
In tutti i tempi c'è sempre qualcuno che ha l'intuizione di poter cambiare le cose per renderle più adatte al momento. I mediatori autentici possono essere visti come coloro che non si accontentano di quello che vedono nella consueta gestione delle controversie tramite gli ordinari procedimenti giudiziali (che creano divisione e accrescono l'inimicizia), ma ritengono che la legge e i contatti si possono intendere in un mondo nuovo, più orientato all'uomo e alla sua unità con gli altri uomini.
Il cofanetto propone in un unico CD formato MP3 le cinque conferenze del card. Gianfranco Ravasi, già disponibili in audiocassette, che commentano gli Atti degli apostoli:
1. Il secondo «vangelo» di Luca per Teòfilo: il Cristo da Gerusalemme a Roma;
2. Pietro e le quattro colonne della Chiesa di Gerusalemme (cc. 1-5);
3. Gerusalemme e Antiochia: la tempesta e la speranza (cc. 6-16);
4. Paolo missionario d'Europa e d'Asia: Filippi, Tessalonica, Atene, Corinto, Efeso (cc. 16-20);
5. Da Gerusalemme sul Mediterraneo verso Roma (cc. 21-18).
Note sull'autore
GIANFRANCO RAVASI, del clero ambrosiano, biblista di fama internazionale, autore di opere scientifiche e grande divulgatore, dal 2007 è presidente del Pontificio consiglio della cultura e delle Pontificie commissioni per i beni culturali della Chiesa e di archeologia sacra. È stato creato cardinale da Benedetto XVI nel concistoro del 20.11.2010. Noto esegeta, già prefetto della Biblioteca Ambrosiana, è autore tra gli altri di due grandi commenti biblici più volte ristampati (Il libro dei Salmi, 3 voll., EDB, Bologna 1983; Il Cantico dei cantici, EDB, Bologna 1992). Le EDB pubblicano sia le registrazioni, sia le rielaborazioni in volume delle Conversazioni bibliche da lui tenute al Centro culturale S. Fedele di Milano (circa 50 titoli, sull'Antico e sul Nuovo Testamento).
Un testo che ripercorre il questo vangelo in forma narrativa, immaginando che il "discepolo che Gesù amava" lasci scorrere nella memoria i ricordi incancellabili degli splendidi anni vissuti nella sequela e nella compagnia quotidiana del Maestro di Nazaret.
Attualità di San Paolo è una delle opere più appassionanti del celebre biblista inglese, forse la figura più eminente della ricerca biblica anglosassone nel ventesimo secolo. Nelle sue pagine Charles H. Dodd cerca da una parte di individuare il posto di Paolo nella storia del cristianesimo, dall’altra di cogliere il significato del pensiero dell’apostolo in rapporto agli interessi e ai problemi dei tempi odierni. Scritto divulgativo destinato al grande pubblico, questo volume fa scoprire un Paolo vivo sempre attuale.
In quarant'anni di carriera, Robert Bresson ha affrontato i temi chiave del cinema moderno europeo: la sofferenza, la solitudine, il male, ma anche la speranza, la redenzione e la grazia. Delle opere di questo grande maestro, che di fatto ha inventato un linguaggio cinematografico personale e alieno da ogni concessione allo spettacolo, Alberto Corsani propone in queste pagine un'interpretazione che cerca di sottrarsi a due rischi ricorrenti nella letteratura critica su Bresson: da un lato, il compiacimento per il dolore inteso come via per la salvezza e, dall'altro, la radicale negazione della presenza di Dio nel mondo.
Per i modi in cui è stata condotta negli ultimi due secoli, la ricerca sul Gesù storico pare all’autore di questo saggio viziata da una prospettiva che da una parte non ha consentito di distinguere tra gli effetti suscitati da Gesù e l’immagine che successivamente ci se ne è fatta, dall’altra ha privilegiato l’aspetto letterario della tradizione di Gesù precludendosi la comprensione della trasmissione orale della stessa tradizione e travisando così il modo di pensare gli effetti suscitati da Gesù. Scopo del breve saggio di J.D.G. Dunn è di contribuire a modificare l’eredità dell’impostazione letteraria della ricerca storica su Gesù. La tradizione di Gesù non fu inizialmente un testo scritto, viveva nella tradizione orale. Più che conservata era utilizzata; più che preservata, eseguita; più che letta, ascoltata. Trattarla come manufatto cristallizzato, da sottoporre a dissezione clinica, equivale a perderla. La sua variabilità non è segno di degenerazione né di corruzione, bensì mette direttamente a contatto con la tradizione che si trovarono a vivere i primissimi gruppi cristiani, e che in quanto tale può ancor oggi essere ascoltata e trovare risposta in chi l’ascolta.
