo latino a fronte
La dedizione ai Vangeli accompagnò Erasmo per tutta la vita. Li studiò dal punto di vista filologico e teologico, ne pubblicò per la prima volta il testo greco, li tradusse e li commentò, incoraggiò la diversificazione delle edizioni per raggiungere sia gli eruditi sia un pubblico piú ampio. La prima di queste edizioni risale al 1516 e fu dedicata a Leone X, il quale tanto la apprezzò da lodare pubblicamente Erasmo in un breve papale. Questo breve verrà riportato da Erasmo in tutte le sue successive edizioni dei Vangeli, come una specie di lasciapassare dati i tempi sempre piú infuocati dal punto di vista politico-religioso.
Erasmo, come è noto, anticipò alcune delle istanze dei riformatori, prima fra tutte la lettura diretta e massimamente diffusa dei Vangeli. Nell’edizione del 1522 dedicata a Carlo V chiese espressamente all’imperatore di promuovere la traduzione dei Vangeli in tutte le principali lingue europee. Però Erasmo volle tenacemente rimanere nell’ortodossia cattolica, e dunque si trovò spesso in posizioni difficili, attaccato da tutte le parti in causa. Le sue prefazioni alle edizioni dei Vangeli si muovono in questa situazione di precario equilibrio, e sono un fondamentale documento del clima di quegli anni. Oltre che un’ulteriore testimonianza della poliedrica bellezza della scrittura di Erasmo, in grado di cambiare registro secondo gli interlocutori mantenendo la stessa forza, la stessa brillantezza ed eleganza.
Nelle aree dell’Europa centrale che sarebbero diventate il terreno di radicamento della Riforma il complesso degli scritti di Erasmo incentrati nel Nuovo Testamento o ad esso connessi ebbero una enorme risonanza. Oltre 110 edizioni attestano il successo che singole parti, sezioni, o componenti, di quel corpus di scritti riscossero negli anni cruciali della diffusione delle idee di Lutero. Che essi preparassero il terreno al radicamento della Riforma è un dato accertato. Il ruolo preminente spetta alla Paraclesi. Nel giro di un biennio, 1520-1522, la Paraclesi ovvero esortazione allo studio della filosofia cristiana (Paraclesis id est exhortatio ad Christianae philosophiae studium) irrompe sul mercato di lingua tedesca in quattro traduzioni diverse, per un numero complessivo di dodici stampe e ristampe. (…) Erasmo compose altri appelli che invitano alla lettura della Bibbia, imprimendo loro un analogo fervore. Alcune edizioni “minori” del Nuovo Testamento – volumi leggeri, culturalmente meno esigenti, incomparabilmente meno costosi, rispetto alle maestose edizioni bilingui di Froben – si aprono con apostrofi che esortano il lettore ad abbeverarsi alle «purissime fonti» di Cristo. (…) Il volume che presentiamo riunisce le quattro composizioni a impronta programmatica e intonazione parenetica che corredano edizioni diverse del Nuovo Testamento nonché un’opera ad esso strettamente connessa.
Dall’introduzione di Silvana Seidel Menchi
«C’è chi non vuole che la gente semplice legga i testi sacri tradotti in volgare. Con costoro mi trovo in robusto dissenso: come se Cristo avesse insegnato cose cosí astruse da poter essere intese a malapena da tre o quattro teologi, o come se la tutela della religione cristiana consistesse nell’ignoranza della religione cristiana. I misteri dei re, quelli sí, sarà preferibile tenerli occulti; Cristo invece ha voluto che i suoi misteri avessero la massima diffusione. La mia aspirazione è che leggano i Vangeli tutte le donnette, che tutte leggano le lettere di San Paolo. E magari queste pagine fossero tradotte in tutte le lingue di tutti i popoli, cosí da essere lette e conosciute non solo dagli Scozzesi e Irlandesi, ma anche da Turchi e Saraceni. Conoscere è pur sempre un primo passo. Molti se ne farebbero beffe, lo ammetto; ma alcuni ne sarebbero conquistati. Vorrei che il contadino ne intonasse qualche versetto spingendo l’aratro, che il tessitore ne modulasse qualche passo manovrando le sue spole, che il viandante alleviasse il tedio del cammino con queste storie. Vorrei che tutti i discorsi che intercorrono tra tutti i cristiani ne fossero permeati. Noi siamo, in effetti, tali quali sono le nostre conversazioni quotidiane. Che ognuno capisca quel che può; che ognuno ne ricavi quel che può. Chi sta indietro non invidî chi è in testa; chi è in testa incoraggi chi viene dietro, non abbandoni la speranza. Perché restringiamo a pochi una professione di fede che è comune a tutti?»
