
Il viaggio irrinunciabile di cui si parla in queste pagine è quello indicato nella parola di Dio: dal disordine del peccato all'armonia dell'incontro con Dio; da una visione egocentrata della vita a una visione di interdipendenza; dalla divisione all'unità; in definitiva, come dice il sottotitolo, dalla dispersione all'essenzialità. L'obiettivo è quello di far scoprire con gioia le strade della semplificazione, come radice di un modo d'essere decisamente nuovo ed evangelico, dove si gestisce la vita fuori dagli imperativi dell'ipermercato odierno e dal dominio dell'ego. Il libro guida a pregare la Parola per quello che essa offre di terapeutico, di veramente liberante per le donne e gli uomini del nostro tempo che cercano una guarigione dalle lacerazioni provocate dagli imperativi del consumo, della superficialità, del tutto e subito. L'autrice raccoglie in queste pagine la sua esperienza di contemplazione e di condivisione della Parola e indica nel metodo della lectio divina un percorso di silenzio, di ascolto e di pace.
Il volume conduce il lettore a coltivare la dimensione della consapevolezza e dello stupore in ordine alle realtà del creato: l’acqua, il fuoco, il sole, il cielo stellato, l’uccello, il gatto, la lucertola, i germogli, gli alberi, l’erba, i fiori, il bambino e altro ancora. Presenti in diversi salmi, questi elementi della natura oggi troppo spesso sono disattesi dai nostri contemporanei travolti dalla frenesia di questa società tecnologica e dalla spasmodica ricerca di beni solo materiali.
Queste pagine, nate da uno sguardo attento in clima contemplativo e, insieme, dalla gioia di scoprire con partecipazione empatica identità, vita e segreti delle creature, sono modulate su un registro di grande rilievo: ogni elemento del creato, anche il più semplice, è meraviglioso dono di Dio. Si tratta quindi d’imparare a conoscerlo, a stupirsene e a goderne, per nostra e altrui utilità e gioia.
Intende, questo testo, essere una proposta adeguata particolarmente alle nuove generazioni, che avvertono l’importanza dell’aspetto ecologico. Risponde inoltre all’urgenza di formare uomini e donne d’oggi alla responsabilità riguardo non solo ai loro simili ma a tutte le creature.
Destinatari
Giovani in particolare e adulti sensibili o da sensibilizzare alle problematiche attuali.
Autrici Maria Pia Giudici, nata a Viggiù (VA) il 30 settembre 1922, si è laureata in Lettere a Milano (Università Cattolica). Da molti anni vive a San Biagio, uno dei primi dodici monasteri d’Occidente. Con altre consorelle si dedica all’approfondimento orante della Parola in clima contemplativo, dove il creato è una nota presente e di grande aiuto alla vita semplice in armonia con il Creatore e le sue creature. Qui, dove ha avuto inizio la vita consacrata d’Occidente, offre percorsi di Lectio divina e, tramite mail, raggiunge quotidianamente le persone che vogliono trarre spunti di vita spirituale dalla Parola liturgica. In passato ha insegnato Lettere e si è interessata dei problemi educativi inerenti alla realtà mediatica. Ha unito a questa attività quella di pubblicista, collaborando ad alcune riviste e scrivendo diversi libri. Con Paoline ha pubblicato: Il viaggio irrinunciabile, Lectio divina sul passaggio dalla dispersione all’essenzialità (2007); Semplicemente vivere (2008); Elogio della vita (2009); Lettere di amicizia (2010); L’abate Egidio Gavazzi. Da ingegnere a monaco (2011). Sempre con le consorelle, offre alle coppie, ai giovani e a gente adulta percorsi tematizzati della Parola, aiutando a sperimentare che tempi di solitudine e di silenzio sono favorevoli all’ascolto della rivelazione biblica e a quella del creato, quindi a una crescita personale nella pace.
"Anche grazie agli studiosi ebrei, l'ebraicità dell'Apostolo dei gentili è tornata nell'agenda del pensiero cristiano, quello biblico-teologico in particolare. Tale evidenza deve ora scendere a livello pastorale, bloccando usi impropri di alcuni passi paolini, estrapolati dal loro contesto e usati in chiave di pregiudizio antiebraico." Dall'introduzione di Fabio Ballabio e Massimo Giuliani
Un'originale, appassionante rilettura della figura di Mosè a partire dai testi biblici e dai midrashim della tradizione orale ebraica, con attenzione ad alcune interpretazioni moderne sia di Mosè (a partire da quella di Freud), sia del Decalogo (oggi molto commentato anche fuori dai circoli religiosi), ma anche della terra promessa a Israele. Il bastone di Mosè è il simbolo del potere politico del carisma spirituale, un simbolo arrivato fino ai nostri tempi.
