
«Una vera e propria enciclica sulla e per la pace in Ucraina e in ogni altra parte della terra». Sono le parole con le quali Papa Francesco ha voluto introdurre il suo messaggio al mondo contenuto in questo libro, rivolgendosi a tutti gli uomini e alle donne di buona volontà, alla vigilia del primo Natale di «guerra totale» in Europa dopo il secondo conflitto mondiale. Con la collaborazione del vaticanista Francesco Antonio Grana, il Pontefice ha raccolto tutti i suoi appelli accorati, insistenti e ripetuti. Uno dopo l'altro, questi interventi richiamano l'attenzione al dovere di essere uomini e donne di pace, perché nessuno, in qualsiasi ruolo, può sentirsi assuefatto o indifferente davanti agli orrori della guerra. E se l'obiettivo è la "pace giusta", allora nessuno potrà esimersi dall'ammettere che il mercato delle armi deve essere fermato, che le ingiustizie sociali vanno superate, che le differenze culturali non possono diventare motivo di odio e che la minaccia di un conflitto nucleare non può essere posta, in nessun caso, sul tavolo delle trattative. La guerra è una strada di morte che illude soltanto alcuni di essere vincitori, perché con essa siamo tutti sconfitti.
"Pellegrini di speranza" è il tema scelto da Papa Francesco per il Giubileo ordinario del 2025. In questo volume sono raccolte le catechesi, enunciate dal Pontefice durante le Udienze generali del 2016-2017, sul tema della speranza cristiana: un percorso di approfondimento che parte dalla presenza di questa virtù teologale nell'Antico Testamento, per arrivare al Nuovo Testamento, passando per la vita terrena e l'opera redentrice di Gesù, e concludersi nell'esistenza di ogni cristiano caratterizzata dallo sguardo all'eternità. Un viaggio che si può sintetizzare con le parole di San Paolo nella Lettera ai Romani, che hanno dato il titolo alla Bolla di indizione dell'Anno Santo: "La speranza non delude" (Rm 5,5).
Raccolta di alcuni testi sulla Settimana Santa e sul Tempo di Pasqua scelti tra le omelie e i discorsi di Papa Francesco, come meditazione personale e come spunto omiletico per la pastorale delle parrocchie.
Raccolta di alcuni testi sul tempo liturgico del Natale scelti tra le omelie e i discorsi di Papa Francesco, come meditazione personale e come spunto omiletico per la pastorale delle parrocchie. Prefazione del card. Angelo Comastri.
Raccolta di alcuni testi sulla Madonna scelti tra le omelie e i discorsi di Papa Benedetto XVI, come meditazione personale e come spunto omiletico per la pastorale delle parrocchie. In queste pagine, la figura di Maria viene presentata attraverso la Sacra Scrittura, per arrivare a delineare il suo ruolo nella Chiesa come mediatrice di grazie.
In esclusiva su La Civiltà Cattolica il colloquio tra il Papa e i Superiori Generali
«Svegliate il mondo!»: l’appello di Papa Francesco ai religiosi.
In esclusiva su La Civiltà Cattolica il colloquio tra il Papa e l’Unione superiori generali
«Bisogna formare il cuore. Altrimenti formiamo piccoli mostri. E poi questi piccoli mostri formano il popolo di Dio. Questo mi fa venire davvero la pelle d’oca»: è uno dei passaggi più forti della conversazione tra Papa Francesco e l’Unione superiori generali. Quello che il 29 novembre doveva essere un breve saluto si è trasformato in dialogo durato circa tre ore. Lo scambio improvvisato di domande e di risposte sui nodi e le sfide che oggi la vita religiosa, e l’intera Chiesa, si trovano ad affrontare viene raccontato da La Civiltà Cattolica nel numero che esce oggi alle ore 15.
Padre Antonio Spadaro, direttore della rivista della Compagnia di Gesù, su loro richiesta, era seduto tra i 120 superiori generali ricevuti da Francesco. In 15 pagine ha registrato la loro conversazione e adesso la riporta al’interno di una cronaca commentata dell’incontro, che è stata rivista dal Papa prima della sua pubblicazione.
Tra i tanti temi trattati: la complessità della vita, fatta di grazia e di peccato; l’essere profeti nel nostro mondo, la fraternità, la denuncia della “tratta delle novizie” e di atteggiamenti quali ipocrisia e fondamentalismo, l’elogio della grande decisione di Benedetto XVI nell’affrontare i casi di abuso, l’importanza dei carismi, le sfide più urgenti, il rapporto tra i religiosi e i vescovi, la necessità della tenerezza, di sapere «accarezzare i conflitti», e di una scossa capace di svegliare il nostro mondo intorpidito.
