
L’indagine sull’ecumenismo di don Primo Mazzolari permette di affrontare uno dei percorsi che hanno reso il prete cremonese figura di particolare rilievo nella Chiesa del Novecento, singolarmente capace di farsi interprete di istanze che si sarebbero imposte nel dibattito ecclesiale negli anni del concilio Vaticano II. Fin dagli anni Venti, in una stagione di accesa polemica contro il protestantesimo, il parroco di Bozzolo, periferico borgo padano situato tra Mantova e Cremona, si segnalò per essere una delle poche voci controcorrente rispetto all’atteggiamento predominante nella Chiesa cattolica dell’epoca. Il volume L’ecumenismo di don Primo Mazzolari raccoglie alcuni documentati studi che ricostruiscono, insieme al quadro dei rapporti tra cattolici e protestanti, le scelte compiute da don Primo tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta: nella trama dei suoi rapporti (in particolare con il pastore protestante Giovanni Ferreri e sorella Maria dell’eremo di Campello) come nella sua predicazione e nei suoi libri (soprattutto ne La più bella avventura) percorse le strade impervie dell’ecumenismo, proponendo a tutti i credenti di mettersi alla ricerca delle radici comuni per superare gli ostacoli che per secoli avevano lacerato il cristianesimo.
L'interesse per la figura di Giuseppe Toniolo (1845-1918) - economista, sociologo e protagonista del movimento cattolico nazionale e internazionale tra Ottocento e Novecento - è dimostrato dalle numerose indagini scientifiche a lui dedicate; è mancata tuttavia fino ad ora una riflessione organica sull'attualità del suo pensiero. In questo volume, nato in occasione del centenario dalla nascita, l'attualità di Toniolo viene spiegata dalle più qualificate e autorevoli voci del mondo cattolico, come Luigino Bruni, Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti, Mauro Magatti, Lorenzo Ornaghi, Fiorenza Manzalini e molti altri. Brevi testi rigorosi e di taglio divulgativo sono raccolti distinguendo tre ordini di questioni: i rapporti tra etica ed economia; la democrazia e l'azione sociale; l'etica civile, la pace e la democrazia. Le esplicite interconnessioni tra i vari approfondimenti tematici consentono al lettore di cogliere il filo conduttore, attualissimo in era post Covid-19, di un pensiero che ha affrontato le fasi delle crisi e delle grandi trasformazioni socio-economiche alla luce dei valori cristiani e di una concezione del bene comune affidata a responsabilità individuali e collettive che non temono di uscire dagli schemi del proprio tempo.
«"Eccomi!" è la storia della mia malattia, il Covid-19. Della discesa fino al bordo e poi della risalita. In molti lo hanno definito un miracolo. Lo credo anch'io. Eccomi!, effettivamente, potrebbe essere la storia di un miracolo. Ma non solo. È anche la storia di un'onda di preghiera che ha coinvolto centinaia, forse migliaia di persone, che hanno dedicato qualche minuto o molte ore della loro vita a invocarlo, questo miracolo. Sì, perché quello che è accaduto è che attorno alla mia malattia si è aggregato un movimento di persone, la maggior parte delle quali sconosciute, che ha chiesto a Dio che io quel bordo non lo superassi. Verrebbe da definirlo un fenomeno "virale". Che ironia. Eppure, forse è proprio il termine più giusto».
È la storia di Marco Mantovani, che sembra rispondere alla proposta di papa Francesco ai giovani di oggi: «Siate tessitori di relazioni improntate alla fiducia, alla condivisione, all'apertura». L'intera sua vita è stata un viaggio alla ricerca del senso profondo delle cose, un'ostinata ricerca di Dio, dell'Amico che lui sentiva così presente nella sua quotidianità, con il quale dialogava continuamente e al quale scriveva pagine e pagine di confidenze. Chi incontrò e conobbe Marco rimase toccato dalla sua limpidezza, perché sapeva far vibrare corde dell'anima che spesso non si sanno suonare. Marco era uno scout che fece onore al suo Movimento e fu affascinato da Francesco d'Assisi, riconoscendosi in quella spiritualità semplice ma radicale. Si presentava agli altri con il suo rassicurante «eccomi!» e seppe affrontare con coraggio la sua malattia che lo condusse alla morte, all'età di 24 anni. Il testo è letteralmente «disseminato» delle parole di Marco, dai suoi diari e dalle sue lettere: il che lo rende ancora più immediato.
