
Nei momenti di passaggio individuali e collettivi ci sono libri particolarmente preziosi che aiutano a comprendere in profondità la natura delle crisi, danno parole alle emozioni e illuminano zone buie. Qoèlet, vetta altissima della tradizione sapienziale biblica, è uno di questi, e si configura come una profonda ed efficace cura delle due principali malattie di tutte le fedi, religiose e laiche: l'ideologia e la ricerca di facili consolazioni attraverso risposte banali a domande difficili e tremende del vivere. Il libro biblico è stato scritto in Israele durante la conquista greca, quando un grande impero stava imponendo la sua lingua e la sua cultura. Alcuni intellettuali ebrei erano affascinati da quel mondo e dai suoi valori di ricerca della felicità, del profitto, del piacere e della giovinezza. C'era però chi vedeva in quella «globalizzazione» la crisi profonda della cultura d'Israele. Tra questi, Qoélet, la cui meditazione è utilissima anche oggi per chi, in una nuova età di appiattimento dei valori, vuole pensare in profondità la natura del nuovo mondo e dei suoi dogmi. Il libro biblico è il grande confutatore dell'ideologia pelagiana meritocratica - oggi in pieno revival - secondo la quale il giusto viene ricompensato con beni, salute, figli, mentre il malvagio è sventurato e povero perché colpevole. Qoèlet si rivela così un efficacie antidoto contro la nuova/antica idolatria che sta invadendo, senza trovare resistenza, le imprese, la politica, la società civile e anche alcuni settori delle Chiese.
A differenza dei sinottici, il Vangelo di Giovanni si concentra soltanto su alcuni momenti della vita di Gesù, ricostruendoli con molti dettagli. Quei momenti - con quelle parole e quei gesti - hanno infatti aperto gli occhi all'evangelista sulla verità del Figlio di Dio. Egli, «proprio grazie alla struttura narrativa del testo, ci invita a seguirlo, passo dopo passo, così da vedere ciò che lui ha visto e ascoltare ciò che lui ha ascoltato in modo che anche noi, come lui, diventiamo discepoli di Gesù, conosciamo la verità e questa ci renda liberi» (dall'Introduzione). È l'esperienza che Gesù propose ai suoi discepoli e che Giovanni chiama a compiere.
Le riflessioni contenute nel volume prendono sul serio l'invito del Maestro e declinano questi quattro passi: ascoltare la Parola, farsi discepoli, conoscere la verità e diventare uomini liberi. A tal fine l'autore segue il metodo della lectio divina. Ogni meditazione si avvia con la lettura attenta del testo (lectio), alla quale segue una riflessione su alcuni temi emersi (meditatio), per introdurre al momento del silenzio contemplativo (contemplatio).
Sommario
Introduzione. 1. La prima Parola. 2. La Parola tra le parole. 3. La sete della samaritana. 4. Gli occhi del cieco. 5. La verità del Figlio. 6. Gli uomini di fronte alla verità. 7. Schiavi del peccato. 8. La libertà di Gesù. 9. La comunità dei discepoli.
Note sull'autore
DAVIDE D'ALESSIO, nato a Melzo (MI) nel 1969, è stato ordinato sacerdote nel 1994. Dopo aver conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, dal 1999 insegna teologia fondamentale presso la sezione della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale con sede nel seminario di Seveso (MB).
In questo testo l’autore fornisce un’interpretazione dell’intero libro dell’Apocalisse, suddivisa in trenta brani che sono stati maturati nel corso della lectio divina svolta nella sua comunità parrocchiale. Per ogni brano vengono anche suggeriti degli spunti di riflessione e alcune preghiere per la condivisione in gruppo.
