
Assisi racconta questa storia inaudita: un giovane si è identificato con il Crocefisso riconosciuto in un lebbroso e la sua unione con il Signore ne ha fatto il simbolo dei costruttori di pace. A questo giovane ci ha condotti il pellegrinaggio del Santo Padre in Assisi: attraversando i luoghi del Poverello, papa Francesco ci ha aiutati a entrare nello spessore della Croce che, dal 4 ottobre 2013, è protagonista indiscussa. Le pietre di Assisi, che sono state testimoni dell'incontro tra san Francesco e il Cristo Crocefisso, sono testimoni oggi dello sguardo del Papa sempre rivolto al Crocefisso.
Una serie di saggi ed interventi che illuminano il significato dello Spirito di Assisi", una felice e fortunata espressione di grande attualita nell'ultimo decennio per il dialogo tra le religioni. " Assisi ha uno spirito inconfondibile. Forse e questa la ragione per cui e invalsa la tradizione tra i francescani conventuali di trascorrere un certo periodo in tale citta e non senza ragione Giovanni Paolo II ha fatto di Assisi l'ideale citta per l'intesa tra i popoli; il luogo visibile della comunione umana pur nella distinzione tra fedi. Questa serie di saggi racconta quello spirito particolare, nella sua tradizione e nella sua attualita. In appendice sono raccolti gli interventi di Giovanni Paolo II nelle sue 5 visite alla citta e i documenti relativi alla Giornata di preghiera di Assisi.
I tre autori per affrontare il tema della presenza del prete all’interno della comunità ecclesiale e nei confronti con l’oggi riscoprono e indicano la figura di un mistico del 1300 Jan Van Ruusbroec che si è dedicato incessantemente nella sua vita di fede, agli studi teologici, alla cura dei cammini spirituali delle numerose persone che a lui si sono rivolte, e a lavorare perché la Chiesa ritrovasse un volto capace di far intravedere quello di Cristo.
Quest'opera riunisce saggi di importanti filosofi, antropologi, economisti, teologi e critici letterari, originari di vari paesi, che si richiamano tutti per gradi diversi al pensiero di René Girard. Inventario dei principali campi di studio e di ricerca aperti dalla teoria mimetica, queste "lezioni" ne raccolgono la sfida mettendo alla prova il ruolo svolto dai meccanismi d'occultamento della violenza nella costituzione degli ordini simbolici e culturali. La teoria mimetica permette a questi autori di rinnovare in profondità le basi delle loro discipline e rende possibile un sapere vitale della violenza.
Il cibo è tutto ciò che si mangia e che serve per nutrire e per mantenere in vita un essere vivente: uomini, animali, piante. Il cibo è dono: della madre che ci nutre nell'utero e ci offre il seno, della nutrice che ci svezza. Poi, crescendo, l'uomo impara a procurarselo e a cucinarlo da solo. Ma il cibo è anche molto di piú: è il gesto sociale per eccellenza, il gesto della comunità nel suo ritrovarsi, nel fare memoria e fare festa. La tavola è il luogo, a volte silenzioso, a volte rumoroso, di comunicazione, scambio, comunione. Gioia. Ecco cos'è il cibo: nutrimento per la convivialità. Mangiare è molto piú che nutrirsi, cosí come bere è molto piú che dissetarsi, e l'arte del vivere, la sapienza del vivere, può essere simboleggiata dall'arte del mangiare e del bere. E se mangiare è un'azione al contempo naturale e culturale, l'azione del nutrirsi viene ad assumere un valore simbolico e un carattere sacro. Mangiare ritma il tempo, la giornata, la settimana. Di piú, mangiare celebra il tempo: la nascita, l'entrata nell'età adulta, l'epifania delle storie d'amore, la morte. Tra le tante rivoluzioni fatte da Gesú, ci dice Enzo Bianchi, c'è anche quella di aver rivoluzionato il modo di concepire il cibo. Anche a tavola Gesú ci ha insegnato a vivere in questo mondo e ci ha raccontato storie e parabole che parlano di cibo e tavola. Nella Bibbia la pienezza della vita è spesso espressa con il racconto di un banchetto, ricco o povero, comunque sempre condiviso. Gesú amava la tavola come luogo di incontro con gli uomini e con le donne, amava la tavola come occasione di lode, benedizione e ringraziamento a Dio. E soprattutto amava la tavola come promessa di vita e di pace per tutti. C'è un insegnamento di Gesú a tavola che dobbiamo conoscere per scoprire, o riscoprire, la sapienza e la gioia del vivere e del convivere. E per diventare piú umani.