Un padre che lascia in eredità insegnamenti di vita cristiana, vissuta in semplicità e umiltà. Due figli che lo ricordano, l'uno, con una breve ma intensa e commovente riflessione personale, l'altro, esprimendo sensazioni, considerazioni e ragionamenti sospesi tra fede e scienza. Il tutto costruito, con leggerezza, intorno al "caso" della Sindone e alla preghiera del "Credo" e con un interrogativo immanente: la nostra vita finirà o, semplicemente, cambierà forma e sostanza? Diventeremo oblio di noi stessi o ci trasformeremo in energia cosciente?
A don Davide viene assegnata un'importante missione: raccogliere testimonianze sulla vita e l'opera di un sacerdote appena deceduto, don Mario Torregrossa. Fin dal momento in cui don Davide si pone sulle tracce di don Mario e del sacerdote che lo accompagnava, attraverso una geografia della fede, egli percepisce in sé il cambiamento, un'energia potente che lo fa sentire in sintonia col cosmo, una maggiore convinzione e perseveranza nella fede. È come se don Mario esercitasse un'influenza benefica su tutti coloro che l'avevano conosciuto e anche su chi, dopo la sua morte, si imbatte in lui. Sono rare le personalità di questo tipo, quelle che si confondono con l'umanità dei margini: sono sogni che danno significato all'esistenza, fasci di luce e calore che illuminano la via da percorrere. Ecco allora che occorre credere al potere dei segni, più che ai segni del potere, come oggi viene naturale, per fare propria la lezione di don Mario e recitare con lui l'atto di fede, amore, carità: "Io credo, io spero, io amo".
Unico parlamentare della Repubblica ucciso dalla mafia mentre era ancora in carica, Pio La Torre è ancora oggi ricordato come un esempio da seguire. In queste pagine i suoi due figli, Franco e Filippo, raccontano l'eccezionale normalità di un eroe che non ha mai voluto diventare un eroe, l'umanità di un uomo e di un padre ancora scomodo, che interroga ciascuno di noi, chiedendoci fino a dove siamo disposti a metterci in gioco per vivere davvero le nostre battaglie. «Il motivo per cui nostro padre poté fare quello che fece sta proprio in questa identificazione totale e piena con le sue battaglie. Oggi come allora queste parole possono sembrare retoriche eppure non lo sono. Pochi hanno avuto e hanno la credibilità per pronunciarle, pochi possono davvero dire "Io sono la mia battaglia". Con la Prefazione di Giuseppe Tornatore.
Esiste davvero Satana oppure le possessioni sono soltanto malattie psichiche o fenomeni "culturali"? Non credere al demonio significa non credere al Vangelo, perché è Cristo ad aver dato agli Apostoli il potere sui demoni e Lui stesso ha compiuto esorcismi. Questo libro si propone di rispondere a quanti hanno ancora dei dubbi sulla base dei colloqui dell'autore con il celebre esorcista Padre Gabriele Amorth in sei anni di vita nella stessa comunità religiosa.
La Cittadella don Milani. Rocca e Barbiana.
La Pro Civitate Christiana di Assisi e quella canonica sul Monte Giovi, nel Mugello toscano. I fili sono documentati: fatti di pensiero, di consonanze e di testimonianze intrecciate.
L'attenzione. della Pro Civitate per la brezza di Barbiana si manifesta quando questa non è ancora vento impetuoso che spinge a rinnovare la scuola, a discutere il sociale, t smuovere la politica, a scuotere la Chiesa: i tempo della speranza conciliare incrocia, nella Cittadella cristiana di Assisi, l'ansia e le pratiche positive di quanti iniziano a far propria la profezia di don Lorenzo e se ne fanno banditori concreti. Ma le parole ricondotte alle pagine di questo libro non raccontano solamente una storia trascorsa. La interrogano, semmai; la dicono di nuovo guardando a quanto ancora quella vicenda sta generando nel presente per aprire, senza posa, con determinazione spazi di futuro.
