
Perseguitati, discriminati, vittime. Sui media e nel discorso pubblico, i popoli minoritari del Medio Oriente vengono spesso associati a categorie che sono diventate ormai quasi delle etichette. Ma in questo sguardo manca qualcosa di molto importante. Perché le numerose e sfaccettate minoranze che abitano la zona mediorientale sono, prima di tutto, resistenti, "anime fiere". Comunità eccezionali e preziose, che nel corso dei secoli hanno saputo conservare intatta la propria identità. Qualche volta nel nascondimento, altre combattendo a viso aperto, non solo hanno difeso usanze e anche religioni considerate blasfeme dal potere di turno, ma hanno rivendicato il proprio insostituibile contributo alla prosperità delle loro società. E continuano a farlo. Dai copti agli aleviti, dai curdi ai maroniti, sono questi popoli indomiti, più di tutti, a tenere alta oggi la bandiera di chi è convinto che la convivenza tra diversi sia l'unico futuro possibile per un Medio Oriente paurosamente avviato verso dinamiche di disgregazione. È per questo che le loro storie, infarcite di suggestive leggende, di peripezie epiche e troppo spesso di sangue, ci riguardano tutti. Guidati dall'autrice, immergiamoci dunque nelle loro vicissitudini, alla scoperta di terre affascinanti dai colori e profumi inconfondibili, all'incontro di persone con un ricco passato, una quotidianità spesso difficile ma un futuro colmo di speranze.
Questo è un libro di viaggio, di scoperta, quasi una guida tra le tante "tribù" della società israeliana. Israele, visto da lontano, appare come un Paese monolitico. È invece un mosaico di culture e di sentimenti, di passato e futuro, di Occidente e di Levante, di fanatismi e laicità, di grandi tradizioni religiose, di comunità rimaste ai margini della storia, di schegge impazzite. Drusi, musulmani, abitanti di colonie e di kibbutz, beduini, "laici" di Tel Aviv, cristiani, samaritani: componenti diverse di un unico Stato, piccolo eppure estremamente variegato. A renderlo un caleidoscopio umano in continua evoluzione è anche il fatto che, nella sua componente maggioritaria (quella ebraica), si tratta di un Paese fondato e cresciuto sull'immigrazione: ebrei europei sopravvissuti all'Olocausto, ebrei orientali in fuga dai Paesi arabi, ebrei etiopici, ebrei russi. E oggi anche tanti non ebrei. Un lucido ritratto di Israele a partire dai suoi abitanti, corredato da un'attenta analisi dello storico Bruno Segre a 70 anni dall'indipendenza del Paese.
Questo libro ricostruisce la vita don Francis Xavier Morgan (1857-1935), sacerdote cattolico nato a El Puerto de Santa María (nel sud della Spagna) in un'importante famiglia di origine inglese, che divenne tutore e "secondo padre" di J.R.R. Tolkien. Un'opera che è il risultato di un'approfondita indagine condotta tra Spagna e Inghilterra, resa possibile anche grazie all'aiuto di Priscilla Tolkien, figlia del famoso scrittore, la cui testimonianza ha fornito dettagli finora inediti sul legame tra suo padre e la Spagna. Un'autentica saga familiare che, dal mondo dell'imprenditoria vinicola britannica sviluppatasi in Andalusia sin dal XVII secolo, attraverso gli anni del "risveglio cattolico" in Inghilterra nel XIX secolo giunge fino al Novecento, facendo luce su aspetti della vita e dell'opera di Tolkien che, senza la figura di questo prete anglo spagnolo (spesso, a torto, aspramente criticato), non si potrebbero cogliere a pieno. Un libro inedito e indispensabile per un viaggio alle origini del mondo de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, dedicato a tutti gli appassionati del grande autore inglese.
