
Come di consueto, in occasione della Pasqua la voce dell'arcivescovo di Milano ritorna in libreria con i discorsi dell'anno da poco terminato. Ben settanta interventi pastorali tra omelie, meditazioni, relazioni in occasioni pubbliche, lezioni a religiosi e laici: parole sempre pertinenti alle preoccupazioni e ai problemi dell'oggi, capaci di aprire spazi sul futuro grazie all'interpretazione vivificante della Parola.
Coltivare la spiritualità e restituirla nell'azione sono le due dimensioni inscindibili dell'essere cristiani. Sono due note che si modulano indefinitamente nel mondo della famiglia, del lavoro, della chiesa: nei circa settanta interventi pubblici che compongono il diario di bordo 1996 del cardinale ci sono parole di chiarificazione e ispirazione biblica illuminanti per tutti.
I temi dei testi raccolti spaziano dalla liturgia alla Sacra Scrittura, dalla spiritualità presbiteriale a quella della vita consacrata e a quella laicale, dall'ecumenismo al servizio e al volontariato, dal rapporto tra etica e politica all'attenzione alla vita della città, dalle riflessioni sui temi dell'anno dello Spirito Santo a quelli della preparazione al Giubileo, dalla presentazione dell'anno pastorale 1998-99 sulla riscoperta del volto del padre alla scuola da salvare e alla cultura da promuovere.
Il cardinale, che nel 2000 ha festeggiato i vent’anni di servizio pastorale alla guida della diocesi di Milano, prosegue il suo magistero episcopale con una ricca messe di interventi, tra cui anche alcune interviste rilasciate a quotidiani e periodici nazionali e stranieri (Corriere della Sera, La Repubblica, El País, Jesus). I temi hanno spaziato dalla spiritualità della Chiesa locale al Giubileo dell’anno 2000, dalla liturgia alla Sacra Scrittura, dalla spiritualità presbiterale a quella della vita consacrata e a quella laicale, dall’Europa all’attenzione alla vita della città, dal rapporto tra fede e ragione a quello tra la Chiesa cattolica e le altre confessioni cristiane, fino all’attenzione per le giovani generazioni in particolare in occasione della Giornata mondiale della gioventù.
Note sull’autore
Carlo Maria Martini, gesuita, cardinale, da vent’anni arcivescovo di Milano, è personalità di spicco nel panorama cattolico italiano e internazionale. Docente di critica testuale al Pontificio istituto biblico, è stato rettore dello stesso e della Pontificia Università Gregoriana. Ha fatto parte della Commissione interconfessionale che ha elaborato il testo critico del Nuovo Testamento. Dal 1980 le EDB pubblicano annualmente i testi dei suoi interventi pastorali (l’ultimo volume, relativo al 1999, porta il titolo Coraggio, non temete!), oltre a saggi di particolare rilievo come Per un’etica della pubblica amministrazione, 1992 (2a ed. accresciuta di Educare al servizio, 1987).
Il cardinale, ormai prossimo alla conclusione del suo mandato di pastore alla guida della diocesi di Milano, ha proseguito anche nel 2001 la sua instancabile attività. Lo si evince anche dalle numerose interviste rilasciate a periodici e quotidiani italiani e stranieri, tra cui quelle concesse L. Accattoli per il Corriere della Sera o a B. Révillon per il settimanale Panorama.
Egli ha affrontato questioni di grande attualità – come ad esempio la relazione sulla figura dello straniero nella Scrittura al convegno "Integralismo e integralismi" o la riflessione sulle problematiche della comunicazione all’incontro con i giornalisti per la festa di s. Francesco di Sales – spaziando dalla Chiesa alla Sacra Scruttura, dalla spiritualità presbiterale a quella della vita consacrata e laicale, dall’attenzione alla vita della città e alle sorti del mondo. Muove infatti dai drammatici interrogativi sollevati dagli attentati dell’11 settembre e dal successivo evolversi della crisi internazionale il discorso rivolto ai cittadini nella tradizionale occasione della vigilia di Sant’Ambrogio.
Note sull’autore
Carlo Maria Martini, gesuita, cardinale, da oltre vent’anni arcivescovo di Milano, è personalità di spicco nel panorama cattolico italiano e internazionale. Docente di critica testuale al Pontificio istituto biblico, è stato rettore dello stesso e della Pontificia Università Gregoriana. Ha fatto parte della Commissione interconfessionale che ha elaborato il testo critico del Nuovo Testamento. Dal 1980 le EDB pubblicano annualmente i testi dei suoi interventi pastorali (l’ultimo volume, relativo al 2000, porta il titolo Nel sabato del tempo), oltre a saggi di particolare rilievo come Per un’etica della pubblica amministrazione, 1992 (2a ed. accresciuta di Educare al servizio, 1987).
