
Questo libro raccoglie diversi cicli di lectio divina che l'autore ha tenuto in tempi e sedi diverse nel corso degli anni. È una proposta molto concreta per l'uomo d'oggi: lasciarsi provocare e mettere in discussione dalla Parola di Dio, sapendo che l'uomo delle Scritture non si chiede "Chi è Dio?", ma piuttosto "Cosa vuole Dio da me?", e che Dio parla le nostre stesse parole. L'autore si è ispirato a principi fondamentali: l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo la Parola è medicina per le nostre sofferenze, ma anche profumo che rischiara ancora di più il senso della vita e della gioia vera la Parola è lo specchio in cui vediamo concretamente - senza illusioni o immaginazioni - il nostro volto e quello che siamo veramente.
Il linguaggio biblico spesso può mettere in difficoltà il lettore per via del contesto storico e culturale in cui è stato scritto e impiegato: se da un lato questo conferma la dimensione storica della Fede, dall'altro ci possono essere difficoltà di interpretazione. Questo volume aiuta il lettore ad accostarsi con maggiore familiarità e consapevolezza a parte dei testi biblici. Lo studio in concreto si concentra su alcune sezioni dei Profeti Minori: ciascun blocco testuale è stato scelto allo scopo di approfondire alcune delle tematiche più comuni e più complesse della letteratura profetica, che la rendono particolarmente ostica agli occhi della comunicazione moderna: la libertà dell'uomo nella sua "serietà", il castigo divino nella sua finalità educativa...
Sono riuniti in un unico volume articoli che, nel corso degli anni, hanno arricchito la ricerca sulle lettere paoline di Stefano Romanello. «Il frutto più evidente di questa pubblicazione è quello di mostrare come la riflessione teologica dell'apostolo Paolo sia inseparabile dai mezzi retorici con cui si esprime. Come egli stesso dice nella sua introduzione, "La retorica non è un metodo da assolutizzare, ma è una tappa del processo esegetico su lettere paoline. Al contempo ne è la tappa decisiva, in quanto permette di illustrarne l'intento comunicativo che ne ha governato la scrittura"» (dalla prefazione).
La storia della salvezza è storia di bellezza anche nei frammenti. Questi racconti dal Vangelo, parlano tutti di incontri, di relazioni nelle quali si svelano desideri e pensieri, decisioni e scelte vitali di donne e uomini che hanno incrociato il loro cammino con Gesù di Nazareth. Sono figure di poche parole o addirittura silenti, che trasmettono insospettate emozioni e c'insegnano l'arte del custodire nel cuore: i pastori, ultimi nella scala sociale ma primi ad accogliere senza indugio l'annuncio della santa nascita; i Magi, che partono da paesi lontani al seguito di una strana stella. Così anche la figura del centurione e la sua professione di fede; Barabba, l'assassino liberato; Anna e Caifa che vogliono a tutti i costi la morte di Gesù; il soldato che con la lancia ne trafigge il costato. «Questi racconti non sono che le infinite sfaccettature del cuore umano, con le sue grandezze e miserie. Una nuova alba apre il cuore alla speranza e illumina di luce antica e sempre nuova, quella di Gesù Cristo, i segreti profondi del cuore umano e gli aneliti di salvezza che vi abitano» (dalla Prefazione di Mons. Francesco Marino).
In questo commento della Lettera di Giacomo, finora inedito, il grande pensatore francese mostra con audacia e brio che, per i temi affrontati - il servizio, la sofferenza, la prova della fede, la tentazione della ricchezza -, il testo tratta non di morale, bensì di libertà. Ellul svela l'armonia e le linee di forza del testo: il Dio liberatore; la salvezza universale; il carattere rivoluzionario della Parola ascoltata nella Bibbia. Nessuna filosofia, nessuna religione regge davanti alla Parola; la Verità non è né una categoria filosofica, né una somma di conoscenze, né una teoria scientifica unificata ed elegante. La Verità è un uomo chiamato Gesù. Questo testo luminoso interroga ciascuno di noi: oggi, dove sei, quale posto occupi nel mondo? Lutero la definì «l'epistola di paglia» perché secondo lui non conteneva nulla di serio, solo qualche consiglio morale. Ellul mostra che nella Lettera di Giacomo è contenuta non una serie di doveri morali, ma un annuncio di libertà. Così, tutto l'approccio al testo cambia radicalmente.