Il tema toccato all’inizio della conversazione è stato l’identità e la missione dei religiosi. «La radicalità evangelica non è solamente dei religiosi: è richiesta a tutti», dice il Papa. Eppure «i religiosi seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico. Io mi attendo da voi questa testimonianza. I religiosi devono essere uomini e donne capaci di svegliare il mondo». Papa Francesco non chiede ai religiosi di essere supereroi, ma testimoni: “La vita è complessa, è fatta di grazia e di peccato. Se uno non pecca, non è uomo. Un religioso che si riconosce debole e peccatore non contraddice la testimonianza che è chiamato a dare, ma anzi la rafforza».
Per spiegare quale atteggiamento chieda ai religiosi Francesco fa riferimento alla sua esperienza di gesuita: «Per capire ci dobbiamo “scollocare”, vedere la realtà da più punti di vista differenti. Dobbiamo abituarci a pensare». Ricordando una lettera del padre Pedro Arrupe, ribadisce che il religioso deve «conoscere davvero la realtà e il vissuto della gente. Se questo non avviene, allora ecco che si corre il rischio di essere astratti ideologi o fondamentalisti, e questo non è sano».
Il Papa si sofferma sul caso concreto dell’apostolato giovanile: «Chi lavora con i giovani non può fermarsi a dire cose troppo ordinate e strutturate come un trattato, perché queste cose scivolano addosso ai ragazzi. C’è bisogno di un nuovo linguaggio».
La priorità della vita consacrata, dice il Papa, è «la profezia del Regno, che non è negoziabile». La vera tentazione semmai è quella di «giocare a fare i profeti senza esserlo». Alla domanda sulla fedeltà al carisma nei tempi che cambiano Bergoglio richiama l’importanza di essere creativi, di «cercare sempre nuovi cammini» perché il carisma non diventi sterile.
Riguardo alle vocazioni in crescita nelle Chiese giovani e all’inculturazione dei carismi Francesco, dopo aver ribadito la denuncia sulla «tratta delle novizie», aggiunge: «Il carisma non è una bottiglia di acqua distillata. Bisogna viverlo con energia, rileggendolo anche culturalmente. Ma così c’è il rischio di sbagliare, direte, di commettere errori. È rischioso. Certo, certo: faremo sempre degli errori, non ci sono dubbi. Ma questo non deve frenarci». Una strada da intraprendere: la necessità di introdurre nel governo centrale degli ordini e delle Congregazioni «persone di varie culture, che esprimano modi diversi di vivere il carisma».
Francesco ha anche annunciato di aver chiesto alla competente Congregazione di riprendere in mano un paio documenti: il primo riguarda la vocazione dei fratelli e, più in generale, dei religiosi che non sono sacerdoti. Il Papa ha rilevato che non si è sviluppata una consapevolezza adeguata di questa vocazione specifica, e ha fatto riferimento a un documento che non è mai apparso, e che forse andrebbe ripreso per portarlo a compimento. Il secondo documento citato, del quale è in corso una revisione, è Mutuae relationes sul rapporto tra vescovi e religiosi nelle Chiese locali: «Noi vescovi dobbiamo capire che le persone consacrate non sono materiale di aiuto, ma sono carismi che arricchiscono le diocesi».
Ampio spazio nel dibattito è dedicato al tema della formazione e alle sue priorità: «Il fantasma da combattere è l’immagine della vita religiosa come rifugio e consolazione davanti a un mondo esterno difficile e complesso».
Ancora una volta Francesco mette in guardia dall’ipocrisia e dal clericalismo che possono minare già gli anni del noviziato: «Non si risolvono i problemi semplicemente proibendo di fare questo o quello. Serve tanto dialogo, tanto confronto». L’ipocrisia, frutto del clericalismo, «è uno dei mali più terribili». Ha inoltre elogiato la grande decisione di Benedetto XVI nell’affrontare i casi di abuso.
La formazione inoltre deve essere orientata non solamente alla crescita personale, ma alla sua prospettiva finale: il popolo di Dio, coloro ai quali saranno inviati: «Pensiamo a quei religiosi quei religiosi che hanno il cuore acido come l’aceto non sono fatti per il popolo. Insomma: non dobbiamo formare amministratori, gestori, ma padri, fratelli, compagni di cammino».