Il cardinale ha recentemente concluso il suo mandato di pastore alla guida della diocesi di Milano, ora affidata alle cure del card. D. Tettamanzi. Al di là della ordinarietà degli appuntamenti diocesani tradizionalmente previsti dal calendario, i suoi interventi del 2002 non potevano non risuonare all’orecchio degli uditori come di carattere straordinario, e non assumere i toni del testamento spirituale. Così ad esempio il discorso Paure e speranze di una città, rivolto al comune di Milano (28.6.2002), in cui, dopo aver ampiamente riflettuto sul tema della città nel contesto odierno, egli assicura la sua preghiera e il suo affettuoso interessamento per Milano «anche da luoghi più lontani, magari da quella città di Gerusalemme che riassume in sé le speranze, le sofferenze e gli ideali dell’intera umanità». O ancora l’intervento La Parola di Dio nel futuro dell’Europa all'incontro di studio “Cristianesimo e democrazia nel futuro dell'Europa” organizzato dalla rivista Il Regno (Camaldoli, 12.7.2002) e la Lettera ai genitori Per chi ama i suoi figli e il futuro della Chiesa (24.6.2002) sul ruolo della famiglia. I temi trattati dall’arcivescovo hanno comunque raccolto la sfida dell’attualità, come testimoniano l’omelia in occasione del convegno “Internet: un nuovo forum per proclamare il vangelo”, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI (10.5.2002) o il contributo al Convegno per la Giornata della solidarietà 2002 Flessibilità e precarietà del lavoro oggi (9.2.2002), in cui egli interloquisce con tutte le parti coinvolte nel rapporto di lavoro, dagli imprenditori al mondo sindacale.
Note sull’autore
CARLO MARIA MARTINI, gesuita, cardinale, dal 1980 al 2002 arcivescovo di Milano, è personalità di spicco nel panorama cattolico italiano e internazionale, e figura di riferimento nel dialogo ecumenico e interreligioso. Docente di critica testuale al Pontificio istituto biblico, è stato rettore dello stesso e della Pontificia Università Gregoriana. Ha fatto parte della Commissione interconfessionale che ha elaborato il testo critico del Nuovo Testamento. Dal 1980 le EDB hanno pubblicato annualmente i testi dei suoi interventi pastorali (l’ultimo volume, relativo al 2001, porta il titolo Ricominciare dalla Parola), oltre a saggi di particolare rilievo come Per un’etica della pubblica amministrazione, 1992 (2a ed. accresciuta di Educare al servizio, 1987). Nel 2002 è uscito Parola alla Chiesa Parola alla città che raccoglie tutte le lettere e i programmi pastorali diocesani e tutti i discorsi rivolti alla città di Milano in occasione della solennità di sant’Ambrogio, tenuti dal cardinale durante il suo episcopato.
Le vie di Dio non sono inaccessibili all'uomo, anzi sono tracciate per l'uomo
La sezione dellíOpera Omnia nella quale Ë collocato il presente volume si chiama líuomo davanti a Dio. Eí come la delimitazione di un campo. Sulla scena del mondo líuomo puÚ semplicemente negare Dio come fecero tanti pensatori del XX secolo: ha allora origine il dramma dellíateismo le cui conseguenze sono ancora di fronte a noi. Si possono invece riorganizzare schematicamente le conoscenze ricevute in modo ìscolasticoî e allora ha origine il sistema cui sfugge líessenziale. Si puÚ, infine, secondo la via scelta da de Lubac, mettersi in ascolto della tradizione per coglierne lo slancio vitale ad accogliere Dio e la sua rivelazione.
Tre sono i movimenti interni al volume. Vi Ë uníidea di Dio presente nellíuomo e in qualche modo costitutiva della sua persona. Solo líaffermazione di Dio, difatti, permette di sostenere la dignit‡ dellíuomo e il suo destino eterno. Al contrario le prove dellíesistenza di Dio come la sua conoscibilit‡ devono passare al vaglio purificatore della negazione: quello che conosciamo di Dio, infatti, Ë riduttivo e alienante rispetto alla sua grandezza. La poca conoscenza che líuomo ha di Dio si scontra poi con líinsufficienza delle sue capacit‡ espressive. Dio resta perciÚ un mistero che sovrabbonda le capacit‡ concettuali dellíuomo. Dio stesso perÚ si Ë messo in viaggio per farsi conoscere dallíuomo; questi deve a sua volta mettersi in viaggio per accogliere Dio, per fare in sÈ spazio alla sua immensa ricchezza.
La conclusione Ë un inno di ringraziamento a Dio per il suo amore manifestatosi nella creazione e nella redenzione. Uno dei volumi pi˘ affascinanti di de Lubac, uníopera che parla realmente di Dio, non degli artifici pi˘ o meno brillanti dei teologi.