Qui si raccolgono copioni teatrali da e su don Lorenzo Milani - e il teatro pesa: smuove per via di emozione - presentati in Assisi nel remoto 1969 nel 2023; qui la conversazione col primo bambino che vide e venne visto da don Lorenzo a Barbiana rimbalza tra la memoria e il presente, tra i ricordi e l'attività intensa sviluppata nel corso di un anno dedicato al centenario della nascita del priore in cui s'è raccolta una quantità inattesa di iniziative: molte avviate da tempo, altre inventate da poco, spesso avendo la Fondazione che di don Lorenzo reca il nome come sostegno o affiancatrice. Della Fondazione quel bambino è ora presidente.
Tra presente e futuro queste pagine si pongono come uno strumento di discernimento e di lavoro.
Chiara ha solo diciott’anni quando perde la vita in un incidente automobilistico causato dall’imprudenza o dall’imperizia di un coetaneo. Da questa tragedia, l’esistenza della famiglia Ibba viene sconvolta.
Scritto da Giampietro Ibba, padre di Chiara, a tre anni dalla morte della figlia, questo volume ricostruisce il triste episodio attraverso i documenti ufficiali, le cronache della stampa locale e gli incancellabili ricordi di quei terribili momenti. Nel racconto si innestano anche le riflessioni religiose, le inevitabili domande e il senso di ribellione che, col tempo, si tramuta in speranza, in ricerca di un senso in ciò che sembra essere assurdo e ingiusto.
Questo libro non è solo il racconto di un percorso spirituale, ma anche un atto di protesta civile verso le autorità che non hanno svolto appieno il loro dovere, verso gli intralci burocratici che hanno impedito che un documento di sospensione di guida a seguito di un precedente incidente, raggiungesse per tempo il ragazzo che ha causato la morte di Chiara. Un libro che chiede giustizia non per sete di vendetta o bramosia di un impossibile risarcimento morale e pecuniario, ma per tutelare tanti altri innocenti.
Destinatari
Un ampio pubblico.
Autore
Giampietro Ibba, medico presso l’ospedale G. Brotzu di Cagliari, abita a Selargius, comune contiguo a Cagliari. Nato nel 1958 a Vauxle-Pénil, una cittadina a sud-est di Parigi (dipartimento Seine-et-Marne), è coniugato e padre, oltre che della protagonista di questo libro, scomparsa tragicamente nel 2008, di un ragazzo di diciassette anni. È alla sua prima esperienza letteraria.
Padre Pino Puglisi è stato ucciso dalla mafia la sera del 15 settembre 1993, davanti alla porta di casa sua. La sua colpa? Quella di lavorare per la normalità in un quartiere di Palermo ad alta densità mafiosa, Brancaccio. In quel quartiere P. Puglisi voleva una scuola media, voleva un asilo nido, chiedeva con forza quelle strutture che fanno di un territorio una comunità civile. Mirava all'educazione e alla formazione e senz'altro questo suo impegno non piaceva a Cosa Nostra. In questo libro parlano soprattutto le persone che lo hanno conosciuto e che gli sono state vicine e sono raccolte memorie e testimonianze che disegnano il ritratto interiore di questo piccolo prete che ha osato sfidare i grandi boss.
Suor Enrichetta Alfieri spese la maggior parte della sua vita tra i carcerati di San Vittore, dove fu incarcerata essa stessa dalle SS tedesche in attesa di essere condannata alla fucilazione. Con DVD.
«La testimonianza di suor Enrichetta Alfieri sta nell’aver saputo vivere in un luogo deprimente – il carcere milanese di San Vittore – portando fiducia, serenità ed equilibrio. Un atteggiamento che le è costato sofferenza e, in qualche caso, le ha fatto subire ingiustizia. Il suo arresto è stato una prova molto dolorosa che le ha fatto sentire la sofferenza ingiusta di tanti detenuti. Suor Enrichetta ha la pace nel cuore perché fa la volontà di Dio, al quale si è interamente abbandonata e, per questa ragione, è diventata un modello di speranza. Con la preghiera ha compiuto quel salto di qualità che l’ha fatta uscire dalle strettoie e dalle costrizioni dell’ordinarietà.Guardando a lei si percepisce che c’è l’amore che nasce dal cuore di tutti coloro che vivono l’esperienza del carcere. È una donna che ha condotto una vita santa, nella quale ha cercato di prendere il bene, di vedere il bene in tutte le cose che le capitavano. Le ha prese con spirito positivo e ne ha fatto un gradino di ascesa e non un precipizio verso la malinconia o la disperazione. »