«Questo libro nasce dal bisogno imperioso di comprendere i meccanismi che regolano la città in cui abito, che amo e per la quale soffro. Sono di Gerusalemme. Non potrei vivere in nessun'altra città e le barbarie che il governo sta perpetrando nella sua parte palestinese non mi danno tregua. Il mio obiettivo, con quest'opera, è di smantellare il modello di potere e repressione imperante a Gerusalemme e il sistema neocolonialista che regola il suo perverso funzionamento. Questo libro è il risultato di trent'anni di lavoro e di attivismo, in tre ruoli assai rilevanti: quello del politico, del funzionario pubblico e dell'attivista pacifista. Ma, soprattutto, ho scritto queste pagine come abitante di Gerusalemme, intrappolato in una rete intessuta con fili invisibili di amore e dolore. Vedo con angoscia come la città che amo mi volta le spalle e si chiude a tutti coloro che non concordano con la linea di destra e religiosa imperante.» (dall'Introduzione dell'autore)
«L'equivoco di fondo del populismo sta nel ritenere che la maggioranza parlamentare si identifichi con il popolo tutto intero, legittimando il comportamento trasgressivo dei leader eletti, che ambiscono a conquistare spazi di potere sempre maggiore. Occorre prendere posizione con coraggio su una serie di sintomi, espliciti indicatori di un cancro della nostra democrazia». Da questa forte provocazione prende le mosse la riflessione di un grande protagonista e testimone della storia politica italiana, che con sguardo lucido lancia un allarme sulle derive istituzionali in atto nel nostro Paese, in Europa e nell'intero Occidente. Pungolato dalle domande di Chiara Tintori, padre Sorge denuncia la superficialità con cui l'attuale politica, ossessionata dal consenso, affronta problemi complessi - immigrazione, povertà, disoccupazione - evitando di indagare, con la necessaria competenza, le radici profonde dei mali che affliggono la società italiana. L'antidoto al populismo è per i due autori un "popolarismo" moderno, certamente ancora ispirato all'Appello ai liberi e forti di don Sturzo (1919) - che con straordinaria lungimiranza aveva posto i fondamenti di una "buona politica" e di una "laicità positiva" -, ma capace di declinarsi oggi nelle nostre società multiculturali e multireligiose.
L'enciclica "Laudato si'", con la sua portata rivoluzionaria, ha conquistato il mondo diventando il più alto grido d'allarme mai lanciato sulle ferite del pianeta. Con la convocazione di un Sinodo speciale sull'Amazzonia, papa Francesco - ispirato dall'immenso orizzonte del santo di cui ha scelto il nome - riporta con vigore all'attenzione della comunità internazionale l'urgenza di una "conversione ecologica" globale. Perché l'Amazzonia ci salverà? Per il pontefice argentino i popoli indigeni di quella regione sono gli ultimi testimoni di un rapporto con la terra unico e primordiale, profondamente intessuto nella cultura, al punto da rappresentare un paradigma per il resto del mondo. La riserva amazzonica ci salverà con le sue foreste, la sua acqua, la sua biodiversità. Ci salverà con la fraternità e la spiritualità delle sue genti. Ci salverà con la deferenza dei suoi popoli verso la Madre Terra. Sui passi di Francesco d'Assisi - patrono dei cultori dell'ecologia, amato anche dai non credenti - si muove dunque la Chiesa del Terzo Millennio e Giuseppe Buffon - fine studioso del francescanesimo - guida il lettore a comprendere il valore universale dell'Amazzonia proprio attraverso la visione profetica e moderna del "cantore della Creazione", capace di tenere insieme il corpo, lo spirito, la natura, Dio e il coro di tutte le creature dell'universo.
