
Lettere inedite di Don Milani a Francesco Gesualdi, ai suoi ragazzi", a vari interlocutori e lettere della sua mamma. " chi sono i nuovi ragazzi di barbiana? Chi sono oggi gli emarginati, gli ultimi, quelli ai quali non e`data la parola e non sono dati gli strumenti per poter prendere la parola domani? Non sono piu`poche decine, ma miliardi. E non importa che siano qui tra noi o che siano altrove, nei continenti di una speranza che fatica a trovare la strada. Quel che veramente importa e`che una minoranza emargina la maggioranza. Don milani oggi, forse, partirebbe missionario e andrebbe ad aprire la sua casa-scuola in una invivibile e sordida periferia del cairo o di citta del messico. O magari si fermerebbe ancora vicino a firenze e aprirebbe una scuola di lingua e di vita per gli immigrati. Don lorenzo sta ancora ll, scomodo e irremovibile per i poteri costituiti dagli stati e dalle chiese e per i pregiudizi e le ideologie dei poveri e dei loro presunti portavoce, a difendere per i credenti l immagine di dio nel volto e nel cuore di ogni ultimo della terra, per tutti l immagine dell uomo nella sua dignita e responsabilita. Presenta zione di alex zanotelli.
Dopo un'ampia introduzione sulla vita e le opere del Rosmini, vengono proposte le pagine più classiche della sua letteratura, tratte dalle "Massime di perfezione", da "Le cinque piaghe della Chiesa", e dall'"Introduzione del Vangelo secondo Giovanni commentata". Un breve commento al Magnificat ("Il cantico della Vergine dichiarato") viene riportato integralmente per la sua alta spiritualità. Conclude l'opera un gruppo di lettere tra le più significative dell'"Epistolario" per dare un'idea dei sentimenti spirituali con i quali Rosmini ha affrontato alcuni momenti cruciali della sua vita e di quella degli amici.
Chi era Bernadette Soubirous, la fanciulla che, nel 1858, ebbe il privilegio di diciotto apparizioni durante le quali la Madonna, definendosi l’Immacolata Concezione, rivelò il suo essere più profondo? Dopo quei fatti, Lourdes, in un crescendo di devozione, è diventata la meta di un incessante pellegrinaggio in cui preghiera e opere di misericordia si intrecciano in modo essenziale. Ma della piccola veggente quasi si perdono le tracce, e la sua breve vita, non appena concluso il compito di comunicare l'evento straordinario di cui ella era stata testimone, appare segnata dal desiderio di scomparire agli occhi del mondo. Ha così inizio un cammino di santità vissuto come impegno a corrispondere al dono straordinario di Dio con il dono totale di sé. Come non riconoscere l’impronta della santità stessa di Maria in questa santità che – senza miracoli e senza carismi particolari – resta quasi un segreto tra l’anima e Dio? Come non vedervi un forte richiamo a corrispondere alla grazia di cui la nostra esistenza sovrabbonda, con una generosità e un abbbandono che soli ci colmano di pace?