Le montagne di Mosè (Horeb, Sinai e Nebo), l'ira di Dio, il turbante di Aronne, il pozzo di Miriam: i protagonisti del popolo che attraversa il deserto e sullo sfondo il grande tema del monoteismo e dei suoi insospettabili significati politici.
Dopo il successo di Le tende di Abramo, esplorazione delle parentele tra le tre grandi religioni monoteistiche (ebraismo, cristianesimo e islam) accomunate dallo stesso padre, uno dei maggiori esperti italiani di ebraismo dipinge con efficacia e intensità una figura di leader che ancora oggi appassiona.
Partendo da un passo del filosofo ebreo Franz Rosenzweig per il quale il "Cantico dei Cantici" è "il nucleo e il centro della Rivelazione", l'autore scava nelle interpretazioni ebraiche più ortodosse, ossia più tradizionali, per mostrare come il Cantico abbia offerto da sempre una potente chiave di lettura teologico-politica del dramma storico degli ebrei in galut, in esilio, senza patria e ai margini della storia. Il vuoto, la nostalgia del centro perduto e il dubbio sulla presenza di Dio nella vita del suo popolo si rispecchiano nella ricerca appassionata, sognata e sofferta, dei due giovani del Cantico, le cui immagini forti consolano il popolo in esilio tenendo vivo il desiderio di un ritorno a Sion come prova della fedeltà divina dell'alleanza. Questa spiegazione sionista del Cantico è forse la ragione più profonda del suo essere entrato a far parte del canone biblico.
Se per il mondo ebraico Mosè è «il nostro maestro», per il pensiero dei Padri della Chiesa rimane una figura centrale. Il libro raccoglie e analizza le principali testimonianze del mondo ebraico antico e della Chiesa delle origini mostrando i punti di convergenza delle interpretazioni dell'uno e dell'altra. Il patrimonio scritturistico condiviso dà vita a un dialogo interpretativo interessante e fecondo. L'autore adotta la vita di Mosè come filo conduttore facilitando la lettura dell'opera. Emergono osservazioni che aiutano ad andare oltre la cortina del testo e a cogliere aspetti teologici e spirituali di rilievo, anche per l'oggi.
La Lettera ai Colossesi si colloca tra la corrispondenza autoriale e quella della prima tradizione paolina. Si tratta di uno scritto protoepistolografico, in cui risuona e rivive la memoria Pauli in una situazione di poco lontana nel tempo dalla morte dell'Apostolo. È indirizzata principalmente ai «fratelli, santi e fedeli che sono a Colosse» (Col 1,2) e alle comunità della valle del Lico (Laodicea, forse anche Gerapoli), attraversate anch'esse, a quanto pare, dalla medesima problematica: i credenti sono minacciati e sedotti molto probabilmente da una parte minoritaria del giudaismo, di stampo mistico-apocalittico, che tenta in ogni modo di presentare alternative alla salvezza in Cristo. I Colossesi daranno prova dell'essere in Cristo e resisteranno a qualsiasi forma di seduzione e/o inganno attraverso il loro ethos (comunitario e domestico).
Il volume analizza le ricorrenze letterarie del numerale nel corpus paulinum con lo scopo di rilevarne l'impatto retorico (in relazione ai sostantivi di riferimento) nella trama argomentativa delle singole sezioni in cui è attestato. Ciò consente una ri-lettura della teologia di Paolo a partire da questo paradigma, finora inesplorato nella sua interezza di genere.I primi tre capitoli sono dedicati all'analisi esegetica e all'interpretazione retorica del numerale. Le singole ricorrenze sono analizzate con particolare dovizia filologica e lessicografica tenendo conto del contesto prossimo e remoto e, soprattutto, della sua funzione retorica. Ogni capitolo, infine, si chiude con osservazioni conclusive che si propongono di offrire i risultati del lavoro svolto e di indicare le implicazioni (teologiche, cristologiche, pneumatologiche, antropologiche, ecclesiologiche, etiche, escatologiche) del numerale.
Questo libro nasce dal cammino dei Sabati del Silenzio, ritiri mensili francescani che si volgono da anni a Susa (To) durante i quali è venuta alla luce la differenza radicale di visione, di orizzonte, di senso che c’è tra la proposta di Gesù e quella del mondo contemporaneo. Spesso il Signore inizia il suo insegnamento proprio affermando che i suoi discepoli dicono, agiscono, pensano in modo alternativo, il mondo fa così e così, "loro invece", "tra di loro invece"... La fede in Gesù è accogliere che mentre il mondo afferma il potere, il successo, la violenza Lui mi propone una visione rovesciata, relazioni tra le persone fatte di servizio, non giudizio, accoglienza. La parola più forte che risuona nel Vangelo oggi rispetto al pensiero dominante basato sul consumo, sul peso economico, sull’utile, è la gratuità: invitare a tavola proprio chi non potrà mai ricambiarti con un favore, una raccomandazione, un voto alle elezioni! È finito il tempo dell’appartenenza scontata e automatica alla Chiesa, è il tempo della scelta consapevole di essere minoranza alternativa, creativa, consapevole.