Questo libro riguarda un nuovo modo di essere umani. Non riguarda l'appartenenza a un gruppo, non contiene un insieme di idee e di valori da adottare. Non è rivolto a un gruppo scelto di persone, ma a chiunque. E un messaggio di speranza e di piacere. Propone una vita di gioia. E una particolare presentazione dei Vangeli, quattro libri pieni di storie di mangiare, di cucinare, di prendersi cura e di stare insieme. Parlo di Gesù come di un epicureo, uno che è innamorato della vita, e che dà tutto perché altri possano avere la vita e averne in abbondanza. Egli dice, nella mia traduzione: "Io sono la via, la memoria profonda, la vitalità". Stare sulla strada della vita, andare avanti, metterla in gioco, affrontare tutte le prove che si presentano: questa è la via dei Vangeli. Ricordare tutte le persone che hanno percorso quella strada, soprattutto quelle che hanno da offrirci saggezza e comprensione profonda. Rimanere vitali, vivi, non arrendersi al cinismo o alla depressione. Questo è il succo del messaggio del Vangelo.
Descrizione
Il presente libro nasce dalle conferenze e dagli incontri tenuti dall’autore durante l’anno paolino, indetto da Benedetto XVI nel 2008. È una rielaborazione degli argomenti affrontati che spaziano dall’esperienza di Paolo come chiamato a quella di Paolo come inviato ad annunciare Cristo alle genti: - il «profilo spirituale» di Paolo - il suo apostolato - la sua vita prima di Damasco - l’intenso rapporto con le sue comunità Un testo in cui si incrociano l’approfondimento esegetico, la spiritualità e, talora, anche un pizzico di curiosità e… di «audacia».
Destinatari
Il libro si rivolge in primo luogo agli studenti degli Istituti di Scienze Religiose e delle scuole di teologia in genere, ma risulterà di grande interesse e aiuto anche per sacerdoti e laici più impegnati.
Autore
FRANCESCO BARGELLINI (Arona, Novara 1969), consegue la maturità classica nel 1988, dopo la quale entra in seminario a Novara. Nel 1994 riceve l’ordinazione sacerdotale da mons. Renato Corti e viene destinato agli studi presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, dove consegue la licenza in scienze bibliche nel 1997. Rientrato in diocesi, inizia a insegnare presso il seminario diocesano San Gaudenzio, prestando il suo servizio presso alcune parrocchie. Nel 2000 frequenta l’Università di Pavia, dove consegue nel 2005 la laurea in lettere antiche. Oltre ad alcuni articoli specialistici, ha collaborato al commento delle Lettere di Paolo, a cura di B. Maggioni e di F. Manzi (Assisi 2005), curando la prima lettera ai Corinzi, Efesini e Colossesi.
L'analisi dell'uso giovanneo del termine logos, inteso come parola rivelata, accolta, interiorizzata e testimoniata, mette in luce nel Quarto Vangelo una precisa dinamica che caratterizza la Rivelazione e che qualifica la vita e la missione della Chiesa. Recepita ed attestata sin dai primi commenti patristici a Giovanni, la dinamica del logos appare particolarmente aderente alla struttura concettuale della recente Esortazione Apostolica "Verbum Domini".
A differenza dei sinottici, il Vangelo di Giovanni si concentra soltanto su alcuni momenti della vita di Gesù, ricostruendoli con molti dettagli. Quei momenti - con quelle parole e quei gesti - hanno infatti aperto gli occhi all'evangelista sulla verità del Figlio di Dio. Egli, «proprio grazie alla struttura narrativa del testo, ci invita a seguirlo, passo dopo passo, così da vedere ciò che lui ha visto e ascoltare ciò che lui ha ascoltato in modo che anche noi, come lui, diventiamo discepoli di Gesù, conosciamo la verità e questa ci renda liberi» (dall'Introduzione). È l'esperienza che Gesù propose ai suoi discepoli e che Giovanni chiama a compiere.