il testo originario in italiano dell itinerarium animae francescanum di veuthey con un breve articolo di p. Leone sulla spiritualita francescana. Un libro prezioso ed essenziale per il francescanesimo contemporaneo. Il testo dell'itinerarium ani mae franciscanum e`stato ripreso, intendendolo come un tentativo serio di impostare in maniera lineare il cammino di anime che vogliano mettersi alla sequela" di san francesco d' assisi. Per chi ama il p. Leone veuthey e`stato anche questo un contributo a meglio comprendere il suo cammino di perfezione nell'alveo dell'esperi enza francescana che e`stata per lui tragitto e via sicura di orientamento durante tutta la vita. Ogni suo scritto aveva la chiara indicazione di tendere a creare entusiasmo e a suscitare dedizione verso il signore. Non voleva che le anime fossero abuliche e incapaci di trasmettere la ricchezza interiore di quanto ad esse donava, ben consapevole che dalla imitazione nasce il desiderio di slanciarsi verso la perfezione della vita. La vita non deve mai essere concepita come una acquisizione fredda della verita, ma deve trovare nella verita che ci viene presentata una molla che attrae e porta a raggiungere l ideale che amiamo. "
Le diciotto apparizioni della Vergine Maria nella Grotta di Massabielle, presso Lourdes, sono da più di centocinquant'anni motivo di accese polemiche, soprattutto sulla credibilità dell¿unica testimone, la quattordicenne Bernadette Soubirous. Lei sola ha visto, ha sentito, ha riferito. Ma davvero questa ragazzina misera e analfabeta, sulle cui fragili spalle grava il peso del maggior santuario del mondo (cinque milioni di pellegrini ogni anno, sempre in aumento), avrebbe colloquiato a tu per tu con Colei che si definì l'Immacolata Concezione? Le sue non sono forse allucinazioni di un'isterica o, peggio, invenzioni suggeritele dalla vanità di adolescente frustrata, da genitori interessati oppure da qualche ambiguo membro del clero? Molti hanno sostenuto e tuttora sostengono simili tesi.
Nel suo impegno per la riscoperta di un¿apologetica pacata e rigorosa - sempre consapevole che il Dio del Vangelo vuole proporsi e non imporsi, concedendo luci e lasciando ombre per rispettare la libertà delle Sue creature - Vittorio Messori indaga da decenni sulla verità della testimonianza di Bernadette, attribuendole un valore religioso decisivo. Oggi, in particolare, per i tanti inquieti che cercano ragioni «per continuare a credere».
In effetti, se Bernadette non ci ha ingannati (e se non si è ingannata), se dunque Lourdes è «vera», tutto il Credo della Tradizione cattolica è «vero»: Dio esiste; Gesù è il Cristo; la Chiesa che ha per guida il papa è la custode e la garante di queste verità. È la Vergine stessa, infatti, che esorta la veggente: «Andate a dire ai preti di costruire qui una cappella»; che tiene tra le mani il rosario, icona della devozione cattolica; che chiede processioni, affidate alle cure ecclesiali; che appare seguendo il ciclo liturgico romano; che ribadisce il dogma dell¿Immacolata Concezione, proclamato quattro anni prima da Pio IX. Non a caso, Lourdes è il luogo di culto privilegiato dai pontefici, che hanno proclamato Bernadette santa: Pio XII - fatto unico nella storia - gli ha dedicato un'intera enciclica; Giovanni Paolo II, ormai agli estremi, volle chiudere la sua vita trascinandosi sino alla Grotta; Benedetto XVI ne ha fatto una delle primissime mete del suo pontificato.
Un libro unico, questo, tra i tanti bestseller dell¿autore, ma segnato anch'esso dal consueto equilibrio tra il rispetto del credente per il Mistero e il rispetto dello storico per il rigore della ricerca. Nessuna elevazione misticheggiante, qui, nessuno scandalo o invettiva, bensì una mole impressionante di dati e notizie talvolta inediti, spesso nascosti o dimenticati; sempre, comunque, vagliati alla luce della ragione. Per una singolare coincidenza queste pagine appaiono all¿inizio dell'Anno della Fede voluto da papa Ratzinger. Proprio quella fede che, nella verità di Lourdes, trova un prezioso e solido «appiglio», una sorta di «maniglia» cui aggrapparsi nel dubbio che insidia oggi anche tanti cristiani.
