
La Lettera di Giacomo è la prima delle "lettere cattoliche" o "apostoliche", i sette scritti distinti dall'epistolario paolino, perché indirizzati a più comunità, trattano tematiche generali e hanno carattere discorsivo o di trattato. Nel prescritto si trova il nome di Giacomo che la tradizione, non senza esitazione, ha identificato con il personaggio omonimo detto anche "fratello del Signore" e capo della comunità di Gerusalemme noto sia dalla tradizione paolina (Gal 1-2) sia dagli Atti degli apostoli (At 15). Ma autore, destinatari, scopo, luogo e data di composizione, genere letterario e struttura sono oggetto di discussione fra gli studiosi sia antichi sia contemporanei. Il testo si presenta come discorso di esortazione e ammonizione, "in forma di lettera", su diversi aspetti della vita cristiana considerati sotto la dimensione del comportamento personale e comunitario. L'unitarietà risulta dal tema dominante, che è la coerenza tra il credere e il fare. Giacomo evoca diverse situazioni in forma di casi etici per mostrare la non coerenza tra il dire e il fare. Introduzione e commento di Giovanni Claudio Bottini.
Il messaggio teologico dell'opera di Luca (Vangelo e Atti) conserva nel tempo grande attualità e la figura stessa dell'autore sacro non perde il suo fascino: storico e teologo, attento osservatore e interprete del mistero di Dio sull'uomo, Luca emerge per la sua singolarità e, al contempo, non può che essere letto nel più ampio contesto delle voci teologiche del Nuovo Testamento. A partire da precisi riferimenti e raffronti testuali, il volume introduce e orienta il lettore alla scoperta dei temi fondamentali della visione teologica di Luca: la salvezza universale, la figura di Gesù Cristo, lo Spirito Santo, il Regno di Dio e la Chiesa. Pubblicata la prima volta nel 1992 e non più disponibile da tempo, la monografia di padre Bottini è divenuta ormai un classico. Questa edizione include una Postfazione dell'Autore, che completa e aggiorna la già accurata panoramica sulla storia dell'interpretazione dell'opera lucana.
Ecco un libro di giardinaggio, ma anche una guida spirituale per tutti coloro che avranno la curiosità di imparare in che modo le piante possono raccontare loro qualche storia vissuta: vicende drammatiche, umoristiche o piene di saggezza.Dall'Eden alla Gerusalemme celeste, passando da tutti i luoghi più significativi della rivelazione, la Bibbia si svela come un erbario, il più meraviglioso che si possa immaginare. Il grano e la vite, l'olivo e il fico, l'assenzio e l'issopo stanno accanto alla lenticchia e alla cipolla, alla fava e all'ortica, senza dimenticare il ricino e la zizzania. In questa raccolta sono presentati i frutti della terra, con il loro significato simbolico e il loro contesto culturale. Perché nella Bibbia le piante sono sempre il punto di partenza di una metafora («Il regno di Dio è come un granello di senape...»), in funzione della relazione dell'uomo credente con il Dio di Mosè e il Padre di Gesù Cristo.
La Bibbia si offre a ogni coscienza umana, sia che si venga ad essa per pura curiosità oppure per sete di Dio. In questo senso, la Bibbia è aperta a un'infinita varietà di letture. In un altro senso, la Bibbia vincola: chiunque pretenda di spiegarla deve infatti rapportarla a ciò di cui essa parla, cioè a Dio e alla relazione che egli instaura con i suoi. Ecco il grande tema di questo libro: lo studio storico e letterario non bastano a far intendere la verità della Bibbia. Per comprenderla bene, occorre prendere atto della sua natura teologica: essa è il testo di una rivelazione che suscita ogni volta un rilancio del suo significato. Ciò obbliga l'esegeta e il dogmatico a incrociare i loro passi nello spazio di scambio della teologia biblica, che collega Bibbia e vita di fede oggi. Ecco allora il motivo di questa straordinaria impresa di riconciliazione epistemologica fra discipline assolutamente essenziali. Ed ecco perché - lo dimostra magnificamente questo saggio - non finiremo mai di leggere il Libro. Bourgine ridefinisce con rigore e in modo strutturato il metodo della dogmatica e, rispettivamente, quello dell'esegesi. Lo fa sia riscoprendo la teologizzazione che è all'opera nel processo di scrittura biblica, sia riportando la dogmatica a prendere la strada che va dalla lettera alla Parola.
