
Riconosciuta beata il 4 novembre 2001, Gaetana Sterni (1827-1889), di Bassano del Grappa, dal 1864 scrisse questa sua autobiografia che con stile sobrio ed efficace racconta il proprio itinerario spirituale. Come altre personalità cristiane dell'Ottocento più note, fondò una congregazione religiosa di assistenza, a partire da una intensa e personale vocazione alla preghiera e alla carità.
Il volume ruota intorno al rapporto tra dolore, sofferenza fisica e psichica ed esperienza religiosa illuminato dalla figura di Padre Pio. Attraverso la lettura dell'Epistolario si cercherà di spiegare come e perché Padre Pio era una risposta per la gente ai propri disagi fisici e psichici, ossia come essa avesse scorto nel frate di Pietrelcina la pienezza del mandato di Cristo di 'predicare il Vangelo e guarire i malati'.
Antonio Maria Sicari racconta le storie dei santi, che diventano tutte delle pennellate con le quali egli contorna e abbellisce l'unico volto di Cristo. I santi raccontati in questo volume portano i nomi di Bernardo di Clairvaux, Benardino da Siena, Caterina da Genova, Carlo Borromeo, Giacomo Cusmano, Paolina Visintainer, Armida Barelli, Maria Maravillas di Gesù, Josemaría Escrivà, Pino Puglisi. I due fuochi della narrazione sono collocati nel Medioevo e nel ventesimo secolo, collegati da due figure diverse ma complementari come santa Caterina da Genova e san Carlo Borromeo.
Gli articoli che padre Aldino Cazzago ci offre in questa sua raccolta sono riflessioni concentriche sui tema della santità: dal "fastidio" iniziale che essa provoca nei più lontani al turbamento che dà ai più pensosi, allo splendore che essa può originare quando si coniuga e si esprime umilmente e gloriosamente nell'opera artistica. E infine l'autore non dimentica l'insistenza con cui il nostro "Santo Padre" invita i credenti a riconoscere che la santità è l'unico vero problema cristiano.
Nei ritratti di santi di padre Sicari il termine pittorico, inusitato in campo teologico, fa riferimento all'intenzione di presentare delle figure complete, né stilizzate né esangui, ma vive di passione umana e cristiana, di desiderio di soprannaturale, ma anche di fame e sete di giustizia, di amore di Dio e di solidarietà per ogni fratello che, nonostante il volto sfigurato, è colui per il quale Cristo è morto. I santi di Sicari non sono solo dei racconti biografici accurati oppure delle ricostruzioni di un'epoca o di un pensiero, ma spiegazione del Vangelo, riproposizione dell'annuncio attraverso la testimonianza di discepoli che sul Vangelo di Cristo hanno cercato di conformare la loro vita, e invito alla sequela. In quest'ottica si comprende il passaggio apparentemente ingiustificato da un'epoca all'altra della storia cristiana, da Agostino fino ai nostri giorni. I ritratti antichi, medievali, moderni e contemporanei sono altrettante tessere dell'unico volto di Cristo, spiegazioni vive del Vangelo che la Chiesa, che è comunione di santi, è chiamata a vivere in ogni tempo.
Filippo Neri (1515-1595) è il santo toscano che trasferitosi a Roma crea nella città stanca e corrotta un'oasi e un movimento di allegria umana e cristiana: il santo della musica, degli spettacoli, degli scherzi; un vero riformatore: una ripresa delle origini del cristianesimo con una ritrovata importanza dei laici. Non voleva fondare nulla e nascerà l'Oratorio e la congregazione religiosa i cui responsabili si raduneranno in seimila a Roma a metà settembre da tutto il mondo. Il presente volume è opera di un giovane studioso che con un lavoro storico, documentato sulle testimonianze del tempo ha tracciato la figura di Filippo come "padre". Così infatti lo chiamavano: era padre per tutti quelli che lo incontravano e così pure per i sacerdoti e i laici che lo seguirono. Senza moralismi, senza precetti particolari cambiò la vita di molti: da disperati, sbandati, truffatori, ricchi, e poveri che fossero: cambiò Roma. Figura attualissima, preconciliare, diremmo oggi. I grandi e i santi del suo tempo, da san Carlo Borromeo a Camillo de Lellis, rimasero folgorati dalla sua persona e dalla sua opera. Altri ordini religiosi mandavano da lui i novizi.