Teodrammatica è la seconda parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), egli ha trattato nella prima parte (Gloria) della bellezza del mondo e della gloria di Dio; nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Dopo il volume primo della Teodrammatica, la Introduzione al dramma, il secondo è antropologico, il terzo cristologico, il quarto soteriologico; questo quinto è trinitario. Ciò che si può dire alla fine circa l'ultimo atto del dramma fra cielo e terra non sono che termini stupefatti e balbettanti, che girano intorno a questo mistero, termini che si appoggiano ad alcune lampeggianti parole ed allusioni della Scrittura. Si è tentato di andare fino al limite consentito dalla Scrittura, per alcuni forse un passo più avanti, ma di fermarsi rigorosamente là dove speculazioni apparentemente logiche hanno condotto soltanto in un vuoto astratto o davanti a superflue segnalazioni di divieto. Non è scientifico, neppure in campo teologico, parlare con esattezza di cose che non si possono sapere (per esempio dello stato intermedio). Conforme all'avvertimento dell'Aquinate si è cercato di costruire della teologia sugli articoli di fede (e non inversamente) sulla Trinità, sull'Incarnazione del Figlio, sulla sua vicarietà per noi in croce e nella resurrezione, sulla sua missione dello Spirito a noi nella Chiesa apostolica e nella Communio Sanctorum la quale teologia è la sola chance per il fatto che anche oggi e in futuro si possa attuare una testimonianza di vita (e di morte) per "il supremo dono di Dio", che solo così diviene irreversibile e insuperabile
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"Teodrammatica" è la seconda parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), egli ha trattato nella prima parte (Gloria) della bellezza del mondo e della gloria di Dio; nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Dopo il volume primo della "Teodrammatica", la Introduzione al dramma, il secondo è antropologico, il terzo cristologico, il quarto soteriologico; il quinto trinitario. In questo quarto volume si tratta di un'"azione" lungamente preparata. Nel primo è stata anzitutto elaborata una precomprensione della categoria del drammatico come introduzione alla comprensione della rivelazione (o "teologia"). Poi occorreva presentare i personaggi del dramma. Ma nella tensione tra la libertà riconosciuta della creatura davanti a Dio (vol. 2) e l'inclusione di questa libertà in Cristo, a partire dal quale soltanto si danno personaggi teodrammatici (vol. 3), c'era già l'esca di accensione per qualcosa di così esplosivo che non si poteva cominciare altrimenti che nel "segno dell'Apocalisse". Essa già indica che l'agire della libertà umana non può essere aggirato o sorvolato dal più vasto agire dell'"Agnello come immolato" e ridotto a fattore inoffensivo. Qui il discorso non è quello di una apocatastasi che inserisce l'impegno cristiano tra Dio e l'uomo in un panorama filosofico (alla maniera di Plotino o di Hegel) circa un'emersione e un rientro del mondo nella divinità. Giacché si dà un'insurrezione titanica degli uomini contro la loro inclusione nel mistero della croce. Fin dal tempo di Cristo esiste una passione anticristica: "Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, essi sarebbero senza peccato". Solo là dove si apre il cielo si spalanca anche l'inferno.
Nell'ampia e puntuale Introduzione, Drewermann spiega che la tragedia della vita umana consiste nel fatto che la nostra esistenza è rinchiusa nel ghetto dell'angoscia. Nel Commentario al Vangelo di Marco intende dimostrare che è possibile abbattere i muri di questo ghetto per attingere una libertà ed un'apertura di vita ottenibili nella fiducia assoluta in Dio. L'opera più suggestiva e più letta del controverso teologo, nata dalla sua attività di predicazione domenicale.
Dalla quarta di copertina:
Il Vangelo di Marco, il più breve dei quattro vangeli, mette in scena la lotta tra il Regno di Dio e la potenza del male. È un conflitto che tocca direttamente l'uomo di oggi, quando sappia rileggere i testi antichi con gli strumenti nuovi della psicanalisi e della storia delle religioni. Si ritrova allora l'uomo diviso, lacerato dalle forse inconsce (dai 'demoni') e che esita tra angoscia e fede. Questo Commentario al Vangelo di Marco apre la via al superamento del sentimento d'inconsistenza che schiaccia così frequentemente l'essere umano.
Il Commentario si apre con una vasta e importante Introduzione — che è giudicata tra le pagine più felici di Drewermann — nella quale confluisce l'analisi della tragedia umana, che l'Autore ha svolto nella sua prima opera Strutture del male (3 voll., 1977-1978), in cui analizzava la storia jahvista delle origini dal punto di vista esegetico, psicanalitico e filosofico.
All'Introduzione — riprodotta integralmente — segue il Commentario al Vangelo di Marco, riprodotto in traduzione italiana nelle principali pericopi più espressive del nuovo metodo, indicate dallo stesso Autore: in esso tramite le immagini di redenzione contenute nel Vangelo si mostra come sia possibile aprire una breccia nel ghetto dell'angoscia per attingere nella fiducia in Dio libertà e pienezza di vita.
Per Drewermann, «ogni testo religioso è come una finestra che dà sull'eternità». Aprirla vuol dire imparare a capire e a percepire la vita umana, pur nella sua tragicità, come un “viaggio nell'infinito».