Tra cattolici e politica non è mai stata luna di miele. Eppure oggi, più che in passato, il mondo cattolico sembra essere diventato terreno fertile per le scorribande di uomini di potere pronti a strumentalizzarlo trascinandolo su posizioni lontane dal Vangelo. Dall'ostentazione dei simboli cristiani per catturare consenso alla fine dell'unità politica dei cattolici, dalla politica razionale alla politica emozionale, dalla volatilità del voto all'astensionismo, nulla sembra far presagire il ritorno del «moriremo democristiani». E questo è certamente un bene per Fabio Pizzul, che in pagine ricche di spunti e sollecitazioni si chiede: quanto contano oggi i cattolici in politica? Ma soprattutto: quanto conta la politica per i cattolici? Se i cosiddetti "atei devoti" si fanno paladini di valori non negoziabili, il rischio per i cosiddetti "cattolici democratici" è di ridursi a una minoranza inattuale, conservatrice e non più comprensibile, che insiste sui soliti temi, barcamenandosi fra un Family Day, un Vaffa Day e un ritrovo delle Sardine. L'ormai innegabile marginalità dei credenti nel rapporto tra cattolicesimo e politica apre per l'autore prospettive nuove, tutte da esplorare. E il tema, tornato recentemente alla ribalta, continuerà a infiammare il dibattito: dai mass media ai social, dai partiti ai movimenti, dalle parrocchie alle più alte gerarchie.
«Quando Edmond Dantès arriva finalmente alla grotta sull'isola di Montecristo ad aprire il baule che contiene il tesoro dell'abate Faria, ecco quel che accade: "Si rialzò e prese una corsa attraverso la caverna con la fremente esaltazione di un uomo che sta per diventare pazzo". Con la Commedia può succedere qualcosa di simile.» A 700 anni dalla morte del Poeta, in apertura dell'anno dantesco 2021, un libro per rivisitare tutta la Commedia come racconto di viaggio. Perché quel poema complicato, erudito e pieno di enigmi è anzitutto "commedia", narrazione popolare, teatro. Per questo i lettori comuni hanno obiettivi diversi dai professori e dai Bignami: loro, come Edmond Dantès, vogliono ficcare le mani nel tesoro, immergersi nella musica, inebriarsi delle immagini.
Una sorta di “testamento civile” di padre Bartolomeo Sorge che dialoga con Chiara Tintori sui temi scottanti dell’attualità socio-politica che si sono intrecciati con l’emergenza sanitaria mondiale.
La pandemia ha smascherato l’inganno dell’individualismo e ha clamorosamente smentito le diverse forme di populismo e di sovranismo. Allo stesso tempo, nei mesi dell’emergenza, l’Unione Europea ha fatto passi da gigante sulla strada di una visione comune del continente fondata sui valori di un nuovo umanesimo.
Nessuno può salvarsi da solo: ecco perché sarà l’Europa a salvarci. Per ricostruire un’Italia che abbia a cuore il bene comune – e non solo il benessere o la salute di molti – non possiamo che guardare a una Unione Europea dove l’ispirazione etica, la solidarietà e la fraternità divengano fondamenta del nostro vivere insieme.
In questo libro – una sorta di “testamento civile” di padre Bartolomeo Sorge –, il noto sacerdote gesuita dialoga con Chiara Tintori sui temi scottanti dell’attualità socio-politica che si sono intrecciati con l’emergenza sanitaria mondiale: il rapporto con la pandemia e le restrizioni della vita quotidiana; le diverse forme di razzismo che “inquinano” il vivere civile; gli enigmi di una malconcia politica italiana, messa alla prova dagli stringenti bisogni dettati dalla crisi; la Chiesa di papa Francesco, con la sua ultima enciclica sociale pubblicata il 4 ottobre 2020.
Sullo sfondo di questi lucidi ragionamenti si staglia l’Unione Europea, nostra casa comune, riferimento imprescindibile per il nostro Paese: il futuro dell’Unione – gli autori ne sono convinti – sarà salvifico per tutti, a patto di saper trasformare la solidarietà in fraternità, seguendo proprio le linee tracciate dal Papa nella Fratelli tutti.