«In questo libro desidero parlare sia di chi davvero è vittima e a cui spetta il giusto riconoscimento in quanto tale, sia di chi assume il ruolo di vittima per ottenere qualche vantaggio. Voglio scrivere però anche degli oppressori, delle cause per cui sono diventati tali e delle vie di trasformazione e di guarigione da seguire perché si liberino dal loro ruolo di carnefici».
Descrizione
In tutto il mondo, ogni giorno, ci sono uomini, donne e bambini che diventano vittime: di conflitti familiari, di strutture inique sul posto di lavoro e nella società, di sfruttamento personale, di violenza politica. Essere vittime significa essere prigionieri delle proprie sofferenze e paure, significa in parecchi casi perdere la fiducia in se stessi e la voglia di vivere.
Per alcuni, però, l’essere vittima diventa un atteggiamento esistenziale: c’è chi resta arenato in questo ruolo passivo e, declinando la responsabilità per la propria vita, fa dipendere dagli altri tanto la propria felicità quanto la propria infelicità. Si potrebbe parlare allora di vittimismo.
In questo libro Anselm Grün non vuole accusare, ma arrivare alla guarigione – sia delle vittime, sia dei carnefici. Riuscirci è possibile, in ultima analisi, soltanto se entrambe le parti sono disposte al perdono e alla riconciliazione – con se stessi e con gli altri. Così sarà possibile uscire dal vittimismo e spezzare le proprie catene.
Il presente volume contiene il testo della Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025.
Al momento della pubblicazione, nel 1985, "Sperare per tutti" e "Breve discorso sull'inferno", i due volumi qui riuniti secondo un espresso desiderio di von Balthasar, fecero molto parlare di sé. Il punto di partenza era la generosità inesauribile del Padre che portò all'origine eterna della Trinità santa, secondo il famoso passo paolino: "Dio non tenne per sé come un tesoro geloso la sua divinità". Questo è il grande dono di Dio, ma nella sua generosità Egli offre al Figlio la creazione. E quando la creatura nella sua libertà finita ricevuta in dono decide di allontanarsi dalla casa del Padre, il Figlio si offre prontamente per discendere nel mondo e riconquistare all'amore quel dono che rischia di andare perduto. Incarnazione, crocifissione e morte sono l'espediente estremo d'amore per convincere la creatura dell'amore di Dio. A questo punto, però, lo sconfitto è il vincitore: il Figlio calato negli inferi viene preso nell'abbraccio del Padre e questa è la resurrezione. La storia del mondo e dell'uomo viene così riorientata verso Dio. È Yapocatastasi, la dottrina della riconciliazione universale, condannata dalla Chiesa? Balthasar nega di giungere a tanto, anche se vuole prendere sul serio le parole del Vangelo, che parlano di Gesù venuto per la salvezza di tutti.
I cristiani? "Cantori dell¬πarcobaleno", capaci di passare dalla "cultura del lamento" al "culto della speranza". Ma quali impegni suscitare per promuovere "cieli nuovi e terre nuove" nel "terribile quotidiano"? Don Tonino invita a riflettere e a effettuare alcune "transumanze".
Mons. ANTONIO BELLO (1935-1993) ha indicato con la parola, con gli scritti e la testimonianza un sentiero di rinnovamento autentico della vita cristiana, basato sull’attenzione e la disponibilità al servizio.
Viaggio di Papa Benedetto XVI in Francia.
L'autore tenta di confrontarsi con il significato del tempo che corre con il suo ritmo quotidiano e con la sapienza della Parola proclamata nella liturgia di una festa particolare.