
"Un giorno o l'altro bisognerà liberarsi di tanta correttezza politica, di tanto perbenismo intellettuale, e osare dire come uno la pensa veramente. No, gli uomini non sono tutti uguali; sì, le razze esistono, e si dividono in inferiori e superiori. E superiore a tutte è l'africana". Il libro presenta i reportages dei lunghi soggiorni in Africa dell'inviato speciale Pietro Veronese.
In un saggio che si legge come un romanzo, uno psicoanalista e musicista ci accompagna con un linguaggio semplice in territori evocativi del nostro funzionamento mentale: i modi per cui una musica ci fa pensare qualcosa senza che possiamo dirlo con le parole; i meccanismi grazie ai quali un profumo innesca irresistibilmente un ricordo; o gli schemi profondi per cui una fantasia, un paesaggio o una melodia ci mettono in moto la mente.
Questo saggio parte da un luogo comune. Quello per cui i romanzi di Umberto Eco sarebbero costruiti su complesse alchimie intellettuali, su di un uso freddo della narrativa, inevitabile per un semiologo abituato ad analizzare i libri altrui secondo parametri e schemi teorici codificati. Roberto Cotroneo dimostra che tutto questo è falso e svela che il rapporto tra autore e romanzo è molto più stretto di quanto si pensi. Solo che è sapientemente celato, nascosto da un sistema di rimandi che fa di Eco un narratore fortemente diffidente, come se avesse una sorta di pudore narrativo.
Attraverso la presentazione e il commento di fiabe provenienti dalle più svariate tradizioni, il volume dischiude agli adulti il mondo magico di queste storie affinché possano appassionarsi sempre più al difficile ma importante ruolo di educatori. Le sei fiabe prese in considerazione nel libro (a partire dalla celeberrima "Cappuccetto Rosso") seguono le tappe dello sviluppo psichico: da qui il verbo crescere che fa da filo conduttore lungo l'ideale percorso tracciato.
È difficile credere all'anoressia mentale. Chi la osserva da fuori non concepisce che il cibo possa diventare un nemico così, all'improvviso, apparentemente senza motivi. Chi la vive non riesce più a capire come le persone possano mangiare senza problemi, senza l'ansia, senza l'angoscia. L'esistenza della protagonista di questo racconto parzialmente autobiografico si riduce un po' alla volta "in briciole". Si tiene in vita con pillole che anticipano l'alimentazione del futuro oppure alternando mangiate che la fanno star male a digiuni inflessibili. Ma sarà proprio una briciola di emozione, la riscoperta dei sentimenti, a ribaltarla e salvarle la vita.
Un diario di bordo a quattro mani fitto di dati sorprendenti, leggende, testimonianze di quel piccolo gruppo di isole che formano le Antille. "Cronache dai Caraibi" descrive non tanto le meravigliose o le incontaminate spiagge dell'Oceano Atlantico, quanto realtà ben più amare fatte di dittature violente, continui scontri razziali, riti vudù, sporchi affari da paradisi fiscali, indios cannibali che fanno resistenza alla foga civilizzatrice occidentale. Fatti e aneddoti sono pretesti per ricostruire passato e presente di questa regione squassata da guerre e rivolgimenti politici.
La scelta del matricidio come campo d'indagine e filo conduttore delle vicende narrate non aveva certo la pretesa premonitrice di qualche pur visibile sciagurata trasformazione sociale. Queste storie cercano, più modestamente, di segnalare qualche elemento in grado di aiutare a interpretare e a capire un disagio profondo che attraversa una parte del mondo giovanile. Queste storie hanno la sola ambizione di cogliere e proporre un aspetto metaforico; questi racconti vorrebbero parlare di quanto sta a monte, una sorte di precondizione del matricidio: l'indifferenza, ovvero l'opposto dell'amore.
Bisogna dire ai bambini tutta la verità sulla loro origine? In che cosa consiste la rivalità tra fratelli? Come si costruisce l'identità sessuale? A che cosa servono i sintomi, e bisogna proprio guarirli a ogni costo? A queste e ad altre domande, Marcel Rufo dà delle risposte concrete, frutto di trentacinque anni di pratica di psichiatria infantile. Ben lontano dal riferirsi a teorie astratte, l'autore dimostra, attraverso una serie di casi particolari, come i bambini e gli adolescenti esprimano, con il loro corpo e il loro comportamento, tutti i tormenti e gli smarrimenti che non riescono a verbalizzare.