Nel corso del suo mandato in Palestina, Ponzio Pilato fu chiamato a giudicare un "profeta" la cui vita e morte avrebbero acquisito un valore straordinario per le generazioni future. Un'icona parlante che non sarebbe sbiadita sui bracci della croce. Quel profeta, Gesù di Nazareth, fu condannato alla crocifissione dal procuratore di Giudea secondo la legge romana, ma quale peso ebbero i sacerdoti ebrei? E ancora: che ruolo giocò la moglie di Pilato, Claudia Procula, che lo stesso Vangelo ci dice fu turbata in sogno da quell'"uomo giusto"? E quale parte svolse Erode? Perché, dopo la crocifissione, Pilato fu richiamato a Roma? Vi giunse davvero oppure fuggì in un altro Paese, dove si suicidò? Tra storia e memoria, archeologia e leggenda, un racconto avvincente in cui si susseguono colpi di scena, incontri straordinari, indizi misteriosi e testimonianze incontrovertibili. Un'inchiesta attraverso secoli di storia, miti e tradizioni popolari per fare luce sull'uomo, santo e maledetto, che processò Gesù.
Come percepiva Gesù se stesso? E come vedeva il mondo e gli altri? Che idea aveva delle sue origini e della sua missione? Si possono ricostruire i meccanismi psicologici dietro all'inaudita pretesa di farsi simile a Dio e alla decisione di morire in nome di questa scelta? Baima Bollone propone un percorso analitico che parte dallo studio dell'autocoscienza di Gesù e delle sue relazioni con le persone che incontra e con cui si confronta, sempre sullo sfondo storico-culturale della Giudea. Eppure, indagare sulla "vera umanità" di Gesù, insieme alla sua essenza di "vero Dio", pone diverse basi di ricerca e ipotesi interpretative, come quella delle personalità multiple e della dissociazione. Si giunge così alla costruzione di un quadro clinico attendibile e complesso che emerge dai Vangeli, mettendo in luce la sua straordinaria unicità umana e la corrispondenza tra i suoi insegnamenti e alcune acquisizioni psicoanalitiche moderne.
Le donne appaiono nella trama biblica in luoghi e ruoli chiave. Nell'AT troviamo Eva in Eden; le matriarche Sara, Rebecca e Lea e Rachele; al tempo dei giudici Debora e Rut; la profetessa Cula al tempo della riforma di Giosia; la donna virtuosa di Proverbi e quella sensuale del Cantico dei Cantici. Nei Vangeli molte donne sono coinvolte nella vicenda terrena di Gesù, non ultime Maria sua madre e le prime testimoni della risurrezione. Nel libro degli Atti troviamo Lidia e Priscilla, l'indomita insegnante. Entrambi i Testamenti contemplano svariati insegnamento sulla vita e e sul ministero femminile nella preghiera, nel culto, nel matrimonio e nella leadership. Derek and Dianne Tidball, consapevoli della complessità dei dati, delle sfide e delle controversie cercano un approccio umile e integro al testo biblico nel mentre si confrontano con un tema molto caldo, anche per il cristianesimo contemporaneo. Derek Tidball, è Visiting Scholar, presso lo Spurgeon College, di Londra; Dianne Tidball è Regional Minister (Team Leader), della East Midlands Baptist Association.
