
"Dietrich Bonhoeffer, pastore evangelico, uno fra i massimi teologi del Novecento, membro attivo della resistenza al nazismo, morì il 9 aprile 1945, a trentanove anni, impiccato per ordine di Adolf Hitler. Quando decisi di rievocarne le principali vicende, compresi che le opere di Bonhoeffer mi spingevano verso i luoghi in cui lui era vissuto. Ho cercato a Roma i riscontri del viaggio che Dietrich compì insieme al fratello Klaus. Sono stato nelle case aristocratiche che lo videro crescere. Ho voluto conoscere le chiese nere di Harlem, tappa decisiva per la sua formazione. Mi sono aggirato fra le dune sabbiose di Zingst sul Mar Baltico e i calcinacci di Finkenwalde, in Polonia. Ho visitato l'abbazia di Ettal, in Baviera. Ho raggiunto il patibolo di Flossenbürg. Questo libro è il racconto di quell'itinerario, fisico e spirituale, nel cristianesimo di Dietrich Bonhoeffer, un uomo che non ha esitato a misurarsi con le tragedie della storia e la cui vita rappresenta, ancora oggi, una ragione di speranza per molti in ogni parte del mondo." (Eraldo Affinati)
Questo libretto aiuta chi aspira a trovare quiete nel mezzo del turbinio" della vita. "
«È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante» (Antoine de Saint-Exupéry). Concedersi tempo è la cosa che maggiormente l'uomo deve riprendere a fare. Il tempo per porsi in ascolto con la vita e riprendere a respirare profondamente: passeggiare avendo il tempo di guardare le cose che ci circondano, trovare il tempo di entrare in una chiesa la cui porta è aperta... e forse non per caso.
Il presepe suscita tanto stupore e ci commuove perché manifesta la tenerezza di Dio per noi (Papa Francesco).
Si tratta della trascrizione in stile colloquiale di un corso di Esercizi spirituali, dettati dall'autore nel 1990, a Bologna, presso la Villa San Giuseppe, in occasione di un "anno ignaziano". Gli Esercizi, di otto giorni, sono stati tenuti a un gruppo di gesuiti e ad altri amici sull'Autobiografia di sant'Ignazio. Poco prima di questo corso, l'autore aveva avuto modo di leggere Il cammino dell'uomo di Martin Buber, rimanendone colpito dalle molte similitudini tra l'esperienza spirituale di Ignazio di Loyola e l'insegnamento chassidico di M. Buber. Anche il cammino ignaziano descritto nell'Autobiografia, infatti, propone un itinerario per la crescita, la maturità, l'autenticità e segna le tappe cruciali del "cammino dell'uomo", come risalire la propria fonte, scegliere la propria vita e perseguirla con tutte le forze.
Questo libro non ha certo la pretesa di fare un bilancio. Intende raccontare la storia dei primi due anni di Francesco: due anni intensi e straordinari, e, per molti, anche sconvolgenti. E, raccontando questa storia dal di dentro, è possibile così rileggere progressivamente il papato bergogliano nei suoi passaggi decisivi: la nascita, la novità che subito rappresenta, la sua crescita, i tanti cambiamenti, ma anche le sue debolezze, le sue contraddizioni, come pure le resistenze che incontra o che esso stesso provoca. E, al centro di tutto, il progetto di una nuova visione di Chiesa che Francesco ha disegnato nella "Evangelii gaudium", e che, se realizzato, potrebbe cambiare molte cose nel cattolicesimo. Per il momento, dunque, c'è un Papa che ha in mente una profonda riforma della Chiesa, gode ancora di un enorme consenso popolare, ma deve fare i conti con l'opposizione di forti settori della gerarchia ecclesiastica. Due prossimi appuntamenti - il secondo Sinodo sulla famiglia in ottobre, e il 50° della chiusura del Concilio Vaticano II in dicembre - ci daranno qualche risposta in più.
"Tutto ci sembra un colpo d'ala. Una "carezza" che Dio ha voluto dare non solo alla Chiesa, ma all'umanità ferita. Alla scuola di Francesco, diciamo la nostra lode". Riflessioni da Assisi, la città del Poverello, di cui il Papa ha assunto il nome.
Ma davvero Francesco è un Papa che divide? Potrebbe sembrare una domanda provocatoria, critica. Invece, è come se fosse la fotografia, a cinque anni dagli inizi, del pontificato bergogliano. Per Francesco, bisogna tornare al Vangelo, declinato però nel segno della misericordia, della centralità dei poveri, dell’attenzione alle periferie, anche esistenziali, anche morali. Insomma, una proposta di cambiamento radicale. Che inquieta i cuori, sconvolge mentalità e abitudini, scompagina i centri di potere, provoca resistenze, opposizioni, all’interno della stessa gerarchia ecclesiastica. E finisce, appunto, per dividere il popolo cristiano. C’è gente che non si riconosce nella “Chiesa in uscita” di Bergoglio, nel suo “perdonismo”. Si parla di un Papa “eretico”, di uno scisma. Sono le inevitabili contraddizioni che caratterizzano il progetto rivoluzionario di papa Bergoglio; e con queste contraddizioni, perciò, è necessario fare i conti. Senza che per questo – e ne è convinto l’autore del libro, con l’esperienza di sessant’anni di frequentazione della storia religiosa e del mondo vaticano – si debba cedere al pessimismo. Il cattolicesimo è in un periodo di transizione molto complesso, molto sofferto. Ma, se vissuto con coraggio e creatività, potrebbe spalancare orizzonti oggi impensabili.