Attraverso meditazioni e predicazioni su testi quali l'universale grido di dolore del Salmo 88, il dialogo tra Gesù e il ladrone di Luca 23 o la risurrezione di Giovanni 20, Daniel Bourguet conduce i lettori in una terribile discesa agli inferi per farli riemergere, arricchiti dalla luce della Pasqua, con lo stupore e la fede di Maria di Magdala.
Descrizione dell'opera
Il volume intende dimostrare che Paolo, mettendosi alla sequela di Gesù di Nazaret e annunciando il Vangelo, si pone in stretta continuità con l'ebraismo. Paolo è un ebreo, discepolo di Gamaliele, e il suo «cristianesimo» è una continuazione dell'ebraismo che egli vive.
Il titolo del volume, Paolo l'ebreo, ne esprime perciò la tesi: Paolo resta nella religione ebraica anche dopo l'esperienza di Damasco.
L'autore mostra, sul filo di una lettura molto attenta degli Atti degli Apostoli e delle Lettere, che Paolo è colui che, invece di spingere a una rottura, radica la fede in Cristo nella Promessa delle Scritture: in Gesù, Dio invita le genti a entrare nell'Alleanza conclusa con Abramo, a diventare membri della «famiglia di Dio».
Pur presentandosi come l'«apostolo dei gentili», Paolo si rivolge continuamente al suo popolo per annunciargli la Buona Notizia della salvezza, e secondo Bouthors egli è anche colui che pensa il mistero della coesistenza di due regimi di appartenenza - per ebrei e cristiani - alla famiglia di Dio. Il permanere di Israele è, oggi più che mai, una sfida di primordine nel mondo contemporaneo: il «legame irrevocabile» è nello stesso tempo convocazione e responsabilità, nella storia sempre in via di Salvezza.
Sommario
Prefazione (M. Rastoin). Preambolo. Avvertenza. I. Un mondo in pieno cambiamento. II. Chi è Paolo? III. La conversione di Paolo. IV. «Sarete miei testimoni». V. Il prototipo della missione. VI. Il dibattito sulla circoncisione. VII. L'opera di Paolo. VIII. Il processo di Paolo. IX. Fedeltà e Indurimento. X. Il dono paradossale di Dio e la lezione di Giobbe. Conclusione. Una comune responsabilità. Ringraziamenti.
Note sull'autore
JEAN-FRANÇOIS BOUTHORS è redattore editoriale e scrittore, lettore appassionato delle Sacre Scritture. Editorialista a Ouest-France e collaboratore del Forum del quotidiano La Croix e della rivista Esprit, è autore di numerosi libri, tra cui La Nuit de Judas (L'Atelier, 2008). Ha diretto La Bible sans avoir peur (Lethielleux, 2005).
“Impara a conoscere il cuore di Dio
nelle parole di Dio”
(Gregorio Magno)
“Le istanze che il libro pone circa la Scrittura e la sua lettura sono attualissime: un rapporto equilibrato tra i due Testamenti; il ricorso alla tradizione, sia ebraica che cristiana; la liturgia come ambito vitale della Scrittura; il rapporto tra Spirito santo e Scrittura; la dimensione escatologica come costitutiva della struttura delle Scritture; l’articolazione tra pluralità e unicità della Bibbia. Proprio di questo oggi vi è bisogno nelle comunità cristiane: di una lettura delle Scritture che sappia ordinare la molteplicità biblica attorno a un centro unificante, di una lettura che recuperi la pagina biblica al problema del senso e la renda parlante per la vita del credente e della chiesa”.
(dalla “Prefazione” di Luciano Manicardi)
Louis Bouyer (1913-2004), teologo, è stato professore all’Institut Catholique di Parigi fino al 1963, e ha insegnato anche in Inghilterra, Spagna e Stati Uniti. Al concilio Vaticano II fu consultore per la liturgia, poi collaborò con la Congregazione per il culto divino e il Segretariato per l’unità dei cristiani. Nel 1999 l’Académie française lo premiò per l’insieme della sua opera. Presso le nostre edizioni è uscito anche Architettura e liturgia (1994).
Matteo ignora il nome del notabile Giairo. Marco è il solo a conoscere il mendicante Bartimeo. Nulla sappiamo dell'identità della vedova di Nain o del centurione di Cafarnao. Nei racconti evangelici Gesù incontra molte persone; di alcune conosciamo il nome o poco più, mentre altre restano anonime. Si tratta di personaggi "secondari" o "minori", talvolta malati, posseduti o comunque ai margini della società del I secolo. Pur comparendo una sola volta nelle pagine dei vangeli, essi punteggiano - in modo fugace, ma significativo - la storia del ministero di Gesù. Il volume prosegue la traduzione italiana dei Cahiers Évangile, noti a livello internazionale quali strumenti per lo studio e la pastorale.