Di Gesù crediamo di sapere tutto, dalla nascita fino alla morte (e oltre). Niente di più sbagliato: in realtà, come viveva Gesù di Nazaret? A cosa potrebbe assomigliare la quotidianità feriale di quell'uomo che sfugge a ogni nostra classificazione, personaggio fra i più misteriosi della storia umana vissuto ai margini dell'Impero di Roma, agli albori della nostra epoca? Régis Burnet, noto specialista del Nuovo Testamento, anziché proporre una nuova biografia di Gesù, cerca di ridare vita al mondo concreto che lo attorniava. Rimescolando le conoscenze in nostro possesso, propone una maniera del tutto inedita di accostarsi a Gesù di Nazaret, il figlio del falegname, il figlio di Dio. L'intento è quello di presentare una "giornata tipo" della vita di quel personaggio illustre, combinando elementi rappresentativi del suo ministero pubblico: parole e gesti. Burnet riesce nell'impresa, ispirandosi direttamente ai testi evangelici, in modo documentato e rigoroso. «Nulla è più contingente di una giornata qualsiasi. Il caso la fa da padrone: in agenda c'era una cosa e ne è successa un'altra. Incontri, conversazioni, il flusso irresistibile di emozioni e sollecitazioni esterne ci hanno fatalmente allontanati da ciò che avevamo messo in programma. Solo a lungo termine il senso e la coerenza di una vita diventeranno del tutto manifesti» (Régis Burnet).
"Beato l'uomo..." (Sal 1,1). Beato è l'aggettivo che inaugura il libro dei Salmi. Un aggettivo che ricorre centinaia di volte nella Bibbia, punteggiando le pagine dell'uno e dell'altro Testamento, dalla Genesi all'Apocalisse. Un aggettivo che suona come constatazione e augurio, promessa e annuncio, presente e futuro. Un aggettivo che - per l'intensità della sua ripresa anaforica - tocca la sua sommità espressiva sulle labbra di Gesù nel discorso della montagna (cf. Mt 5,1-12; Lc 6,20-26), in cui il Maestro traccia il ritratto dei discepoli mentre disegna contemporaneamente il proprio autoritratto . È lui l'uomo delle beatitudini e il cristiano, sapendo che "chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo", avverte come rivolta a se stesso la chiamata a diventare, a sua volta, un uomo delle beatitudini.
Da un passato ormai remoto, è giunto a noi il discorso di un saggio d'Israele, in grado di illuminare, almeno in parte, la nostra scena contemporanea. Parole che irrompono proprio nel momento in cui sentiamo sul collo il fiato della fine e nell'anima quello della rassegnazione e della depressione. Il discorso di Qoelet riesce a illuminare la nostra scena contemporanea senza esserne assorbito. È specchio ma anche finestra, capace di restituirci la fragilità dell'esperienza sotto il cielo e di farlo in modo spiazzante, creando voragini nei nostri terreni consolidati e aprendo brecce nelle nostre strade senza uscita. Il pensatore della precarietà dell'esperienza umana, il testimone del venir meno di ogni sicurezza, il teorico di uno scenario "gassoso", ancor più fuggevole di quello "liquido", è allo stesso tempo il cantore della gioia di vivere. Dopo aver osservato a lungo, la sua mano configura con abilità artistica un dipinto pieno di ironia e insieme di empatia. Uno scenario in cui gli attori di sempre - il mondo, gli esseri umani e Dio - si muovono diversamente, fuori dagli schemi prestabiliti nel copione religioso noto.
Questo volume prende in esame il singolare invio di Geremia, da parte di Yhwh, al gruppo dei Recabiti, paradigma dello straniero, da cui non ci si può aspettare nulla. Ma pur essendo lontani da Dio, essi offrono paradossalmente un insegnamento a chi si ritiene fedele e vicino a Dio.
