
Questo libro riguarda un nuovo modo di essere umani. Non riguarda l'appartenenza a un gruppo, non contiene un insieme di idee e di valori da adottare. Non è rivolto a un gruppo scelto di persone, ma a chiunque. E un messaggio di speranza e di piacere. Propone una vita di gioia. E una particolare presentazione dei Vangeli, quattro libri pieni di storie di mangiare, di cucinare, di prendersi cura e di stare insieme. Parlo di Gesù come di un epicureo, uno che è innamorato della vita, e che dà tutto perché altri possano avere la vita e averne in abbondanza. Egli dice, nella mia traduzione: "Io sono la via, la memoria profonda, la vitalità". Stare sulla strada della vita, andare avanti, metterla in gioco, affrontare tutte le prove che si presentano: questa è la via dei Vangeli. Ricordare tutte le persone che hanno percorso quella strada, soprattutto quelle che hanno da offrirci saggezza e comprensione profonda. Rimanere vitali, vivi, non arrendersi al cinismo o alla depressione. Questo è il succo del messaggio del Vangelo.
Descrizione
Il presente libro nasce dalle conferenze e dagli incontri tenuti dall’autore durante l’anno paolino, indetto da Benedetto XVI nel 2008. È una rielaborazione degli argomenti affrontati che spaziano dall’esperienza di Paolo come chiamato a quella di Paolo come inviato ad annunciare Cristo alle genti: - il «profilo spirituale» di Paolo - il suo apostolato - la sua vita prima di Damasco - l’intenso rapporto con le sue comunità Un testo in cui si incrociano l’approfondimento esegetico, la spiritualità e, talora, anche un pizzico di curiosità e… di «audacia».
Destinatari
Il libro si rivolge in primo luogo agli studenti degli Istituti di Scienze Religiose e delle scuole di teologia in genere, ma risulterà di grande interesse e aiuto anche per sacerdoti e laici più impegnati.
Autore
FRANCESCO BARGELLINI (Arona, Novara 1969), consegue la maturità classica nel 1988, dopo la quale entra in seminario a Novara. Nel 1994 riceve l’ordinazione sacerdotale da mons. Renato Corti e viene destinato agli studi presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, dove consegue la licenza in scienze bibliche nel 1997. Rientrato in diocesi, inizia a insegnare presso il seminario diocesano San Gaudenzio, prestando il suo servizio presso alcune parrocchie. Nel 2000 frequenta l’Università di Pavia, dove consegue nel 2005 la laurea in lettere antiche. Oltre ad alcuni articoli specialistici, ha collaborato al commento delle Lettere di Paolo, a cura di B. Maggioni e di F. Manzi (Assisi 2005), curando la prima lettera ai Corinzi, Efesini e Colossesi.
L'analisi dell'uso giovanneo del termine logos, inteso come parola rivelata, accolta, interiorizzata e testimoniata, mette in luce nel Quarto Vangelo una precisa dinamica che caratterizza la Rivelazione e che qualifica la vita e la missione della Chiesa. Recepita ed attestata sin dai primi commenti patristici a Giovanni, la dinamica del logos appare particolarmente aderente alla struttura concettuale della recente Esortazione Apostolica "Verbum Domini".
A differenza dei sinottici, il Vangelo di Giovanni si concentra soltanto su alcuni momenti della vita di Gesù, ricostruendoli con molti dettagli. Quei momenti - con quelle parole e quei gesti - hanno infatti aperto gli occhi all'evangelista sulla verità del Figlio di Dio. Egli, «proprio grazie alla struttura narrativa del testo, ci invita a seguirlo, passo dopo passo, così da vedere ciò che lui ha visto e ascoltare ciò che lui ha ascoltato in modo che anche noi, come lui, diventiamo discepoli di Gesù, conosciamo la verità e questa ci renda liberi» (dall'Introduzione). È l'esperienza che Gesù propose ai suoi discepoli e che Giovanni chiama a compiere.