Un incontro con Vincenzo de' Paoli che disorienta perché, pur descrivendo un'epoca da noi distante, il Seicento, interviene con straordinaria pertinenza nelle istanze esistenziali, nelle contraddizioni sociali e nelle opacità dell'annuncio cristiano sperimentate dall'uomo d'oggi. Di fronte a questo "santo della carità", a quest'uomo di preghiera che ha consumato, e invitato a consumare, la vita per i bisognosi, il testo di Giovanni Burdese non tratteggia un semplice, seppur edificante, quadro agiografico, ma fornisce una sintesi culturale e spirituale di carattere storico, teologico ed ecclesiale. Il guascone Vincenzo de' Paoli ne emerge come straordinario esempio di antropologia religiosa cristiana che ha segnato i secoli successivi del cristianesimo, interpellandoci ancor più nell'oggi. La prima parte del saggio propone un breve quadro storico, con riferimento alle grandi correnti spirituali dell'epoca, facendo vedere come san Vincenzo vi sia inserito, pur sviluppando una cristologia e una spiritualità tutta sua. La seconda tratta di tre principi tipici della spiritualità vincenziana, vale a dire: la religione verso il Padre; l'amore verso l'uomo; l'unione tra amore affettivo ed effettivo. La terza traduce storicamente i suddetti principi in due applicazioni: l'amore alla verità e la valorizzazione del genio femminile. Infine, nella quarta parte vengono esposte alcune considerazioni per l'oggi.
P. Antonio Maria Sicari ci dona questo Undicesimo libro dei Ritratti di Santi, da lui scritto non per «insistenza professionale», ma perché i Ritratti segnano le tappe di un «itinerario quaresimale» che viene celebrato ormai da ventidue anni. E sono molte le comunità cristiane che lo seguono con desiderio di conoscere sempre nuovi profili di amici di Dio. Il volume si apre con il lungo ritratto dedicato alla vocazione e alla missione di san Paolo, l’Apostolo delle genti, nel secondo millennio dalla nascita. L’autore si sofferma poi sull’immensa «opera contemplativa» compiuta da santa Giovanna Francesca di Chantal, nella Francia lacerata dalle guerre di religione. Delinea due profili di «santi della carità» (il veronese san Giovanni Calabria e il tedesco-russo servo di Dio Friedrich Joseph Haass), diversissimi tra loro ma accesi dalla stessa passione per l’ecumenismo della misericordia e della santità. Racconta due appassionanti e gloriose vicende di martirio, una nella Germania nazista (il beato Franz Jägerstätter) e una nel Vietnam comunista (il servo di Dio F.-X. Nguyen Van Thuan): un giovane padre di famiglia e un vescovo, segnati dalla stessa irremovibile dedizione a Cristo e alla sua Chiesa. E «sorprende» col lungo ritratto di una «venerabile» di sei anni e mezzo: la piccola Nennolina (Antonietta Meo), che si abbracciò alla Croce di Gesù così intimamente e con tanto cuore da maturare anche nell’intelligenza della fede: una «prodigiosa esistenza teologica», realizzata da quel Padre celeste che «si compiace di rivelarsi ai piccoli». Infine ci restituisce il volto luminoso di Giovanni Paolo I, il Papa chiamato a mostrare, sia pure fugacemente, la dolcezza del cuore della Chiesa, quando ella si sofferma sul suo compito originario, quello di essere madre ed educatrice dell’umanità. In soli trentatré giorni di pontificato, Papa Luciani ci ha mostrato il sorriso della santità: la santità che sorride e il sorriso che ci fa santi. Così continua l’itinerario alla scoperta del volto di Cristo, che si riflette in quello di tutti i suoi santi, senza che mai si possa esaurirne l’Unica Bellezza.
I Ritratti di Santi, per cui l’Autore è ormai noto ad un largo pubblico di lettori, non fanno parte della produzione, pur abbondante, di Antonio Sicari che nasce come saggistica scritta sia riguardante la mistica, la spiritualità, l’esegesi o la teologia.
Si tratta, infatti, di scritti che partecipano ad un genere letterario che ha una lunga tradizione nella storia cristiana.
I ritratti, redatti anch’essi per iscritto dall’Autore, nascono dalle conferenze di Quaresima che padre Sicari tiene da molti anni. Il presente volume raccoglie quelle del 2010 e del 2011.
Come sempre, ogni conferenza riguarda un santo che, come lo stesso Autore conferma, è stato scelto in modo, di volta in volta, piuttosto occasionale: o perché la Chiesa lo ha recentemente indicato, o perché i fedeli stessi lo hanno suggerito in base all’affetto e alla devozione.