Lo studio mette in evidenza il contrasto tra la fedeltà possibile (Recabiti) e l’infedeltà ostinata e reiterata (popolo di Giuda). Il desiderio di Yhwh, che auspica il «ritorno», s’incrocia dunque con la libertà del popolo che continuamente lo ripudia. L’atto pedagogico di Yhwh, il cui progetto è di richiamare il popolo di Giuda all’ascolto, all’obbedienza e alla fedeltà alla vigilia dell’imminente catastrofe e anche attraverso la lezione di fedeltà dei Recabiti, si pone come obiettivo il capovolgimento di ogni situazione bloccata.
Il volume affronta la “lettura” dell’intero Vangelo di Matteo. È frutto di una lectio continua settimanale, tenuta dall'autore nella chiesa di San Fedele (Milano), insieme a Filippo Clerici, sul vangelo della comunità, centrato sulla parola del Figlio che ci rende figli del Padre facendoci fratelli tra noi.
La presente riedizione è una risposta alla diffusa richiesta di potere disporre in un unico volume dei preziosi contenuti di un’opera, che ha conosciuto grande successo tra i lettori.
La "lettura" dell'intero Vangelo di Luca è nata in una comunità di gesuiti inseriti in un gruppo di famiglie aperte ai problemi dell'emarginazione: il volume è il frutto di questa lectio continua settimanale, tenuta dall'autore nella chiesa di San Fedele a Milano. "Si tratta di una lettura che cerca di recuperare davanti al testo un'ingenuità che non sia finta o rifatta: è una frequentazione amorosa che cerca la conoscenza attraverso una familiarità attenta e rispettosa" (dalla Prefazione). In occasione della nuova edizione, l'autore ha rivisto l'intera opera, apportando miglioramenti e aggiornamenti. Di ogni singolo passo, accanto a una nuova traduzione letterale del testo greco, che ne conserva alcune durezze, si espone il messaggio nel contesto; seguono una lettura commentata e indicazioni per la preghiera, nonché alcuni passi utili per l'ulteriore approfondimento.
Il Vangelo racconta quanto Gesù dice o fa per qualcuno. Quel qualcuno è il lettore stesso, chiamato a fare in prima persona l’esperienza di ciò che è narrato: la Parola fa quello che dice, per chi l’accoglie con fede. L’interesse al racconto può essere a tre livelli. Può essere rivolto al testo, per vedere come esattamente è, qual è la sua storia, la sua struttura, il suo stile. Può essere anche rivolto a cosa dice il testo: qual è il suo messaggio, come capirlo e viverlo oggi. Può essere infine rivolto al Signore: oltre al testo e a ciò che ci dice, si è attenti a colui che dice quel testo. Tutta la Scrittura è una lettera che il Padre ha inviato a ciascuno dei suoi figli; dietro ogni parola c’è chi parla, e il suo dirsi è un darsi. Chi raggiunge questo terzo livello ha trovato ciò di cui ha fame. Gli altri tre Vangeli sono un racconto storico-teologico della vita di Gesù. Quello attribuito a Giovanni è piuttosto come un teatro, uno «spettacolo» in cui si «vede» chi «parla». È un intreccio di dialoghi e lunghi monologhi, con brevi indicazioni di luogo, di tempo e di azione; protagonista è la Parola stessa, diventata carne in Gesù, per manifestarsi all’uomo ed entrare in dialogo con lui. È il dramma dell’incontro/scontro tra l’uomo e la sua Parola, dalla quale e per la quale è fatto. Come i precedenti, anche questo commento, dopo un calco del testo greco, contiene di ogni brano una prima parte con il messaggio nel contesto e una seconda con la lettura del testo; la terza e la quarta parte, pregare il testo e testi utili, sono indicazioni per il lavoro personale del lettore. Come si vede, al centro sta il testo, inteso come un modo specifico con cui il Signore mi parla e io lo ascolto. Questo commento è nato da una lettura continua del Vangelo tenuta settimanalmente, per tre anni. Vorrebbe aiutare il lettore a entrare nel mistero della Parola diventata carne in Gesù, per lasciarsi sempre più coinvolgere nel dialogo con lui.