Esponente di un'illustre casata della nobiltà calabrese, Fabrizio Ruffo, dopo avere ricoperto importanti incarichi presso la Santa Sede, nel 1794 è nominato cardinale e si trasferisce a Napoli. Con l'avvento della Repubblica e la fuga in Sicilia di Ferdinando IV di Borbone, il Ruffo, in qualità di vicario regio, nel febbraio 1799 intraprende la spedizione sanfedista che in 4 mesi porta alla riconquista del Regno di Napoli. Partito fra lo scetticismo generale con pochi uomini e scarsi mezzi finanziari, il suo impegno di salvare la vita ai giacobini napoletani viene però disatteso dai Sovrani borbonici, con l'avallo dell'ammiraglio Nelson. Il cardinale Ruffo, sebbene oggetto di controverse interpretazioni, rimane un personaggio di rilievo indiscutibile per avere compiuto una straordinaria impresa militare e politica.
Con questo libro Peter Brown affronta senza ambiguità uno dei grandi paradossi della storia dell'Occidente. Utilizzando fonti alte e archivi "bassi" elaborazioni dottrinali di matrice teologica, disposizioni del diritto canonico e materiali spuri tratti dalla vita quotidiana di comunità e personaggi minori - lo storico scrive una vera e propria storia economica del cristianesimo e della Chiesa delle origini. Al centro del libro la condizione paradossale per cui se anche la rinuncia, il dono e la povertà si trovano al cuore dei Vangeli, la chiesa, che su quei testi si è edificata, è diventata, nel corso dei secoli, una delle più formidabili potenze economico-finanziarie della storia. Lungi dal gridare allo scandalo, Brown cerca di spiegare come mai un'istituzione nata sul presupposto secondo cui la vera vita si colloca nel mondo altro della promessa, e che questo mondo, con i suoi beni, lusinghe e tentazioni, è da rigettare, proprio a questo mondo si è adattata con tutte le sue forze, insediandovisi e organizzandosi anche e soprattutto come potenza economica e politica. Due i fenomeni studiati dall'autore. Da un lato il flusso di ricchezza, poteri, ruoli e funzioni di comando e controllo dalla grande aristocrazia terriera alle alte gerarchie ecclesiastiche. Dall'altro, e specialmente, le condotte e scelte di vita di una "moltitudine sinora inosservata". La ricchezza della Chiesa si spiega soprattutto guardando verso il basso, verso un mondo di cui si sapeva poco solo fino a pochi anni fa...
La Chiesa è storicamente davanti ad un bivio decisivo: ostruire (il soffio dello Spirito) o costruire (guidata dallo Spirito); continuare con dinamiche ormai obsolete e adagiarsi nel torpore di un'età di decadenza comatosa o avviare, con coraggio ed entusiasmo, una svolta radicale e aprire a una "forma" nuova di cattolicesimo. Vi è oggi un problema generale che non è solo di una parte dei fedeli: si tratta di considerare qual è il "blocco" o i "blocchi", che fanno resistenza allo Spirito e intristiscono l'ambiente ecclesiale. Tutti ostacoli che vanno superati con scelte chiare ed efficaci, ma non dettate da ingegneria canonico-ecclesiastica, né decise a colpi di maggioranza, come in un braccio di ferro politico. Queste pagine offrono riflessioni per compiere scelte ormai ineludibili e, anzi, già in forte ritardo.
Le fonti agiografiche ci raccontano che Francesco d'Assisi, a due anni dalla morte, si ritirò sulla Verna per vivere una quaresima di digiuno e preghiera, secondo una sua ritualità. Nel silenzio e nell'orazione il Crocifisso gli imprime nel cuore e nel corpo i segni dell'amore: le stimmate. L'autore cerca di rispondere alle domande più importanti: come sono nate le stimmate, come sono possibili e che cosa significano per noi oggi? Esse, pur essendo principalmente un dono divino, non accadono all'improvviso, dal nulla, ma fioriscono su un "terreno" preparato. La categoria di rito/rituale sembra importante per scoprire e descrivere la vita che Francesco conduceva prima di ricevere il dono delle stimmate. E questo ha molto da dire anche al bisogno di spiritualità e di nuove ritualità di noi uomini contemporanei.
La nuova cultura visuale ha ricominciato a occuparsi della funzione sociale delle immagini e, altresì, del loro potere simbolico. Le immagini non si limitano a rappresentare la realtà e a esprimere significati, ma si spingono oltre: producono effetti. È un loro tratto intrigante, tutto da esplorare. La posta in gioco diviene chiara ripercorrendo le tappe dell'antico dibattito cristiano sulle immagini sacre, racconto sostanzialmente rimosso dalla Storia dell'Arte. Zanchi svela da par suo l'istanza teologica che alimenta la diatriba a cavallo fra VIII a IX secolo. Quando accedono nella pretesa di mediazione del divino, le immagini sacre si trasformano in idoli e si allontanano dal necessario legame della verità di un'esperienza con la parola che la rende autentica. Immagine, parola e sacramento - i tre termini che, a seconda dell'equilibrio che si stabilisce, distinguono "idolo" da "icona" - ritornano in auge nel contesto dell'attuale imperativo estetico e del suo crescendo infomediale. Lì, ancora una volta, immagine e parola si contendono il campo della mediazione simbolica, svolgendo una funzione fatta di realismo-ed-efficacia che era sempre stata, in realtà, quella del sacramento. La lotta fra iconoclasti e iconofili riguardava, più che la liceità della rappresentazione del divino in figura, un potere di mediazione che le icone stesse contendevano al sacramento. E quel nodo risulta emblematico anche per noi, dato che oggi «l'immagine è tutto». Una raffinata interpretazione del potere sociale delle immagini.