A volte l’autore ha dovuto assecondare richieste insistenti e più volte ripetute, come è avvenuto, ad esempio, per il Ritratto di San Giuseppe, che sembra giungere piuttosto tardi, ma è stato lungamente meditato e perciò anche atteso.
Il volume permette anche alcuni accostamenti significativi, anche se occasionali. Il lettore non faticherà ad accostare la figura di S. Anselmo d’Aosta a quella di J.H. Newman, ambedue luminose per la "carità dell’intelligenza"; sentirà vicine l’esperienza martiriale di Oscar Romero e quella di Jerzy Popiluszko, che seppero testimoniare congiuntamente l’amore alla Chiesa, al proprio sacerdozio e alla propria terra; si commuoverà per la fantasia caritatevole di S. Martino di Porres - un fraticello peruviano del Cinquecento - che bene s’accorda all’umile genialità di Vincenza Gerosa e Bartolomea Capitanio, due ragazze bresciane dell’Ottocento; e potrà restare stupito sia per il "candore" di una ragazza siciliana affascinata dall’Eucaristia (anche se splendente in una clausura) che per la "chiarità" di una moderna ragazza ligure che ha saputo rendere luminosa perfino la sofferenza, imparando dalla grande Chiara Lubich a far compagnia a "Gesù Abbandonato".
Accostamenti casuali, dicevamo, o forse no, se si pensa che tutte le vicende accadono sulla scena dove, da secoli, è rappresentata sempre la stessa vicenda d’amore tra Cristo e la sua Chiesa.
San Vincenzo de' Paoli non è entrato - immeritatamente - nella storia della letteratura, neanche religiosa, per le "conferenze" alle Figlie della Carità. È entrato però nella storia della Chiesa per quello che esse hanno sortito: la struttura spirituale delle Figlie della Carità e la diaconia della carità resa possibile anche al genio femminile. Difficile pensare a san Vincenzo come a un maestro di metodo o di comunicazione; eppure le sue "conferenze" corrispondono alle più moderne metodologie di comunicazione oggi attuate in ambiti diversi. Esse hanno radici lontane, rinvenibili in tradizioni patristiche o monastiche, ma del tutto originali nel loro genere per la concretezza e il coinvolgimento dei destinatari. A tali "conferenze" o incontri, che si svolgevano a Parigi presso la Casa Madre delle Figlie della Carità, le partecipanti venivano preparate, magari con appunti, conoscendo in anticipo il soggetto della conferenza stessa. Al termine veniva fatto un lavoro redazionale, sottoposto alla revisione dello stesso Vincenzo. Quanto ai contenuti, emergono i temi tipici della spiritualità vincenziana: l'incontro come dato provvidenziale; la vita come vocazione; l'amore di Dio e il conseguente amore del prossimo; l'amore affettivo e quello effettivo; il servizio spirituale e materiale; l'umiltà, la semplicità e la carità come virtù basilari; la vita di comunione e di consacrazione. (Prefazione di Richard Mc. Cullen)
San Francesco di Paola, per la sua modernità nell'affronto dei problemi sociali e per la sua statura religiosa, è una figura da riproporre ai lettori oggi. Nato a Paola, in Calabria, nel 1416, e morto a Tours, in Francia, nel 1507, san Francesco di Paola ha percorso tutto il XV secolo e, attraverso l'Ordine dei Minimi da lui fondato, fu grande protagonista del suo tempo. Ma san Francesco di Paola è oggi ai più sconosciuto. Attraverso una dettagliata ricostruzione del momento storico e dei grandi personaggi del tempo che vennero in contatto con l'umile eremita, la presente biografia vuol far conoscere a un vasto pubblico con un linguaggio divulgativo san Francesco di Paola, testimone di uno stile di vita che vide uniti la più intensa mistica e l'impegno sociale e politico, e per questo costruttore di civiltà. L'opera mette in evidenza il suo impegno per la giustizia sociale nella difesa dei poveri dai soprusi dei potenti sin dal periodo calabrese. Ampio spazio è dato poi al periodo in cui visse alla corte di Francia, dove fu notevole la sua influenza diplomatica per porre pace tra le varie nazioni europee. Viene riportata anche la vasta influenza spirituale e culturale che ebbe la spiritualità del Paolano nell'Europa del tempo: grandi figure come Francesco di Sales, Vincenzo de' Paoli, Vincenzo Pallotti, Daniele Comboni si legarono alla spiritualità dell'eremita calabrese. Infine è posto in luce l'influsso di san Francesco nelle novità sociali e culturali del XVI e XVII secolo.