
Paladini di carta è una disincantata e ironica rilettura del giornalismo e della sua storia, dagli albori ad oggi. Un manuale sul come si è fatta, si fa e si dovrebbe fare informazione raccontato, con l'abilità dello scrittore di gialli e l'accuratezza del cronista. Come un romanzo vengono infatti seguiti filoni paralleli che vanno poi ad intrecciarsi: da un lato una rilettura in chiave storica ed ironica della storia del giornalismo e dei personaggi che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito allo crescita ed allo sviluppo della professione, dall'altro le caratteristiche del giornalismo "moderno" e delle tecniche da conoscere e mettere in pratica.
"Ripercorrere l'esperienza di Alexander Langer consente di seguire un itinerario di vita pieno di avventure, attraverso i luoghi cruciali della storia d'Italia e d'Europa dagli anni trenta del Novecento fino alla fine del secolo. A seguire la vita di Langer si ha poi la possibilità di compiere un viaggio vorticoso in compagnia di un personaggio straordinario, spinto ogni volta dalla propria sensibilità e intelligenza a trovarsi là dove le crisi scoppiavano più acute." Alexander Langer è stato tra i promotori del movimento politico dei Verdi in Italia e dal 1989 deputato del Parlamento europeo. Nel Parlamento è stato leader dell'opposizione alla guerra nel Golfo e poi dello schieramento che esigeva un intervento politico, umanitario e anche di polizia internazionale nell'ex Jugoslavia, fondatore tra l'altro del "Forum di Verona per la pace e riconciliazione nell'ex Jugoslavia". Alex Langer è morto suicida nel 1995.
Amico personale di Federico Fellini per più di quarant'anni, il critico cinematografico del "Corriere della Sera" ricostruisce il profilo biografico del regista anche negli aspetti privati. Testimone oculare, Kezich racconta il cinquantennale matrimonio con Giulietta Masina e la conseguente unione artistica, particolari riguardanti la nascita e la lavorazione dei film, rievocati uno per uno. Particolare attenzione è offerta al contraddittorio rapporto di Fellini con le scienze occulte e lo spiritismo di cui fu, per un periodo, scettico ma impressionabile praticante.
Esiste una rete di prigioni segrete per prigionieri fantasma. Luoghi dove le convenzioni internazionali sono parole vuote, lettera morta, e la tortura è regola. Luoghi che possono inghiottire come un buco nero. Non negli angoli del mondo governati dalle forze dell'"asse del male", ma qui, da noi, in Occidente, nella civilissima Europa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Sono aerei, basi militari, stanze d'albergo, prigioni vere e proprie. Perché ogni luogo in cui il diritto e i diritti vengono imprigionati diventa carcere. L'inchiesta di Giulietto Chiesa, membro della commissione istituita dal parlamento europeo per indagare su tutti gli atti di violazione delle norme internazionali ad opera della CIA in Europa, fa emergere uno scandalo politico che coinvolge quasi tutti i servizi e i governi europei, dall'Italia del caso Abu Omar alla Polonia, dalla Germania alla Svezia, di destra e di sinistra, con accuse di complicità, menzogne, accordi segreti. Forte delle testimonianze di rapiti e torturati, di rappresentanti di organizzazioni non governative e di funzionari - americani ed europei - che hanno deciso di rompere il muro del silenzio, un atto d'accusa che poggia su una documentazione inedita e accurata e testimonia la violazione di quei valori su cui vogliamo sia fondata la nostra civiltà.
Per tutti gli anni del suo insegnamento Lacan si è impegnato a formalizzare una teoria psicanalitica, sforzandosi di riportare le nozioni della clinica entro uno spazio asettico, ritagliato sul modello della matematica. Il suo scopo non era propriamente quello di accreditare la psicanalisi come una scienza, quanto di costituire un corpus dottrinale trasmissibile, senza indulgere ad uno psicologismo intuitivo, che si prestava a facili deviazioni verso l'omologazione del senso comune. Per questa via egli pervenne, attraverso la strutturazione di un discorso propriamente psicanalitico, ad un'elaborazione teorica non auto-referenziale, che richiedeva di essere sempre mantenuta ad un elevato livello di tensione formale. Ne deriva per la psicanalisi, che per se stessa si configura come una pratica artigianale, l'esigenza ineliminabile del sostegno di una dottrina. Paradossalmente è proprio il rigore teorico della dottrina a permettere alla psicanalisi di mantenere ciò che costituisce il suo pregio, il legame a filo doppio che, nella pratica, connette la sua trama con il sapere inconscio. Freud non scrisse mai un vero e proprio manuale di tecnica psicanalitica. Che lo facesse era forse auspicato da chi intendeva ricondurre la novità rivoluzionaria dell'invenzione freudiana in termini di scientismo terapeutico, appellandosi ai voti dello stesso Freud che, a giusto titolo, rivendicava alla psicanalisi il diritto di cittadinanza nell'ambito delle scienze vigenti a quel momento.
