
Con il secondo tomo del terzo volume, il grande lavoro di James Dunn sugli inizi del cristianesimo è completo. Dedicato alle origini del movimento cristiano e alla formazione delle prime istituzioni ecclesiastiche, questo tomo affronta la problematica della cosiddetta divisione delle strade, ossia di come si poté giungere a un movimento cristiano distinto dal «giudaismo».
Dunn mostra come questo sviluppo sia alquanto più intricato di quanto sovente lo si voglia rappresentare, e come l’immagine stessa di una separazione delle vie possa essere fuorviante. Particolarmente interessanti e importanti si profilano in questa vicenda le figure di Giacomo, Pietro, Paolo e Giovanni, che Dunn fa emergere in tutta la loro statura e nel significato che ebbero per le generazioni successive. Completano il volume e l’opera generale ricchissimi indici parziali, delle opere e degli autori citati oltre che degli argomenti.
James Dunn, uno dei più rispettati e prolifici biblisti del nostro tempo, ha pubblicato le sue ricerche sulle origini del cristianesimo in numerosi commentari, testi e saggi. In questo volume di facile accesso, destinato a un pubblico largo e nondimeno frutto di uno studio cinquantennale, Dunn si dedica a delucidare qual è la testimonianza resa a Gesù in tutto il Nuovo Testamento, dal Vangelo secondo Matteo fino all'Apocalisse di Giovanni. Il movimento cristiano, i cui scritti sono rappresentati dai vangeli canonici, dagli Atti e dalle lettere, ha avuto inizio con il racconto su una figura storica e precisa, le cui parole e le cui azioni erano evidentemente diverse dalla norma quanto basta per suscitare attenzione. Ecco allora che questo Gesù secondo il Nuovo Testamento punta continuamente a riscoprire la meraviglia di quei primi testimoni e, così, arricchisce di molto la nostra stessa comprensione di Gesù. Prefazione di Rowan Williams.
Dal vangelo ai vangeli prende in esame molteplici aspetti del Nuovo Testa- mento oggetto di lunghe dispute: l’affidabilità dei vangeli, il carattere orale della primissima tradizione su Gesù, la nascita del genere dei sinottici, la diversità del vangelo di Giovanni, il passaggio da Gesù a Paolo, Paolo apostolo e apostata, la giustificazione per fede, l’ecclesiologia trinitaria di Paolo.
James D. G. Dunn, di formazione protestante, si rivolge a un pubblico cattolico ed ebraico «nella speranza di favorire una più piena conoscenza di Gesù, di Paolo e dei vangeli, della loro reciproca relazione e della loro incessante importanza per l’autocomprensione cristiana e per la crescita del rispetto della comprensione vicendevole tra Ebrei e cristiani».
Destinatari
Studenti, biblisti, religiosi.
Autore
James d. G. Dunn. Lightfoot Professor Emeritus of Divinity presso l’Università di Durham, in Inghilterra. Tra le sue molte pubblicazioni, oltre ai commentari a Romani, Galati, Colossesi e Filemone, ricordiamo i tre volumi Gli albori del cristianesimo: La memoria di Gesù. Fede e Gesù storico (2006), La memoria di Gesù. La missione di Gesù (2006) e La memoria di Gesù. L’acme della missione di Gesù (2007) pubblicati da Paideia, così come La teologia dell’apostolo Paolo (1999) e Cambiare prospettiva su Gesù. Dove sbaglia la ricerca su Gesù storico (2011).
Il terzo tomo del primo volume di quest'opera di James D.G. Dunn si conclude con l'esame delle tradizioni degli eventi che posero fine alla missione di Gesù: il processo, la morte in croce, la risurrezione. Quest'ultima è per Dunn non soltanto l'acme della narrazione evangelica ma anche elemento integrante della figura del Gesù ricordato: se Gesù è il solo grande «presupposto» del cristianesimo, così lo è anche la risurrezione. È con la risurrezione che la storia di Gesù finisce, e in essa si inizia a vdere quello che fu l'effetto più duraturo della missione di Gesù: il Gesù ricordato dal quale è fiorito il cristianesimo.
«Il regno di Dio è vicino», proclamava Gesù all'inizio del suo ministero e a molti queste parole sembravano riferite - anche se in modo enigmatico - a un suo prossimo ritorno come Messia e Signore. Più frequenti e precisi sono invece i suoi insegnamenti sulla fine del mondo. Di qui l'interesse per una ricerca unitaria sulle apocalissi sinottiche (Marco13, Matteo 24-25 e Luca 21). Punto di partenza è il Vangelo di Marco, che per primo ha tentato una descrizione coerente dell'insegnamento di Gesù circa il suo ritorno futuro. Matteo e Luca hanno ripreso quella sintesi iniziale e, nei rispettivi vangeli, l'hanno riformulata nel contesto di fede delle loro comunità.
A causa della sua incredulità Israele ha forse cessato di essere popolo di Dio, cedendo il passo alla Chiesa? Oppure bisogna riconoscere l’esistenza permanente di un solo popolo che in Cristo ha conosciuto una svolta epocale aprendosi a tutti i popoli? L’ecclesiologia di Luca, testimoniata in modo particolare negli Atti degli apostoli, si qualifica secondo quest’ultima direttrice, come sintetizza Dupont nella conclusione della sua opera, frutto di pazienti e minuziose analisi del testo lucano.
«Israele non ha perduto il proprio privilegio di popolo eletto», scrive l’autore. «Non si può dunque attribuire a Luca l’idea che esistano due popoli di Dio, uno antico e uno nuovo. Al contrario, Luca è assai sensibile alla svolta che gli avvenimenti di Pasqua hanno fatto prendere alla storia dell’unico popolo di Dio, determinandone il passaggio dal tempo della promessa a quello del compimento».
Secondo Dupont l’angolo visuale più adeguato per affrontare l’ecclesiologia di Luca è quello che corrisponde alla sua costante preoccupazione di valorizzare la continuità del processo attraverso il quale la Chiesa cristiana si è progressivamente staccata dal giudaismo ufficiale, continuità che unisce il tempo delle promesse divine a quello del loro compimento.
Per cercare di comprendere rettamente le parabole evangeliche è necessario rispondere a tre domande: di che cosa parlano? A chi sono dirette? Come ottengono il loro scopo? Le parabole di Gesù s'interessano dell'agire più che delle idee: si propongono di inculcare negli ascoltatori una condotta da seguire o da non seguire, oppure vogliono render conto di un comportamento di Gesù o di Dio. Le parabole si rivolgono ad ascoltatori con i quali il parabolista, pur trovandosi in disaccordo, vuole evitare una discussione diretta: esse si presentano così come mezzo di dialogo. La forza di persuasione delle parabole è dovuta anzitutto all'esperienza vissuta sulla quale si fondano: esperienza degli ascoltatori, ma anche esperienza personale di Gesù. Per quest'ultima caratteristica, restano una via d'accesso privilegiata alla coscienza che Gesù aveva di se stesso e della sua missione.
Studio storico sulla lingua ebraica, dalle origini alla lingua odierna dello Stato d'Israele. Vengono presi in esame i vari periodi letterari ebraici, considerando accuratamente sia i risvolti culturali che quelli più squisitamente grammaticali della lingua.