"Dio vide la terra, ed ecco: era corrotta, perché ogni mortale aveva corrotto la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: "Per me è giunta la fine di tutti i mortali, perché per loro causa la terra si è riempita di violenza: ecco, sto per distruggerli assieme alla terra!". Genesi 6,12-13. Narrato nei testi sumerici e accadici della Mesopotamia del II millennio a.C., il mito del diluvio si è trasmesso nei secoli fino al racconto biblico di Noè, lasciando tracce profonde anche nella letteratura greca e latina. Per la prima volta, questo volume ricostruisce l'intera storia del mito con un costante e sapiente richiamo ai testi antichi pervenuti. Lungi dall'essere soltanto narrazione di rovina, il diluvio è racconto paradossale di rigenerazione: in mezzo alle acque che travolgono, l'arca custodisce la promessa di nuovi inizi. In un'epoca come la nostra, segnata da stravolgimenti ambientali e conflitti, l'archetipo plurimillenario del diluvio continua a parlare con forza. Anche nella notte più fonda della storia e in mezzo alle rovine della distruzione, l'umanità può scorgere le tracce di una salvezza possibile.
Dal deserto al giardino ripropone,con un percorso sia fisico che simbolico,l’itinerario del popolo di Israele:il passaggio dal deserto,luogo «di serpenti brucianti e di scorpioni, di sete, in cui non v’è acqua» (cf. Dt 8,15), al giardino della Terra promessa,la terra in cui «scorre latte e miele,la più bella tra tutte le terre» (cf. Ez 20,6.15). Ma anche il passaggio dal deserto della desolazione, del peccato e della separazione da sé, dai fratelli e da Dio al giardino dell’incontro e dell’intimità. Un “viaggio”, quello proposto dall'autore, che tocca luoghi inaspettati, ripercorsi, ambivalenti, falsi, riorientati, sospesi, contraddittori, trasformanti della Scrittura. Luoghi, in realtà, che non si esauriscono in un semplice «dove» geografico e spaziale ma che, al contrario, si arricchiscono e si trasformano in un continuo divenire di simboli, di immagini, di metafore e di figure,inafferrabili nella loro nuda lettera eppure efficacemente incisivi nella vita narrativa dei personaggi che vi si trovano coinvolti.E noi con loro.
AUTORE Federico Giuntoli,sacerdote diocesano,è professore invitato di esegesi dell’Antico Testamento alla Pontificia Università Urbaniana e al Pontificio Istituto Biblico di Roma.Presso quest’ultimo Istituto ha conseguito sia la licenza che il dottorato in scienze bibliche con una tesi sul libro della Genesi moderata dal prof.Jean-Louis Ska.È autore di vari contributi,particolarmente nel suo campo di specializzazione:il Pentateuco.Il suo ultimo lavoro,è proprio una introduzione al corpus dei primi cinque libri della Bibbia:“Il Pentateuco”,in L’Antico Testamento. Introduzione storico-letteraria(a cura di P. Merlo),Roma,Carocci editore 2008.
Curata da noti biblisti italiani, la collana riprende ex-novo e amplia il coraggioso progetto della Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali. I singoli libri biblici vengono riproposti in una nuova versione che, oltre ad avere i testi antichi a fronte, è accompagnata da un accurato apparato testuale filologico e da un ampio commento esegetico-teologico. La serie è diretta da Massimo Grilli, Giacomo Perego e Filippo Serafini. Questo primo volume dedicato alla Genesi comprende i primi 11 capitoli del libro, dalla creazione alla torre di Babele; le storie dei patriarchi, da Abramo in poi, saranno accolte in un volume successivo. «Il principio (arché) è la parte più importante di ogni opera»: è in questo modo che Platone (circa 427-348/7 a.C.), nella sua «Repubblica» (cfr. II,377a), assunse a sapere filosofico quanto potrebbe apparire un’arbitraria evidenza.Affrontare il primo dei libri del canone ebraico (come di quello antico testamentario cristiano) significa proprio penetrare nelle frontiere liminali degli inizi assoluti e archetipali: le origini del cielo, della terra e di tutto il mondo creato e, dunque, dello spazio -, le origini del tempo, dell’umanità, della trasgressione, del lavoro, del culto, della violenza, della preghiera, dell’atto di fede, dell’agire pedagogico di Dio, della superba ribellione dell’uomo; dello stesso Israele,il popolo di elezione diYHWH.È proprio a tutto questo,infatti,che si viene a preludere e a introdurre con l’arcano reshit del Testo Masoretico, il «principio», l’arché della traduzione greca della Settanta, ovvero con il termine che inaugura sia l’intero libro della Genesi (cfr. 1,1a) che, di conseguenza, la totalità di tutte le altre parole contenute nella Scrittura.