Le riflessioni contenute nel volume prendono sul serio l'invito del Maestro e declinano questi quattro passi: ascoltare la Parola, farsi discepoli, conoscere la verità e diventare uomini liberi. A tal fine l'autore segue il metodo della lectio divina. Ogni meditazione si avvia con la lettura attenta del testo (lectio), alla quale segue una riflessione su alcuni temi emersi (meditatio), per introdurre al momento del silenzio contemplativo (contemplatio).
Sommario
Introduzione. 1. La prima Parola. 2. La Parola tra le parole. 3. La sete della samaritana. 4. Gli occhi del cieco. 5. La verità del Figlio. 6. Gli uomini di fronte alla verità. 7. Schiavi del peccato. 8. La libertà di Gesù. 9. La comunità dei discepoli.
Note sull'autore
DAVIDE D'ALESSIO, nato a Melzo (MI) nel 1969, è stato ordinato sacerdote nel 1994. Dopo aver conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, dal 1999 insegna teologia fondamentale presso la sezione della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale con sede nel seminario di Seveso (MB).
L'introduzione di Ida Soldini
Il dato di fatto storico che il dialogo ebraico-cristiano è germogliato su suolo ebraico – fra la fine dell’800 e l’inizio della seconda guerra mondiale – passa quasi inosservato, tanto è evidente. Per un cristiano è come assistere da una posizione privilegiata – proprio per grazia – ad una straordinaria lotta. Essa è combattuta in un medesimo tempo sia come quella di Giacobbe con la misteriosa Presenza, sia come quella del giovane Davide contro il gigante pagano Golia. E le ferite più profonde vengono inferte ad Israele dalla prima delle due!
I suoi frutti più alti mettono in discussione proprio il confine fra il ‘dentro’ e il ‘fuori’, fra l’antagonista divino e l’antagonista pagano: possiamo prendere a testimoni Franz Rosenzweig, che sulla soglia del battesimo, a seguito di una profonda meditazione del vangelo di Giovanni, decise di restare ebreo; ed Edith Stein, che da una posizione totalmente atea riconobbe Cristo e contemporaneamente la propria inalienabile appartenenza al popolo ebraico. All’inizio del XX secolo, sullo sfondo dell’immane tragedia che fu in Europa la prima guerra mondiale, entrambi scoprirono per vie diverse ma con identica profondità quanto il cristianesimo interpellasse la loro identità ebraica.
Con la semplicità e l’acutezza che contraddistinguono il suo pensiero, il papa riconosce: “Solo dopo la seconda guerra mondiale [noi cristiani] abbiamo cominciato davvero a capire che anche l’interpretazione ebraica [della Scrittura] possiede una sua specifica missione teologica nel tempo ‘dopo Cristo’ ” .
E nel 1950 fu Hans Urs von Balthasar il primo a raccogliere questa sfida, prendendo come interlocutore di quello che genialmente chiamò un ‘solitario colloquio’ uno dei giganti del pensiero ebraico del ‘900, Martin Buber, grande amico di Franz Rosenzweig, il quale era prematuramente morto di SLA già nel 1929.
L’ipotesi di Balthasar parte dalla costatazione che
“in nessun altro luogo si estende un tale deserto di più interminato, incalcolabile silenzio [che non qui,] dove si può documentare che Hegel abbia rinvenuto la dialettica storica e la dialogica: nel luogo in cui l’unico, prescelto popolo di Dio, il centro della storia, si rapporta a se stesso nei termini di antico e nuovo Patto.”
E seguendo Buber per tutti i meandri del pensiero moderno e contemporaneo, come anche per quelli meno battuti della teologia ebraica della storia e della mistica chassidica e cabalistica, giunge fino a discutere questa sua conclusione:
“L’alternativa non sembra risolvibile: o Dio basta eternamente a se stesso, e allora della tragedia della creazione non può importargli nulla, ma perciò stesso essa perde tutta la sua serietà; o questa tragedia è invece di una serietà assoluta, e in essa Dio è impegnato a fianco del mondo, il suo dolore non gli è indifferente, perché qualcosa in Lui, la sua Schekinà, ne soffre. […]
Noi in realtà inclineremmo a dire che su questo punto Buber oltrepassa, nell’unica forma a lui possibile, i limiti dell’antico Patto, e contrae un debito con la croce di Cristo: il mistero più profondo dell’antico Patto, il dolore del Servo di Dio, ha certamente nozione del mistero della vicarietà, ma nulla lascia intendere che questo stesso dolore sia divino.