Le riflessioni contenute nel volume prendono sul serio l'invito del Maestro e declinano questi quattro passi: ascoltare la Parola, farsi discepoli, conoscere la verità e diventare uomini liberi. A tal fine l'autore segue il metodo della lectio divina. Ogni meditazione si avvia con la lettura attenta del testo (lectio), alla quale segue una riflessione su alcuni temi emersi (meditatio), per introdurre al momento del silenzio contemplativo (contemplatio).
Sommario
Introduzione. 1. La prima Parola. 2. La Parola tra le parole. 3. La sete della samaritana. 4. Gli occhi del cieco. 5. La verità del Figlio. 6. Gli uomini di fronte alla verità. 7. Schiavi del peccato. 8. La libertà di Gesù. 9. La comunità dei discepoli.
Note sull'autore
DAVIDE D'ALESSIO, nato a Melzo (MI) nel 1969, è stato ordinato sacerdote nel 1994. Dopo aver conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, dal 1999 insegna teologia fondamentale presso la sezione della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale con sede nel seminario di Seveso (MB).
L'introduzione di Ida Soldini
Il dato di fatto storico che il dialogo ebraico-cristiano è germogliato su suolo ebraico – fra la fine dell’800 e l’inizio della seconda guerra mondiale – passa quasi inosservato, tanto è evidente. Per un cristiano è come assistere da una posizione privilegiata – proprio per grazia – ad una straordinaria lotta. Essa è combattuta in un medesimo tempo sia come quella di Giacobbe con la misteriosa Presenza, sia come quella del giovane Davide contro il gigante pagano Golia. E le ferite più profonde vengono inferte ad Israele dalla prima delle due!
I suoi frutti più alti mettono in discussione proprio il confine fra il ‘dentro’ e il ‘fuori’, fra l’antagonista divino e l’antagonista pagano: possiamo prendere a testimoni Franz Rosenzweig, che sulla soglia del battesimo, a seguito di una profonda meditazione del vangelo di Giovanni, decise di restare ebreo; ed Edith Stein, che da una posizione totalmente atea riconobbe Cristo e contemporaneamente la propria inalienabile appartenenza al popolo ebraico. All’inizio del XX secolo, sullo sfondo dell’immane tragedia che fu in Europa la prima guerra mondiale, entrambi scoprirono per vie diverse ma con identica profondità quanto il cristianesimo interpellasse la loro identità ebraica.
Con la semplicità e l’acutezza che contraddistinguono il suo pensiero, il papa riconosce: “Solo dopo la seconda guerra mondiale [noi cristiani] abbiamo cominciato davvero a capire che anche l’interpretazione ebraica [della Scrittura] possiede una sua specifica missione teologica nel tempo ‘dopo Cristo’ ” .
E nel 1950 fu Hans Urs von Balthasar il primo a raccogliere questa sfida, prendendo come interlocutore di quello che genialmente chiamò un ‘solitario colloquio’ uno dei giganti del pensiero ebraico del ‘900, Martin Buber, grande amico di Franz Rosenzweig, il quale era prematuramente morto di SLA già nel 1929.
L’ipotesi di Balthasar parte dalla costatazione che
“in nessun altro luogo si estende un tale deserto di più interminato, incalcolabile silenzio [che non qui,] dove si può documentare che Hegel abbia rinvenuto la dialettica storica e la dialogica: nel luogo in cui l’unico, prescelto popolo di Dio, il centro della storia, si rapporta a se stesso nei termini di antico e nuovo Patto.”