Questa inchiesta è un viaggio nell'Italia dei veleni e delle morti per inquinamento ambientale attraverso le denunce di preti e cittadini coraggiosi. In nome della natura da salvare e del Creato da custodire come istanza civile, prima ancora che religiosa, culturale e politica. L'itinerario - da Sud verso Nord - prende le mosse dalla Sicilia e risale in Campania, Puglia, Toscana, Veneto e Piemonte: dall'inquinamento del petrolchimico a quello dei rifiuti, da quello dell'acciaio a quello dell'amianto e dei pesticidi. I sacerdoti incontrati da Mario Lancisi sono uomini semplici, ma di grande statura: caparbi nella denuncia e miti nello stile, attenti alle persone e tuttavia capaci di tenere testa ai potenti di turno; soprattutto ispirati dalla Laudato si', la grande enciclica di papa Francesco, che nel 2015 ha aperto la nuova stagione della "ecologia integrale". Sullo sfondo di questo viaggio contemporaneo si staglia il flagello della pandemia, le cui origini incerte sono oggetto di discussione fra pareri e tesi differenti: c'è forse un nesso causa-effetto tra inquinamento e coronavirus? Forse. I "preti verdi" non si sbilanciano. Preme loro soprattutto richiamare l'attenzione sulla dicotomia irrisolta tra salute e lavoro, che in molti casi - dall'Italsider all'Eternit, dai rifiuti industriali alla cementificazione selvaggia - pone la domanda cruciale: viene prima la borsa o la vita?
«Siamo tutti sulla stessa barca». Lo abbiamo ascoltato da papa Francesco nel pieno silenzio della pandemia. E poi ce lo siamo ripetuti mille altre volte: o ci salviamo tutti insieme, o periamo tutti insieme. Ma la percezione della comune sorte, in quanto esseri umani, si è ben presto infranta contro la scottante realtà. Il coronavirus non ci ha trovato tutti uguali e non ci ha resi tali. Per le persone che vivono ai margini, per gli invisibili, la pandemia è stata una vera e propria trappola. Come hanno vissuto il lockdown i senza dimora, i rifugiati, i migranti? Come stanno affrontando la crisi socio-sanitaria? L'emergenza e le misure di contenimento della pandemia da Covid-19, per noi "cittadini", hanno portato alla limitazione dell'esercizio di alcuni diritti, ma per coloro che la nostra società relega ai margini, i diritti inviolabili dell'uomo, sanciti anche dalla nostra Costituzione, non hanno ancora trovato una tutela adeguata. Infatti, dove i diritti di tutti, a cominciare dagli ultimi, sono protetti e garantiti, lì c'è una democrazia matura. La conclusione è che forse l'Italia non lo è ancora. Un dialogo serrato e provocatorio sul rapporto tra i diritti e l'emarginazione, a partire da un punto di vista privilegiato: quello delle persone richiedenti asilo, raccolto grazie all'esperienza del Centro Astalli (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati), di cui Camillo Ripamonti è presidente.
I social sono aziende con l'obiettivo di fare business raccogliendo le nostre informazioni. Ci sono certamente dei rischi, ma nono-stante tutto essi ci permettono di comunicare con il mondo e di essere creativi. E allora? Come sopravvivere agli algoritmi usandoli a nostro vantaggio? Da questo dilemma attualissimo prende le mosse la coinvolgente e più che mai urgente riflessione di un sacerdote 2.0, che ha superato su TikTok i 2 milioni di Mi Piace. Ci sono grandi possibilità nella nostra era ipertecnologica sempre più interconnessa e le piattaforme del web hanno aperto nuove frontiere per condividere contenuti positivi, educativi e, perché no, anche evangelici. Per don Mauro Leonardi c'è un metodo efficace per usare i social in modo intelligente e restare liberi di pensare con la propria testa, senza lasciarsi plagiare nei pensieri e nelle azioni. Ha scritto questo manuale - traboccante di dati, di case history e di esempi - per i tantissimi fan che lo seguono e per coloro che desiderano muoversi da protagonisti nell'universo social, sopravvivendo al diluvio di immagini e informazioni, di hater e fake news, di challenge e furti di identità, di consumismo indotto e narcisistica ostentazione di sé. Perché c'è il bello di TikTok, ma bisogna sapere come trovarlo.