In breve
L’eroe del Risorgimento italiano autore dell’Inno d’Italia. Il pensiero politico del giovane poeta combattente. La concezione mazziniana dell’Italia unita accesa dal fuoco dell’entusiasmo.
Il libro
“Tutta l’Europa è scossa e in grande ansietà; la quiete sepolcrale che dai superbi tiranni si diceva ‘pace’ ed era ‘morte di popoli’ in tanti lustri di turpe schiavitù, ha cessato per dar luogo all’azione di vita e di risorgimento. Finalmente siamo alla vigilia del tremendo conflitto dei due principii, indipendenza o schiavitù, ‘assolutismo o libertà’, né v’ha transazione o altra via conciliativa.”
“La vicenda specifica di Mameli illustra con efficacia la condizione di ‘esilio in patria’ di cui hanno sofferto a lungo i democratici nella storia italiana. Infatti, essa allude alla difficoltà con cui il termine ‘repubblicano’ è entrato nella cultura degli italiani. Una parola – ‘repubblica’ – e un sentimento che non hanno mai goduto di una cittadinanza particolarmente benevola e che proprio nel 1848 acquistano un connotato preciso…
Negli scritti di Goffredo Mameli c’è tutto il ’48 italiano: l’anelito della patria; la convinzione che la storia si produca solo attraverso un riscatto popolare; il culto del gesto eroico; l’ansia dell’azione esemplare; l’idea che la storia si fa solo stando nei processi concreti, ‘sporcandosi le mani’. In sintesi: la convinzione che l’azione politica sia prima di tutto partecipare in prima persona. Due tratti lo collocano nel canone del ribelle moderno: tutte le rivoluzioni appaiono come insurrezioni della gioventù e, soprattutto, partecipare significa non risparmiarsi, consumare tutte le proprie energie. Come molti altri dopo di lui, per arrivare fino a oggi, ribellarsi ha significato sostenere ‘sei quello che fai’ contrapposto senza possibilità di mediazione a ‘sei quello che pensi’.”
(dall’Introduzione)
Martin Luther King è stato uno dei principali simboli della lotta afroamericana per i diritti civili. In questa raccolta di citazioni, curata dalla vedova King, viene chiarito il punto di vista del leader nero su questioni, tuttora attualissime, come il razzismo, i diritti civili, la giustizia, la libertà, la fede e la religione, la non violenza e la pace. Sono poi riportati brani dei discorsi più celebri: "I've Been to the Mountain Top", l'ultimo prima di morire, a Memphis nel 1968, e "I Have a Dream", a Washington nel 1963, oltre alla proclamazione del Martin Luther King Day da parte del presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan nel 1986.
Sul tema del cattolicesimo e del concilio Vaticano II il volume raccoglie gli interventi di due personalità eminenti: un filosofo e un vescovo, entrambi membri dell'Académie française. I vangeli - osserva il prof. Michel Serres non escono dalla mano di accreditati sapienti e si rivolgono ai poveri riportando ingenue parabole, ma in modo così semplice, limpido e autentico che oggi sembra quasi impossibile scrivere nello stesso modo. Eppure, l'afflato universale delle pagine evangeliche e l'originale esperimento "autobiografico" degli Atti degli apostoli indicano la matrice, la radice, la forma originaria di un linguaggio che può liberare l'autenticità della scrittura sottraendola alle "formattazioni" tecniche e specialistiche del lessico accademico e di quello dei media. La stessa eredità del concilio Vaticano II (1962-1965), cioè lo sforzo di far dialogare la grande tradizione cristiana con il mondo contemporaneo, richiede di interrogarsi sul significato del "parlare di Dio" e "parlare a Dio" in un tempo di incertezza, di disincanto e di inquietudine, osserva mons. Claude Dagens. In questo contesto non si possono trascurare gli aspetti più paradossali e contraddittori dell'evangelizzazione: l'assunzione della solitudine, la solidarietà da esprimere, la fraternità da condividere, l'interrogativo sull'enigma del male - al tempo stesso sovraesposto e rimosso - e la possibilità di rinascita attraverso il mistero di Dio.