E seguendo Buber per tutti i meandri del pensiero moderno e contemporaneo, come anche per quelli meno battuti della teologia ebraica della storia e della mistica chassidica e cabalistica, giunge fino a discutere questa sua conclusione:
“L’alternativa non sembra risolvibile: o Dio basta eternamente a se stesso, e allora della tragedia della creazione non può importargli nulla, ma perciò stesso essa perde tutta la sua serietà; o questa tragedia è invece di una serietà assoluta, e in essa Dio è impegnato a fianco del mondo, il suo dolore non gli è indifferente, perché qualcosa in Lui, la sua Schekinà, ne soffre. […]
Noi in realtà inclineremmo a dire che su questo punto Buber oltrepassa, nell’unica forma a lui possibile, i limiti dell’antico Patto, e contrae un debito con la croce di Cristo: il mistero più profondo dell’antico Patto, il dolore del Servo di Dio, ha certamente nozione del mistero della vicarietà, ma nulla lascia intendere che questo stesso dolore sia divino.
Per lasciare che rifulga il segreto dell’ultima solidarietà di Dio con la sua creazione, e senza poterlo interpretare nel senso di un’incarnazione, non resta altra possibilità che servirsi della terminologia del panteismo cabalistico, anche se si finisce apparentemente per contraddire il principio della ‘Urdistanz’, la distanza originaria.
Ma cos’è la Schekinà, cosa la testimoniata, e la fa degna di fede? È forse possibile, pur continuando a muoverci nell’obbedienza alla parola di Dio, infrangere in un punto diverso da quello stabilito da Dio stesso il limite fra Dio e la creatura, in quello cioè dell’unione ipostatica delle due nature in Cristo? Non dobbiamo forse intendere proprio da questo punto di vista quanto è detto sullo Spirito di Dio che si rattrista e geme, come indica anche tutto il contesto del capitolo 8 della lettera ai Romani?
Noi cristiani dobbiamo ammettere che con il fatto fondamentale di Cristo l’Urdistanz vetero-testamentaria è stata oltrepassata in modo decisivo. Che Dio abbia in Cristo voluto assumere il dolore del mondo, nella sua natura umana, dimostra che un tale dolore non Gli è indifferente, e che Egli ne è toccato e commosso nella sua stessa natura divina. Non possiamo affermare contemporaneamente che Dio sia intimamente coinvolto nella tragedia del mondo, e che questa gli sia totalmente indifferente. Se non intendendo la trascendenza di Dio come talmente alta, e di una tale grandezza, che gli sia possibile intraprendere una simile compagnia in modo totalmente libero.”
Il papa sposa ed amplia la prospettiva inaugurata da Balthasar, affermando con “Heinrich Schlier nel suo commento alla lettera ai Galati: «La Torà del Messia Gesù è in effetti una ‘interpretazione’ della legge mosaica […] una ‘interpetazione’ mediante la croce del Messia Gesù.»”
E nella valorizzazione dell’intepretazione che l’ebreo Gesù propone alla vicenda ebraica dal suo interno, interpretazione riconosciuta come autorevole dal rabbino Jacob Neusner e per questo da lui discussa, si situano anche le ricerche degli autori appartenenti alla Comunità Cattolica d’Integrazione che qui vengono proposte in versione italiana.
Desiderando dare seguito al dialogo fra il papa e il rabbino cominciato nel primo volume dell’opera che Joseph Ratzinger ha dedicato alla figura di Gesù di Nazaret, dove tutto il capitolo in cui viene discusso il discorso della montagna è una serratissima, dotta e pia disputa fra i due , ci propongono di considerare anche altri punti nei quali il dialogo diventa vivace, in particolare un’esegesi delle parole e della dottrina di Gesù in cui si rilevano una profusione di riferimenti e di citazioni testuali dei Profeti, del Deuteronomio, del Pentateuco, e un’attenzione a situarle nel loro contesto storico tale da permettere di riconoscervi presenti le tracce degli insegnamenti rabbinici contemporanei a Gesù, documentati in seguito nel Talmud.
Gli autori della Comunità d’Integrazione ci propongono anche di considerare i limiti della lettura che Jacob Neusner fa del Nuovo Testamento, perché ad esempio non considera che il vangelo di Matteo, ed esclude, propedeuticamente ma anche pregiudizialmente, il vangelo di Giovanni e gli altri scritti che pur testimoniano di Gesù.