Il Vangelo racconta quanto Gesù dice o fa per qualcuno. Quel qualcuno è il lettore stesso, chiamato a fare in prima persona l’esperienza di ciò che è narrato: la Parola fa quello che dice, per chi l’accoglie con fede. L’interesse al racconto può essere a tre livelli. Può essere rivolto al testo, per vedere come esattamente è, qual è la sua storia, la sua struttura, il suo stile. Può essere anche rivolto a cosa dice il testo: qual è il suo messaggio, come capirlo e viverlo oggi. Può essere infine rivolto al Signore: oltre al testo e a ciò che ci dice, si è attenti a colui che dice quel testo. Tutta la Scrittura è una lettera che il Padre ha inviato a ciascuno dei suoi figli; dietro ogni parola c’è chi parla, e il suo dirsi è un darsi. Chi raggiunge questo terzo livello ha trovato ciò di cui ha fame. Gli altri tre Vangeli sono un racconto storico-teologico della vita di Gesù. Quello attribuito a Giovanni è piuttosto come un teatro, uno «spettacolo» in cui si «vede» chi «parla». È un intreccio di dialoghi e lunghi monologhi, con brevi indicazioni di luogo, di tempo e di azione; protagonista è la Parola stessa, diventata carne in Gesù, per manifestarsi all’uomo ed entrare in dialogo con lui. È il dramma dell’incontro/scontro tra l’uomo e la sua Parola, dalla quale e per la quale è fatto. Come i precedenti, anche questo commento, dopo un calco del testo greco, contiene di ogni brano una prima parte con il messaggio nel contesto e una seconda con la lettura del testo; la terza e la quarta parte, pregare il testo e testi utili, sono indicazioni per il lavoro personale del lettore. Come si vede, al centro sta il testo, inteso come un modo specifico con cui il Signore mi parla e io lo ascolto. Questo commento è nato da una lettura continua del Vangelo tenuta settimanalmente, per tre anni. Vorrebbe aiutare il lettore a entrare nel mistero della Parola diventata carne in Gesù, per lasciarsi sempre più coinvolgere nel dialogo con lui.
La "lettura" dell'intero Vangelo di Luca è nata in una comunità di gesuiti inseriti in un gruppo di famiglie aperte ai problemi dell'emarginazione: il volume è il frutto di questa lectio continua settimanale, tenuta dall'autore nella chiesa di San Fedele a Milano. "Si tratta di una lettura che cerca di recuperare davanti al testo un'ingenuità che non sia finta o rifatta: è una frequentazione amorosa che cerca la conoscenza attraverso una familiarità attenta e rispettosa" (dalla Prefazione). In occasione della nuova edizione, l'autore ha rivisto l'intera opera, apportando miglioramenti e aggiornamenti. Di ogni singolo passo, accanto a una nuova traduzione letterale del testo greco, che ne conserva alcune durezze, si espone il messaggio nel contesto; seguono una lettura commentata e indicazioni per la preghiera, nonché alcuni passi utili per l'ulteriore approfondimento.
Il volume affronta la “lettura” dell’intero Vangelo di Matteo. È frutto di una lectio continua settimanale, tenuta dall'autore nella chiesa di San Fedele (Milano), insieme a Filippo Clerici, sul vangelo della comunità, centrato sulla parola del Figlio che ci rende figli del Padre facendoci fratelli tra noi.
La presente riedizione è una risposta alla diffusa richiesta di potere disporre in un unico volume dei preziosi contenuti di un’opera, che ha conosciuto grande successo tra i lettori.
Questo volume prende in esame il singolare invio di Geremia, da parte di Yhwh, al gruppo dei Recabiti, paradigma dello straniero, da cui non ci si può aspettare nulla. Ma pur essendo lontani da Dio, essi offrono paradossalmente un insegnamento a chi si ritiene fedele e vicino a Dio.
Lo studio mette in evidenza il contrasto tra la fedeltà possibile (Recabiti) e l’infedeltà ostinata e reiterata (popolo di Giuda). Il desiderio di Yhwh, che auspica il «ritorno», s’incrocia dunque con la libertà del popolo che continuamente lo ripudia. L’atto pedagogico di Yhwh, il cui progetto è di richiamare il popolo di Giuda all’ascolto, all’obbedienza e alla fedeltà alla vigilia dell’imminente catastrofe e anche attraverso la lezione di fedeltà dei Recabiti, si pone come obiettivo il capovolgimento di ogni situazione bloccata.
Da un passato ormai remoto, è giunto a noi il discorso di un saggio d'Israele, in grado di illuminare, almeno in parte, la nostra scena contemporanea. Parole che irrompono proprio nel momento in cui sentiamo sul collo il fiato della fine e nell'anima quello della rassegnazione e della depressione. Il discorso di Qoelet riesce a illuminare la nostra scena contemporanea senza esserne assorbito. È specchio ma anche finestra, capace di restituirci la fragilità dell'esperienza sotto il cielo e di farlo in modo spiazzante, creando voragini nei nostri terreni consolidati e aprendo brecce nelle nostre strade senza uscita. Il pensatore della precarietà dell'esperienza umana, il testimone del venir meno di ogni sicurezza, il teorico di uno scenario "gassoso", ancor più fuggevole di quello "liquido", è allo stesso tempo il cantore della gioia di vivere. Dopo aver osservato a lungo, la sua mano configura con abilità artistica un dipinto pieno di ironia e insieme di empatia. Uno scenario in cui gli attori di sempre - il mondo, gli esseri umani e Dio - si muovono diversamente, fuori dagli schemi prestabiliti nel copione religioso noto.