L’autore prende spunto dal viaggio di Benedetto XVI a Cipro (4-6 giugno 2010) per narrare la storia e la cultura del popolo cipriota. È la prima volta che un Papa visita Cipro.
Il Presidente Christofias sottolinea le radici cristiane di Cipro, la sofferenza del suo popolo, le linee di azione del Governo e la ricerca di nuovi negoziati. Il Papa mette in rilievo che a Cipro Barnaba lascia la guida a Paolo, cittadino romano, e la predicazione cristiana, generalmente diretta allora a quanti frequentavano la sinagoga, inizia a raggiungere anche i pagani. È da qui, dunque, che si avvia l’evangelizzazione dell’intera Europa. Cipro: la porta del cristianesimo in Europa.
Molto importante è la posizione strategica di Cipro non solo dal punto di vista geografico ma anche culturale. Il Papa sottolinea l’importanza del dialogo ecumenico tra cristiani cattolici, armeni e ortodossi come pure dei musulmani e invita tutti al superamento di quanto divide perché si possa vivere un’era di pace e di riconciliazione.
Viene evidenziato anche come, nella storia, molti beni antichissimi di valore artistico e spirituale siano stati profanati, distrutti e trafugati. L’autore afferma: «Le opere d’arte sono espressione del pensiero e nascono per sopravvivere a chi le ha concepite perché possano trasmettere un messaggio universale. Per questo mi piace ricordare quanto scriveva Concetto Marchesi e cioè che “l’arte ha bisogno di uomini commossi, non di uomini riverenti”. La vicenda di Cipro ha bisogno di uomini commossi».
Autore
George Poulides, primo Ambasciatore residente della Repubblica di Cipro presso la Santa Sede, Ambasciatore Rappresentante Permanente della Repubblica di Cipro presso le Organizzazioni delle Nazioni Unite a Roma, primo Ambasciatore della Repubblica di Cipro presso il Sovrano Militare Ordine di Malta. Si è laureato in Inghilterra e parla correntemente quattro lingue: greco, inglese, francese e italiano. Sposato con Marie Eugenie, è padre di Marcantonio, Fotis e Alexandros.
Patrono, custode e padre: sono le tre parole con cui papa Francesco caratterizza lo sposo di Maria e padre terreno di Gesù, san Giuseppe, al quale ha dedicato un ciclo di catechesi svoltosi dal 17 novembre 2021 al 16 febbraio 2022, in occasione delle udienze generali. Queste riflessioni sono ora raccolte in questo volume. Risuona forte l'appello di Francesco: «Il cristiano è come San Giuseppe: deve custodire. Essere cristiano è non solo ricevere la fede, confessare la fede, ma custodire la vita, la vita propria, la vita degli altri, la vita della Chiesa».
Molte persone oggi sono alla ricerca di una spiritualità libera da dogmi di fede e capace di condurre, in qualche modo, all'esperienza di Dio. Desiderano sperimentare un senso nel loro vivere quotidiano. In questo libro due teologi si confrontano e indicano una via percorribile: è possibile fare esperienza di Dio riconoscendolo nell'altro e nel creato perché in ogni singolo essere umano che si incontra e nel cosmo intero risplende qualcosa del mistero di Dio. Entrambi gli autori, quasi all'unisono, rivelano che tutto ciò è un immenso dono che diventa anche un'enorme responsabilità affidata alle donne e agli uomini di questo mondo.
Un fascio di lettere scritte tra l'aprile 1958 e il giugno 1973 documenta l'amicizia, discreta ma intensa, tra don Giovanni Stecco, insegnante del seminario di Vicenza, e i coniugi Maritain, Raissa prima (due sole lettere), poi Jacques. Fu una piccola «grande» amicizia, accesa da un momento di entusiasmo di don Giovanni in seguito alla lettura di Les grandes amitiés di Raissa. Col tempo, don Stecco diventerà, per le insistenze di Maritain, il privilegiato confidente italiano, ripetutamente pregato d'intervenire e mediare i rapporti non sempre sereni tra il filosofo e gli editori e traduttori italiani delle sue opere. Nelle lettere si trovano riferimenti a Pio XII, all'accoglienza italiana del volume Umanesimo integrale e a Paolo VI. Ma anche al concilio Vaticano II, al discorso di papa Montini all'Onu, all'amico compositore Arthur Lourié, a Thomas Merton e all'alluvione di Firenze del 1966.