Anton Tommaso Volpi (1721-1797), parroco di Villasola e di Osio Sopra, presbitero ambrosiano originario di Somasca acquisito dalla diocesi di Bergamo, entrò con competenza e lucidità speculativa nelle polemiche dottrinali dibattute negli anni '80 del Settecento tra giansenisti e antigiansenisti. La lettura della sua opera e dell'epistolario, pubblicato nel volume, rivela la figura di uno studioso appartato che con i suoi scritti intese contribuire alla chiarificazione concettuale necessaria ad un confronto equilibrato fra le sensibilità teologiche in gioco, al di là di prevenzioni e passioni di partito.
Storia è annodare cime destinate a ricongiungersi. Come accade in mare, dove il rapporto con la storia - e con la fede - è talvolta più saldo che a terra. Ne è un'espressione l'Apostolato del Mare, l'opera ufficiale della Chiesa cattolica per il servizio pastorale della "gente di mare": addetti al trasporto delle merci via mare, alla pesca, alla cantieristica navale, al servizio nei porti e alla crocieristica. Ampia parte del libro è dedicata agli sviluppi della pastorale dei marittimi in Italia: dalla fase pionieristica di fine Ottocento alle difficoltà del confronto con due guerre mondiali, dalla ripresa alla riorganizzazione degli anni Sessanta e Settanta, fino alle più recenti sensibilità e alle prospettive future di una società sempre più tecnologica e alienante. Particolare risalto è dato all'internazionalità dell'Apostolato del Mare, alla sua propensione all'ecumenismo e al dialogo interreligioso, alla salvaguardia dell'ambiente. Completano il libro gli scorci biografici di alcune fra le migliaia di vite spese al servizio dell'Apostolato del Mare o toccate da questo stesso impegno.
Il volume si divide in tre parti. La prima analizza il giubileo ebraico e quello cristiano e tutto ciò che a esso si lega esso si lega. La seconda riguarda il primo vero giubileo della storia, quello del 1300 istituito da Papa Bonifacio VIII. L'ultima parte invece riguarda il rapporto di Dante con tale giubileo: se sia andato o no a Roma in quell'occasione, la presenza nella Commedia di luoghi di Roma e altre problematiche nel rapporto Dante-giubileo.
Un breve profilo storico di ciascun papa, da San Pietro a Francesco, in cui l'attenzione è focalizzata sugli aspetti più significativi del Papato. Il testo fornisce informazioni essenziali su ogni Papa, esposte in una forma semplice e chiara; le note di curiosità contribuiscono a rendere viva e facilmente accessibile alla mente e al cuore dei pellegrini una realtà storica che, a prima vista, potrebbe sembrare "morta" o lontana rispetto al tempo moderno.
Questo volume offre una panoramica sintetica sugli aspetti più rilevanti e più incisivi che hanno determinato la fisionomia del pontificato di ciascun papa dei Giubilei. I dati informativi, strutturati in un inquadramento storico, sono articolati in forma semplice e chiara e puntano a far comprendere la funzione che ciascun pontefice ha svolto nel processo storico.
Il Vangelo di Giovanni è il più colto dei Vangeli ma anche il meno affidabile dal punto di vista storico. È questa un'opinione antica, diffusa, tenace. Ed è però un'opinione profondamente falsa.
Nell'immaginario collettivo gli istituti religiosi femminili di vita attiva si sono dedicati esclusivamente alle opere di cura, ma nella loro storia non sono poche le congregazioni che si sono occupate, in maniera più o meno diretta, di lavoro, di lavoratori e di lavoratrici. Questo è avvenuto, da una parte, in controtendenza rispetto alla dottrina sociale cattolica, che per decenni predilesse - e per molti versi ancora predilige - il lavoro domestico per le donne, mentre dall'altra è avvenuto in sintonia con la tradizionale visione che privilegiava le logiche di tutela nei confronti delle lavoratrici. Attraverso cinque casi studio - le suore operaie della Santa Casa di Nazareth, le suore apostoline di Novara e le piccole sorelle di Charles de Foucauld, le orsoline e le pie operaie di S. Giuseppe - questo libro si propone di esplorare in che modo alcuni istituti religiosi femminili tra '800 e '900 si sono dedicati al lavoro inteso come attività umana rivolta alla produzione di beni di valore economico secondo i sistemi produttivi vigenti e come la loro gestione sia stata parte di un apostolato più ampio verso il mondo del lavoro di tipo capitalistico. Tali ricostruzioni consentono di colmare un vuoto oggettivo degli studi di storia sociale e religiosa, offrendo una conoscenza per buona parte ancora inedita delle congregazioni femminili spesso promotrici di esperienze che hanno finanche cronologicamente preceduto quelle maschili più note.