"Beato l'uomo..." (Sal 1,1). Beato è l'aggettivo che inaugura il libro dei Salmi. Un aggettivo che ricorre centinaia di volte nella Bibbia, punteggiando le pagine dell'uno e dell'altro Testamento, dalla Genesi all'Apocalisse. Un aggettivo che suona come constatazione e augurio, promessa e annuncio, presente e futuro. Un aggettivo che - per l'intensità della sua ripresa anaforica - tocca la sua sommità espressiva sulle labbra di Gesù nel discorso della montagna (cf. Mt 5,1-12; Lc 6,20-26), in cui il Maestro traccia il ritratto dei discepoli mentre disegna contemporaneamente il proprio autoritratto . È lui l'uomo delle beatitudini e il cristiano, sapendo che "chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo", avverte come rivolta a se stesso la chiamata a diventare, a sua volta, un uomo delle beatitudini.
Di Gesù crediamo di sapere tutto, dalla nascita fino alla morte (e oltre). Niente di più sbagliato: in realtà, come viveva Gesù di Nazaret? A cosa potrebbe assomigliare la quotidianità feriale di quell'uomo che sfugge a ogni nostra classificazione, personaggio fra i più misteriosi della storia umana vissuto ai margini dell'Impero di Roma, agli albori della nostra epoca? Régis Burnet, noto specialista del Nuovo Testamento, anziché proporre una nuova biografia di Gesù, cerca di ridare vita al mondo concreto che lo attorniava. Rimescolando le conoscenze in nostro possesso, propone una maniera del tutto inedita di accostarsi a Gesù di Nazaret, il figlio del falegname, il figlio di Dio. L'intento è quello di presentare una "giornata tipo" della vita di quel personaggio illustre, combinando elementi rappresentativi del suo ministero pubblico: parole e gesti. Burnet riesce nell'impresa, ispirandosi direttamente ai testi evangelici, in modo documentato e rigoroso. «Nulla è più contingente di una giornata qualsiasi. Il caso la fa da padrone: in agenda c'era una cosa e ne è successa un'altra. Incontri, conversazioni, il flusso irresistibile di emozioni e sollecitazioni esterne ci hanno fatalmente allontanati da ciò che avevamo messo in programma. Solo a lungo termine il senso e la coerenza di una vita diventeranno del tutto manifesti» (Régis Burnet).
In questo commento della Lettera di Giacomo, finora inedito, il grande pensatore francese mostra con audacia e brio che, per i temi affrontati - il servizio, la sofferenza, la prova della fede, la tentazione della ricchezza -, il testo tratta non di morale, bensì di libertà. Ellul svela l'armonia e le linee di forza del testo: il Dio liberatore; la salvezza universale; il carattere rivoluzionario della Parola ascoltata nella Bibbia. Nessuna filosofia, nessuna religione regge davanti alla Parola; la Verità non è né una categoria filosofica, né una somma di conoscenze, né una teoria scientifica unificata ed elegante. La Verità è un uomo chiamato Gesù. Questo testo luminoso interroga ciascuno di noi: oggi, dove sei, quale posto occupi nel mondo? Lutero la definì «l'epistola di paglia» perché secondo lui non conteneva nulla di serio, solo qualche consiglio morale. Ellul mostra che nella Lettera di Giacomo è contenuta non una serie di doveri morali, ma un annuncio di libertà. Così, tutto l'approccio al testo cambia radicalmente.
L'Ave Maria accompagna da secoli la preghiera dei cristiani, semplice e profonda, quotidiana e solenne. Questo libro ne propone una riscoperta meditata e coinvolgente, guidando il lettore alla scoperta della sua ricchezza biblica, del suo significato teologico e della sua forza spirituale. In uno stile accessibile e intenso, l'autore intreccia riflessione e annuncio per mostrare come, nella preghiera a Maria, si possa toccare il cuore stesso del mistero cristiano. Un invito ad ascoltare con rinnovato stupore le parole più familiari, lasciandosi condurre da Maria verso suo Figlio.