Non è piccolo perciò il merito di quest’opera che si propone di facilitare e rendere più spedito un dialogo dal quale ci aspettiamo ancora molte sorprese, perché fin dalle sue origini, totalmente umane, attraverso i suoi sviluppi lungo l’ultimo secolo e infine in questa su ultima e autorevolissima ripresa si può intravedre il sigillo della mano divina che conduce la storia.
Introdotto da un discorso di papa Benedetto XVI, il volume consta di due parti. Nella prima, riccamente illustrata con fotografie, mappe e immagini d’arte, vengono presentati la vita, le opere e il messaggio dell’apostolo Paolo. Riproduzioni di preziose miniature arricchiscono invece la seconda parte dell’opera che comprende gli Atti degli Apostoli, le Lettere di San Paolo e dei testi introduttivi per comprendere meglio le letture. Il volume, realizzato in occasione della celebrazione dell’Anno Paolino, rappresenta un’opera di pregio, con una preziosa rilegatura arricchita da fregi e rilievi, con il taglio oro delle pagine e una elegante confezione.
Questo importante libro sostiene una verità fondamentale e cioè che i quattro Vangeli sono basati sulla testimonianza oculare di coloro che personalmente conobbero Gesù. Il celebre studioso di Nuovo Testamento, Richard Bauckam, sfida l'affermazione secondo cui il resoconto della vita di Gesù cominciò a diffondersi come "tradizione di una comunità anonima", affermando invece che esso fu trasmesso "nel nome" dei testimoni oculari. Per sostenere questo punto controverso, Bauckham pone l'enfasi su evidenze letterarie interne, l'uso di nomi propri della Palestina del primo secolo, e sui recenti sviluppi nella comprensione della tradizione orale. Gesù e i testimoni oculari prende in considerazione anche le ricche risorse dei moderni studi sulla memoria, in particolar modo in psicologia cognitiva, rifiutando le conclusioni dei critici e richiamando gli studiosi di Nuovo Testamento ad attuare un taglio netto con questa lunga e dominante tradizione. Alla fine Bauckham sfida il lettore a metter fine alla classica divisione tra il "Gesù storico" e il "Gesù della fede", proponendo invece il "Gesù della testimonianza" così come è presentato dai Vangeli. La presente opera è innovativa e sarà apprezzata da studiosi, studenti e da chiunque voglia comprendere le origini dei Vangeli.
Este libro tiene como fin redescubrir el acontecimiento narrado en el Evangelio, volver a encontrarnos con Dios. Para ello, salimos al paso de Jesucristo, el Hijo de Dios hecho hombre, que nos ayuda a conocer al Padre, a descubrir su grandeza y su infinito amor. Para conocer a Jesucristo es necesario meditar el Evangelio.
Se presenta primero una breve biografía de Juan, para comprender mejor su obra. Luego se recorre el texto evangélico, para contemplar cuanto nos narra y saborear las enseñanzas de Jesús, tal como el Discípulo amado las recuerda al final de su vida.
Antonio García-Moreno es Canónigo Lectoral de la Archidiócesis de Mérida-Badajoz. Licenciado en Derecho Civil por la Universidad de Sevilla, doctor en Teología bíblica por la Pontificia Universidad Gregoriana y licenciado en Ciencias Bíblicas por el Pontificio Instituto Bíblico de Roma. Desde hace más de cuarenta años imparte clases en el Seminario de Mérida-Badajoz, y en la Facultad de Teología de la Universidad de Navarra.
Además de numerosos trabajos, ha publicado: El Cuarto Evangelio. Aspectos teológicos; Jesús el Nazareno, el Rey de los judíos. Estudios de cristología joánica, y Temas teológicos del Evangelio de San Juan.