Una delle domande più pressanti fatte dai superiori è stata sulla vita fraterna dei religiosi e sul rischio di individualismo che si annida nelle comunità. «A volte è difficile vivere la fraternità, ma se non la si vive non si è fecondi». Anche il lavoro «apostolico» per il Papa può diventare una fuga dalla vita fraterna, e «se una persona non riesce a vivere la fraternità, non può vivere la vita religiosa». Il conflitto è inevitabile, ma «va assunto: non deve essere ignorato. Se coperto, esso crea una pressione e poi esplode». Papa Bergoglio, da religioso, conosce molto bene i limiti che attraversano la vita della comunità: «A volte siamo molto crudeli. Viviamo la tentazione comune di criticare per soddisfazione personale o per provocare un vantaggio personale. A volte le crisi della fraternità sono dovute a fragilità della personalità, e in questo caso è necessario richiedere l’aiuto di un professionista, di uno psicologo. Non bisogna avere paura di questo, non si deve temere di cadere necessariamente nello psicologismo. Ma mai, mai dobbiamo agire come gestori davanti al conflitto di un fratello. Dobbiamo coinvolgere il cuore». Il Papa chiede di saper «accarezzare i conflitti», vivendo come San Giuseppe, una «tenerezza eucaristica».
Infine Papa Francesco spiega cose intende per «frontiere» dell’evangelizzazione: restano quelle geografiche, ma ci sono anche «quelle simboliche sulla base dei carismi». Come priorità indica le realtà di esclusione, «dove vanno inviate le persone migliori, le più dotate»; la frontiera «culturale e quella educativa nella scuola e nell’università», ribadendo che il compito educativo è una missione «chiave, chiave, chiave!», che richiede di annunciare Cristo anche affrontando situazioni familiari inedite o complesse.
«CUSTODIRE L'INTERA CREAZIONE». Un servizio del Vescovo di Roma
Tra poco sarà pubblicata l'Enciclica di Papa Francesco sull'ecologia. Il Magistero della Chiesa porterà così la tematica ambientale al cuore della sua dottrina sociale. L'Editoriale espone in sintesi il percorso ecologico che i Pontefici hanno indicato negli ultimi 50 anni fino a Francesco, il quale, all'inizio del suo Pontificato, ha detto che «custodire l'intera creazione» è «un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere». Papa Francesco ha sempre puntato all'armonia fra tutti gli esseri viventi: ha una visione antropologica, ma non antropocentrica. Il suo impegno ci spinge verso una spiritualità ecologica, cioè a una vita spirituale e sacramentale che non sia avulsa dal fatto che abitiamo il creato come una «casa».
Presentazione di mons. Marcello Semeraro.
In occasione del centenario della nascita di Giovanni Battista Montini (Paolo VI), L'Istituto Italiano Jaques Maritain" ha ritenuto doveroso offrire un proprio contributo chiedendo a studiosi di chiara fama di mettere a confronto questi due grandi personaggi. "
Una visione delle posizioni dei francescani sulla cristologia. Partendo da S. Francesco e S.Antonio, Bonaventura e Duns Scoto, viene ripercorso un itinerio di pensiero che colpisce per la sua profondita e attualita.
Riflessioni, ricche di spunti e con un'ampia documentazione, sui sacramenti. Ogni capitolo e dedicato ad un sacramento.
In ideale continuità con la riflessione svolta nelle meditazioni de "Il Signore", Romano Guardini abbozza in questo saggio "la figura di Cristo che domina l'orizzonte della proclamazione dell'annuncio cristiano in Paolo e in Giovanni". Riferendosi direttamente alle fonti neotestamentarie, Guardini ci mostra i lineamenti essenziali dell'immagine viva di Gesù trasmessa dagli scritti paolini e giovannei; ne circoscrive la peculiare fisionomia; ricostruisce l'universo d'esperienza e di sensibilità cristiana dei rispettivi autori, così che il lettore possa percepire la densità non solo teologica, ma anche esistenziale della loro testimonianza. Il fine è "rendere visibile al nostro sguardo l'autentica, e insieme unica ed eccezionale, umanità di Colui che è il Figlio di Dio e, insieme, il figlio dell'uomo". Seguendo questo intento, il volume si apre con una densa introduzione alla "conoscenza di Gesù Cristo": alle forme in cui può attuarsi, alle fonti cui deve rivolgersi, ai presupposti che devono essere soddisfatti e ai metodi che è necessario adottare perché essa abbia reali possibilità di riuscita. Quindi tratteggia la fisionomia di Cristo, così come emerge dalla conversione e dall'intensa attività apostolica di Paolo. Infine conduce all'immagine di Cristo che ci incontra attraverso la meditazione di Giovanni e la profondità del legame d'affezione con il Signore del "discepolo che Gesù amava".