Questo libro rappresenta un esempio eccezionale di dialogo tra Fede e Scienza. Nell'arco di nove anni, dal 2013 a oggi, il papa emerito Benedetto XVI e Piergiorgio Odifreddi, matematico ateo, si sono incontrati più volte di persona e hanno intrattenuto un'intensa e profonda corrispondenza epistolare. In queste pagine viene documentato tutto: Odifreddi racconta in dettaglio i loro colloqui e le lettere sono riportate integralmente. Si tratta di un formidabile percorso spirituale, in cui il teologo e l'uomo di scienza si confrontano su innumerevoli temi: l'etica, l'antropologia, la spiritualità, le domande "ultime" su vita e morte, amore e dolore... Scorre, in queste pagine, una «sorprendente folla di autori», come la definisce il cardinale Ravasi, dallo Pseudo-Dionigi a Dostoevskij, da Ildegarda di Bingen a Küng, da Guardini a Sartre, da Thomas Mann ad Amartya Sen, da Jan Assmann a Coetzee, e così via, mentre nell'ambito della scienza spiccano John Nash e Kurt Gödel. È, tuttavia, un altro ancora l'elemento che rende unico questo lungo dialogo: pur da posizioni diametralmente opposte, Odifreddi e Benedetto XVI riconoscono il fine comune della tensione a capire, della ricerca della Verità. Un fine che stimola i loro colloqui rendendoli intimi, suscita in entrambi ricordi autobiografici e fa nascere un'indubbia complicità. Prefazione del Cardinale Gianfranco Ravasi.
L'ordine dei Francescani ha avuto origine ad opera di San Francesco d'Assisi. Egli ottenne dal papa Innocenzo III la possibilità di vivere in modo radicale la povertà evangelica. L'ordine da lui fondato, infatti, scelse di praticare non solo una vita povera, ma anche di condurre una vita mendicante. Già alla morte di S. Francesco, l'ordine si scisse in due rami: gli "spirituali" ed i "conventuali". Gli spirituali fecero propria la vita ascetica e mendicante che aveva contraddistinto l'ordine ai suoi inizi; i secondi, invece, preferirono una vita più conventuale e di cura delle anime. Col passare dei secoli, l'ordine francescano fu oggetto di continui tentativi di riforma. La più ampia è stata quella avviata dai cosiddetti "cappuccini", che hanno cercato di coniugare vita conventuale e povertà austera, aprendosi tuttavia alla predicazione e alle esigenze formative dei giovani. Questi frati hanno preso il nome dal proprio cappuccio, più lungo di quello degli altri ordini francescani. Questo volume illustra il loro primo secolo di vita.
Destinatari
Francescani e interessati alla storia francescana.
Autore
Antonio Fregona, cappuccino veneto, è predicatore, confessore oltre che studioso di storia francescana.
Li chiamano "curas villeros". Sono i preti che vivono nelle "villas miserias", le baraccopoli di Buenos Aires. Parroci di periferie sterminate, impegnati a portare la gioia del Vangelo tra gli immigrati senza casa né diritti, tra i ragazzi dipendenti dalla droga, in mezzo a quei poveri che papa Francesco considera il "tesoro" della chiesa. "Sono preti che pregano e lavorano", ha detto di loro il futuro pontefice, che da vescovo frequentava spesso le "villas miserias" per incontrare le famiglie, partecipare a una processione o celebrare battesimi. Ma cosa fanno questi "curas villeros"? Come vivono? Perché scelgono di essere là dove nemmeno lo stato riesce ad arrivare, in quartieri segnati da violenza e degrado, ma anche benedetti da numerose, inaspettate risurrezioni? Silvina Premat racconta i giorni e le opere di questi pastori di strada, dediti a far crescere la fede di un popolo che crede e, nonostante tutto, spera. I curas sono autentici interpreti del Movimento dei sacerdoti per il Terzo mondo, in particolare di padre Carlos Mugica, assassinato in Argentina nel 1974. Premat racconta una storia di fede e civiltà che rappresenta un esempio preciso di come Francesco vorrebbe la chiesa. I curas testimoniano che il Vangelo compie l'umanità, il cristianesimo è lievito di una società più giusta, Cristo libera realmente ogni persona. Prefazione di don Luigi Ciotti.