Attraverso l'approfondimento del tema della libertà e della liberazione nell'Antico Testamento l'autore propone un coerente viaggio tematico e letterario, di grande attualità per il nostro tempo.
All'interno dei tre blocchi testuali che strutturano l'Antico Testamento, vengono esaminati sistematicamente prima il «racconto» e poi la «parola» che ne costituisce il commento interpretativo.
Il racconto è la forma caratteristica della tradizione letteraria biblica, quella che attesta appunto che il Dio di Israele si rivela nella storia. Risulta perciò importante, da una parte, dare il dovuto rilievo alle narrazioni, così da coglierne il potente messaggio di liberazione. Accanto al racconto, in ognuna delle tre sezioni dell'Antico Testamento, troviamo la parola che spiega e integra l'evento narrato, secondo una specifica modalità: abbiamo così l'aspetto normativo della «legge» nel Pentateuco, la lettura della storia nella «profezia» nei Profeti, e negli Scritti la «sapienza», che svela il senso perenne della vita, pur senza nasconderne il dramma e occultarne il mistero.
Questa articolazione è di aiuto per una comprensione globale del testo sacro e nello stesso tempo permette un approfondimento di singoli cicli, come quello dei patriarchi o quello di Davide. La felice compenetrazione tra prospettiva esegetica e prospettiva tematica caratterizza la ricerca anche come esempio prezioso di metodologia. Il procedere dell'indagine fa emergere con forza la ricchezza espressiva che avvalora l'importanza del tema della liberazione quale filo conduttore dell'intera teologia dell'Antico Testamento.
L'intento del volume è non solo scientifico, ma anche pastorale, individuando gli snodi e gli assunti più rilevanti dell'Antico Testamento e valorizzandone l'utilità spirituale.
Sommario
Prefazione. INTRODUZIONE. 1. Elementi di antropologia. 2. La tradizione biblica: metodo di ricerca. I. LIBERTÀ E LIBERAZIONE NELLA TÔRAH. 1. La libertà nei racconti delle origini (la Genesi). 2. La liberazione originaria (l'Esodo). 3. La legge della libertà e della liberazione (il Deuteronomio). II. LIBERTÀ E LIBERAZIONE NEI PROFETI. 4. Il racconto storico: dalla libertà alla schiavitù (Giosuè - 2Re). 5. La parola profetica: asservimento e liberazione (Isaia - Malachia). III. LIBERTÀ E LIBERAZIONE NEGLI SCRITTI. 6. Il racconto sapienziale: il dramma della salvezza (da Esdra e Neemia fino a Giuditta). 7. Le parole dei Sapienti sulla libertà (dai Proverbi ai Salmi). Conclusione. Bibliografia. Indice dei nomi.
Note sull'autore
PIETRO BOVATI, gesuita, ha insegnato ermeneutica biblica, esegesi e teologia dell'Antico Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma, ove è stato anche decano. Ha pubblicato: Ristabilire la giustizia, Editrice Pontificio Istituto Biblico, Roma 22005; Il libro del Deuteronomio (1-11), Città Nuova, Roma 1994; «Così parla il Signore». Studi sul profetismo biblico, EDB, Bologna 2008, 22011; in collaborazione con R. Meynet, Il libro del profeta Amos, Dehoniane, Roma 1995.
La Bibbia ci sprona ad amare la giustizia, perché essa esprime la perfezione del soggetto spirituale. E la stessa divina Scrittura ci insegna come praticarla; ci indica infatti le vie da percorrere, per essere figli di Dio, simili al Padre. L'agire dell'uomo giusto è messo alla prova soprattutto quando egli si trova confrontato con il compito di ristabilire la giustizia. La Parola di Dio detta in primo luogo le regole fondamentali per un retto sistema giudiziario. Ma essa prospetta anche una diversa procedura giuridica, volta a salvare il colpevole. Uno degli apporti più significativi della tradizione biblica, non ancora adeguatamente recepito, riguarda infatti le dinamiche della "controversia bilaterale" (in ebraico chiamata rîb). Una volta tematizzata e illustrata, questa via che conduce alla riconciliazione sorprende per la sua luminosa evidenza e commuove per l'impatto di consolazione che induce nella storia personale e comunitaria. Perché questo è il modo con cui Dio si rivela nella storia. Ed è questo il progetto più alto assegnato a ogni persona e a ogni civiltà.