Il volume rappresenta un'autobiografia dell'Apostolo Paolo, che attraverso i suoi scritti racconta in prima persona la sua stessa vita, dagli inizi cronologici fino alla sua rinascita spirituale rappresentata dalla conversione al Cristianesimo. L'Autore del volume, Fortunato Frezza ha diviso il suo lavoro in due parti, nella prima si trovano i saggi dell'Apostolo, mentre nella seconda sono stati raccolti i testi biblici. Il libro risulta di particolare interesse per gli studiosi di teologia, di storia del cristianesimo, ma anche per tutti coloro che considerano San Paolo un pilastro di fede e spiritualità.
Negli anni recenti e meno recenti, gli studi su Simon Pietro sono stati numerosissimi e si possono raccogliere attorno a tre centri d'interesse. Il primo è quello esegetico-dottrinale, riguardante il "ministero petrino". Le pericopi di Mc 8,27-30, Mt 16,13-20 e Lc 9,18-21.22,31-32 sono confrontate con il magistero, la tradizione, la storia, l'archeologia biblica ed extra-biblica. Il personaggio è messo preso in esame rispetto a deduzioni storico-teologiche, relative alla questione della successione apostolica. Il secondo è quello ecumenico: dopo essere stata lungamente oggetto di conflitti confessionali, la figura di Pietro è divenuta un tema su cui verificare le basi del dialogo teologico tra le Chiese cristiane. Infine la ricerca su Pietro è orientata verso analisi esegetico-teologiche, che lo studiano in merito al suo essere presente in una singola pericope, in insiemi di pericopi o in un determinato libro del Nuovo Testamento. La ricerca dell'autore intende verificare, con l'ausilio dell'analisi narrativa, come è caratterizzato il personaggio Simon Pietro negli Atti degli apostoli. È una verifica di come e quanto l'approccio esegetico narratologico permetta di capire un soggetto nel momento cruciale del suo essere vivo solo nel mondo del racconto.
Descrizione dell'opera
L'ambito della ricerca pluriennale dell'autore è costituito dalla soteriologia elaborata dall'apostolo Paolo, attorno alla quale non si è pervenuti sinora da parte degli studiosi a una comprensione minimamente condivisa. Il saggio interviene quindi nel dibattito con pretesa di una certa originalità.
Una volta messa a tema, la questione della soteriologia si rivela a Romanello come una sorta di sasso gettato in uno specchio d'acqua, che ingenera vari cerchi d'onda concentrici. Di questi, vengono presi in esame gli sviluppi relativi alla questione dell'identità.
Le questioni sono affrontate con una disamina a livello esegetico, o più precisamente di teologia biblica, ossia di ricerca di strutture costanti del pensiero paolino. Ne risulta un quadro di forte coerenza interna, la cui organicità rivela sicuri motivi di fascino e di attualità anche per un lettore non specialista.
Sommario
Prefazione. 1. Definiamo l'ambito: come e perché parlare dell'identità credente? 2. L'evento sorgivo. 1. L'incontro con il Risorto 3. L'evento sorgivo. 2. La morte di Cristo. 4. I credenti: giustificati e riconciliati. 5. I credenti: uniti a Cristo e perciò figli. 6. I credenti e la legge mosaica. Conclusioni. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
STEFANO ROMANELLO è presbitero dell'arcidiocesi di Udine. Licenziato in esegesi biblica al Pontificio Istituto Biblico e dottorato alla Pontificia Università Gregoriana, insegna esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale (MI), alla Facoltà Teologica del Triveneto (PD), allo Studio Teologico affiliato del Seminario Interdiocesano di Gorizia, Trieste, Udine e all'ISSR di Udine. Oltre a numerosi articoli di ricerca, ha pubblicato: Una legge buona ma impotente. Analisi retorico-letteraria di Rm 7,7-25 nel suo contesto, EDB, Bologna 2000; Lettera agli Efesini, Paoline, Milano 2003; Lettera ai Galati, Messaggero, Padova 2005; con R. Fabris, Introduzione alla lettura di Paolo, Borla, Roma 22009; inoltre ha curato, con R. Vignolo, Rivisitare il compimento. Le Scritture d'Israele e la loro normatività secondo il Nuovo Testamento, Glossa,Milano 2006.