«L’archeologia biblica è un campo vasto e complesso, ma Cline riesce a realizzare un’introduzione attendibile, piacevole e istruttiva. I suoi giudizi sono equilibrati e obiettivi. Gli esploratori del mondo biblico, stando seduti comodamente in poltrona, avranno da imparare un sacco di cose» Donald Senior; Catholic Theological Union, Chicago.
Descrizione
Una vigorosa introduzione al mondo affascinante dell’archeologia biblica, in cui religione antica e scienza moderna si incontrano.
Cline, da fine studioso, offre una panoramica completa, attendibile ed equilibrata di questo campo di ricerca. Racconta dei primi pionieri, delle origini dell’archeologia biblica come disciplina e delle principali controversie che spinsero gli esploratori a cercare elementi che “confermassero” la Bibbia. Egli, poi, illustra la situazione così com’è ai giorni nostri: prende in esame i siti, i ritrovamenti, i reperti archeologici che gettano nuova luce sulla Bibbia ebraica e sul Nuovo Testamento; tratta la questione di possibili frodi e probabili falsi, come l’Ossario di Giacomo e la Tavoletta di Ioas; spinge infine lo sguardo alle nuova prospettive che questo campo di studi dischiude.
Il piccolo libretto di Qohelet, "scandaloso- gioiello biblico, sembra scardinare tutte le nostre certezze e consegnarci a un pessimismo disperante. Che legame ci può essere tra questo libro della Bibbia e Gesù? A tale interrogativo vuole rispondere il presente volume. Partendo da un'intuizione fondamentale dei Padri della Chiesa - «il nostro Ecclesiaste è Cristo» -, l'autore ci propone una rinnovata lettura cristiana di Qohelet, intendendola più o meno così: l'uomo Gesù Cristo si è confrontato con le domande e i problemi lasciati aperti da Qohelet. Li ha affrontati, pensati, solo in parte risolti, anzi spesso li ha trasformati in nuove domande, ben sapendo che l'autore di questo libro si rivolgeva «a tutta la creazione e al mondo intero riguardo ad argomenti comuni a tutti». Un particolare cammino di lettura di Qohelet poco battuto ma, come ben dimostra Ludwig Monti in questo volume, capace di aprire sentieri inediti di riflessione in vista di una lettura cristiana, dunque umana, di Qohelet. E, di conseguenza, dell'esistenza tout court, perché tra i libri biblici Qohelet è tra quelli più moderni, o forse eterni, nel tratteggiare il mestiere di vivere.
Testo integrale, traduzione CEI 2008.
Dieci donne: Eva, Sara, Agar, Rachele, Miriam, Debora, Rut, Anna, Giuditta, Ester. Un filo rosso attraversa la testimonianza di vita di queste donne fragili e forti: la storia dell'umanità non è condannata da Dio, essa è luogo di benevolenza, di misericordia. Le madri di Israele cantano un Dio che si prende cura dei deboli e degli oppressi e lo fa attraverso il debole e l'oppresso stesso. Ognuna di queste madri di Israele, con la sua parola e la sua azione, rivela la presenza attiva di Dio nel groviglio, spesso drammatico, delle vicende umane. La sua missione è quella di svelare che ogni tempo storico è evento di salvezza e che, dentro le trame contorte della vita, opera un altro protagonista, il Signore. Due parole accompagnano questo percorso: Bibbia e vita perché «la Bibbia non è una raccolta di libri sacri da studiare, è Parola di vita da seminare. Bibbia e vita si abbraccino, perché mai l'una stia senza l'altra» (Papa Francesco). Con un salto nel tempo si intravedono in ogni madre di Israele alcuni passi silenziosi di Maria di Nazaret che nel Magnificat rivela il cuore appassionato e colmo di tenerezza del nostro Dio.