"Che ci faccio qui?", è la domanda che si pongono gli allievi stranieri in classe, persi in mezzo a una scuola, a compagni e a una lingua che non conoscono quasi per niente. Ma è anche la domanda che si pongono spesso gli insegnanti di fronte ad allievi che non sanno come aiutare. Stranieri in classe entrambi, l'insegnante e l'allievo possono subire questo disorientamento in modo passivo, cercando rifugio in vecchi e nuovi stereotipi. Ma possono anche fare di tale disorientamento un punto di partenza. Il libro percorre in questa prospettiva le fasi in cui si articolano i protocolli di accoglienza scolastica: prima accoglienza, prima conoscenza, inserimento, italiano come lingua seconda, curricoli, rapporti con il territorio. In ognuna di queste fasi, infatti, le difficoltà possono diventare un'occasione per re-inventare una scuola più ospitale.
Da garanti del nuovo ordine democratico, costruito dopo la tempesta della guerra e i vent'anni di dittatura fascista, i partiti hanno svolto a lungo una funzione cardine, fino a identificarsi con lo stesso Stato e ad accreditare un'equazione distorta, come estrema difesa di un ceto politico sempre più delegittimato: democrazia uguale regime partitico. Con la fine della prima Repubblica, la nascita di nuovi soggetti politici e l'affermarsi del bipolarismo, inizia in Italia una fase di transizione complessa e ancora incompiuta. La cesura intervenuta nei primi anni Novanta impone una rilettura dell'intera parabola dei partiti, per spiegare le ragioni del loro dissolvimento, le loro identità e le loro culture in una scena politica profondamente cambiata, così come profondamente cambiata è la cornice internazionale alla quale per mezzo secolo il vecchio sistema ha fatto riferimento.
In che modo l'odierno impero americano si distingue dagli imperi del passato, come per esempio quello britannico dell'Ottocento? E qual è la caratteristica essenziale del moderno imperialismo dell'unica superpotenza mondiale, alle origini dell'intervento americano in Afghanistan e in Iraq? Per Eric Hobsbawm è la volontà (o piuttosto la velleità) di esportare la democrazia occidentale senza tener conto delle realtà locali, e senza elaborare prima un'efficace strategia di costruzione di uno Stato dalle sue fondamenta. In queste lucide pagine, Hobsbawm manifesta tutta la sua preoccupazione per quello che gli appare un Nuovo Disordine Mondiale.
A più di trent'anni dalla morte, Julius Evola è ancora un punto di riferimento ideologico per il mondo della destra radicale. Resistono il suo mito di filosofo anti-moderno e la leggenda di un suo razzismo innocuo perché "spirituale". Ma ha un senso distinguere il razzismo "spirituale" dal razzismo biologico? Fornire al razzismo/antisemitismo motivazioni "spirituali" modifica la sostanza del pregiudizio? Le teorie di Julius Evola sono realmente solo "spirituali" oppure sono soltanto un tentativo non riuscito di edulcorare la sostanza del razzismo/antisemitismo? Per Evola non si può parlare di una "parentesi" razzista, ma di un razzismo radicale e persistente che il pensatore tradizionalista mette al servizio della svolta mussoliniana, anche a costo di adattarne i contenuti alle esigenze politiche del fascismo, senza mai criticare le leggi razziali, se non perché applicate in modo troppo moderato a causa delle "discriminazioni". L'evoliana "razza dello spirito" non sfugge al determinismo biologico e anzi si risolve in un razzismo totalitario, più esigente, che differisce da quello del "Manifesto della razza" solo per la definizione di quella italiana come razza "ario-romana" piuttosto che "ario-nordica".