Per lasciare che rifulga il segreto dell’ultima solidarietà di Dio con la sua creazione, e senza poterlo interpretare nel senso di un’incarnazione, non resta altra possibilità che servirsi della terminologia del panteismo cabalistico, anche se si finisce apparentemente per contraddire il principio della ‘Urdistanz’, la distanza originaria.
Ma cos’è la Schekinà, cosa la testimoniata, e la fa degna di fede? È forse possibile, pur continuando a muoverci nell’obbedienza alla parola di Dio, infrangere in un punto diverso da quello stabilito da Dio stesso il limite fra Dio e la creatura, in quello cioè dell’unione ipostatica delle due nature in Cristo? Non dobbiamo forse intendere proprio da questo punto di vista quanto è detto sullo Spirito di Dio che si rattrista e geme, come indica anche tutto il contesto del capitolo 8 della lettera ai Romani?
Noi cristiani dobbiamo ammettere che con il fatto fondamentale di Cristo l’Urdistanz vetero-testamentaria è stata oltrepassata in modo decisivo. Che Dio abbia in Cristo voluto assumere il dolore del mondo, nella sua natura umana, dimostra che un tale dolore non Gli è indifferente, e che Egli ne è toccato e commosso nella sua stessa natura divina. Non possiamo affermare contemporaneamente che Dio sia intimamente coinvolto nella tragedia del mondo, e che questa gli sia totalmente indifferente. Se non intendendo la trascendenza di Dio come talmente alta, e di una tale grandezza, che gli sia possibile intraprendere una simile compagnia in modo totalmente libero.”
Il papa sposa ed amplia la prospettiva inaugurata da Balthasar, affermando con “Heinrich Schlier nel suo commento alla lettera ai Galati: «La Torà del Messia Gesù è in effetti una ‘interpretazione’ della legge mosaica […] una ‘interpetazione’ mediante la croce del Messia Gesù.»”
E nella valorizzazione dell’intepretazione che l’ebreo Gesù propone alla vicenda ebraica dal suo interno, interpretazione riconosciuta come autorevole dal rabbino Jacob Neusner e per questo da lui discussa, si situano anche le ricerche degli autori appartenenti alla Comunità Cattolica d’Integrazione che qui vengono proposte in versione italiana.
Desiderando dare seguito al dialogo fra il papa e il rabbino cominciato nel primo volume dell’opera che Joseph Ratzinger ha dedicato alla figura di Gesù di Nazaret, dove tutto il capitolo in cui viene discusso il discorso della montagna è una serratissima, dotta e pia disputa fra i due , ci propongono di considerare anche altri punti nei quali il dialogo diventa vivace, in particolare un’esegesi delle parole e della dottrina di Gesù in cui si rilevano una profusione di riferimenti e di citazioni testuali dei Profeti, del Deuteronomio, del Pentateuco, e un’attenzione a situarle nel loro contesto storico tale da permettere di riconoscervi presenti le tracce degli insegnamenti rabbinici contemporanei a Gesù, documentati in seguito nel Talmud.
Gli autori della Comunità d’Integrazione ci propongono anche di considerare i limiti della lettura che Jacob Neusner fa del Nuovo Testamento, perché ad esempio non considera che il vangelo di Matteo, ed esclude, propedeuticamente ma anche pregiudizialmente, il vangelo di Giovanni e gli altri scritti che pur testimoniano di Gesù.
Non è piccolo perciò il merito di quest’opera che si propone di facilitare e rendere più spedito un dialogo dal quale ci aspettiamo ancora molte sorprese, perché fin dalle sue origini, totalmente umane, attraverso i suoi sviluppi lungo l’ultimo secolo e infine in questa su ultima e autorevolissima ripresa si può intravedre il sigillo della mano divina che conduce la storia.