Il libro di suor Paola Resta è un viaggio nel Vangelo e alle radici del nostro intimo, guidati dalle domande del cuore, come quelle di Francesco sul monte della Verna. È la ricerca del volto di Dio e, di conseguenza della verità della nostra identità davanti a lui. Si tratta di una proposta di meditazioni nella forma della lectio divina sulle preghiere di Gesù riportate dai Vangeli: dunque non un libro di preghiere, sebbene ne contenga diverse e voglia essere un aiuto al dialogo con il Signore; e neppure un libro sulla preghiera, su come si debba pregare, sebbene in qualche modo anche questo tema scaturisca quasi spontaneamente dalla lettura delle pagine evangeliche. È invece un viaggio seguendo e intercettando le domande profonde del nostro cuore, come nella preghiera di Francesco di Assisi, alla ricerca dell'immagine volto di Dio che è rivelata da Gesù nel momento in cui lo cogliamo in relazione e in colloquio col Padre, per confrontarla con le immagini spesso offuscate o distorte che ci abitano.
“Benedetto Piacentini si cimenta con tre grandi commentari moderni: quelli di Arthur Weiser, Gianfranco Ravasi, e Luis Alonso Schökel-José Luis Sicre Diaz e mi sembra privilegiare, come punto di vista ermeneutico complessivo dell’intero libro, il suo studio filologicamente attento e impegnato”.
(...) Comunque lo si interpreti, il protagonista di questo tanto complesso libro ha il grande e impagabile merito di dare voce non solo all’uma-na sofferenza in eccesso e senza perché, ma anche a quella paura atavica dell’uomo di scoprirsi prima o poi una creatura imbrogliata, un figlio tradito, un re malamente detronizzato (Gb 29-30; cfr. Gb 7) che irride, parodiandolo, il Sal 8.
Non a caso, la stessa risposta finale di Dio a Giobbe, riprenderà ironicamente il filo di queste questioni circa il «dov’è il Padre?», in qualche modo rovesciandole: «Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine dicendo: Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti? Orsù, cingiti i fianchi come un prode, io t’interrogherò e tu mi istruirai. Dov’eri tu quand’io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa il filo a piombo? Su cosa affondano le basi delle sue colonne o chi ha gettato la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?» (Gb 38,1-7; cfr. anche vv. 19-21.24).
(Dalla presentazione al libro di don Roberto Vignolo)
Benedetto Piacentini, già religioso della Piccola Famiglia dell’Annunziata ha vissuto a Montesole (BO) fino alla morte di G. Dossetti. Dopo aver studiato il latino e il greco, si è trasferito in Medio Oriente dove è rimasto 10 anni, prima a Gerusalemme e poi nella comunità religiosa in un villaggio palestinese non lontano da Ramallah. Durante questo lungo periodo ha potuto approfondire lo studio delle lingue semitiche (ebraico biblico, ebraico moderno, Arabo letterario, dialetto palestinese, aramaico biblico) e frequentare le scuole bibliche a Gerusalemme, in particolare la Scuola Biblica Francescana della flagellazione e l’École Biblique tenuta dai domenicani. Incoraggiato dai suoi professori, ha intrapreso il lavoro di scrittore biblista dal 2006, pubblicando “I Canti di lode dei Padri”, Esapla dei salmi (Edizioni Dehoniane Bologna) nel 2011 e “I Salmi Preghiera e Poesia” con Paoline editoriale libri, Milano nel 2012. Nel 2014 ha conseguito da privatista la laurea in teologia, continuando il lavoro di biblista sul web e predisponendo una videoteca biblica.
Agar e Sara, racconto a due voci narranti - sul tracciato dei fatti biblici - a cui si aggiunge, in finale, la voce del patriarca Abramo, «pietra d'angolo» delle due vicende al femminile. Parlano le prime «madri rivali» della Bibbia, che incarnano, rispettivamente, la maternità surrogata e quella negata. Un caso di utero in affitto ante litteram, vissuto dalle due donne con una esplosione di sentimenti contrastanti, raccontato attraverso monologhi con drammaticità... come drammatico e struggente è il monologo di Abramo a fronte del suo silenzio e apparente passività nella vita di Agar, la schiava, e di Sara, la moglie. Tutti e tre compiono un percorso interiore che li condurrà a trovare in Dio la risposta alle proprie inquietudini e a divenire coloro attraverso i quali verrà realizzata la promessa di Dio.